I contadini sovietici
I commentatori esteri, soprattutto quelli del campo dei nostri nemici, giudicano i contadini sovietici col solito concetto che ne avevano i «conoscitori » della Russia prerivoluzionaria, e li considerano come «una mandria di bestiame» da servire come carne da cannone. In Russia, il contadino, secondo loro, sarebbe rimasto il «mugik» che era sotto lo zarismo. Ma questi «commentatori» non conoscono né la storia russa del passato né quella contemporanea; essi non sanno che i contadini russi delusero seriamente le speranze dello zar e dei grandi proprietari fondiari quando questi calcolarono di appoggiarsi sui rappresentanti dei contadini nella Duma di Stato, nella speranza di trovare nella massa dei contadini i difensori della reazione. Questi «conoscitori» della Russia comprendono ancora meno la nuova storia, sovietica, dello sviluppo delle masse contadine. Per essi il processo compiutosi nel nostro villaggio negli ultimi vent'anni, è completamente incomprensibile.
Ora il nostro villaggio non è più costituito da economie individuali primitive, isolate l'una dall'altra, come lo era in passato, ma, al contrario, il villaggio colcosiano contemporaneo è monolitico e, nello stesso tempo, dal punto di vista intellettuale è multiforme. Ora è sorto un immenso strato di intellettuali rurali. Ogni colcos, più o meno grande, ha il proprio agronomo con istruzione agraria superiore, gli impiegati delle cooperative e il presidente del colcos, che ha considerevoli capacità organizzative dato che deve amministrare la grande e complessa azienda del colcos; nelle fattorie vi sono i direttori e il personale tecnico. Nel colcos vi sono inoltre i capi squadra, che non solo devono saper lavorar bene essi stessi, ma avere anche delle capacità organizzative; vi lavorano i conducenti e le conducenti di trattrici e di mietotrebbiatrici, i fabbri, i meccanici, le mungitrici e altri lavoratori la cui specialità varia secondo la natura della produzione agricola di un dato colcos.
Come si vede, già il fatto stesso dell'esistenza di una grande produzione agricola, della sua meccanizzazione e dell'introduzione delle culture intensive, richiede dai colcosiani nozioni molto superiori a quelle che erano sufficienti in una economia individuale. Ora in ogni colcos, più o meno grande, esistono nidi e giardini d'infanzia ed i bambini sono educati in ambienti sani e puliti, provvisti di tutte le comodità. È aumentata la rete postale, il numero delle scuole, e soprattutto di quelle medie, nel programma delle quali è compreso anche lo studio delle lingue straniere. Ciò dimostra che nei villaggi il numero dei maestri è enormemente aumentato.
Nei nostri villaggi si sta ora sviluppando rigogliosamente tutta una serie di gruppi di dilettanti dell'arte (messa in scena di spettacoli; circoli drammatici, corali, coreografici; esecuzione di concerti con i più svariati strumenti musicali, ecc.). Di anno in anno aumentano i cinema ambulanti e le istallazioni-radio pubbliche e individuali. Tutto ciò ha cambiato in modo radicale la nostra popolazione rurale e la sua psicologia. In ogni colcos esistono organizzazioni della gioventù comunista, che sono sempre le pioniere delle iniziative sociali e culturali. In queste organizzazioni, una parte considerevole della gioventù ha terminato le scuole medie.
A mano a mano che l'economia si sviluppa, si eleva pure il livello culturale della campagna, e più stretti diventano i legami della nostra popolazione colcosiana con gli intellettuali di alta qualifica. Dai ranghi dei colcosiani sono usciti non pochi amministratori che ora occupano posti di responsabilità, militanti del partito, scienziati, pittori, scrittori, medici, ufficiali dell'Esercito rosso. Il benessere della campagna negli ultimi tempi è aumentato considerevolmente e i colcosiani dichiarano giustamente che essi hanno ottenuto una vita agiata e civile.
Dei giornalisti svedesi – che, non ricordo bene se alla fine del 1941 o all'inizio del 1942, viaggiavano attraverso l'Ucraina meridionale, – nelle corrispondenze da essi inviate nel loro paese scrivevano di aver visto nell'Ucraina delle capanne simili a quelle che vi erano cent'anni fa e donne e bambini tutti stracciati, quantunque i bambini, secondo le loro parole, avessero l'aspetto di essere ben nutriti.
Si suppone che i corrispondenti, per la loro professione, dovrebbero avere una vista acuta, ma non si sa perché questi non si siano accorti di seguire in Ucraina le orme dell'esercito del saccheggiatori tedeschi i quali, dalla campagna ucraina, mandavano in Germania treni intieri di cosiddetti pacchi personali. Questi pacchi contenevano degli oggetti tolti ai contadini e, sopratutto, alle contadine. Non vi è quindi niente di strano se le contadine ucraine, nel periodo della dominazione tedesca, erano coperte di soli stracci. E se qualche contadino riusci a nascondere qualcosa ai tedeschi ciò rimase celato fino al momento in cui non giunse l'Esercito rosso.
Che i nostri contadini colcosiani dispongono ora, di un numero molto più considerevole di forze intellettuali, lo si potrebbe giudicare anche dall'ampiezza del movimento dei partigiani. Il movimento dei partigiani non avrebbe mai acquistato un simile slancio, e non sarebbe condotto in modo così abile, se i contadini colcosiani non avessero fra loro degli intellettuali. Fra i partigiani non vi sono solamente dei colcosiani, ma anche presidenti di colcos, dirigenti responsabili del Soviet, delle organizzazioni di partito, maestri, collaboratori scientifici, pittori, specialisti militari. Appunto per questo il movimento dei partigiani dispone non solo di quadri di semplici cittadini, che lottano con abnegazione per la loro Patria, ma anche di uomini qualificati, che sanno organizzare la lotta dei partigiani nel modo più razionale ed assestare al nemico colpi di maggiore effetto, con il minimo di perdite da parte loro.
La collettivizzazione dell'agricoltura non solamente ha permesso l'ingrandimento delle aziende agricole e il cambiamento nel metodi di lavorazione della terra, ma essa ha cambiato il contadino stesso, ha reso più vasto il suo orizzonte, lo ha abituato a pensare di più agli interessi dello Stato.
Ed ecco perché la nostra campagna manda ora nell'Esercito rosso non solo dei combattenti coraggiosi come nel passato, ma anche persone istruite dal punto di vista tecnico e dotate di ampie cognizioni: conducenti di trattrici e di mietotrebbiatici, autisti, tecnici. Insomma, tanto il villaggio quanto la città sovietica forniscono dei coscienti combattenti per la loro Patria, dei combattenti la cui superiorità il nemico sente ogni giorno di più sulla propria pelle.
Non è per caso che, durante la battaglia, se un comandante di compagnia o di sezione è messo fuori combattimento, fra i soldati rossi si trova sempre un combattente, sovente proveniente dal villaggio, che assume il comando e conduce a termine l'operazione. Anche solo da questo si può vedere che i nostri contadini colcosiani hanno una coscienza del loro dovere patriottico molto più alta, e uno sviluppo intellettuale e culturale molto più elevato che sotto lo zarismo. I contadini colcosiani, seguendo l'esempio della città, forniscono all'esercito dei combattenti coscienti, che sanno fermamente per che cosa si battono.