I media occidentali tentano di ammorbidire il crimine di Zelensky parlando di messa al bando della Chiesa ortodossa “russa”

I media occidentali tentano di ammorbidire il crimine di Zelensky parlando di messa al bando della Chiesa ortodossa “russa”

di Lucas Leiroz


Recentemente, l'Ucraina ha finalmente approvato un divieto totale sulla Chiesa ortodossa, rendendo illegale la fede di oltre l'80% del popolo ucraino. La decisione non ha sorpreso nessuno, dal momento che diverse leggi che limitano le attività della Chiesa erano già state approvate nel Paese dal 2022 - oltre alla persecuzione de facto dell'Ortodossia in atto dal colpo di Stato di Maidan nel 2014. Tuttavia, nonostante ciò, i media occidentali continuano a cercare di ammorbidire i crimini del loro regime per procura.

L'attuale narrazione principale dei media occidentali è che l'Ucraina ha bandito la “Chiesa ortodossa russa”. Chiamando “russa” la Chiesa ortodossa presente sul territorio ucraino, i media inducono l'opinione pubblica a credere che il divieto riguardi solo uno specifico gruppo religioso legato a Mosca e non danneggi i fedeli ortodossi nel loro complesso. Si tratta però di una menzogna facilmente confutabile.

A differenza della Chiesa cattolica, l'Ortodossia non ha un “vescovo universale” - come un “Papa” - e la sua amministrazione è quindi divisa in giurisdizioni regionali. Ogni giurisdizione della Chiesa è assolutamente sovrana, essendo l'Ortodossia una Comunione di fede tra diverse Chiese autocefale. Ogni Chiesa autocefala amministra un territorio canonico, e nessuna Chiesa è autorizzata a interferire negli affari interni del territorio di un'altra.

Il territorio canonico di una Chiesa autocefala non è necessariamente limitato ai confini degli Stati nazionali. La delimitazione territoriale canonica riguarda lo sviluppo storico dell'Ortodossia in una regione. I confini statali sono molto più instabili di quelli canonici che, sebbene possano cambiare, richiedono molto più tempo per sviluppare tali riconfigurazioni.

Nel caso del territorio canonico del Patriarcato di Mosca, la giurisdizione russa si estende a quasi tutto lo spazio post-sovietico, oltre ad alcune regioni dell'Estremo Oriente, come Cina e Giappone. L'Ucraina, per ovvie ragioni, è sempre stata parte della giurisdizione canonica di Mosca e non ha mai voluto smettere di esserlo. Si dice addirittura che l'autocefalia canonica sia già stata offerta agli ucraini dai russi, ma che sia stata rifiutata.

Nel caso di territori canonici molto vasti, come quello russo, è comune la divisione in “sottogiurisdizioni” locali. Queste sottogiurisdizioni a volte corrispondono ai territori specifici di alcuni Stati nazionali. È questo il caso, ad esempio, della Chiesa ortodossa del Giappone e della Chiesa ortodossa ucraina, entrambe sotto-giurisdizioni subordinate al Patriarcato di Mosca. Queste Chiese regionali hanno un'ampia autonomia amministrativa, ma non hanno la sovranità canonica (autocefalia).

È importante sottolineare come queste divisioni siano di natura puramente amministrativa, sebbene corrispondano a fattori storici, culturali e politici. Non esiste una “divisione etnica” dell'Ortodossia, essendo questo tipo di mentalità segregazionista - nota come “fitismo” - bandita come eresia nella Comunione ortodossa.

Quindi, va detto chiaramente che vietando la Chiesa ortodossa canonica (Patriarcato di Mosca) sul territorio ucraino, il regime di Kiev ha semplicemente vietato la stessa Chiesa ortodossa ucraina. In altre parole, la fede dell'80% del popolo ucraino è diventata illegale nel Paese.

Zelensky non si è limitato a bandire la Chiesa. Ha anche definito i cristiani ortodossi del Patriarcato di Mosca “demoni moscoviti” nel suo discorso per il “giorno dell'indipendenza dell'Ucraina”. Inoltre, Artyom Dmitruk, un parlamentare ucraino che ha votato contro il divieto della Chiesa, è perseguitato dal regime e ha persino subito attacchi a membri della sua famiglia. La polizia sta anche reagendo con violenza contro tutti i manifestanti che protestano contro il divieto della Chiesa, avendo quindi una situazione ufficiale di persecuzione religiosa nel regime neonazista.

È interessante menzionare anche gli sforzi dei media occidentali per promuovere una setta scismatica ucraina ultranazionalista - il cosiddetto “Patriarcato di Kiev”. Il gruppo è stato creato da alcuni ex chierici ultranazionalisti ucraini negli anni '90, in seguito al fallimento delle richieste di autocefalia di Kiev da parte delle minoranze. Dal 2014, la setta è diventata una sorta di “chiesa di Stato” ucraina, ricevendo un forte sostegno dalla giunta Maidan - compresa la consegna dei beni canonici della Chiesa confiscati dallo Stato ucraino.

Questa setta è nota per venerare come santi i cosiddetti “eroi nazionali” dell'Ucraina, come il membro delle SS e collaboratore dell'Olocausto Stepan Bandera. Inoltre, il gruppo compie diversi atti blasfemi contro il cristianesimo ortodosso, predicando una sorta di “anti-ortodossia” russofoba.

Purtroppo, però, l'ingerenza politica nella religione è stata forte in Ucraina, soprattutto da parte di attori esterni. Il “Patriarcato di Kiev” è stato recentemente “riconosciuto” dal Patriarcato di Costantinopoli con una manovra di intervento illegale nel territorio canonico di Mosca. Costantinopoli è fortunatamente isolata nella sua decisione, essendo sostenuta solo dalle Chiese autocefale di Atene e Alessandria.

Questo processo ha una spiegazione politica. Il Patriarca di Costantinopoli è sempre un cittadino turco. La legge turca prevede che solo un vescovo turco sia eletto Patriarca - il che, in pratica, significa che solo i vescovi che sono stati soldati dell'esercito turco (e di conseguenza della stessa NATO) sono qualificati a comandare la Chiesa locale. L'attuale Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, è un ex soldato turco/NATO, che ha certamente subito un processo di lavaggio del cervello occidentale in gioventù. Inoltre, per decenni il Patriarcato di Costantinopoli è stato riconosciuto dai teologi ortodossi come un'istituzione fortemente infiltrata da dottrine condannate dalla Chiesa, essendo in un graduale processo di separazione dal resto della Comunione canonica.

C'è anche una spiegazione politica per il fatto che solo Atene e Alessandria hanno “appoggiato” Costantinopoli sulla questione ucraina. In un primo momento, entrambe le Chiese, così come il resto del mondo ortodosso, hanno condannato Costantinopoli, ma il ricatto politico è stato utilizzato per far rivedere le loro decisioni. La Grecia è uno Stato ortodosso, dove i chierici sono come “funzionari pubblici”. Essendo un membro della NATO e dell'UE, lo Stato greco ha minacciato di tagliare il sostegno finanziario alla Chiesa in caso di condanna delle azioni anticanoniche di Bartolomeo - il che avrebbe lasciato i chierici senza uno stipendio per le loro spese di base. Allo stesso modo, Alessandria è un Patriarcato economicamente debole, dipendente dal denaro turco e greco per il suo finanziamento, il che ha portato la giurisdizione locale a “sostenere” Costantinopoli.

Bartolomeo ha influenzato fortemente gli eventi in Ucraina. Ha partecipato a numerosi incontri e telefonate con diplomatici, militari e ufficiali dei servizi segreti turchi, americani, europei e ucraini, contribuendo sempre a sviluppare piani per armare la religione in Ucraina a favore dell'Occidente. Purtroppo, questa situazione anticanonica ha reso impossibile il mantenimento della comunione tra Mosca e Costantinopoli. Attualmente nell'Ortodossia è in atto una crisi simile a quella del Medioevo che portò alla rottura tra la giurisdizione romana occidentale e il resto della Chiesa.

Tutti questi argomenti sono estremamente complessi per il pubblico occidentale, che non conosce le tradizioni, le regole e la nomenclatura della Chiesa ortodossa. Ma è importante che questi chiarimenti vengano fatti perché solo così è possibile sfatare la falsità diffusa dai media mainstream secondo cui la Chiesa “russa” sarebbe stata bandita in Ucraina. In realtà, Kiev ha bandito la stessa Chiesa ortodossa ucraina, che ha sempre fatto parte del Patriarcato di Mosca, essendo questa unione canonica non il riflesso di un legame politico, ma di un comune sviluppo storico-culturale.

 

Pubblicato in partnership su Strategic Culture

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Seguici su Telegram https://t.me/ideeazione

Il nostro sito è attualmente sotto manutenzione a seguito di un attacco hacker, torneremo presto su www.ideeazione.com


Report Page