Giacobbe. Un uomo che amava la pace

Giacobbe. Un uomo che amava la pace

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Siete mai stati vittima di qualche ingiustizia o sopruso? Vi siete mai arrabbiati per qualcosa che qualcuno ha detto o fatto? A chi non è capitato? In situazioni come queste, le persone che non conoscono Geova spesso reagiscono in modi tutt’altro che pacifici. Si mettono a offendere, litigano, si vendicano. Ma noi sappiamo che Geova vede tutto quello che succede e può sistemare le cose. Facciamo bene a ricordare le parole di Gesù: “Felici i miti”, disse, “felici quelli che promuovono la pace”. La Bibbia parla di un uomo che rimase mite e pacifico anche in situazioni particolarmente difficili e molto stressanti. Più e più volte decise di evitare lo scontro e fece scelte che favorirono la pace. Quell’uomo è Giacobbe. Giacobbe imparò a essere pacifico dall’esempio di suo padre, Isacco. Nel paese ci fu una carestia e Isacco si trasferì con la famiglia a Gherar, nel territorio di Abimelec, re dei filistei. Vediamo quali problemi si presentarono e il modo in cui Isacco li gestì. Per piacere, aprite la Bibbia in Genesi 26:12. “Isacco cominciò poi a seminare in quel paese, e quell’anno raccolse cento volte quanto aveva seminato, perché Geova lo benediceva. Isacco diventò ricco, e continuò a prosperare fino a diventare straordinariamente ricco. Arrivò ad avere greggi di pecore, mandrie di bovini e una numerosa servitù, e i filistei iniziarono a invidiarlo. Quindi i filistei riempirono di terra tutti i pozzi che erano stati scavati dai servitori di suo padre Abraamo. Alla fine Abimelec disse a Isacco: ‘Va’ via da qui, perché sei diventato molto più forte di noi’. Isacco allora se ne andò e si accampò nella Valle di Gherar, e cominciò a vivere lì. E Isacco scavò di nuovo i pozzi che erano stati scavati ai giorni di suo padre Abraamo ma che i filistei avevano chiuso dopo la sua morte, e li chiamò con gli stessi nomi che suo padre aveva dato loro. Poi i servitori di Isacco scavarono nella valle e vi trovarono un pozzo d’acqua sorgiva. Ma i pastori di Gherar si misero a litigare con i pastori di Isacco, dicendo: ‘L’acqua è nostra!’ Perciò Isacco chiamò quel pozzo Esec, perché avevano litigato con lui. Quando i suoi servitori iniziarono a scavare un altro pozzo, scoppiò un litigio anche per quello. Perciò Isacco lo chiamò Sitna. In seguito andò via da là e scavò un altro pozzo, ma per quello non ci fu alcun litigio. Perciò lo chiamò Reobot e disse: ‘È perché ora Geova ci ha dato ampio spazio e ci ha reso fecondi nel paese’. Da lì salì quindi a Beer-Seba. Durante la notte Geova gli apparve e gli disse: ‘Io sono l’Iddio di tuo padre Abraamo. Non aver paura, perché sono con te, e ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza a motivo del mio servitore Abraamo’”. I filistei, spinti dall’invidia, riempiono di terra tutti i pozzi scavati da Abraamo e il re chiede a Isacco di andarsene via. Ora Isacco deve fare una scelta. Magari qualcuno cerca di convincerlo a rimanere lì dov’è, forse con ragionamenti del tipo: “Tu non hai fatto niente di male, Isacco. Geova ha promesso di dare questo paese a te e alla tua discendenza. Non devi avere paura. Tu hai molti servitori, siamo più forti dei filistei. Dobbiamo fargliela pagare a quelli che hanno riempito i tuoi pozzi di terra!” In una situazione del genere, cosa fareste voi? Isacco sceglie di promuovere la pace. Decide di lasciare perdere e andare via. Ma non è per niente facile. Isacco ha greggi di pecore, mandrie di bovini e una numerosa servitù. Ha lavorato il terreno, ha seminato e il raccolto è stato abbondante, ma ora decide di fare i preparativi e di andarsene. Per Isacco comunque le difficoltà non sono finite. Là dove si è spostato, i suoi servitori scavano dei pozzi e trovano acqua sorgiva. Ma i pastori di quella zona dicono: “L’acqua è nostra!” Isacco allora scava un altro pozzo, ma i pastori locali si mettono a litigare anche per quello. Di nuovo, invece di mettersi a discutere, Isacco se ne va e alla fine riesce a trovare un luogo dove vivere in pace. Il figlio Giacobbe notò i buoni risultati del comportamento pacifico del padre e si rese conto che Geova lo aveva benedetto per tutto quello che aveva fatto. Cosa impariamo? Genitori, non sottovalutate mai il potente effetto che il vostro buon esempio può avere sui vostri figli. Giacobbe ha un gemello, Esaù. Dei due, Esaù è nato per primo, ma Geova predice che, contrariamente alla consuetudine, il maggiore Esaù servirà il fratello minore. Prevedendo il tipo di personalità che i 2 fratelli svilupperanno, sa che Esaù dimostrerà poco apprezzamento per le cose spirituali. Questo diventa chiaro quando Esaù baratta i suoi diritti di primogenito con un semplice piatto di minestra, confermando la cosa con un giuramento. Ma non si tratta solo di cedere la primogenitura. Vendendola, rinuncia anche al diritto di ricevere una benedizione profetica dal padre. Gli anni passano. Isacco, ormai piuttosto anziano, decide che è arrivato il momento di dare la sua benedizione al primogenito. Forse non sa che Esaù ha venduto i suoi diritti di primogenito. Comunque sia, dice a Esaù che lo benedirà, ma prima gli chiede di andare nei campi a cacciare della selvaggina e di preparargli un piatto gustoso. La madre dei gemelli, Rebecca, sente questa conversazione e convince Giacobbe a fingere di essere il suo gemello Esaù, che nel frattempo è andato a caccia. Il piano funziona. Isacco senza saperlo benedice Giacobbe! Appena lo viene a sapere, Esaù va su tutte le furie. Leggiamo il racconto che inizia in Genesi 27:41. “Ed Esaù iniziò a odiare Giacobbe a motivo della benedizione che Isacco gli aveva dato, e diceva in cuor suo: ‘I giorni in cui faremo lutto per mio padre si avvicinano. Dopo quei giorni ucciderò mio fratello Giacobbe’. Quando le furono riferite le parole di Esaù, Rebecca mandò subito a chiamare Giacobbe e gli disse: ‘Tuo fratello Esaù sta pensando di vendicarsi e ucciderti. Ora, figlio mio, fa’ come ti dico. Fuggi da mio fratello Labano ad Haran. Resta da lui per un po’, fino a quando la rabbia di tuo fratello non si sarà placata, finché la sua ira nei tuoi confronti non si sarà attenuata e lui non avrà dimenticato quello che gli hai fatto. Allora ti manderò a chiamare. Non voglio perdervi tutti e due in un solo giorno’. Rebecca disse quindi a Isacco: ‘A motivo delle figlie di Het sono disgustata della vita! Se anche Giacobbe prende in moglie una delle figlie di Het, come queste donne, a che mi serve continuare a vivere?’ Quindi Isacco chiamò Giacobbe, lo benedisse e gli comandò: ‘Non devi sposare una delle figlie di Canaan. Va’ in Paddan-Aram, nella casa di Betuel, padre di tua madre, e lì prenditi in moglie una delle figlie di Labano, fratello di tua madre. L’Iddio Onnipotente ti benedirà, ti renderà fecondo e ti moltiplicherà, e diventerai certamente una moltitudine di popoli. Ti darà la benedizione di Abraamo, la darà a te e alla tua discendenza con te, perché tu prenda possesso del paese in cui vivi come straniero, il paese che Dio ha dato ad Abraamo’. Così Isacco mandò via Giacobbe, che partì per Paddan-Aram e si diresse da Labano, figlio di Betuel l’arameo e fratello di Rebecca, madre di Giacobbe ed Esaù”. I genitori dicono a Giacobbe di andare da suo zio Labano per cercare una moglie. Ovviamente la ragione di fondo è il problema sorto con Esaù. Come ricorderete, Isacco aveva avuto un problema con i filistei, ma a quanto pare non c’era stato modo di raggiungere un accordo pacifico. E cosa aveva fatto? Isacco se n’era andato. Ora Giacobbe affronta una situazione simile. Suo fratello ce l’ha a morte con lui, così Giacobbe va via. Questo comporta lasciare la propria casa e la propria famiglia, comporta intraprendere un lungo viaggio verso un paese lontano. Giacobbe potrebbe decidere di far valere i suoi diritti. D’altronde la primogenitura è sua. Potrebbe discuterne con suo padre e con sua madre e dire: “Non sono mica un bambino, ho 77 anni!” Ma non fa niente di tutto questo. La Bibbia dice semplicemente che ubbidì a suo padre e a sua madre e partì. Cosa impariamo? Quando affrontiamo una situazione che non può essere risolta pacificamente, probabilmente non dovremo metterci in salvo fuggendo lontano. A volte però ci sono situazioni in cui andarsene via è la cosa saggia da fare. Proverbi 17:14 dice: “Dare il via a una disputa è come aprire una diga”. E continua: “Vattene prima che scoppi la lite”. Mentre Giacobbe è in viaggio verso casa di suo zio, Geova gli appare in sogno e gli garantisce il suo aiuto e la sua protezione. Ma questo non significa che le difficoltà di Giacobbe siano finite. Arrivato a destinazione, si stabilisce lì con la famiglia di suo zio. Col tempo si crea una situazione in cui Giacobbe dimostra ancora una volta di essere un uomo che ama la pace. Leggiamo cosa accade a partire da Genesi 29:16. “Labano aveva due figlie: la maggiore si chiamava Lea, la minore Rachele. Ma Lea aveva lo sguardo spento, mentre Rachele era molto bella e attraente. Giacobbe si era innamorato di Rachele, perciò [disse]: ‘Sono disposto a servirti sette anni per la tua figlia minore Rachele’. Allora Labano disse: ‘È meglio che la dia a te piuttosto che a un altro. Rimani con me’. E Giacobbe servì sette anni per Rachele, ma era così innamorato di lei che gli sembrarono solo pochi giorni. Alla fine Giacobbe disse a Labano: ‘I giorni che avevamo pattuito sono terminati; dammi mia moglie, e lascia che abbia rapporti sessuali con lei’. Allora Labano riunì tutti gli uomini del posto e fece una festa. Quella sera però prese sua figlia Lea e la portò da Giacobbe perché avesse rapporti sessuali con lei. Labano inoltre diede a Lea la propria serva Zilpa perché diventasse la sua serva. Quando fu mattina, però, Giacobbe scoprì che... era Lea! Allora disse a Labano: ‘Ma cosa mi hai fatto? Io ti ho servito per Rachele! Perché mi hai ingannato?’ Labano rispose: ‘Qui da noi non si usa dare la figlia più piccola prima della più grande. Festeggia questa settimana con la prima, e poi avrai anche la seconda, in cambio di altri sette anni al mio servizio’. Giacobbe accettò e festeggiò la settimana con Lea, dopodiché Labano gli diede in moglie sua figlia Rachele. Labano inoltre diede a Rachele la propria serva Bila perché diventasse la sua serva”. Quando Giacobbe si arrabbia, ne ha tutte le ragioni. Si era messo d’accordo con Labano per sposare Rachele in cambio di 7 anni di lavoro. E alla fine dei 7 anni una festa di matrimonio in effetti si tiene. Una donna che indossa un pesante velo viene condotta da Giacobbe, ma non è Rachele, è Lea! Immaginate lo shock. Come se non bastasse, invece di ammettere l’inganno Labano trova una scusa. Cosa avrà pensato Giacobbe? Avrà pensato che Geova stava guidando le cose per adempiere la sua promessa di dargli una discendenza numerosa “come i granelli di polvere della terra”? Non lo sappiamo. Sta di fatto che Lea gli dà 6 figli maschi, inclusi Levi e Giuda, che diventeranno i capifamiglia delle 2 tribù di Israele più onorate. Ovviamente Giacobbe tutto questo ancora non lo sa. Eppure promuove la pace. Accetta Lea e va incontro a Labano e alla sua assurda richiesta. È disposto infatti a lavorare altri 7 anni per Rachele. Cosa impariamo? È normale rimanerci male quando qualcuno non rispetta gli accordi presi. Ma come Giacobbe, nonostante i sentimenti feriti, perdoniamo e cerchiamo un modo per mantenere la pace? Giacobbe serve Labano 14 anni per le sue 2 mogli, e per poter avere un gregge tutto suo ne lavora altri 6. Alla fine, come Geova gli comanda, raduna la sua famiglia insieme al bestiame e, senza informare Labano, parte per tornare a casa. Quando Labano lo scopre, va su tutte le furie. Si mette all’inseguimento di Giacobbe e lo raggiunge. La situazione è potenzialmente esplosiva, potrebbe degenerare con grande facilità. Provate per un attimo a immaginare la scena. Giacobbe è arrivato in una regione montuosa. Forse è mattino, l’aria è fresca. I servitori hanno già iniziato a preparare gli animali per il viaggio che li attende, e ce ne sono tantissimi, pecore, capre, vacche, tori, asini, cammelli. All’improvviso si sentono grida d’allarme. Sta arrivando Labano e non è solo, con lui ci sono diversi uomini forti. Si precipitano agguerriti verso l’accampamento, scendono dai loro cammelli. Questa non è certo una visita di cortesia. Gli uomini di Labano sono pronti a eseguire ogni suo comando. Anche i servitori di Giacobbe accorrono immediatamente. Tutti gli occhi sono puntati su Labano e Giacobbe, che discutono. La notte prima, Geova è apparso in sogno a Labano avvertendolo di stare attento a quello che avrebbe detto a Giacobbe. Eppure Labano è arrabbiato, aggressivo. Fa subito 2 accuse. Nella prima accusa che lancia a Giacobbe usa queste parole: “Perché mi hai ingannato e hai portato via le mie figlie come fossero prigioniere prese con la spada? Perché sei fuggito di nascosto? Perché mi hai ingannato e non mi hai detto niente?” La risposta a questa accusa è chiara. Infatti Giacobbe gli risponde: “Sono andato via perché ho avuto paura e mi sono detto: ‘Labano mi potrebbe portare via le sue figlie con la forza’”. Labano lo accusa anche di aver rubato le statuette delle sue divinità domestiche. Rachele le ha rubate davvero quelle statuette, ma Giacobbe non ne sa assolutamente nulla. Labano si mette a cercarle, ma non le trova da nessuna parte. Giacobbe a quel punto si difende. Vediamo cosa dice a partire da Genesi 31:36. “Allora Giacobbe si arrabbiò e si mise a litigare con Labano. ‘Che ti ho fatto di male?’, gli chiese. ‘E che peccato ho commesso per spingerti a inseguirmi con tanta rabbia? Ora che hai frugato in tutta la mia roba, che cosa hai trovato di tuo? Mettilo qui, davanti ai miei fratelli e ai tuoi fratelli, e giudichino loro chi ha ragione fra noi due! In questi 20 anni in cui sono stato con te, le tue pecore e le tue capre non hanno mai abortito, e non ho mai mangiato i montoni del tuo gregge. Se un animale veniva sbranato da una bestia feroce, non te lo portavo indietro come prova, ma te lo risarcivo personalmente. Se un animale veniva rubato di giorno o di notte, tu pretendevi un risarcimento da me. Di giorno mi consumava il caldo e di notte il freddo, e il sonno fuggiva dai miei occhi. Sono stato 20 anni nella tua casa. Ti ho servito 14 anni per le tue due figlie e 6 anni per il tuo gregge, e hai cambiato il mio salario dieci volte. Se l’Iddio di mio padre, l’Iddio di Abraamo e colui che Isacco teme, non fosse stato dalla mia parte, mi avresti mandato via a mani vuote. Ma Dio ha visto la mia sofferenza e le mie fatiche, e così la notte scorsa ti ha avvisato’. Quindi Labano rispose a Giacobbe: ‘Queste figlie sono mie, questi figli sono miei, questo gregge è mio, e tutto quello che vedi è mio e delle mie figlie. Oggi non posso fare nulla contro di loro e contro i figli che hanno partorito. Ora vieni, stringiamo un patto, tu e io. Servirà da testimone fra noi’. Pertanto Giacobbe prese una pietra e la mise in piedi, come fosse una colonna. Poi disse ai suoi fratelli: ‘Raccogliete delle pietre’. Loro le presero e ne fecero un mucchio. Dopodiché vi mangiarono sopra. Labano lo chiamò Iegar-Saaduta e Giacobbe lo chiamò Galeed. Labano disse: ‘Oggi questo mucchio di pietre è testimone fra me e te’. Perciò fu chiamato Galeed e la Torre di Guardia; Labano infatti disse: ‘Geova vigili fra me e te quando non ci potremo vedere. Se maltratti le mie figlie o prendi altre mogli oltre a loro, ricorda che, anche se non c’è nessuno con noi, Dio è testimone fra me e te’. Inoltre Labano disse a Giacobbe: ‘Ecco il mucchio di pietre e la colonna che ho eretto fra me e te. Questo mucchio di pietre e questa colonna fungeranno da testimoni: io non li oltrepasserò mai per fare del male a te, e tu non li oltrepasserai mai per fare del male a me. L’Iddio di Abraamo e l’Iddio di Nahor, l’Iddio del loro padre, giudichi fra noi’. E Giacobbe giurò su colui che suo padre Isacco temeva. Poi Giacobbe offrì un sacrificio sul monte e invitò i suoi fratelli a mangiare del pane. Così mangiarono e passarono la notte sul monte. La mattina seguente Labano si alzò di buon’ora, baciò i suoi nipoti e le sue figlie e li benedisse. Quindi partì e tornò a casa”. Giacobbe ha servito Labano con lealtà per ben 20 anni, nonostante Labano l’abbia frodato e sfruttato. Labano non lo ammette, anzi con disonestà afferma che è lui il legittimo proprietario di tutto quello che Giacobbe ha. A questo punto suggerisce di stringere un patto per garantire la pace, per garantire che nessuna delle 2 famiglie farà del male all’altra. A spingere Labano non è l’amore per la pace. Forse vuole assicurarsi che, una volta che lui sarà morto, Giacobbe non torni con le statuette delle sue divinità domestiche per reclamare l’eredità e toglierla ai suoi figli. Qualunque sia il motivo, Giacobbe acconsente. Il pericolo è scampato, l’atmosfera si distende. Un semplice monumento di pietre viene eretto per ricordare l’accordo. Nonostante anni e anni di soprusi, Giacobbe è disposto a fare la pace. Non prova alcun risentimento, né cerca vendetta. Quella situazione è finalmente risolta. Ma subito ecco che se ne presenta un’altra. Giacobbe manda messaggeri da suo fratello Esaù. Questi lo informano che Giacobbe è sulla via del ritorno e che vuole assicurarsi la sua approvazione. Quando rientrano, portano la notizia che Esaù gli sta venendo incontro e ha con sé 400 uomini. Oh mamma! Possibile che sia ancora arrabbiato? È più che normale che Giacobbe sia preoccupato. Non vuole arrivare allo scontro con suo fratello. Vediamo come gestisce la situazione. Per piacere, aprite la Bibbia in Genesi 32:13. “Giacobbe trascorse lì quella notte. Poi prese alcuni dei suoi beni da donare a suo fratello Esaù: 200 capre, 20 capri, 200 pecore, 20 montoni, 30 cammelle che allattavano, insieme ai loro piccoli, 40 vacche, 10 tori, 20 asine e 10 asini adulti. Affidò ai suoi servitori un branco alla volta e disse loro: ‘Attraversate il torrente, e lasciate una certa distanza tra un branco e il successivo’. Inoltre comandò al primo: ‘Se mio fratello Esaù ti incontra e ti chiede: “Chi è il tuo padrone? Dove vai? Di chi sono gli animali davanti a te?”, devi rispondere: “Sono del tuo servitore Giacobbe. Questo è un regalo per il mio signore Esaù, ed ecco, Giacobbe stesso è dietro di noi”’. E anche al secondo, al terzo e a tutti quelli che seguivano i branchi comandò: ‘Dovete parlare in questo modo a Esaù quando lo incontrerete. Inoltre dovete dirgli: “Il tuo servitore Giacobbe è dietro di noi”’. Infatti Giacobbe diceva fra sé: ‘Se me lo ingrazierò facendomi precedere da un regalo, forse quando mi vedrà mi accoglierà bene’”. Giacobbe vuole avere rapporti pacifici con suo fratello. Per questo motivo gli fa un dono molto generoso, gli manda centinaia di animali. Giacobbe era forse un debole, troppo codardo per tenere testa a suo fratello? No di certo! Infatti, poco prima di incontrarsi con Esaù, Giacobbe lotta con un angelo fino all’alba per ricevere un’ulteriore garanzia della benedizione di Geova. Vediamo insieme cosa accade quando i 2 fratelli si incontrano. Andiamo in Genesi 33:1. “Quando Giacobbe alzò gli occhi, vide arrivare Esaù e i 400 uomini con lui. Perciò divise i bambini tra Lea, Rachele e le due serve. Mise davanti le serve e i loro figli, dopo di loro Lea e i suoi figli, e dietro Rachele e Giuseppe. Poi lui andò davanti a tutti e, mentre si avvicinava a suo fratello, si inchinò sette volte. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbracciò e lo baciò, ed entrambi scoppiarono a piangere. Quando alzò lo sguardo e vide le donne e i bambini, Esaù chiese: ‘Chi sono questi con te?’ Giacobbe rispose: ‘I figli con cui Dio ha benedetto il tuo servitore’. Allora le serve e i loro figli si fecero avanti e si inchinarono. Anche Lea e i suoi figli si avvicinarono e si inchinarono. Poi si fecero avanti Giuseppe e Rachele e si inchinarono. Esaù chiese: ‘Perché hai mandato tutta la carovana che ho incontrato?’ Lui rispose: ‘Per conquistare il favore del mio signore’. Allora Esaù disse: ‘Ho già moltissimo, fratello mio. Tieni pure quello che è tuo’. Ma Giacobbe disse: ‘No, ti prego. Se ho la tua approvazione, devi accettare il mio regalo, perché l’ho portato per poterti rivedere. E vedere la tua faccia è stato come vedere la faccia di Dio, dato che mi hai accolto bene. Ti prego, prendi il dono che ti è stato portato, perché Dio mi ha benedetto e non mi manca niente’. E continuò a insistere, tanto che alla fine lui accettò”. Non ci si poteva augurare finale migliore! Nessuno scontro violento, solo una gioiosa riconciliazione. I 2 fratelli si abbracciano e scoppiano a piangere. Ancora una volta, è Giacobbe a promuovere la pace. Cos’ha fatto di concreto? Ha pregato e poi ha agito in armonia con le sue preghiere. Ha inviato dei doni, ha trattato suo fratello con onore e rispetto, chiamandolo signore e inchinandosi 7 volte. Cosa impariamo? Questo racconto non ci dimostra forse fino a che punto dovremmo spingerci per preservare la pace con i nostri fratelli e le nostre sorelle? Giacobbe ci insegna davvero tanto su cosa significa cercare la pace. Quando era minacciato da suo fratello, preferì andarsene di casa. Quando Labano lo ingannò riguardo a Rachele e Lea, fu risposto a cedere. Quando sempre Labano lo inseguì e lo accusò, acconsentì a stringere un patto con lui. E quando dovette andare incontro a Esaù, gli mandò dei regali. Tenete presente che in nessuna di queste situazioni era Giacobbe quello che si sarebbe dovuto scusare. Eppure, durante tutta la sua vita, Giacobbe amò la pace. Ripose la sua fiducia in Geova, e Geova lo benedisse. Geova non si dimenticò di Giacobbe, né di tutti gli sforzi che fece per mantenere la pace con gli altri. Se facciamo la stessa cosa, se quindi anche noi cerchiamo la pace di fronte alle ingiustizie, di fronte alla persecuzione, nelle piccole questioni così come nelle grandi questioni, Geova non si dimenticherà nemmeno di noi. Ci ricompenserà più di quanto pensiamo, se amiamo la pace proprio come Giacobbe amò la pace.

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