Il Demonio Kivan e L' Acquasanta

Il Demonio Kivan e L' Acquasanta

Manlio Amelio

 Il diavolo e L'Acquasanta ( titolo originario )

L' Uomo : Tra Economia e ambiente...

Il fuoco brucia la natura

Per una sana informazione :

SPECIALE UCRAINA !! PUTIN E BIDEN - IL DIAVOLO E L'ACQUASANTA O VICEVERSA ?? da 1) ASCOLTA QUI' LA DIRETTA - RADIO 11.11 432 HZ - Ascolta su JioSaavn

PREMESSA:

Che cosa c’entra l’ambiente con l’economia ?

Tutti hanno sentito parlare del problema dell’inquinamento ambientale; e che si tratta di una gravissima conseguenza dello sviluppo economico, dovuto alla crescita enorme della produzione industriale, all’impiego delle risorse energetiche, utilissime per consentirci di godere i vantaggi delle moderne tecnologie, ma responsabili, appunto, dell’alterazione dell’equilibrio della Terra…

In questa tesina cercheremo di approfondire la “questione ambientale”, analizzando il problema con “l’occhio” dell’economista per capirne le cause e le conseguenze economiche, valutandone i costi individuali e collettive… -.-.-

Anticipando già da ora la difficoltà di trovare soluzioni efficaci e globali che neutralizzino tutti gli effetti negativi dello sviluppo economico, tenteremo di individuare quali siano i comportamenti socialmente corretti che possano almeno limitare conseguenze più gravi…

Anche se la situazione ambientale ha registrato alcuni timidi cenni di miglioramento, non possiamo nascondere che l’impatto complessivo delle attività umane hanno raggiunto oramai livelli mai toccati in precedenza.

Le preoccupazioni maggiori sono l’esaurimento delle risorse naturali ritenute d’importanza strategica per la specie umana cioè l’acqua, l’aria, il suolo e sottosuolo…Il pianeta, quindi, è minacciato dai seguenti fenomeni: 1) l’effetto serra; 2) le piogge acide; 3) il buco dell’ozono;  4) l’esaurimento delle risorse naturali;

1) l’effetto serra è un fenomeno dovuto all’accumulo di sostanze come l’anidride carbonica (CO2), metano, ed altre che hanno la proprietà di far entrare facilmente i raggi solari, ma d’impedire l’uscita di calore, creando una sorta di schermo protettivo, e proprio come accade in una serra, si determina un innalzamento della temperatura… Cause di questo fenomeno sono: tutti i mezzi di trasporto; navi, aerei, automobili ecc.; le fabbriche; il taglio delle foreste; gli incendi; il consumo di combustibili per riscaldamento…Le conseguenze sono tutte negative: scioglimento dei ghiacciai; innalzamento dei mari e oceani; desertificazioni di alcune aree della Terra; comprovati danni alla salute dell’uomo; addirittura modifica dei climi…

2) l'altro pericolo è rappresentato dalle sostanze acide (ossido d’azoto e ossido di zolfo), prodotte dalle attività umane; tali sostanze sono trasportate dai venti a miglia di km, prima di cadere sotto forma di polveri, oppure trascinate dalla nebbia o dalla pioggia, da cui il nome “piogge acide”… I loro effetti sono tuttora controversi, certamente si possono notare i danni inferti ai monumenti delle grandi città come Roma e Milano ecc.… Alcuni ritengono che tali piogge siano la causa del deperimento di alcune foreste in Europa centrale e del nord;

3) ulteriore minaccia per il Pianeta è il c.d. Buco dell’ozono: si tratta dello strato di ozono presente nella troposfera che ha il compito di proteggerci dalle radiazioni solari. L’emissione di alcuni gas come i clorofluorocarburi (CFC) contenuti nelle bombolette spray, o utilizzati per la produzione di condizionatori d’aria o frigoriferi sta provocando la progressiva distruzione dell’ozono, creando uno squarcio che attualmente è presente sui poli del Pianeta. Tutte queste immissioni, bisogna non dimenticarlo, provocano danni diretti alla salute dell’uomo oltre che della Terra…

4) la minaccia di un esaurimento delle risorse naturali ha costituito per molti anni una ragione d’interesse degli economisti verso i problemi di gestione dell’ambiente…

Già nel 1865 l’economista Stanley W. Jevons profetizzava un arresto dello sviluppo economico e della crescita economica con l’esaurimento dell’offerta di carbone; nei primi anni del ’900, un accreditato ente governativo americano di geologi pronosticò l’esaurimento dei giacimenti petroliferi entro 10-20 anni, questi invece raddoppiarono, con la scoperta di nuovi giacimenti.

Anche dopo la crisi petrolifera del 1973 si udirono avvertimenti sul possibile e rapido esaurimento delle riserve energetiche, tutte voci poi smentite negli anni successivi con la scoperta di nuove riserve e di nuove tecnologie più risparmiatrici di energie.

Il campanello d'allarme più grave fu quello legato alla pubblicazione di un rapporto ( noto come Rapporto al Club di Roma, intitolato: Limiti allo sviluppo, Mondadori, Milano, 1972 )...-.-.-

Secondo tale rapporto il petrolio si sarebbe esaurito entro 50 anni, ma molto prima si sarebbero esaurite altre riserve importanti come l’argento, il rame, il gas naturale, a questi allarmi si aggiungeva un altro elemento negativo l’aumento della pressione demografica.

Questi interventi, però, anche se eccessivamente allarmistici, hanno avuto il pregio di costringere gli economisti ad una riflessione critica dello sviluppo economico.

Quindi, al di là delle previsioni sull’inquinamento che potrebbero rivelarsi, come quelle di molti economisti dei secoli scorsi eccessivamente pessimistiche, si può costatare che il fenomeno è direttamente collegato alle attività economiche dell’uomo…Il problema ambientale ha radici di tipo economico, affondate in un complesso intreccio d’interessi difficili da individuare e da rimuovere…un esempio su tutti gli U.S.A. : che non hanno ratificato il c.d. “ Protocollo di Kyoto ” che richiede ai paesi più industrializzati di ridurre le proprie emissioni di gas serra fino al disotto del 5% dei livelli del 1990 per il periodo 2008/2012…

Adesione al protocollo di Kyoto al febbraio 2009. In verde gli stati che hanno firmato e ratificato il trattato, in blu gli stati che lo hanno firmato ma non ancora ratificato. Gli Stati Uniti hanno firmato ma hanno poi rifiutato di ratificare il trattato.

Una prima soluzione è quella dell’avvento delle tecnologie moderne (c.d. PULITE) che razionalizzano l’uso delle risorse naturali con l’adozione di tecniche a minor impatto ambientale; gli economisti di questa tesi hanno parlato di “sganciamento fra crescita dell’economia e pressione ambientale”…Altri autori criticavano tale tesi dello “Sganciamento” e sostenevano, invece, che l’eliminazione totale dell’inquinamento è impossibile…e che l’unico modo efficace sia quello di arrestare la crescita economica (c.d. tesi “Sviluppo zero”) cioè mantenimento della produzione a livello costante da un anno all’altro, ottenendo così un minore impatto ambientale. Ma anche tale teoria è criticabile perché in questo modo si provoca un conflitto distributivo tra paesi sviluppati e non, e tra poveri e ricchi all’interno di uno stesso paese.

Infine merita un cenno la tesi sullo “Sviluppo sostenibile” nota come Rapporto Brundtland, ministra norvegese che presiedeva la Commissione delle Nazioni Unite.. si tratta di organizzare le attività economiche in modo da poter far fronte ai bisogni e alle domande delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità di fare altrettanto con quelle future…                                         

Per comprendere meglio il problema inquinamento e provare a dare delle soluzioni bisogna introdurre il concetto di Esternalità. Per capire facciamo un esempio: Supponiamo che vi sia un apicoltore che ha molte api, produca un buon miele che vende ottenendo così un meritato guadagno; supponiamo ora che nel terreno adiacente al suo, vi sia un’impresa agricola che produca e venda fiori ed un gruppo di esperti giardinieri si occupi delle piante…ovviamente questo produce un vantaggio per l’apicoltore perché per sfamare le api non ha più bisogno di campi estesi intorno ai suoi alveari, perché un altro si “occupa” di soddisfare la fame delle api... cioè, il titolare dell’impresa di floricoltura. al quale non dispiace certo questa pacifica invasione di api… Il risultato è che le api sono molto più produttive, il miele è più buono e se ne produce in abbondanza, infine i costi per l’apicoltore si sono dimezzati mentre al contrario i ricavi sono aumentati…

Gli economisti chiamano una situazione del genere con il termine di Esternalità positiva o economie esterne: cioè si tratta di effetti positivi causati da un attività economica all’esterno...

… Supponiamo per un istante che invece del floricoltore, presso gli alveari fosse stata costruita una fabbrica di pesticidi chimici; con molta probabilità a causa degli agenti inquinanti usati per la loro produzione, in poco tempo i prati avrebbero perso la loro bellezza, le piante e i fiori si sarebbero seccati, le api sarebbero diventate meno produttive, il miele peggiorato in qualità e diminuito in quantità e prima o poi l’apicoltore sarebbe stato costretto a chiudere; senza dimenticare un eventuale inquinamento dell’acqua, oltre il terreno, con conseguenze sulla salute dei cittadini.

In questo caso si parla di Esternalità negative o diseconomie esterne: si tratta di effetti sfavorevoli causati da attività economiche all’esterno...le esternalità negative, quindi, rappresentano un costo sociale.

Le soluzioni previste per rimediare a tali effetti e per evitare abusi sono di due tipi:

a) le misure di prevenzione : consistono nell’identificazione e imposizione di limiti o di accorgimenti che annullino o riducano il rischio di inquinamento ambientale da applicare alle imprese che producono tali diseconomie esterne...

b) imposizione di sanzioni o risarcimenti : a carico di chi emette esternalità negative, che costringono le aziende al pagamento di tasse... un esempio è rappresentato dalla cosiddetta : "Carbon-Tax", commisurata alla quantità di emissioni inquinanti prodotte e liberate nell'ambiente naturale, e che derivano per l'appunto, dalle attività economiche esercitate e che hanno un impatto negativo sulla Natura; e attraverso una serie di multe o indennizzi basate sulla gravità dei danni, si spera possano indurre le imprese a ridurre l'emissioni inquinanti... (si parla di tasse ecologiche). In questo caso i costi sociali diventano degli oneri addizionali, dovuti nel momento in cui gli espedienti per aumentare la produzione o essere più competitivi sul mercato superano certi limiti…

Facciamo un esempio: immaginiamo che vi sia un impresa agricola che faccia utilizzo di concimi chimici senza alcun accorgimento provocando un inquinamento alle falde acquifere; i cittadini che abitano vicino all’azienda, bevendo l’acqua accusano dei malori, si renderanno necessari, in primo luogo, interventi di tipo medico e assistenza ospedaliera, in secondo luogo, altri costi sociali quali analisi chimiche sull’acqua, ricerca di nuove falde acquifere…è chiaro che l’impresa per aumentare la quantità prodotta continuerà a utilizzare i concimi chimici, ma se l’imprenditore dovrà pagare dei risarcimenti di conseguenza il costo sociale è interamente attribuito al responsabile; il costo marginale dell’azienda (c.d. privato) dovrà essere ricalcolato e otterremo il costo marginale sociale. Per Costo Marginale Sociale, s’intende la somma tra costo marginale privato (dell’imprenditore) e il costo sociale, che è attribuito ai produttori, nel punto in cui la quantità prodotta avrebbe determinato quel livello di costo marginale privato....

Si possono verificare due ipotesi:

- la prima è che può essere aumentato il prezzo di vendita per compensare la crescita del costo marginale e quindi l’onere è addossato ai consumatori i quali probabilmente reagiranno diminuendo la domanda di quel bene...

- la seconda ipotesi è che se l’imprenditore non può modificare il prezzo di vendita, l’aumento del costo marginale inciderà sulla quantità prodotta offerta sul mercato, poiché il costo marginale sociale sarà superiore al prezzo corrente = al ricavo marginale... Se poteva risultare redditizio produrre una certa quantità di bene aggiuntiva, perché il prezzo di tale quantità sul mercato era pari al costo marginale, al nuovo Costo Marginale Sociale (CMs) non ci sarà convenienza.

- Figura 1 -
L'imprenditore e questioni di Scelte economiche :
Costi e Quantità Prodotte; Prezzo e Ricavo Marginale;
Costi sociali o Esternalità...

Predisponiamo un grafico dove sull’asse orizzontale calcoliamo la Q ( quantità prodotta ) e sull’asse verticale calcoliamo il P ( prezzo di vendita )… supponiamo che P non possa essere modificato dal produttore, e che quindi il prezzo sia rappresentato da una retta parallela all’asse delle ascisse tale retta rappresenta come sappiamo anche il ricavo marginale (Rmg).

Il Costo sociale (CS), invece, cresce al crescere della quantità prodotta giacché si presume che esisteranno sempre delle conseguenze negative legate alle attività produttiva (utilizzo di concimi, di antiparassitari ecc.… in poche parole inquinamento); questo costo sociale aumenta all’aumentare della quantità prodotta, ma è nullo in assenza di produzione e avrà un andamento come nella figura 1.

Il costo marginale privato (CMp) e il costo marginale sociale (CMs), in quanto costi marginali, presenteranno il classico andamento a “U”. Poiché il CMs è dato dalla somma del CMp e il costo sociale che è sempre crescente, le due curve (CMp) e (CMs) non saranno equidistanti ma tenderanno a divergere.

Se per un istante non teniamo conto dei costi d’inquinamento ed il prezzo resta costante il produttore avrà convenienza a produrre fino alla quantità (qp); oltre il punto qp aggiungendo un’unità in più comporta un costo marginale superiore al ricavo marginale (che è uguale al prezzo).

Supponiamo ora che i costi dell’inquinamento siano interamente addebitabili all’imprenditore, il CMp aumenta è diventa il CMs. Se il produttore continuasse a produrre la quantità di beni finali pari a qp, il prezzo applicato sarebbe inferiore al costo marginale quindi andrebbe in perdita.

Con il prezzo pari a P, l’imprenditore non può che ridurre la quantità prodotta fino al punto qs, in corrispondenza della quantità in cui il CMs e Prezzo sono uguali... Quindi qs può essere definito come : la quantità socialmente ottima, in altre parole, quella quantità che immessa sul mercato riesce a rispondere ai bisogni della collettività, senza creare eccedenze e ad un livello minimo di inquinamento. Come si può notare le esternalità negative sono collegate ad un eccesso della quantità prodotta… Ricordiamo che queste considerazioni valgono perché le ipotesi di partenza sono prezzo fisso e inquinamento crescente all’aumento della quantità prodotta. Ovviamente si può obiettare che il prezzo non è mai fisso e che produttore può sempre modificarlo, che l’inquinamento non è sempre crescente e che dipende dall’attività svolta e non dagli interventi di ogni singola impresa, ed infine che l’offerta dei beni è sempre superiore alle effettive necessità di un paese…

- Figura 2. -

Facciamo un altro esempio: supponiamo che un impresa produca vernici; rappresentiamo graficamente la curva della Domanda di vernici indicandola con la lettere (D) avente il classico andamento decrescente al crescere del prezzo; sull’asse orizzontale misuriamo la quantità prodotta e su quella verticale il prezzo (P); - Figura 2. -

Supponiamo che la curva dei costi marginali privati dell’imprenditore (CMp) abbia andamento lineare (cioè cresce al crescere della quantità prodotta; supponiamo che la collettività consideri anche i costi dovuti per l’inquinamento; quindi il costo marginale sociale, cioè il CMp di produzione sommato al CS (costo sociale) del danno provocato all’ambiente, è rappresentato dalla curva CMs…

Il mercato spingerà l’impresa a produrre al livello di Qp, mentre il livello desiderato è Qs, in questo caso il mercato non è stato in grado, tramite i consueti meccanismi della domanda e dei prezzi di razionare le risorse, allocandole secondo i desideri dei consumatori…

La figura mostra chiaramente come il livello d’inquinamento desiderato dalla collettività e quello dei produttori divergano, e che il primo è inferiore al secondo.

Il fine principale delle politiche ambientali, almeno in teoria, è far in modo che il livello di quantità prodotta Qs considerato ottimo coincida con il livello Qp o che si avvicini ad esso il più possibile.

Abbiamo già visto in precedenza come il mercato tende spontaneamente a far sì che i due livelli divergano, ma anche che un livello d’inquinamento nullo sia impossibile da raggiungere poiché implicherebbe un azzeramento della produzione; inoltre un livello d’inquinamento inferiore a quello associato alla produzione nel punto Qs non è neppure desiderabile da parte della collettività che in base al grafico, dovrebbe pagare a sinistra di Qs, quindi di più del costo sociale della produzione.

L’obiettivo di far coincidere i due costi CMp e CMs può essere raggiunto in due diversi modi:

a) spingendo verso l’alto la CMp;

b) oppure abbassando la curva CMs.

Le due strade corrispondono a due strategie diverse: la prima ridurre la produzione; la seconda adottare tecnologie pulite e ridurre l’inquinamento per unità di prodotto…

Nel primo caso (spostare verso l’alto la CMp) si tratta di aggiungere ai costi privati un costo addizionale inferiore o uguale alla distanza fra CMp e CMs, ciò può essere attuato imponendo ai produttori una tassa proporzionale al livello di produzione e che tenga conto dei danni da questa provocati, secondo una proposta avanzata dall’economista Arthur Pigou (1877-1959) all’inizio del secolo… in questo caso il punto Qs rimarrebbe fermo e il punto Qp si sposterebbe verso sinistra (riduzione di produzione).

Alternativamente è possibile spingere verso il basso la curva CMs che incorpora i costi sociali dell’inquinamento, adottando tecnologie a minor impatto ambientale; in questo caso ad ogni livello di produzione sarebbe associato un più basso costo in termini di danno ambientale, ed il punto Qs, nell’ipotesi che le nuove tecnologie abbiano lo stesso costo privato di quelle vecchie, si sposterebbe verso destra… Ovviamente è possibile anche una combinazione delle due strategie. Anzi si tratta di una conclusione necessaria poiché la curva CMs non potrà mai abbassarsi fino a coincidere con la curva CMp, perché ciò rappresenterebbe la totale scomparsa dell’inquinamento, ipotesi piuttosto improbabile quale che sia il livello di tecnologia adottato…

Finora abbiamo esaminato il costo sociale dell’inquinamento dal punto di vista della produzione, ma non si può trascurare il rapporto inquinamento/comportamenti dei consumatori, infatti, superati certi determinati livelli, le attività di consumo possono dar luogo a costi sociali:

-         l’eccesso di rifiuti crea problemi di smaltimento;

-         le costruzione abusive di abitazioni private deturpa il paesaggio e danneggia l’assetto idrogeologico del terreno;

-         l’impiego di telefonini portatili provoca inquinamento elettromagnetico…;

-         l’uso esasperato dell’automobile causa congestione del traffico e inquinamento;

-         l’assunzione di alcool provoca alterazioni alle normali percezioni ed causa di molti incidenti stradali che provocano elevatissimi costi sociali sanitari ecc.…

Anche in questi casi le attività dannose dei consumatori possono essere limitate addossando l’onere dei costi sociali agli utenti dei beni o servizi a rischio, e quindi per esempio un aumento della tassa sui rifiuti; addebito di penali patrimoniali superiori al costo d’abbattimento delle case abusive; introduzione di pedaggi nei centri cittadini per l’utilizzo delle autovetture ecc.… l’aumento delle spese potrebbe far diminuire la frequenza di questi comportamenti rischiosi o illeciti, contribuendo a contenere i loro costi sociali.

Le soluzioni più importanti proposte dagli economisti per porre rimedio al problema ambientale sono: le tasse ambientali; i diritti d’inquinamento.

Le tasse ambientali o imposte sull’inquinamento sono efficaci se è possibile quantificare con una certa attendibilità il danno, e se è possibile individuare i danneggiati, tutti aspetti di difficile soluzione ad esempio: quanto “costa” il buco dell’ozono? Quanto costa il degrado delle coste Adriatiche? E così via…In definitiva l’applicazione di un’imposta sull’esternalità è possibile solo quando si è in grado di quantificare almeno in via approssimativa il danno. Questa è la proposta avanzata da Arthur Cecil Pigou, -

Economia del benessere - Utet, Torino, 1960.

Altri economisti invece propongono che i Governi distribuiscano alle imprese un certo numero di buoni ognuno dei quali rappresenti un’autorizzazione ad emettere una certa quantità di una determinata sostanza inquinante ( si parla in questo caso di “ diritti d’inquinamento ” )… Propongono di ricercare la soluzione all’interno delle regole di mercato e in pratica dopo la distribuzione iniziale di buoni ad un certo prezzo, questo si dovrebbe assestare, tramite la contrattazione privata, al livello di costo marginale della depurazione corrispondente alla quantità d’inquinamento complessivamente messo in vendita; in altre parole una volta fissato il prezzo dei buoni, per il primo anno, questi assumeranno automaticamente un prezzo tramite la dinamica domanda-offerta, ipotesi verificabile solo se il mercato dei diritti d’inquinamento è sufficientemente fluido e informato. Quindi, si potrebbe formare un mercato dell’inquinamento dove alcune aziende compreranno dei buoni per inquinare e quelli non utilizzati potranno essere venduti sul mercato. Questo sistema ovviamente deve garantire che il costo dei buoni sia inferiore al risarcimento dovuto dall’impresa in caso di danni arrecati alla collettività.

Entrambe le politiche nonostante i numerosi problemi pratici da risolvere, ad es. difficoltà di definire la base imponibile per la tassazione dell’ambiente o l’ammontare del prelievo, si configurano come strumenti efficaci da affiancare a quelli di controllo diretto che non sono sostituibili… Si può affermare in linea generale che vi saranno dei casi in cui la soluzione dei diritti d’inquinamento ( pagare un prezzo per l’inquinamento attraverso le regole del mercato della domanda e dell’offerta dei buoni ) è più efficace perché non appesantisce il mercato con leggi ed imposte; in altri casi quando gli effetti dell’esternalità sono generalizzati ed investono interessi della collettività l’idea dell’imposta di Pigou ha migliore probabilità di successo...

Il testo e la traduzione di Riders on the storm

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Into this house we’re born – è dentro a questa casa che siamo nati

Into this world we’re thrown – è in questo mondo che siamo stati gettati

Like a dog without a bone – Come un cane senza un osso

An actor out alone – Un attore fuori da solo

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

There’s a killer on the road – C’è un assassino sulla strada

His brain is squirmin’ like a toad – Il suo cervello si dimena come un rospo

Take a long holiday – Prenditi una lunga vacanza

Let your children play – Lascia che i tuoi bambini giochino

If you give this man a ride – Se dai un passaggio a quest’uomo

Sweet memory will die – Il dolce ricordo morirà

Killer on the road, yeah – Assassino sulla strada, sì

Girl ya gotta love your man – Ragazza devi amare il tuo uomo

Girl ya gotta love your man – Ragazza devi amare il tuo uomo

Take him by the hand – Prendilo per mano

Make him understand – Fai in modo che capisca

The world on you depends – Il mondo dipende da voi

Our life will never end – La nostra vita non finirà mai

Gotta love your man, yeah – Devi amare il tuo uomo, sì

Wow! – Wow!

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Into this house we’re born – è dentro a questa casa che siamo nati

Into this world we’re thrown – è in questo mondo che siamo stati gettati

Like a dog without a bone – Come un cane senza un osso

An actor out alone – Un attore fuori da solo

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

Riders on the storm – Cavalieri nella tempesta

By Manlio Amelio in Exquisite-Cadavre avec Arthur Pigou senza peli né sulla pancia né sulla lingua tous les lacrime da coccodrillo...

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