Facciamo conoscere la “buona notizia” (Rom. 1:16)

Facciamo conoscere la “buona notizia” (Rom. 1:16)

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William Turner

Romani 1:16

Non mi vergogno della buona notizia, perché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque abbia fede, prima del giudeo e poi anche del greco.


Che provi quando sai che l’incarico che hai te l’ha dato Geova che è sempre lì con te? Conosciamo queste parole. Ci piace questo cantico. Ma avete mai riflettuto sul significato del testo? Che cosa proviamo? Perché davvero è un grande privilegio; è un privilegio meraviglioso quello che Geova ha dato ai suoi servitori: predicare il messaggio del Regno e fare discepoli. Anche se quello che facciamo alla Betel contribuisce in maniera unica e speciale alla predicazione, sappiamo quanto è emozionante studiare con una persona e vedere che fa progressi fino al punto di battezzarsi in acqua, simboleggiando così la sua dedicazione a Geova. Il commento di oggi menziona qualità come gratitudine e immeritata bontà. Queste sono qualità che ci fanno bene, perché ci motivano, ci spingono ad agire, fanno leva sulle nostre emozioni. Ma perché essere coinvolti emotivamente è importante nell’opera di predicazione? Pensate, per esempio, al più grande uomo che abbia mai insegnato e predicato sulla terra, stiamo parlando di Gesù Cristo. Prendete la Bibbia e seguitemi in Luca capitolo 19. Prenderemo in esame un’occasione in cui Gesù dimostrò l’amore e l’interesse che aveva per gli altri. Luca 19 versetto 41. Qui dice: “E quando si fu avvicinato [cioè Gesù], guardò la città [Gerusalemme] e pianse per essa”. È interessante che il cuore di Gesù fosse così carico di emozioni. I suoi occhi si riempirono di lacrime pensando alle persone che rigettarono il messaggio e all’imminente assedio della città. È evidente che Gesù amava le persone. E ovviamente dimostrò questo amore per tutto il tempo in cui fu qui sulla terra. Non stiamo dicendo che dobbiamo metterci a piangere ogni volta che percorriamo il territorio o siamo in servizio, ma senz’altro vogliamo imitare l’esempio di Gesù, perché provare e mostrare amore per le persone è fondamentale. Ricordo una conversazione avuta tempo fa con una sorella missionaria. Mi raccontava che in quel periodo, a motivo delle circostanze, poteva condurre bene al massimo 10 studi biblici. Così le ho chiesto quanti studi avesse, e lei mi ha detto che ne aveva 20, e poi ha aggiunto: “6 sono riuscita a passarli, ma ce ne sono 4 che non riesco a lasciare, perché mi ci sono affezionata troppo. Non riesco proprio a rinunciarci”. Questo è un bel problema, no? Ma ci fa capire quanto amore provava per le persone. Era coinvolta emotivamente. Ora, siamo tutti d’accordo che l’opera di predicazione è meravigliosa, ma dobbiamo anche ammettere che non è sempre facile svolgerla. Forse a volte ci potremmo sentire come il profeta Geremia. Quando ricevette l’incarico come profeta, fece a Geova un elenco di motivi per non essere scelto. Sono troppo timido, troppo giovane, non so parlare bene. Poi, quando cominciò il suo incarico, cominciarono anche opposizione e scherni. Vediamo come si sentì. Prendiamo insieme Geremia capitolo 20. Geremia 20, cominciamo dalla seconda parte del versetto 8: “Le parole di Geova sono divenute per me motivo di insulto e scherno tutto il giorno. Perciò mi dissi: ‘Non parlerò più di lui e non parlerò più nel suo nome’”. Vi siete mai sentiti come si sentì Geremia? Vi è mai capitato di non provare il desiderio, di non sentirvela di parlare ad altri di Geova? E forse per gli stessi motivi: siamo timidi, ci crea agitazione, le persone del territorio sono apatiche. O forse siamo solo stanchi. Pensiamo di non farcela, di non avere le energie necessarie. È normale sentirsi così a volte? Certamente. Ma cosa dice subito dopo Geremia? Riprendiamo il versetto 9. Dice: “Ma nel mio cuore le sue parole furono come un fuoco ardente, un fuoco ardente chiuso nelle mie ossa, e non potevo più tenerlo dentro; non ci riuscivo più!” Vedete, l’amore di Geremia per Geova, il suo zelo per la verità, la sua forte spiritualità, tutte queste cose lo aiutarono a essere emotivamente coinvolto e a essere in grado di superare lo scoraggiamento momentaneo che a volte poteva provare. Allora, come possiamo anche noi essere emotivamente coinvolti nel ministero? Ci sono molti modi; ne vedremo 2 oggi. Primo, l’esempio di Geremia ci mostra che non possiamo fare a meno di studiare la Bibbia, la Parola di Dio. Avete notato cos’era ‘il fuoco ardente chiuso nelle sue ossa’? Il versetto 8 dice che erano “le parole di Geova”. Dato che per Geremia quel messaggio era importante, quando lesse la Parola di Dio ne fu incoraggiato e sentì che doveva portare quel messaggio anche alle altre persone. Per noi funziona allo stesso modo. Studiare la Parola di Dio ci aiuta a rafforzare l’amore per Geova. Ci ricorda che viviamo negli ultimi giorni, che siamo molto vicini alla fine e che dobbiamo fare di tutto per trovare quelli che hanno “la giusta disposizione per ricevere la vita eterna”. È normale che di tanto in tanto potrebbe capitarci di sentirci scoraggiati. Ma quando chiediamo aiuto a Geova, se la sua Parola è nel nostro cuore, allora Geova ci darà generosamente il suo spirito santo. Ci può dare quello di cui abbiamo bisogno per essere proclamatori coraggiosi della buona notizia e per essere efficaci nel ministero. La seconda cosa che può aiutarci è mettere in pratica i consigli che ci dà lo schiavo fedele e saggio per aiutarci a migliorare nel ministero. Forse in passato trovavamo difficile predicare, magari perché ci aspettavamo troppo da noi stessi. O forse volevamo presentare il messaggio con le parole perfette o distribuire un certo numero di pubblicazioni. Ma che bello che grazie ai cambiamenti che ci sono stati recentemente riguardo al ministero, probabilmente ora ci sentiamo meno ansiosi perché ci concentriamo principalmente sull’iniziare conversazioni. E grazie alla preghiera e allo spirito di Dio, vediamo come spesso queste si trasformano in conversazioni basate sulla Bibbia. Infatti, torniamo un momento all’esempio di Gesù. Sicuramente molte delle occasioni in cui parlò di Geova nacquero da delle semplici conversazioni. Una di quelle che conosciamo meglio è descritta in Giovanni 4, la samaritana al pozzo. E proprio per il fatto che parlò con lei, in seguito molti altri conobbero Geova e divennero credenti. E tutto questo iniziò semplicemente con una conversazione in cui Gesù chiese dell’acqua. Probabilmente come beteliti non abbiamo la possibilità di partecipare all’opera di casa in casa quanto vorremmo, ma per esempio quando viaggiamo, o ci spostiamo, si possono presentare belle opportunità per iniziare conversazioni. In una guida per l’adunanza di qualche tempo fa c’era un articolo intitolato “Iniziare conversazioni che permettono di dare testimonianza”; quell’articolo conteneva utili consigli che possiamo mettere in pratica. Seguire questi consigli è un bel modo per mostrare a Geova che gli siamo grati e che vogliamo usare al meglio il nostro tempo per far conoscere ad altri il messaggio della Bibbia. Come dicevamo, ci sono tanti modi per mostrarci grati a Geova. Oggi ne abbiamo visti 2 su cui soffermarci: studiare la Bibbia e mettere in pratica i consigli per migliorare nel ministero. Quindi continuiamo a imitare Gesù, Geremia e molti altri fedeli testimoni di Geova. Facciamo tutto il possibile per essere emotivamente coinvolti, per dimostrare che amiamo Dio e le persone, mentre, pieni di gratitudine, continuiamo a predicare la buona notizia.

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