Fedeli nonostante la persecuzione

Fedeli nonostante la persecuzione

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In Giovanni 15:20 Gesù disse: “Uno schiavo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. Che cosa faremo quando saremo perseguitati? Dove troveremo la forza per non arrenderci? Nella Bibbia abbiamo esempi di fedeli servitori del passato. Questo dimostra che i servitori di Geova sono in grado di perseverare. Ma abbiamo anche esempi più recenti di testimoni di Geova che sono rimasti fedeli. Il seguente video unisce parti tratte da 2 video realizzati in precedenza dall’organizzazione. Contiene 2 esempi davvero straordinari. Quello dei nostri fratelli in Germania durante la Seconda guerra mondiale e quello dei nostri fratelli nell’ex Unione Sovietica negli anni successivi alla guerra. Inoltre, ci mostra i metodi che quelli che si oppongono alla verità hanno sempre usato contro i servitori di Geova, senza però ottenere i risultati sperati. Fermarsi a riflettere sull’esempio che ci hanno lasciato questi fratelli e queste sorelle ci preparerà per quello che ci aspetta in futuro, ci infonderà molto coraggio e rafforzerà la nostra fede. 

Il 30 gennaio 1933 sale al potere Adolf Hitler. Hitler diede ai tedeschi lavoro. Riaccese la loro fede nella madrepatria. Fu acclamato come salvatore. Ma i Testimoni non potevano dare a un uomo ciò che ritenevano appartenesse a Dio. Così un semplice saluto, “Heil Hitler”, divenne motivo di scontro. I Testimoni di Geova si rifiutavano di dire “Heil Hitler” perché significa “la salvezza viene da Hitler”. Un Testimone che lavorava in un’acciaieria ebbe questo problema sul lavoro. Su 2.000 operai ero l’unico che non alzava la mano e non faceva il saluto nazista. Il problema si ripeteva tutti i giorni, perché avrei dovuto fare il saluto nazista e invece dicevo semplicemente “buongiorno”. Anche i bambini dei Testimoni furono trascinati nella battaglia. Paul Gerhard Kusserow, di 6 anni, fu oggetto delle pressioni di compagni e insegnanti. Appena entravo a scuola, il preside e gli alunni mi venivano incontro cercando di costringermi a dire “Heil Hitler”. Più di 800 figli di Testimoni furono tolti ai genitori dalla Gestapo. In un land, o stato, tedesco dopo l’altro, la polizia vieta le adunanze dei Testimoni e la loro predicazione di porta in porta. All’inizio si trattava di insulti, a volte di percosse, ma ben presto si arrivò ai primi arresti. A partire dal 1937, ai Testimoni fu dato come contrassegno un triangolo viola. Nei campi i Testimoni di Geova erano l’unico gruppo religioso che costituiva una categoria a sé. I Testimoni di Geova erano sottoposti dalle SS a un trattamento particolarmente brutale. L’obiettivo era quello di annientare questo gruppo religioso; in Germania non dovevano più esserci Testimoni. I nazisti, ossessionati dall’idea di infrangere l’integrità dei Testimoni, intensificarono la guerra psicologica facendo loro una proposta allettante. Ogni Testimone avrebbe potuto riavere la libertà a una condizione: che firmasse una dichiarazione di abiura. Ai Testimoni detenuti venivano ripetutamente presentati un foglio e una penna. Pochissimi firmarono. Quando stavo per essere scarcerata, mi fu dato un foglio da firmare. Dovevo dichiarare che rinunciavo alla mia fede e che riconoscevo il governo tedesco come autorità suprema, che mi sottomettevo al governo di Hitler e che consideravo la Bibbia come falsa dottrina. Dissi: “Non se ne parla nemmeno!” L’unità tra le sorelle e tra i fratelli: era questo a darci tanta forza. Eravamo decisi a perseverare in qualunque circostanza. Non pregavamo mai di essere liberati. Pregavamo per avere la forza di perseverare e tutto il resto era secondario. Ciò che ci premeva di più era sostenere il nome di Geova. 

Il 19 febbraio 1951 il capo dei servizi di sicurezza, Abakumov, presentò a Stalin un piano segreto. Tutti i Testimoni di Geova — inclusi i neonati e le donne incinte — sarebbero stati esiliati. Al piano fu dato il nome in codice “Operazione Nord”. Stalin lo approvò. Fatto interessante, ai Testimoni venne data l’opportunità di evitare la deportazione. L’incaricato della deportazione della nostra famiglia era un uomo di buon cuore. Per un bel po’ cercò di convincere mio padre a firmare un foglio con cui rinunciava a far parte dell’organizzazione dei Testimoni di Geova. Pochi Testimoni accettarono la proposta. Una volta in Siberia, i Testimoni furono fatti scendere presso piccoli villaggi lungo la linea ferroviaria. La maggioranza dei Testimoni furono costretti a fare i taglialegna in cambio di un magro salario. Ci venivano in mente gli israeliti in Egitto, dove erano costretti a lavorare. Chiedevamo a Dio in preghiera: “Rafforza la nostra fede affinché questo lavoro, che è al di là delle nostre forze, non ci faccia vacillare”. La morte di Stalin nel 1953 fece sperare in un po’ di sollievo. Ma il sollievo era ancora molto lontano. Il nuovo regime continuò sulla stessa strada. Ci arrestarono e ci condannarono. La maggioranza dei Testimoni arrestati venne mandata nei campi di lavoro. In tribunale non potevano contare su un processo imparziale. I verdetti di colpevolezza erano già stati emessi. Sotto l’amministrazione kruscioviana furono istituiti speciali campi di “rieducazione” per indurre i detenuti a rinunciare alle loro convinzioni. Durante quel periodo, in tutta l’Unione Sovietica vennero proiettati film propagandistici miranti a screditare i Testimoni di Geova. Chiunque abbia studiato le persecuzioni passate, avrà visto che in un modo o nell’altro la persecuzione si basa sempre su una menzogna. La vittima viene calunniata. Oltre a usare la propaganda, per molti anni il KGB reclutò informatori da infiltrare nelle congregazioni dei Testimoni di Geova. Per esempio, nel ’68, il dirigente distrettuale del KGB offrì un incarico a Nikolaj Byčkov. Mi chiese di spiare i testimoni di Geova. Un opuscolo dei Testimoni che metteva a confronto la teoria dell’evoluzione con la Bibbia fece cambiare opinione all’informatore del KGB. Nessuno era in grado di rispondere alla domanda: “Come è comparsa la vita?” Nella Bibbia trovai la risposta a quelle inquietanti domande. A Chabarovsk, nell’’84, Nikolaj Byčkov, già Testimone battezzato, e vari suoi compagni di fede furono accusati di attività antisovietiche. Ma l’attacco a oltranza alla fede dei Testimoni si ritorse contro i persecutori. In Germania e sotto il regime sovietico pensavano di poter eliminare un’idea ricorrendo alla violenza estrema. Ma si è visto che se un’idea è forte, rende forte chi la professa. Così il risultato fu proprio l’opposto di quello voluto. Nel marzo 1991, i Testimoni di Geova in Russia ottennero il riconoscimento giuridico. Secondo me si prova paura solo se non si sono mai affrontate delle difficoltà. Chi le ha già affrontate, invece, conosce la forza straordinaria che si prova. Se confidiamo in Geova, se chiediamo la sua guida, se chiediamo il suo aiuto, lo riceviamo sempre. 

Oltre a terribili maltrattamenti fisici, i servitori di Dio furono oggetto di calunnie, spudorate menzogne e falsa propaganda, addirittura sotto forma di film costruiti ad arte. Gli oppositori cercarono di infiltrare informatori tra i nostri fratelli. Ma come abbiamo visto nel caso di Nikolaj Byčkov, questi perfidi stratagemmi non funzionano mai quando vengono usati per opporsi alla verità della Parola di Dio. Il professor Nikolaj Gordienko ha osservato: “Se un’idea è forte, rende forte chi la professa”. Ci può essere un’idea più forte della fede nel nostro Padre, Geova, nel suo Re, Gesù Cristo e nel suo Regno che molto presto distruggerà tutti i suoi nemici? E quindi può esistere un gruppo di persone più forte dei servitori di Geova? I nostri fratelli in Russia e in altre zone del mondo stanno affrontando una nuova ondata di persecuzione. Anche noi in futuro potremmo dover affrontare la persecuzione, proprio come l’affrontò il nostro Signore Gesù. Quindi siamo determinati a rimanere fedeli, nonostante quello che cerca di fare chi si oppone alla verità.

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