Famiglia Parrocchiale novembre 2022

Famiglia Parrocchiale novembre 2022

Segreteria Parrocchia Botricello

Introduzione

Il culto ai santi


Sommario


1.Che cos'è la santità

La forza della testimonianza dei santi sta nel vivere le Beatitudini e la regola di comportamento del giudizio finale. Sono poche parole, semplici, ma pratiche e valide per tutti, perché il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato, e se è anche oggetto di riflessione, ciò ha valore solo quando ci aiuta a vivere il Vangelo nella vita quotidiana
 (GE 109).

La santità non è riservata a persone speciali. Per essere santi non bisogna compiere imprese strabilianti; non è necessario possedere un'intelligenza fuori del comune, non è obbligatorio essere acculturati o essere campioni in qualche attività:per raggiungere la santità serve semplicemente testimoniare nella propria vita la fedeltà alla Parola di Dio. Tutti possiamo farlo, per questo, tutti siamo chiamati a diventare santi.

Il santo può essere un genitore, un padre di famiglia, un ragazzo, un lavoratore, un malato, un sacerdote, una consacrata, il più povero, l'ultimo nella scala sociale: non ha importanza il ruolo, il ceto, la bellezza fisica, il primeggiare in qualcosa.Tutto questo non serve: le nostre forze devono essere impiegate in direzioni più semplici, indicate dallo Spirito Santo fin da quando riceviamo il Sacramento del Battesimo, che ci rende figli di Dio.

Tutti, infatti, con il Battesimo abbiamo ricevuto doni, che ci consentono di metterci pienamente e quotidianamente alla sequela di Dio e divenire santi con le capacità che lui ci ha dato.

«I seguaci di Cristo, chiamati da Dio e giustificati in Cristo Gesù non secondo le loro opere, ma secondo il disegno e la grazia di Lui, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina e, perciò, realmente santi. Essi quindi devono, con l'aiuto di Dio, mantenere e perfezionare, vivendola, la santità che hanno ricevuto» (LG 40).

Per questo si parla di "santità della porta accanto", perchè la santità non abita solo nei conventi, negli eremi; la santità può nascere e crescere in ogni luogo ed in ogni cuore.

La santità è, infatti, vivere quotidianamente alla luce del Vangelo:la santità si conquista con l'aiuto della grazia di Dio.

“Cristo è la nostra bocca, con la quale parliamo al Padre; il nostro occhio, con il quale vediamo il Padre; la nostra mano destra con la quale ci offriamo al Padre.
Senza questa mediazione non c’è nessuna possibilità di avvicinarsi a Dio, né a noi, né a nessun santo”.
(Sant'Ambrogio)


Questo tutti possiamo farlo, perchè dentro di noi c'è la scintilla divina, che, se riconosciuta e fatta crescere, ci consente di ascoltare, meditare, discernere fra tante voci quella di Cristo, che invita ad Amare e lasciarsi Amare.


1a.Chi sono i Santi

Se "essere santo significa assomigliare a Gesù Cristo in tutto: pensieri, sentimenti, parole e azioni, se l’essenza della santità è la carità, che modella tutte le virtù: umiltà, giustizia, laboriosità, castità, obbedienza, allegria... (Opus Dei)"comprendiamo che i santi sono coloro che hanno realizzato tutto questo nella loro esistenza.

Molti sono i documenti che trattano della santità; consideriamo quelli che, secondo noi, rispecchiano con chiarezza il pensiero della Chiesa sul culto dei Santi:
Lumen Gentium(Capitolo V)
Catechismo della Chiesa Cattolica
Direttorio su Pietà Popolare e Liturgia della Congregazione per il Culto divino e la Liturgia


2.Costituzione Lumen Gentium

Nella Costituzione Lumen Gentium si parla di "Santità Universale": la Chiesa è Santa perchè è Cristo; capo del Corpo della Chiesa è Santo; il Suo insegnamento è chiaro: "«Siate dunque perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48).

L'invito alla santità riguarda tutto il popolo di Dio, che ha ricevuto dallo Spirito Santo la capacità di esserlo. I santi riconosciuti dalla Chiesa occupano pertanto un ruolo specifico: quello di intercessori presso Dio.

2a. L’intercessione dei santi

«A causa infatti della loro più intima unione con Cristo i beati rinsaldano tutta la Chiesa nella santità. . . non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico Mediatore tra Dio e gli uomini. . . La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine»: [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 49]

IL testo è chiaro: i santi sono persone come noi, che hanno vissuto in Cristo e con Cristo amandolo e mettendosi alla Sua sequela; dopo morti hanno ottenuto di stare vicino a Lui, al quale possono presentare e caldeggiare le nostre preghiere.

La preghiera deve essere rivolta al Mediatore Gesù Cristo

Non possono, però, operare miracoli, nè essere mediatori tra gli uomini e Dio.
L'unico mediatore è Gesù Cristo, che ascolta le loro preghiere e le presenta a Dio Padre.
Le preghiere rivolte ai Santi, per ottenere la loro intercessione o protezione, devono essere cristologiche.

La Chiesa in ogni tempo ha riconosciuto l'importanza dei santi nella vita della Chiesa.
"Essi partecipano alla tradizione vivente della preghiera, mediante l’esempio della loro vita, la trasmissione dei loro scritti e la loro preghiera; contemplano Dio, Lo lodano e non cessano di prendersi cura di coloro che hanno lasciato sulla terra.
La loro intercessione è il più alto servizio, che rendono al Disegno di Dio.
Possiamo pregarli d’intercedere per noi e per il mondo intero, senza però commettere l'errore di chiedere al santo la grazia; a lui si chiede di presentare la nostra preghiera a Cristo: questo è il vero signficato dell'intercessione.
Il Santo si venera, cioè si rispetta perchè ha saputo spendere la sua vita per Cristo.

«Nella loro vita ci offrirono un esempio, nella intercessione un aiuto, nella comunione di grazia un vincolo di amore fraterno.... per condividere al di là della morte la stessa corona di gloria». (Messale Romanoprefazio I dei santi).

Anche al Santo più popolare si chiede di intercedere presso Cristo, per ottenere la grazia e non di farla.

Il Santo presenta le nostre preghiere a Gesù


3.Catechismo della Chiesa Cattolica

3a. La comunione con i santi

« Non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo d'esempio, ma più ancora perché l'unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall'esercizio della fraterna carità. Poiché come la cristiana comunione tra coloro che sono in cammino ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla fonte e dal capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso popolo di Dio »


« Noi adoriamo Cristo quale Figlio di Dio, mentre ai martiri siamo giustamente devoti in quanto discepoli e imitatori del Signore e per la loro suprema fedeltà verso il loro Re e Maestro; e sia dato anche a noi di farci loro compagni e condiscepoli ». 518



4.Gaudete et exultate

Poniamo all'attenzione i punti principali dell'Esortazione di Papa Francesco, che chiarisce chi sono e possono essere i santi.
La «classe media della santità»

L’esortazione Gaudete et exultate, vuole essere la «chiamata alla santità nel mondo contemporaneo» non è perciò riservata a pochi ma è una via per tutti. Non è un trattato sulla santità, ma una sua descrizione.

La definizione di classe media della santità, non vuole fare distinzioni tra santi di classe A e santi di classe B, nè distinguere tra santi famosi e santi meno conosciuti, tra santi che meritano più clamore, per avere compiuto opere "stupefacenti e altri le cui opere non sono state poste all'attenzione dei fedeli.

Il Papa vuole solo dire che la santità è per tutti e non solo per alcuni privilegiati.



"Mi piace vedere la santità nel popolo di Dio paziente: nei genitori che crescono con tanto amore i loro figli, negli uomini e nelle donne che lavorano per portare il pane a casa, nei malati, nelle religiose anziane che continuano a sorridere. In questa costanza per andare avanti giorno dopo giorno vedo la santità della Chiesa militante. Questa è tante volte la santità “della porta accanto”, di quelli che vivono vicino a noi e sono un riflesso della presenza di Dio, o, per usare un’altra espressione, “la classe media della santità”.

Tutti santi

4a. La santità del popolo

Tutti siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova…. 
Lascia che la grazia del tuo Battesimo fruttifichi in un cammino di santità….
 
Lasciamoci stimolare dai segni di santità che il Signore ci presenta attraverso i più umili membri di quel popolo che «partecipa pure dell’ufficio profetico di Cristo col diffondere dovunque la viva testimonianza di Lui, soprattutto per mezzo di una vita di fede e di carità»” .


4b. La Missione

“Ogni santo è una missione; è un progetto del Padre per riflettere e incarnare, in un momento determinato della storia, un aspetto del Vangelo. Tale missione trova pienezza di senso in Cristo e si può comprendere solo a partire da Lui. In fondo, la santità è vivere in unione con Lui i misteri della sua vita. Consiste nell’unirsi alla morte e risurrezione del Signore in modo unico e personale, nel morire e risorgere continuamente con Lui."


5.Direttorio su Pietà popolare e Liturgia

Capitolo VI

La Chiesa ha sempre proclamato la "Comunione dei santi", per cui quelli che già sono vicini a Cristo in cielo e quelli che sono sulla terra, fanno parte dell'unico Corpo che è Cristo.

  • Questa Comunione si realizza nel momento in cui si celebra l'Eucaristia.
    I santi, che hanno lasciato questo mondo e che sono i veri viventi, sono riconosciuti:
    - testimoni storici della vocazione universale alla santità
    - discepoli insigni del Signore e quindi modelli di vita evangelica
    - cittadini della Gerusalemme celeste 
    - intercessori ed amici dei fedeli ancora pellegrini sulla terra
    - patroni di Chiese locali, di cui spesso furono fondatori
    - apostoli della loro conversione alla fede cristiana 
  • In virtù di questo riconoscimento possono pregare ed intercedere presso Gesù Cristo, il Santo per eccellenza, unico e vero mediatore, che presenta le preghiere a Dio.
  • Per cui, quando si prega un santo e si invoca la sua protezione, la preghiera deve essere cristocentrica, cioè deve porre Cristo al centro e la richiesta al santo deve esplicitare che si chiede la sua ntercessione, perchè presenti la richiesta a Cristo.

L'esempio ce lo offrono proprio Maria e i santi, che si rivolgevano a Gesù perchè pregasse per loro presso il Padre.
La Madonna a Cana dice ai servi :"Fate quello che vi dirà": non opera il miracolo della trasformazione dell'acqua in vino.
Famosa è la preghiera preferita da Padre Pio, ad esempio.


"Occorre infine ribadire che scopo ultimo della venerazione dei Santi è la gloria di Dio, la santificazione dell’uomo attraverso una vita pienamente conforme alla volontà divina e l’imitazione delle virtù di coloro, che furono eminenti discepoli del Signore."

Il Direttorio della Pietà popolare e della Liturgia stabilisce alcune regole da rispettare nel culto dei santi.

5a. La celebrazione dei Santi

  • 227. La celebrazione di una festa in onore di un Santo – quanto si riferisce ai Santi si applica, servatis servandis, anche ai Beati - è senza dubbio un’espressione eminente del culto che la comunità ecclesiale gli rende.
  • Nella Chiesa di Roma e in altre Chiese locali, la celebrazione della memoria dei martiri nell’anniversario del giorno della loro passione, cioè della loro massima assimilazione a Cristo e della loro nascita al cielo, condusse progressivamente alla formazione di calendari locali, dove venivano registrati il luogo e la data della morte dei singoli Santi o di gruppi di essi.
  • Attualmente il Calendario Romano Generale registra solo, secondo la norma data dal Concilio Vaticano II, le memorie dei «Santi di importanza veramente universale», lasciando ai calendari particolari, che siano nazionali, regionali, diocesani, delle famiglie religiose, la segnalazione delle memorie degli altri Santi, assicurandosi della loro storicità.
  • È conveniente ricordare qui la ragione della riduzione del numero delle celebrazioni dei Santi e tenerla nel debito conto nella prassi pastorale: essa è stata operata perché «le feste dei Santi non abbiano a prevalere sulle feste che commemorano i misteri della salvezza».
    Nel corso dei secoli, infatti, «la moltiplicazione delle feste, delle vigilie e delle ottave, e anche la complicazione progressiva delle diverse parti dell’anno liturgico» avevano «spesso portato i fedeli a devozioni particolari, così da dare l’impressione di scostarsi alquanto dai misteri fondamentali della redenzione divina".
  • Tutte le liturgie dell'Anno Liturgico hanno la precedenza sulle celebrazioni dei santi

5b. Il giorno della festa

  • La festa va preparata con cura e deve essere presentata come "glorificazione a Dio" attraverso la vita del santo festeggiato;pertanto richiede:
  • una corretta presentazione del santo, evitando di insistere sulle capacità taumaturgiche, miracoli;
  • parlare del "valore della sua personalità cristiana, sulla grandezza della sua santità -l’efficacia della testimonianza evangelica, sul carisma personale con cui arricchì la vita della Chiesa";
  • sottolineare la gioia della festa come affermazione del valore della vita e della creazione, libertà da alcune convenzioni come il guadagno (quando è festa non si lavora), esaltazione della gratuità;
  • anche la Festa patronale deve essere esaltata nel suo contenuto religioso e svuotata dall' aspetto folcloristico, che di solito supera quello "dell'onore da rendere a Cristo tramite il patrono";
  • nel momento della Celebrazione Eucaristica i santi sono menzionati ed onorati: i fedeli dovrebbero sentirsi uniti a loro nel momento più alto della Santa Messa.

5c. Le litanie dei Santi

Le Litanie dei Santi, confermano la fiducia della Chiesa nell’intercessione dei Santi.
Non sono da inserire nelle Litanie i nomi di personaggi, che non hanno il riconoscimento del culto.

5d. Le reliquie dei Santi

  • Il Concilio Vaticano II, riconosce la tradizione della Chiesa, che venera le reliquie dei Santi, cioè corpi, parti di esso, oggetti, vesti appartenuti ai santi, e stabilisce che esse possano essere collocate sotto l'altare per ricordare " che il sacrificio delle membra trae origine e significato dal sacrificio del Capo".
    Nel Direttorio si raccomanda di assicurarsi:
    - che le reliquie siano autentiche;
    - che i fedeli non si lascino catturare dalla smania di collezionare reliquie;
    - che non si sviluppino atteggiamenti superstiziosi;
    - che non si faccia commercio di reliquie;
    - che le reliquie non siano esposte sulla mensa dell'altare;
    - che sull’altare non vengano collocate statue né immagini di Santi.

5e. Le immagini dei Santi

  • La Chiesa consente la venerazione delle immagini sacre se:
    - sono sorrette da una concezione teologica, che previene le deviazioni;
    - sono trascrizione del messaggio evangelico;
    - se ritraggono i santi come referenti di Cristo;
    - se sono di aiuto nella preghiera;
    - se sono stimolo all'imitazione;
    - se servono come forma di catechesi;
    - se l'immagine non è venerata per se stessa ma per quello che rappresenta;
    - se non si fanno differenze tra immagini e santi;
    - se l'immagine viene scelta più che per il suo valore artistico per il suo significato.
  • La Chiesa benedice le sacre immagini, che vengono esposte al pubblico, per essere modelli di vita vissute alla sequela di Cristo.

5f. Le processioni

La Chiesa distingue tra processioni evocative e processioni votive. Quelle evocative riguardano la vita di Cristo, dalla Presentazione al Tempio fino alla Risurrezione; tra le processioni votive è posta quella del Corpus Domini.
La pietà popolare, ha dato uno spazio esagerato alle processioni votive, per onorare i Santi patroni di una città o contrada o corporazione.
Le processioni sono espressioni di fede del popolo, ma  come altri pii esercizi, possono degenerare e far prevalere le devozioni sui Sacramenti, che vengono relegati in secondo posto.

Nel tempo, infatti, si è diffuso l’errore di vivere le processioni come religione dei santi e come momento folkloristico.
Perché la processione conservi in ogni caso il suo carattere di manifestazione di fede, è necessario che i fedeli siano istruiti sulla sua natura sotto il profilo teologico, liturgico, antropologico.
In parole povere la processione deve essere un segno del popolo di Dio in cammino con Cristo e dietro a Cristo, coinvolto nello stesso clima di preghiera, unito nel canto, volto all’unica meta.


6.Iter per la santità

Per essere elevati all’onore degli altari occorrono tre cose: essere morti, aver fatto un miracolo e subire un processo.

Ecco come la Chiesa Cattolica sceglie i suoi santi. 

Pochi sanno che per la Chiesa cattolica tutti i battezzati sono santi.
Tuttavia esistono santi, per così dire, più santi degli altri. Sono quei battezzati che hanno dimostrato di essere fedeli al Signore in modo speciale, e sono di due tipi: i martiri, ovvero coloro che sono stati uccisi a causa della loro fede, e i cosiddetti confessori (sono tali per esempio i due papi che stanno per essere canonizzati). Anche i confessori, sono stati testimoni della fede, ma senza il sacrificio supremo della vita.

Per stabilire chi è santo, la Chiesa utilizza il diritto canonico, ovvero il sistema giuridico della Chiesa cattolica. Un codice che si è evoluto molto nei secoli: se una volta si poteva diventare santi semplicemente per acclamazione popolare, è almeno dal Concilio di Trento (1545) che la Chiesa ha incominciato a dotarsi di norme specifiche, per evitare confusioni e abusi (si pensi al commercio delle reliquie dei santi, fiorente nel Medioevo).


6a. La Congregazione per le cause dei santi

La congregazione (cioè il ministero) che per il Vaticano si occupa della questione è quella detta per le cause dei santi”, la cui sede è in un palazzo a pochi metri da piazza San Pietro: si chiama così perché, proprio come un tribunale, ha il compito di istruire le cause che possono portare a proclamare la santità di una persona.

Per procedere nella causa occorre prima di tutto che il candidato sia morto, poi che qualcuno proponga di aprire il processo e che il vescovo della Chiesa locale, là dove il candidato ha trascorso la vita e ha operato, accolga questa richiesta. La primissima parte del processo si svolge in effetti in ambito locale: si raccolgono documenti e testimonianze, si ricostruiscono i fatti. Se l’insieme di questi dati è ritenuto idoneo, il tutto viene trasmesso al Vaticano.

Come in tutti i processi, anche in questo caso ci sono un’accusa e una difesa.L’avvocato difensore, se vogliamo usare questo termine, è il cosiddetto postulatore, incaricato di dimostrare la santità del candidato. La “pubblica accusa”, incaricata di fare le pulci a testimonianze e documenti, è invece rappresentata dal promotore di giustizia (un tempo conosciuto come “l’avvocato del diavolo”).

In genere sono entrambi sacerdoti, il primo nominato da chi ha fatto la proposta di istruire la causa, il secondo in servizio presso la congregazione.

6b. Servo, venerabile, beato

Ma la santità è solo l’ultimo gradino di una scala che ne prevede altri tre. Il candidato, per diventare ufficialmente santo, deve essere prima riconosciuto servo di Dio, poi venerabile e poi beato. È definito servo di Dio dal momento in cui viene aperto il processo e in attesa che si verifichi un miracolo attribuibile al suo intervento.

Se, dopo questa prima fase, il processo continua, il Papa può attribuire al servo di Dio la qualifica di venerabile: succede quando al candidato viene riconosciuto di aver vissuto le tre virtù teologali (fede, speranza e carità) e le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) in modo eroico (si usa proprio questa espressione), o quando si riconosce che il candidato ha perso la vita da martire a difesa della fede.

Giovanni Paolo II fece 1.338 beati e 482 santi, molti dei quali laici. Il suo scopo? Renderli più vicini ai “comuni” fedeli.

Il grado eroico delle virtù è dato essenzialmente dalla continuità e dall’intensità con cui le virtù stesse sono state vissute. Occorre cioè dimostrare che il candidato le ha praticate a un livello molto elevato, fuori dal comune. Il che, si badi bene, non vuol dire che la persona in questione non abbia mai avuto dubbi o momenti difficili per quanto riguarda la vita di fede.

Spesso, al contrario, i santi proclamati tali dalla Chiesa hanno attraversato fasi di buio interiore (è il caso, per esempio, della Beata Madre Teresa di Calcutta). Il beato e il santo, insomma, non sono supereroi, ma cristiani che, pur in presenza di eventuali crisi e difficoltà, hanno perseverato nella ricerca di un rapporto stretto con Dio.

Perché un venerabile sia proclamato beato occorre (salvo dispensa papale) che siano passati almeno cinque anni dalla sua morte e che si sia verificato un miracolo (dal latino miraculum, cosa meravigliosa) ascrivibile all’intercessione del candidato stesso. Si parla di intercessione perché, per la Chiesa, il miracolo è sempre opera di Dio, mentre il beato o il santo hanno il compito di intercedere presso Dio perché il miracolo si compia.

Questo evento miracoloso in genere è una guarigione ritenuta scientificamente inspiegabile, giudicata tale da una commissione medica convocata dalla Congregazione per le cause dei santi e composta da specialisti sia credenti sia non credenti.

6c. Canonizzazione

Importante, ai fini del riconoscimento, è che la guarigione sia completa, definitiva e permanente. Se poi, attraverso lo stesso tipo di procedimento c’è il riconoscimento di un secondo miracolo (ma, anche in questo caso, il papa può fare un’eccezione), si arriva alla proclamazione della santità, tecnicamente detta canonizzazione perché in questo modo la persona entra a far parte del canone, cioè dell’elenco ufficiale dei santi riconosciuti dalla Chiesa e dei quali è possibile il culto.

La Congregazione per le cause dei santi, per svolgere il suo compito si avvale dell’opera di una trentina di funzionari, coadiuvati da esperti in materia di teologia, storia e medicina. Il lavoro di certo non manca, perché richieste arrivano in continuazione, da ogni parte del mondo.

Ma ci sono anche i laici, come dimostrano, per esempio, i casi del medico Giuseppe Moscati(1880-1927), proclamato santo nel 1987, e di Gianna Beretta Molla (1922 – 1962), mamma e medico, proclamata santa nel 2004.

La tendenza a riconoscere ufficialmente la santità anche nei laici è aumentata dopo il Concilio Vaticano II (1962 – 1965), ma soprattutto ha ricevuto un grande impulso nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II, il papa che nella storia della Chiesa ha battuto ogni record, proclamando 1.338 beati e 482 santi, alla media di quasi cinquanta beati e diciotto santi all’anno.

Wojtyla era convinto che occorreva riportare la santità vicino ai credenti e ribadire il concetto che tutti sono santi e che proprio per questo, con le opere, possono diventare santi canonizzati. Del resto, la proliferazione è stata possibile grazie all’estrema semplificazione, voluta proprio da Giovanni Paolo II nel 1983, del processo di beatificazione e canonizzazione.

Rispetto a quanto previsto dal diritto canonico, comunque, il papa può decidere che siano prese alcune “scorciatoie”. Papa Francesco lo ha fatto nei confronti di Giovanni XXIII, che diventa santo per la sua fama di santità, diffusa da decenni in tutto il mondo, senza che gli sia stato riconosciuto un secondo miracolo.
E una procedura straordinaria è stata seguita anche da Benedetto XVI nei confronti di Giovanni Paolo II, la cui causa di beatificazione si aprì poche settimane dopo la morte, senza aspettare i cinque anni previsti dal codice (da Focus).

Questionario


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don Rosario Morrone

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