“Geova solleva i mansueti” (Sal. 147:6)

“Geova solleva i mansueti” (Sal. 147:6)

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William Turner

Il versetto di oggi ricorda l’importanza di essere mansueti. Un articolo della Torre di Guardia diceva che la mansuetudine è in realtà “una qualità difficile da acquistare”. Difficile, ma di certo non impossibile. Lo sappiamo perché nella Bibbia ci sono tantissimi versetti che affermano che essere mansueti è essenziale per la salvezza. Per esempio, Salmo 37:11: “I mansueti erediteranno la terra”. Salmo 76:9 dice che: “[Dio salverà] tutti i mansueti della terra”. Salmo 149:4: “Geova [...] adorna di salvezza i mansueti”. E poi nel commento di oggi troviamo Sofonia 2:3. Prendete la vostra Bibbia, leggiamo insieme questo versetto. Qui dice: “Cercate Geova, voi tutti umili della terra, che osservate i suoi giusti decreti. Cercate la giustizia, cercate l’umiltà. Probabilmente sarete nascosti nel giorno dell’ira di Geova”. In tutti questi versetti c’è un legame tra l’essere mansueti, o umili, e l’essere salvati. Allora prendiamoci un momento per esaminare questa importante qualità e vedere come possiamo svilupparla. Il libro Perspicacia definisce la mansuetudine “temperamento mite, privo di orgoglio o vanità”. Dice che è “l’inclinazione mentale che permette di sopportare i torti con pazienza e senza irritazione, risentimento o desiderio di vendetta”. E come abbiamo sentito nei commenti, Mosè ci dà un ottimo esempio di come mostrare questa qualità. Prendiamo di nuovo la Bibbia, in Numeri capitolo 12. Leggeremo un episodio in particolare che descrive bene che tipo di persona era Mosè. Leggiamo dal versetto 1: “Ora Miriam e Aronne parlavano contro Mosè a motivo della moglie cuscita che aveva sposato, perché aveva preso una moglie cuscita. Dicevano: ‘Geova ha parlato forse solo tramite Mosè? Non ha parlato anche tramite noi?’ E Geova ascoltava. Ora Mosè era di gran lunga il più mansueto di tutti gli uomini sulla faccia della terra”. Vediamo ora alcuni dettagli interessanti che ci aiutano a capire perché Mosè era definito “il più mansueto di tutti gli uomini sulla faccia della terra”. Se notate, al versetto 1 la sorella e il fratello maggiore di Mosè, cioè Miriam e Aronne, “parlavano contro Mosè”. Questo parlare contro di lui significa che probabilmente diffondevano le loro lamentele per tutto l’accampamento. Miriam aveva una certa influenza sugli israeliti. Era una profetessa. E quando Geova sconfisse gli egiziani al Mar Rosso, le donne la seguirono nel ballo e nel canto. Ma adesso che la moglie di Mosè, Zippora, li avrebbe raggiunti nel deserto, potrebbe essere che Miriam abbia temuto di perdere il posto come donna più in vista? Forse pensava di perdere importanza rispetto alla moglie di Mosè, che tra l’altro non era neanche israelita. Ma anche se Zippora non era israelita, dimostrò di essere disposta ad adeguarsi alle leggi di Dio, come si legge in Esodo capitolo 4. Quindi alla base delle lamentele e dei mormorii di Miriam non c’era il desiderio di difendere la pura adorazione o il popolo di Dio. A quanto pare, alla base c’era la gelosia. Voleva un’autorità e un riconoscimento che non le spettavano. Così, lei e suo fratello Aronne, usarono Zippora come scusa per mormorare contro Mosè. Tornando al racconto che abbiamo letto in Numeri, da cosa si capisce che Mosè era un uomo mansueto? Beh, nonostante l’astio e le lamentele da parte di Miriam e Aronne, Mosè mantenne la calma e sopportò con pazienza. E se leggiamo al versetto 2, Mosè non ebbe bisogno di difendersi, perché Geova stava ascoltando, e intervenne. Se guardiamo i versetti da 6 a 8, Geova qui rimprovera Miriam e Aronne. E Miriam, che evidentemente aveva fomentato le lamentele, viene colpita dalla lebbra. A quel punto, se guardiamo i versetti 11 e 12, e questo è interessante, Aronne chiede a Mosè di intercedere a suo favore. Proviamo a immaginare come avremmo reagito noi al posto di Mosè. Non aveva forse tutte le ragioni per essere arrabbiato? Suo fratello e sua sorella avevano mancato di rispetto a Geova, avevano mancato di rispetto a lui come rappresentante di Dio e ora se la stavano prendendo con sua moglie, anche se, come abbiamo visto, non c’erano ragioni per farlo. Immaginiamo la scena. Mosè avrebbe potuto dire a sua sorella: “Miriam, te la sei cercata. Quello che ti sta succedendo è esattamente quello che ti meriti. È colpa tua”. Anche se una reazione del genere sarebbe stata comprensibile, notate al versetto 13 cosa fece quando gli venne chiesto di intercedere; iniziò a invocare Geova: “O Dio, ti prego, sanala! Ti prego!” Che persona mite e mansueta fu Mosè! Davvero un bell’esempio per noi. Allora vediamo come possiamo seguirlo. Pensiamoci bene, quando potrebbe essere la prossima volta in cui avremo bisogno di mostrare mitezza? Magari già oggi quando scopriremo che il nostro lavoro subisce un ritardo per colpa di qualcun altro. Oppure all’adunanza quando qualcuno ci darà un consiglio su una parte che abbiamo fatto. O magari scopriremo che non avremo più un certo incarico di servizio o che non ci verrà dato. Dato che siamo imperfetti, ci potrebbero essere tantissime situazioni in cui potrebbe essere necessario ricordarci l’esempio di Mosè e imitare la sua mitezza. Torniamo un attimo al capitolo 2 di Sofonia al versetto 3. Qui ci viene detto di ‘cercare l’umiltà’, o la mansuetudine, come dice la nota. Questo significa che nessuno di noi nasce con questa qualità. Quindi dobbiamo cercarla pregando, chiedendo a Geova di aiutarci a controllare le nostre emozioni, a rappresentare degnamente il suo nome, anche quando le circostanze diventano difficili. Forse nel ministero ci è capitato di essere presi in giro, oppure abbiamo incontrato qualcuno che ha iniziato a dire un sacco di falsità riguardo ai Testimoni di Geova. Non crediamo in Gesù, dividiamo le famiglie, non ci impegniamo nel sociale. Sentire cose del genere potrebbe darci fastidio. Anzi, potremmo persino irritarci al punto di sentire il bisogno di controbattere, di difenderci, di avere l’ultima parola, in modo che la persona possa cambiare idea su quello in cui crediamo. E invece quello è proprio il momento giusto per essere mansueti, per chiedere a Geova di avere autocontrollo. Oppure ci è capitato qualcosa a livello personale, forse abbiamo subìto un’ingiustizia. Forse c’è stato un malinteso con qualcuno qui alla Betel, con un fratello o una sorella in congregazione. Di qualunque problema si tratti, magari abbiamo validi motivi per lamentarci. Ma non pensate che, se non stiamo attenti, se non cerchiamo l’umiltà, se non cerchiamo di risolvere il problema con un atteggiamento mite, mansueto, potremmo facilmente cominciare a lamentarci con altri, diventare critici e diffondere malcontento? Sappiamo cosa ne penserebbe Geova e di sicuro non vorremmo mai fare qualcosa che lo deluda. Mosè era mansueto, “il più mansueto di tutti gli uomini”, eppure persino lui in un’occasione perse il controllo, non riuscì ad essere mite, e ne subì le conseguenze. Quindi, se vogliamo continuare a stare vicini a Geova, ad avere la sua approvazione, dobbiamo eliminare qualsiasi traccia di orgoglio, di gelosia, di ambizione o spirito vendicativo che potremmo trovare dentro di noi. Geova ama le persone che sono mansuete. Saranno le persone umili, quelle mansuete ad essere salvate. Quindi vogliamo continuare a sviluppare questa qualità, chiedendo aiuto a Geova in preghiera per avere l’atteggiamento umile e mite che ci permetterà di essere tra i mansueti che erediteranno la terra.

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