Famiglia Parrocchiale Marzo 2023

Famiglia Parrocchiale Marzo 2023

Segreteria Parrocchia Botricello

INTRODUZIONE

Sommario

Il discepolo cammina sempre con il Maestro

1.Il discepolato

Che cosa è:

Il termine discepolo viene dal latino discipulus, che a sua volta deriva dal verbo discere, che significa imparare, apprendere.

Per noi calabresi questo termine è molto familiare, perché usato nelle botteghe artigiane.

I ragazzi che frequentavano fabbri, sarti, calzolai, maniscalchi, barbieri e così’ via erano chiamati “discipuli” e le ragazze che andavano dalle sarte, pe rimparare a cucire o dalle ricamatrici, per imparare a ricamare, erano chiamate “discipule”.

Scene di apprendistato di un tempo

Ecco il discepolato. che in effetti. nel caso sopra illustrato era apprendistato, si fonda su questi due pilastri: il maestro che insegna e il discepolo che ascolta guarda ed impara.

Tra mastro, gnuramastra e discipulu si stabiliva un rapporto di rispetto, di affetto di fiducia, che spesso diventava formazione per la vita.

Questo avviene anche nel discepolato intellettuale, nel quale il rapporto diventa più intenso, fondante, perché diventa vera formazione completa da trasmettere anche ad altri.

Nel caso del discepolo cristiano il processo è ancora più profondo, perché il discepolo non impara un mestiere, ma un modo di essere, di rapportarsi, di vivere, di testimoniare.

M. Bernouilli osserva che
Il discepolo ha in comune con l’alunno il fatto di ricevere un insegnamento, ma il primo impara la dottrina del maestro.


John Sittema sottolinea che
Questo processo richiede lo sviluppo di un legame di fiducia, di esempio, di apertura del nostro cuore e della nostra fede al discepolo che, a sua volta, deve imitare il modello di fede del suo maestro.”


David Kornfield afferma che
il discepolato è una relazione impegnata e personale, in cui un discepolo più maturo aiuta altri discepoli di Gesù Cristo ad approssimarsi di più a Lui, e moltiplicarsi.


La motivazione ed il fine del discepolato cristiano sono la gloria di Dio.

Il maestro dei discepoli non è un professore: è colui che coopera principalmente alla formazione spirituale del suo allievo, diventandone una referenza.

Certo nessun insegnante è modello di perfezione, ma un modello di trasformazione, mostrando che, così come il discepolo, anche lui a sua volta è nel mezzo di un processo, che lo condurrà ad imitare il modello per eccellenza, cioè il Vero Maestro, Cristo.

San Paolo scrive:
Non che io abbia già ottenuto tutto questo o sia già arrivato alla perfezione; ma proseguo il cammino per cercare di afferrare ciò per cui sono anche stato afferrato da Cristo Gesù.” (Filippesi 3:12).

1a.Il discepolato è formare servi al servizio della Chiesa e dei fratelli

Così, la caratteristica del discepolato cristiano sta nel fatto che, attraverso di esso, si fa conoscere il Vangelo riflesso e applicato all’essere umano in ogni sfera della vita.

Discepolare è insegnare a vivere, pensare, decidere, interpretare, costruire, agire, relazionarsi, produrre con la mentalità di Cristo.

Il discepolo ascolta, interiorizza, cambia mentalità, testimonia Cristo.


Il discepolo cristiano cammina sempre con Gesù Cristo


1b.Il discepolo cristiano

E’ un seguace, uno che interiorizza la Buona Novella di Gesù Cristo, la vive e la diffonde.

Per fare ciò bisogna conoscere e frequentare Cristo attraverso la Parola, che non si legge una volta per tutte, ma continuamente, per scoprirne ogni giorno suggerimenti, significati nuovi, motivazioni profonde, che stimolano a far vivere in se stessi e negli altri la Speranza Sperante.

Leggendo quotidianamente la Bibbia, meditandola, pregandola, si conosce sempre di più Cristo e ci si accosta all’Eucaristia, come al Cibo, che può nutrire l’anima e dare la forza, per diventare Missionario di Cristo.

Se si conosce realmente Gesù, non si può fare a meno di farLo conoscere agli altri e contribuire, così, ad edificare il Suo Regno.

Il discepolo vero accetta di portare la croce e chiede di continuo l’aiuto dello Spirito Santo, per essere in grado di condividere la fede e raccontare a tutti la bellezza del Vangelo, nel quale si parla sempre del discepolato.

E’ dal Vangelo, infatti, che si traggono i principi fondanti, per essere vero discepolo di Gesù

Nel Vangelo vediamo che Gesù rivolge spesso l’appello “Seguitemi!”
(Matteo 4:19, Marco 1:17, Matteo 16:24, Marco 8:34, Luca 9:23, Giovanni 12:26)

 

Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente. Amen” (Matteo 28.19-20)



1c.Ritratto del discepolo

  • Mettere Gesù al primo posto, in ogni cosa (Marco 8:34-38)
  • Seguire gli insegnamenti di Cristo (Giovanni 8:31-32)
  • Vivere nella verità
    Il discepolo di Gesù rimane fedele alla Sua Parola, per conoscere la verità che fa liberi e che santifica. Seguire Gesù è vivere dello Spirito di verità, che il Padre manda nel suo nome e che guida «alla verità tutta intera» (Gv16,13). Ai suoi discepoli Gesù insegna l'amore incondizionato della Verità: «Sia il vostro parlare sì, sì; no, no » (Mt 5,37)
  • Portare frutti (Giovanni 15:5-8)
  • Dimorate nella mia Parola (Giovanni 8:30-31)
  • Amore per gli altri discepoli (Giovanni 13:34-35)
  • Evangelizzare— Fare altri discepoli (Matteo 28:18-20)
  • Essere discepoli di Cristo è un coinvolgimento di vita totale, è un abito da indossare quotidianamente, non una volta tantum.

1d.Il Vangelo di Marco insegna come essere discepoli di Cristo

  • Mc 4, 35-41 In quello stesso giorno, alla sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». 36 E lasciata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano delle altre barche con lui.
    37 Ed ecco levarsi una gran bufera di vento che gettava le onde nella barca, tanto che questa già si riempiva.
    38 Egli stava dormendo sul guanciale a poppa. Essi lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che noi moriamo?» 39 Egli, svegliatosi, sgridò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!» Il vento cessò e si fece gran bonaccia.
    40 Egli disse loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede? »
    41 Ed essi furono presi da gran timore e si dicevano gli uni gli altri: «Chi è dunque costui, al quale persino il vento e il mare gli obbediscono?»
  • Mc 8, 34-35 34 Chiamata a sé la folla con i suoi discepoli, disse loro: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso, prenda la sua croce e mi segua. 35 Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà”
  • Mt 11, 28-30 • Comunione con Gesù Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo. 29 Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;

1e.Imparare da Lui lo stile di vita

  • I discepoli di Cristo hanno rivestito «l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera» (Ef 4,24). «Deposta la menzogna» (Ef 4,25), essi devono respingere « ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza» (1 Pt 2,1)
  • Dopo queste cose, il Signore designò altri settanta discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dov'egli stesso stava per andare.
  • E diceva loro: «La messe è grande, ma gli operai sono pochi; pregate dunque il Signore della mèsse perché spinga degli operai nella sua messe. (Mt 9,37)
  • Andate; ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. ( Mt 10, 16.23)
  • Non portate né borsa, né sacca, né calzari, e non salutate nessuno per via. (Lc 10)


1f.La sequela

  • «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo.
  • E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.


1g.Il testamento lasciato ai discepoli

  • Fra di loro nacque anche una contesa: chi di essi fosse considerato il più grande. (Lc 22) Ma egli disse loro: «I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le sottomettono al loro dominio sono chiamati benefattori.
    Ma per voi non dev'essere così; anzi il più grande tra di voi sia come il più piccolo, e chi governa come colui che serve.
    Perché, chi è più grande, colui che è a tavola oppure colui che serve? Non è forse colui che è a tavola? Ma io sono in mezzo a voi come colui che serve.
  • Or voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove;
  • ed io dispongo che vi sia dato un regno, come il Padre mio ha disposto che fosse dato a me,
  • affinché mangiate e beviate alla mia tavola nel mio regno, e sediate su troni per giudicare le dodici tribù d'Israele. 


Per stabilire una relazione profonda, stabile con qualcuno, bisogna conoscerla e per conoscerla è necessario frequentarla spesso, dialogare, sperimentare il suo modo di essere, di pensare di agire.

Lo stesso procedimento richiede la conoscenza di Gesù Cristo.

Non possiamo accontentarci del sentito dire, o di contatti sporadici.

La conoscenza vera, ancora di più l’amicizia, ha bisogno di basi solide su cui costruire.

La fiducia si conquista e si consolida dopo una frequentazione assidua .

Per incontrare e “praticare” Cristo, dobbiamo leggere la Bibbia, nella quale troviamo la storia della salvezza, il Suo modo di pensare ed agire. Studiando i Vangeli, che fanno parte del Nuovo Testamento, conosceremo tutto della vita di Cristo..

Leggendoli, scrutandoli sappiamo la storia della relazione tra Lui e l’uomo.  

Attraverso la Tradizione apostolica, apprenderemo la Verità attraverso chi lo ha conosciuto direttamente. Per il discepolo è necessario conoscere il Deposito della Fede, per sapere delle Verità fondamentali per il cristiano. 

Il discepolo deve adottare: La Preghiera, per dialogare con Gesù su ogni aspetto e scelta della vita.

L’Adorazione per lodare il Signore per i benefici ricevuti.
La Carità
per diffondere amore, compassione, perdono.

Frequentandolo ogni giorno; Conversando con Lui sempre.


2.Il verbo del discepolo

Rimanere in Lui

  • Quei due, accettano la proposta, tanto che “quel giorno rimasero con lui” (Gv 1,39a).
  • Rimanere è il verbo del vero discepolato
  • Indica l’attaccamento, l’affetto sincero, legame forte e potente.
  • Nel cammino di sequela è implicita una domanda che ci mette con le spalle al muro: “Darai la tua vita per me?” (Gv 13,38a).
  • La spoliazione del nostro io è un passo necessario per rimanere in Lui.
  • O il discepolo è pronto al martirio oppure ancora non può seguire Cristo.
    E’ un amore che condiziona tutto il modo di pensare, di dire, di fare senza egoismi “lieti di essere stati giudicati degni di subire oltraggi per il nome di Gesù” (At 5,41b).
  • Rimanere con Lui ed in Lui in ogni caso, anche nei momenti più difficili.
  • Se non si rimane, non si porta frutto “Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi…

3.Chi vuole seguirmi, prenda la sua croce e mi segua


Senza accettare la Croce non si diventa discepoli, non si diventa santi


Un uomo sempre scontento di sé e degli altri continuava a brontolare con Dio perché diceva: "Ma chi l'ha detto che ognuno deve portare la sua croce? Possibile che non esista un mezzo per evitarla? Sono veramente stufo dei miei pesi quotidiani!" Il Buon Dio gli rispose con un sogno. Vide che la vita degli uomini sulla Terra era una sterminata processione.

Ognuno camminava con la sua croce sulle spalle. Lentamente, ma inesorabilmente, un passo dopo l'altro. Anche lui era nell'interminabile corteo e avanzava a fatica con la sua croce personale. Dopo un po' si accorse che la sua croce era troppo lunga: per questo faceva fatica ad avanzare. "Sarebbe sufficiente accorciarla un po' e tribolerei molto meno", si disse, e con un taglio deciso accorciò la sua croce d'un bel pezzo. Quando ripartì si accorse che ora poteva camminare molto più speditamente e senza tanta fatica giunse a quella che sembrava la meta della processione.

Era un burrone: una larga ferita nel terreno, oltre la quale però cominciava la "terra della felicità eterna". Era una visione incantevole quella che si vedeva dall'altra parte del burrone. Ma non c'erano ponti, né passerelle per attraversare. Eppure gli uomini passavano con facilità. Ognuno si toglieva la croce dalle spalle, l'appoggiava sui bordi del burrone e poi ci passava sopra.

Le croci sembravano fatte su misura: congiungevano esattamente i due margini del precipizio. Passavano tutti, ma non lui: aveva accorciato la sua croce e ora era troppo corta e non arrivava dall'altra parte del baratro. Si mise a piangere e a disperarsi: "Ah, se l'avessi saputo...".

La croce è l'unica via di salvezza per gli uomini, l'unico ponte che conduce alla vita eterna.


4.Il futuro della Chiesa

È chiaro, dunque, che il discepolato non solo è biblico, ma deve essere anche oggi un progetto fondamentale per la Chiesa. Se riteniamo che il cristianesimo sia “vita” e non solo “dottrina”, l’insegnamento impartito dal pulpito, negli studi biblici, nei seminari e nelle scuole bibliche non potrà mai bastare per formare i credenti e i futuri missionari. Il metodo di Gesù deve essere anche il nostro metodo.

Abbiamo bisogno di dare alla prossima generazione, nel contesto della vita, e non di un’aula di religione o di catechesi, tutto quello che abbiamo imparato nello Spirito Santo,“insegnando loro a osservare tutte quante le cose che Gesù ci ha comandate (sr. Renata Conti MC.Tirocinio di vita cristiana)


Il discepolo testimonia la fedeltà a Gesù con la vita

5.Le discepole

Luca è l'unico dei 4 evangelisti che ci trasmette che Gesù, fin dai primi tempi del suo ministero, era accompagnato non solo da discepoli ma anche da discepole.

Le donne nel gruppo di Gesù erano delle discepole a tutti gli effetti, non solo brave donne addette a servizi materiali, ma associate all'attività di Gesù al pari degli uomini (i Dodici).

La sequela di queste donne non era occasionale, non seguivano Gesù una volta goni tanto, di continuo, proprio come i dodici. (In Lc 24,6-8 leggiamo che le donne ricordarono ciò che Gesù aveva detto in Galilea, come avrebbero potuto ricordare le sue parole se non fossero state con lui con una certa continuità?), e il loro "servire Gesù" doveva essere non solo un supporto economico ma anche una partecipazione al suo ministero itinerante.

Purtroppo nella tradizione cristiana le donne furono sempre presentate come perpetue, pie donne.

Come se non si potesse riconoscere che il loro fu un servizio importante come quello degli uomini.

La presenza di una donna attirava i guai perché la prima donna biblica, Eva, era stata causa di peccato (Dalla donna ha avuto inizio il peccato e per causa sua tutti moriamo: Sir 25,24); ecco perché nel mondo ebraico, quando c'era un funerale, dietro il morto venivano subito le donne, perché sulle donne gravava la responsabilità dell'esistenza della morte nel mondo.

Altro aspetto scandaloso era che queste donne avessero seguito l'insegnamento di Gesù: allora gli ebrei non permettevano che le donne studiassero la Scrittura, perché si pensava che fossero di condizione intellettuale inferiore e che fosse pericoloso insegnare loro qualcosa di tanto sacro per gli errori in cui sarebbero potute incorrere (un detto ben noto a quei tempi era: le parole della Legge vengano distrutte dal fuoco piuttosto che essere insegnate alle donne).

Si può dire che Gesù abbia offerto alle donne qualcosa di cui difficilmente gli uomini avevano bisogno: uscire dall'invisibilità, dall'anonimato, dal chiuso delle loro case, aprendo loro prospettive più ampie; un'esperienza concreta di liberazione. Le donne non si sono limitate a seguire il Maestro, sono rimaste con lui (Corso Biblico)

"Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi.” Lc 7


Le donne sempre vicine a Gesù
La pietà delle donne
"Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala" (Giovanni 19,25-27)
Le donne sono state le prime a ricevere l'annuncio della Risurrezione

6.Differenza tra credente e discepolo

C’è un’enorme differenza tra la fede nel senso di semplice “credenza” – cioè semplicemente pensare che qualcosa sia vero - e la fede nel senso di “fedeltà”, che comporta non solo il fatto di credere, ma anche di accompagnare questa credenza a un’azione fedele, cioè di fede.

L'apostolo Paolo a volte usa il termine pistis e i suoi affini per riferirsi a “credenze” o “assenso intellettuale”.

In Romani 10:9 Paolo dice:
Poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi (pisteusēs) nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato”.

Qui pisteuō indica l'accettazione intellettuale di due affermazioni. Bisogna credere in due fatti: la signoria di Gesù e la sua risurrezione (Da Missionegiovani.net)

Purtroppo moltissimi che si definiscono cristiani, e che pure frequentano abitualmente una chiesa per anni, riescono a considerare Gesù il loro Salvatore, ma non sempre nei fatti anche il Signore della loro vita.

E questo fa una grande differenza.

Per realizzare davvero cosa significhi salvezza, Gesù deve essere sia Salvatore che Signore della propria vita.


7.Chi erano i 12 apostoli?

Ecco i loro nomi: Pietro e suo fratello Andrea, Giacomo e Giuda Taddeo, anche loro fratelli e cugini di Gesù, Giacomo e suo fratello Giovanni, Matteo, Filippo, Tommaso, Giuda Iscariota, Bartolomeo, Simone detto lo Zelota o il Cananeo.


8.Quali sono le differenze tra un apostolo e un discepolo?

Apostolo significa inviato.

Ed è la traduzione greca di un termine ebraico shaliab, che nella lingua degli antichi ebrei designava il rappresentante plenipotenziario, uno che ha gli stessi poteri del mandante.

Nel Cristianesimo, sebbene sia l'Apostolo che il Discepolo siano seguaci di Gesù Cristo, sono piuttosto diversi l'uno dall'altro.

Un apostolo è un messaggero di Dio che ha lo scopo di diffondere le istruzioni spirituali in tutto il mondo. Un discepolo, invece, è più simile a uno studente che accetta gli insegnamenti. Non si può negare che ogni apostolo è stato un discepolo, ma non tutti i discepoli sono apostoli.

I discepoli, come già detto, sono coloro che seguono un maestro.

Ci sono infine i discepoli di Gesù, che sono i credenti in Lui, coloro che lo seguono non solo nella sua dottrina ma anche nel loro modo di vivere.

Prima di essere chiamati cristiani, i credenti in Cristo venivano designati col nome generico di discepoli.

Tra i discepoli di Gesù, per volontà stessa del Signore ce ne furono 12 che vengono chiamati anche i dodici e ancor più espressamente col termine di apostoli.

È il Signore stesso che dà loro il nome di apostoli come riferisce l’evangelista Marco: “Ne costituì Dodici– che chiamò apostoli -, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demoni.

Costituì dunque i Dodici” (Mc 3,14-16).

Che gli apostoli ricevessero gli stessi poteri di Gesù emerge chiaramente da alcuni testi del Vangelo.

Così in Mt 16,19 Gesù dice a Pietro: “A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»”.

Gli Apostoli testimoniarono nel tempo la veridicità della Parola, dell’esistenza di Cristo, della sua Passione, Morte e Risurrezione, dopo la quale continuarono l’opera di Gesù. Essi passarono il ministero, che avevano ricevuto da Gesù, ai loro successori, che chiamiamo vescovi.

I vescovi di oggi sono i successori degli Apostoli, attraverso una lunga serie di predecessori.

9.Gli Apostoli


9a.L’apostolo delle genti


  • Egli dunque non si era limitato ad un’istruzione teorica nella Parola di Dio, ma entrava nelle case dei credenti e particolarmente degli anziani della chiesa, ai quali rivolge questo discorso, per “insegnare loro a mettere in praticale cose indicate da Gesù.
  • Ma ancora di più gli apostoli, depositari dell’eredità spirituale del Maestro, si preoccuparono di formare particolarmente delle persone che diventassero loro eredi e successori.
  • L’esempio più noto è quello di Paolo con Timoteo e Tito che egli chiama suo “figlio” spirituale (Tito 1:4). Segue poi una schiera di altri collaboratori che viaggiavano con lui e diventarono, in seguito, suoi eredi spirituali: Tichico, Epafra, Luca (Col. 4:7,12,14); Epafrodito (Fil. 2:25); Sopatro, Aristarco, Trofimo e altri (Atti 20:4).

Anche Barnaba, e più tardi Pietro, formarono come loro “apprendista” Marco, l’autore del secondo Vangelo (Atti 13:5, 15:37; 1° Pt. 5:13); e Giovanni scrive a Gaio chiamandolo suo “figlio” spirituale (3° Giov. 41-4)

Il discepolo di Gesù porta l’essenziale della Parola e si fida dell’essenziale, non è appesantito da cose che potrebbero rallentare la corsa della Parola; ha uno stile di verità franca e fraterna: siede a mensa con gli uomini e porta lo stile della pace ad un mondo continuamente tentato di guerra, porta la guarigione ad un mondo malato, annunzia il regno che è vicino perché il Signore, in Gesù, si offre a tutti gli uomini … basta accoglierlo! (Padre Stefano Liberti)



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