Governo di popolo

Governo di popolo


La via del potere sovietico è una via di lotta per gli interessi del popolo. I successi ottenuti sono noti a tutti. Occorrerebbe un lavoro immenso per esporre l'essenza del potere sovietico e la superiorità della sua forma in confronto a tutte le forme di poteri esistenti. Perciò mi soffermerò soltanto su due fattori, che a mio parere sono essenziali: la democrazia completa del potere sovietico e l'uguaglianza veramente assoluta dei popoli dell'Unione Sovietica. La Costituzione staliniana riflette perfettamente i cambiamenti sociali ed economici avvenuti nell'Unione Sovietica dal 1924 al 1936. Ed ora il regime dello Stato sovietico si basa su questa Costituzione che, in sostanza, è il compimento della completa democratizzazione del nostro paese. I Soviet di tutti i gradi vengono eletti in base al suffragio universale, uguale, diretto e a scrutinio segreto.

L'organo supremo del potere dello Stato è, da noi, il Soviet Supremo dell'URSS. Esso esercita il potere legislativo. Il Soviet Supremo forma il governo dell'URSS, – il Consiglio dei Commissari del popolo dell'URSS. Il Soviet Supremo dell'URSS si compone di due Camere con uguali diritti: il Soviet dell'Unione e il Soviet delle nazionalità, – ai quali appartiene, in uguale misura, l'iniziativa legislativa. Il Soviet dell'Unione è eletto dai cittadini dell'URSS, per circoscrizioni elettorali, in ragione di un deputato per ogni 300.000 abitanti. Il Soviet delle nazionalità è eletto anch'esso dai cittadini dell'URSS, nelle repubbliche federate e autonome, nelle regioni, nelle circoscrizioni autonome, in ragione di 25 deputati per ogni repubblica federata, di 11 deputati per ogni repubblica autonoma, di 5 deputati per ogni regione autonoma e di un deputato per ogni circoscrizione nazionale.

I Soviet, come organi del potere si compongono di un immenso numero di persone, uscite dalla massa del popolo, che partecipano al governo dello Stato. Ecco alcune cifre che illustrano sufficientemente questo fatto. Nei Soviet di villaggio sono stati eletti 1.060.476 deputati; nei Soviet di borgata, 38.994; nei Soviet di mandamento, 140.158; nei Soviet urbani e nei Soviet rionali di città, 151.822; nei Soviet circondariali, 871; nei Soviet regionali e di territorio, 9311; nei Soviet Supremi delle repubbliche autonome, 2320; nei Soviet Supremi delle repubbliche federate, 4532 e, infine, nel Soviet Supremo dell'URSS, 1338.

Il numero stesso dei deputati, sparsi in tutta l'Unione Sovietica, da Mosca agli angoli più sperduti, dimostra che il potere sovietico, attraverso i deputati, può attuare, come attua infatti, dei grandiosi provvedimenti, poiché questi quadri di collaboratori attivi rappresentano in sostanza tutta la popolazione del nostro paese. E, infine, essi sono una fonte inesauribile per formare nuovi uomini di Stato. La popolazione che elegge i deputati mantiene con essi un contatto diretto. Questo legame è come una catena ininterrotta che va dal basso all'alto e fa del potere sovietico il proprio e caro potere del popolo.

Può avvenire che talvolta si rimproveri al potere sovietico l'una o l'altra azione non giusta di qualche suo singolo rappresentante, ma ognuno comprende che questo potere è un potere nostro, e se qualcuno per una ragione qualsiasi ne è malcontento, esprime questo malcontento come lo farebbe ad una persona cara, desiderando eliminare le insufficienze che esistono nel suo potere e migliorarlo ancora. La critica delle manchevolezze nel lavoro degli organi del potere sovietico viene sempre fatta, e più scendiamo nella scala dello Stato, più questa critica tocca direttamente i dirigenti, i singoli anelli dell'apparato sovietico. Si critica non soltanto negli articoli dei giornali, ma a voce, nelle assemblee e nei comizi, e direttamente con osservazioni personali ai deputati.

Per illustrare come il potere sovietico sia vicino al popolo, racconterò un fatto accaduto proprio a me. Una volta, d'estate, mi trovavo a casa mia, in campagna. Tutti erano nei campi per la raccolta del lino. Io pure vi andai e con me vennero sei o sette dirigenti del villaggio. Quando giungemmo ove i contadini stavano lavorando, una donna che raccoglieva il lino, indicando i miei compagni, esclamò: «Michele Ivanovic, ecco quante persone hai portato da noi, nel campo, a passeggiare; eppure noi, donne, lavoriamo!». «Ma queste persone sono tutte dei vostri, – obiettai io, – ecco tuo genero, ecco tuo figlio, ed ecco tuo marito». «Sì, lo sappiamo che sono dei nostri, – insistette la donna, – ma, vedi, il potere sovietico li ha viziati un po' troppo». «E perché dunque non li obbligate a lavorare?» – chiesi io. «Credi che sia possibile obbligarli?» – risposero le donne. Mi rivolsi allora ai miei compagni (il presidente il segretario del Soviet del villaggio, il presidente del colcos, i dirigenti della gioventù comunista e del lavoro educativo, ecc.) e dissi loro che, poiché tutti erano nei campi, e di conseguenza nel villaggio non c'era niente da fare, raccogliessero anche loro il lino su due ettari di campo. Questa decisione suscitò un tempestoso entusiasmo fra le donne. Infatti, come seppi più tardi, questi dirigenti di villaggio fecero il lavoro assegnato in due giorni; e ciò è comprensibile, poiché tutti erano uomini che conoscevano benissimo i lavori agricoli. Questo fatto ci parla in modo evidente del legame e della parentela che esiste fra il potere sovietico e il popolo.

Mi si può obiettare che qui si trattava del potere locale, costituito da persone del posto (e dove trovare un villaggio ove vi siano dei dirigenti estranei!). Ma a questo io rispondo che fino ad oggi sono usciti da questo villaggio un generale, parecchi ufficiali, parecchi segretari di comitati rionali del partito comunista, per non parlare di me stesso. Ed ora non incontrerete un villaggio, più o meno grande, che non abbia un suo rappresentante fra i dirigenti del lavoro sovietico o di partito, fra i comandanti dell'esercito o fra gli scienziati.

«Il potere sovietico, – disse Stalin – non è un potere staccato dal popolo; al contrario, esso è un potere unico nel suo genere, un potere uscito dalle masse del popolo e ad esse caro, vicino. Con ciò, precisamente, si spiega quella forza inaudita e quella duttilità di cui abitualmente dà prova il potere sovietico nei momenti critici»¹.

La politica leninista-staliniana ha fatto dello Stato sovietico uno Stato unito. E ciò è stato raggiunto non con la violenza, non col ferro e col sangue, ma dando ai popoli la possibilità completa di costruire Stati nazionali. «... Il compito del partito, – disse Stalin, – consiste nell'aiutare le masse lavoratrici dei popoli non russi a raggiungere la Russia centrale che ha distanziato questi popoli, aiutarle: a) a sviluppare e rafforzare, sul loro territorio, lo Stato sovietico nelle forme corrispondenti alla fisionomia nazionale di questi popoli; b) a istituire il tribunale, l'amministrazione, gli organi economici, gli organi del potere, funzionanti tutti nella lingua materna e composti di persone del luogo che conoscano le abitudini e la psicologia della popolazione locale; c) sviluppare la stampa, la scuola, il teatro, le associazioni e, in generale, le istituzioni culturali ed educative nella lingua materna»².

Può essere che nei primi tempi, in qualche posto, si sia esagerato; per esempio, ci si mise ad inventare un alfabeto per popoli che non avevano più di mille persone. Oppure, altro esempio, si cercò di creare con popoli affini, – ma che parlavano diversi dialetti, – delle unioni nazionali distinte.

È naturale che un movimento rivoluzionario così grandioso come quello che ebbe luogo nel nostro paese, abbia fatto sì che, dapprincipio, ogni nazionalità, persino la più minuscola, cercasse di far risaltare le proprie particolarità e pensasse che avrebbe potuto raggiungere questo scopo soprattutto con una separazione amministrativa. Ma quando esse ottennero questa possibilità, allora apparve fra questi popoli la tendenza ad universi con le nazionalità affini. Così questo processo, forse alquanto complicato, portò in definitiva soltanto ad un rafforzamento dei legami fra i popoli dell'Unione Sovietica, ciò che ha contribuito incommensurabilmente ad aumentare la potenza dello Stato sovietico.



  1. I. V. Stalin, Il marxismo e la questione nazionale e coloniale, 1934.
  2. Ibidem.

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