Governo pazzo chiede più immigrati: «Ci abbassano il debito pubblico»

Governo pazzo chiede più immigrati: «Ci abbassano il debito pubblico»

Salclem2
LaPresse

di Francesco Borgonovo e Riccardo Torrescura, 29 aprile 2018


Pier Carlo Padoan e Paolo Gentiloni infilano nel Def l'ennesimo spauracchio. Secondo il documento, se il numero di richiedenti asilo dovesse calare da qui al 2070, saremmo al disastro finanziario. Un'assurdità totale, che però rischia di crearci ulteriori difficoltà anche in sede Ue.

• Il responsabile economico della Lega, Claudio Borghi: «Vogliono farci credere che far entrare profughi sia come aumentare la popolazione produttiva. In realtà, si tratta di un onere enorme».


L'unica spiegazione è che esista un ufficio governativo apposito per queste faccende. Una specie di Dipartimento Minacce o un sottosegretariato alla Paura. Un luogo, insomma, in cui illustri esperti elaborano nuove strategie per terrorizzare la popolazione e indurla ad accettare anche le più folli imposizioni. La pagina 94 del Def - il documento di economia e finanza presentato da Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan il 26 aprile - dev'essere stata prodotta in un antro ministeriale di tal fatta, sotto l'attenta supervisione di un oscuro viceministro con delega al Raccapriccio. In poche righe vengono sintetizzati e amalgamati in una mistura letale alcuni dei più grandi spauracchi dei nostri tempi: il calo demografico, l'immigrazione e il debito pubblico. Già solo a mettere in fila queste parole si sente puzza di zolfo.

Nel Def, il governo spiega che il costo dell'accoglienza, nel 2018, sarà più salato rispetto all'anno precedente. Anche se gli sbarchi diminuiranno (e in effetti nei mesi scorsi un calo c'è stato), la spesa sarà comunque elevata: 5 miliardi invece dei 4,3 versati nel 2017. Ma la notizia peggiore è un'altra, ed è contenuta nella famigerata pagina 94. Il governo spiega che «l'invecchiamento della popolazione rappresenta uno degli aspetti più critici che l'Italia dovrà affrontare nel corso dei prossimi decenni. A questo riguardo, assume particolare importanza valutare adeguatamente il peso dei flussi migratori attesi misurando il loro impatto sulle finanze pubbliche italiane».

Fin qui, si potrebbe anche essere d'accordo. Ma sentite che cosa hanno escogitato i nostri amati governanti. Sulla base «di uno scenario demografico elaborato ad hoc da Eurostat», il Def ipotizza «due scenari alternativi per il periodo 2022-2070». Il primo scenario prevede «una diminuzione del 33 per cento del flusso netto medio annuo di immigrati [...] a partire dal 2018». Il secondo, invece, «un aumento del 33 per cento del flusso netto di immigrati, ancora a partire dal 2018».

In sostanza, il documento economico contiene due diverse proiezioni riguardanti il debito pubblico. Nel primo caso, «un aumento del flusso netto migratorio del 33 per cento a partire dal 2018 permetterebbe di diminuire sensibilmente il rapporto debito/ Pil [...], con una riduzione media di circa 19 punti di Pil nel periodo 2018-2070».

Chiaro no? Il governo sostiene che, se a partire da quest'anno fino al 2070 l'ingresso di stranieri aumenterà del 33%, allora il rapporto debito/ Pil diminuirà. Per farla breve: far entrare più immigrati ci permetterà di ridurre il debito pubblico.

Poi c'è lo scenario opposto. «La diminuzione del flusso netto migratorio dal 2018», si legge, «avrebbe l'effetto di incrementare il debito, con un aumento medio [...] di circa 22 punti di Pil tra il 2018 e il 2070». Ed eccoci finalmente arrivati al punto. Il testo firmato da Padoan e Gentiloni ci spiega che, qualora i flussi di migranti in ingresso diminuissero, allora il debito pubblico aumenterà, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.

Il concetto è stato perfettamente riassunto da un titolo del Sole 24 Ore: «I migranti costano 5 miliardi, ma senza di loro sarà boom del debito». Provate a rileggerlo, e dite se non vi sembra una minaccia o una specie di ricatto. Del tipo: non volete gli immigrati? Beh, allora preparatevi, perché dal punto di vista finanziario sarà il tracollo. Il ragionamento è assurdo, prima ancora che allucinante. Forse si potrebbero ottenere risultati come quelli immaginati dal governo se aumentassero gli italiani in grado di lavorare e pagare le tasse. Ma appare per lo meno discutibile che gli stranieri in arrivo sui barconi possano garantire una riduzione del debito pubblico.

La sensazione è che si tratti dell'ennesima esibizione di retorica, in uno stile di cui negli ultimi anni si è parecchio abusato. Ci hanno detto che senza migranti non potremmo raccogliere i pomodori, non potremmo pagare le pensioni, non potremmo avere un futuro. Adesso, non sapendo più come sgomentarci, ci dicono che senza i sedicenti profughi crescerà ulteriormente il debito, il macigno che da anni ci opprime. Verrebbe da ridere, se la faccenda non fosse drammatica.

Ogni giorno sperimentiamo i disastri prodotti dall'immigrazione di massa. E il governo uscente che fa? Viene a dirci che serve incrementare l'invasione. Non lo dice solo a noi cittadini, ma pure alle istituzioni internazionali che esamineranno il Def. All'Europa, per esempio. Nota giustamente Claudio Borghi: come possiamo pretendere di proteggere le nostre frontiere e ridurre gli ingressi quando il nostro governo mette nero su bianco che gli immigrati sono una manna? Semplicemente, si tratta di una follia. A cui sarebbe bene mettere fine il prima possibile.

Francesco Borgonovo


«Rimandare a casa i clandestini costerebbe meno che mantenerli»

La prima reazione di Claudio Borghi, responsabile economico della Lega, è una risata amara. Dopo tutto, la tesi espressa nel Def - secondo cui un minore afflusso di migranti causerà un aumento del debito pubblico - è abbastanza grottesca.

«È come la famosa frase “i migranti ci pagano le pensioni"», attacca Borghi. «Ogni tanto c'è qualcuno che spara una scemenza, e anche se si tratta di una affermazione senza alcun fondamento, finisce che ce la troviamo nei documenti ufficiali. Evidentemente, chi ha scritto il Def pensa che siamo nell'America dell'Ottocento, che abbiamo il West in cui espanderci...».


Dunque non è vero che, con meno migranti, il debito aumenterà.

«Proviamo a prendere l'affermazione sul serio. Partiamo da un presupposto. Lo Stato, al momento, è in deficit. Significa che quello che spende per i servizi è superiore a quello che incassa, e per me è una cosa buona, è la normalità. Ma se faccio entrare nel Paese una nuova popolazione, significa che devo aumentare le spese».


Quindi non c'è alcun risparmio, anzi.

«È lo stesso Def a dirci che la sola assistenza ai clandestini, nel 2018, ci costerà circa 5 miliardi di euro. Qui siamo davanti a un delirio contabile, per cui un costo si tramuta in ricavo. Per altro, il Def considera solo le spese vive per l'accoglienza».


In realtà la spesa per i migranti è più alta.

«Quei 5 miliardi di cui parla il Def sono, appunto, il costo vivo delle procedure di gestione degli ingressi. Ma ogni nuovo arrivato non lavorante - quindi tutti, visto che il tasso di occupazione dei migranti arrivati sui barconi è prossimo allo zero - rappresenta una spesa che entra nel bilancio generale dello Stato e non viene disaggregata. Le faccio un esempio».


Prego.

«Prendiamo la spesa sanitaria. Se va al pronto soccorso, un migrante ovviamente viene curato. Quello che lo Stato spende per curarlo non è compreso nei 5 miliardi indicati dal Def. Quei soldi riguardano soltanto i costi dei centri di accoglienza, del vitto, dei famosi 35 euro al giorno eccetera. Ma tutti gli altri servizi di cui i nuovi arrivati usufruiscono non rientrano nel conto».


Soprattutto, i richiedenti asilo non lavorano, dunque non pagano le tasse.

«Restiamo sulla spesa sanitaria. A essere buoni, il costo di un migrante è lo stesso di un italiano medio».


Perché a essere buoni?

«Perché sono convinto che i migranti utilizzino il pronto soccorso molto di più. Ma mettiamo pure che il costo sia identico a quello di un italiano. Secondo l'Eurostat, il costo pro capite della sanità è di circa 2.400 euro all'anno. Se un migrante ci costasse questa cifra - e, ripeto, ne dubito - per ripagarla dovrebbe avere uno stipendio dichiarato di almeno 12.000 euro all'anno. E questo solo per la sanità. Poi ci sono tutte le altre spese. Di tutto questo nei conti non c'è traccia. Però ci dicono che dobbiamo prenderli e ci pagheranno le pensioni. Non vengono considerati tutti  i servizi che vengono fruiti dai nuovi arrivati. E che sono molto superiori rispetto alla media di fruizione dei cittadini italiani».


Ad esempio?

«Le carceri. Quella per il sistema carcerario è una spesa importante nel bilancio dello Stato. Ci sono alcune Regioni - io conosco la Toscana, ma non è la sola - dove la popolazione carceraria è per metà composta da stranieri. Quindi parliamo di una spesa clamorosa che non viene conteggiata. Bisognerebbe provare a fare un saldo della spesa dello Stato con i migranti e senza i migranti, considerando però tutti questi costi. Poi c'è un altro aspetto non secondario di cui tenere conto. Ovvero: che cosa producono tutti costoro? Niente».


E allora perché nel Def c'è scritto che con meno stranieri il debito pubblico aumenterebbe?

«Perché hanno calcolato i nuovi ingressi come se si trattasse di un aumento della popolazione con un tasso di occupazione analogo a quello degli italiani. Come se arrivassero persone che pagano i contributi e producono come i cittadini italiani. Ma non è così. La proiezione si basa su un assunto irrealistico, cioè che i migranti lavorino come gli italiani, per altro in un momento in cui la disoccupazione è ai massimi e il mercato del lavoro è bloccato. Guardi, io sono uno dei primi a dire che l'Europa è cattiva. Ma abbiamo dei governanti così stolti da mettere le cose su un piatto d'argento all'Ue».


In che senso?

«Se nel Def scriviamo che con più immigrati si riduce il debito, come facciamo poi ad andare in Europa a battere i pugni sul tavolo per avere meno ingressi? È assurdo. Sa che cosa dovremmo fare per avere un risparmio immediato?».


Dica.

«Spesso si dice che rimpatriare i clandestini è troppo costoso. Un rimpatrio ci costa più o meno 4.000 euro. Bene, nel Def ci dicono che la gestione dell'accoglienza ci costa circa 5 miliardi all'anno. I clandestini sono 600.000. Se li rimpatriassimo tutti al costo di 4.000 euro ciascuno, spenderemmo 2,4 miliardi. Significa risparmiare 2,6 miliardi».

Riccardo Torrescura

(Fonte: https://www.laverita.info/governo-pazzo-senza-migranti-piu-debito-2564147372.html)


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