INU-OH
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Presentato nel 2021 alla settantottesima edizione della mostra del cinema di Venezia, "INU-OH" è il sesto lungometraggio diretto dal regista giapponese Masaaki Yuasa (noto per opere come "Mind Game", "Kaiba", "The Tatami Galaxy", "Ping Pong the Animation", "Devilman Crybaby"), uscito a tre anni di distanza dalla pellicola precedente, ossia "Ride Your Wave". "INU-OH" si svolge nel Giappone del quindicesimo secolo e narra le vicende di Tomona, un suonatore di biwa reso cieco da un'antica spada magica quando era bambino, e di Inu, un ragazzo deforme appassionato di danza, in particolare quella praticata nel No, forma di teatro molto in voga nel Giappone dell'epoca. Accomunati dalla capacità di comunicare con gli spiriti delle vittime della guerra Genpei (conflitto tra i clan Genji ed Heike, iniziato nel 1180 e concluso nel 1185, con la disfatta degli Heike), tra i due personaggi si sviluppa un'immediata amicizia, che si evolverà in un forte sodalizio artistico dal quale nasce un gruppo musicale che, attraverso una serie di esibizioni altamente spettacolari, andrà a cantare le storie fornite dagli spiriti, onorandone così la memoria.

Partendo dal romanzo di Hideo Furukawa "Tales of the Heike: Inu-Oh", che a sua volta si riferiva allo scontro fra i Genji e gli Heike, Yuasa prende, unisce, mescola e reinterpreta più elementi provenienti da fonti e media differenti per creare un prodotto finale decisamente originale: il mezzo animato diventa il punto di congiunzione in cui la letteratura moderna (rappresentata dal romanzo appena citato) si unisce alla storia, alla musica rock, al folklore e persino al manga, dal momento che uno dei personaggi del film avrà molto in comune con un personaggio del "Dororo" di Osamu Tezuka. Anche lo stile di disegno adottato dal film non sfugge da questo processo di rimodellazione del classico, dato che gli eleganti tratti caratteristici della pittura classica giapponese vengono inglobati e riplasmati dalla fluida e stravagante animazione che abbiamo potuto ammirare nei precedenti lavori del regista nipponico.

In seguito ad una prima parte introduttiva in cui vengono presentati i personaggi ed il contesto fantastico in cui vivono, nel quale la magia e gli spiriti della cultura popolare giapponese esistono veramente, il film di Masaaki Yuasa diventa un vero e proprio musical: infatti sono proprio i concerti tenuti dalla banda dei due protagonisti a costuituire il cuore pulsante dell'opera e a farsi carico di veicolarne le tematiche principali, ovvero la libertà d'espressione ed il rapporto fra tradizione e modernità. Le esibizioni del gruppo costituiscono qualcosa di completamente alieno, rivoluzionario e fuori dagli schemi per l'ambiente in cui sono inserite, dal momento che le sonorità e le danze proposte si presentano come un'assurda ma efficacissima amalgama fra gli elementi tipici del teatro classico giapponese e della musica rock: la loro è una musica in cui chitarra elettrica, biwa, batteria e tamburoni convivono in perfetta armonia ed esaltano i funambolici passi di danza di Inu; oltre a ciò, servendosi degli strumenti disponibili all'epoca, la troupe arriverà a creare un complesso sistema di luci, props e meccanismi vari al fine di realizzare scenografie estremamente ricercate, conferendo al proprio show una spettacolarità che non ha nulla da invidiare ai più costosi concerti moderni. Un altro elemento che distanzia ulteriormente gli spettacoli di Inu e compagni da quelli del periodo è anche l'attiva partecipazione del pubblico, invitato a cantare e ballare durante le esibizioni, a differenza del No, in cui gli spettatori assistevano passivamente alle diverse rappresentazioni. In questo modo i concerti allestiti da Yuasa si pongono come una stravagante esperienza sensoriale, nella quale l'autore "chiede" a noi spettatori del film di immergerci, per poi farci trasportare dal flusso sensorio generato dalla musica e dalle immagini, ponendoci così allo stesso livello del pubblico presente in scena.

La danza e la musica diventano il mezzo con cui degli emarginati come Inu e Tomona, respinti dalla società a causa delle loro disabilità, possono esprimere sé stessi e dare un senso alla propria vita, utilizzando l'arte per abbattare tutte quelle stupide barriere sociali che li hanno sempre stigmatizzati come diversi. Dunque, non è un caso che sia stata scelta la musica rock, genere associabile a movimenti controculturali, per comunicare il valore della vita, della libertà di esprimersi per ciò che si è, opponendosi ad ogni tipo di omologazione forzata; una cosa non semplice da praticare in un contesto governato da istituzioni di carattere tradizionalista e conservatore. Tale concetto viene ulteriormente rinforzato dalle vicende raccontate nelle canzoni del gruppo, con cui Tomona ed Inu denunciano gli orrori causati non solo dalla guerra, ma da qualsiasi tipo di oppressione che priva le persone della libertà. È l'arte a rendere vivi i due protagonisti del film, senza di essa la loro vita non può considerarsi tale ed una sua limitazione sarebbe deleteria tanto per loro quanto per tutto il pubblico che potrebbe ammirarla ed esserne ispirato. "INU-OH" è una pellicola che ribadisce con forza quanto sia preziosa la libertà di espressione, che ci scongiura di farne tesoro, ricordando come essa non sia da dare per scontata, in quanto potremmo comprenderne veramente il valore solamente quando non saremo più in grado di usufruirne.

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