Eredità ideale di Giorgio Dimitrov ed il momento attuale – Seconda parte

Eredità ideale di Giorgio Dimitrov ed il momento attuale – Seconda parte


Le direttrici essenziali dell'attività di G. Dimitrov come comunista-leninista si formarono in seguito alla profonda consapevolezza delle conseguenze storico-mondiali della vittoria della Grande rivoluzione socialista d'Ottobre, dello studio continuo del leninismo.

G. Dimitrov seppe sin dall'inizio valutare giustamente il fattore decisivo che dai successi del paese della prima dittatura proletaria, trovatosi nel cerchio di fuoco del nemico, che dal fatto se si sarebbe riusciti a conservare e moltiplicare le conquiste dell'Ottobre, dipendevano le sorti di tutto il movimento rivoluzionario mondiale. A sua volta i successi del paese dei Soviet dipendevano non poco dall'unione degli sforzi di tutti i rivoluzionari, dei proletari, di altri movimenti democratici e di liberazione nella lotta contro la reazione mondiale e l'imperialismo, contro la controrivoluzione nel senso lato della parola. A questa grande causa G. Dimitrov dedicò tutte le sue energie, la sua intelligenza e volontà.

Nel periodo tra le due guerre mondiali la situazione era estremamente tesa e complessa. La conquista del potere da parte dei nazisti in Germania creò una situazione direttamente suscettibile di una nuova guerra mondiale. Contro l'Unione Sovietica erano indirizzate gravi minacce di guerra. In quella situazione la classe operaia, le forze democratiche avevano più che mai bisogno di una politica capace di unire tutti gli antifascisti.

Il VII congresso del Comintern fece un analisi multilaterale, generalizzò l'esperienza acquisita dai partiti comunisti e definì i nuovi compiti Nel rapporto di Giorgio Dimitrov al congresso il nuovo orientamento politico, che veniva elaborato in quegli anni con gli sforzi comuni dei parti fratelli e che ha avuto un ruolo così importante nella ulteriore lotta contro il fascismo, trovò la sua più completa e precisa espressione.

Con tutta la sua esperienza politica e di vita, G. Dimitrov era preparato nel modo migliore ad occupare un posto importante nella prima linea della lotta mondiale contro il fascismo e la guerra. Tra i primi i comunisti bulgari si batterono a mano armata contro il fascismo nelle giornate di settembre del 1923. Dimitrov, assieme a tutto il Comitato Centrale, giudicò allora autocriticamente e secondo lo stile leninista l'insegnamento che veniva dalla sconfitta dell'insurrezione antifascista e fece tutto affinché, come egli disse, ma “l'esperienza bulgara” non cada invano.

Dieci anni dopo G. Dimitrov divenne il simbolo vivente dell'unità internazionale delle forze antifasciste. Nel 1933 al processo di Lipsia, montato dai nazisti, egli dimostrò a tutto il mondo la grandezza di spirito ed il coraggio senza limiti di un uomo che incarnava in sé la forza e la sicurezza della classe alla quale appartiene il futuro. Dimitrov condusse la battaglia contro il fascismo a testa alta. Egli costrinse la cricca hitleriana a difendersi. I gerarchi fascisti furono costretti a difendersi dalla denuncia flagellatrice del Prometeo comunista, Dimitrov. Il processo di Lipsia aiutò ad istruire le masse, ad aprire gli occhi a molti su che cosa è il fascismo e quali calamità esso porta non solamente alla Germania, ma a tutti i popoli. Al tempo stesso il processo di Lipsia dimostrò alla classe operaia, a tutti i lavoratori, a tutti i democratici che nei comunisti i popoli trovano dei combattenti sicuri e tenaci contro il fascismo.

Non è facile valutare il contributo di Dimitrov nell'elaborazione del nuovo orientamento politico del movimento comunista. Quali sono i momenti principali di questo contributo?

L'esperienza personale e l'analisi della situazione, i consigli con il CC del PC(b), dell'URSS, con le direzioni di altri partiti fratelli portarono G. Dimitrov alla conclusione che il movimento comunista deve concentrare gli sforzi per realizzare la politica del fronte unito proletario, che come è noto era stata indicata dal Comintern ancora nel 1921-1922 su iniziativa e con la partecipazione di V. I. Lenin. In relazione a questo, è di grande interesse il colloquio di G. Dimitrov con Maurice Thorez che ebbe luogo nella metà di maggio del 1934. Come si vede dagli appunti che si sono conservati di questo colloquio, Dimitrov senz'altro, rendeva conto della necessità di abbattere la barriera tra gli operai comunisti e social-democratici, di liberare la politica del fronte unito dagli schemi dogmatici che si erano stratificati su di essa.

L'ordine del giorno del VII congresso del Comintern, il piano ed i punti principali del rapporto di G. Dimitrov furono da esso elaborati in stretta collaborazione con i rappresentanti del PC(b) delI'URSS e con i rappresentanti dei partiti comunisti francese, spagnolo, italiano e di altri partiti comunisti. Nel rapporto fu dato ampio risalto al significato dell'unità operaia e proletaria. “L'unità d'azione del proletariato su scala nazionale ed internazionale, dichiarò G. Dimitrov, rappresenta un'arma possente che rende la classe operaia capace n0n solamente di difendersi validamente, ma anche di contrattaccare vittoriosamente il fascismo, il nemico di classe”.

Dalla pratica esperienza di lotta dei comunisti nacque anche l'idea del fronte popolare antifascista, che trovò la sua espressione chiara e precisa nel rapporto di G. Dimitrov. Il rappresentante del PC(b) dell'URSS nel Comitato Esecutivo del Comintern, D. S. Manuilskij ed altri appoggiarono calorosamente l'idea del fronte popolare e collaborarono attivamente all'elaborazione della nuova linea tattica. Il discorso si svolgeva sull'estensione del fronte comune di lotta attraverso l'unione con strati ed organizzazioni non proletarie il cui nucleo doveva essere il fronte unito proletario. In le game a ciò, una delle tesi principali esposte da G. Dimitrov consisteva nel fatto che il fronte unito del proletariato ed il fronte popolare antifascista erano legati organicamente nella vita e nella lotta reale e non erano divisi l'uno dall'altro da una barriera invalicabile. La concezione del fronte popolare sviluppata al VII congresso era il risultato della generalizzazione profonda dell'esperienza del movimento operaio, dell'attività politica e teorica di alcuni partiti comunisti, prima di tutto di quello francese e spagnolo.

Ha avuto un significato importante l'impostazione data da G. Dimitrov alla questione del governo del fronte unito della classe operaia e del fronte popolare, sull'appoggio dei comunisti ad un tale governo e sulla possibilità di partecipazione ad esso. L'orientamento all'appoggio da parte dei comunisti al governo del fronte antifascista ed alla partecipazione ad esso era legato all'elaborazione della forma di passaggio, oppure di avvicinamento alla rivoluzione socialista. Gli orientamenti politici tracciati dal Comintern hanno esercitato una grande influenza sull'attività successiva dei partiti comunisti.

La politica del fronte popolare ha avuto enorme funzione nella lotta contro il fascismo e la guerra. L'ostilità con la quale essa è stata accolta sia da parte dei circoli reazionari che da parte dei trotskisti conferma la giustezza di questa politica. Bisogna dire che anche oggi si fanno tentativi per denigrare l'esperienza del fronte popolare. Infatti, se la propaganda borghese e social-democratica tende di rappresentare il fronte popolare come una copertura di certe aspirazioni strettamente di partito dei comunisti, gli attuali opportunisti di “sinistra” definiscono la politica del fronte popolare come “borghese”, “non rivoluzionaria”, “inefficace”, ecc. È noto, ad esempio, che il gruppo revisionista del “Manifesto” è giunto persino ad affermare che il fronte popolare sarebbe stato in contraddizione con gli interessi del movimento operaio.

I partiti marxisti-leninisti respingono energicamente tutti questi attacchi da qualsiasi parte essi vengano, sia da destra che da “sinistra”. La politica del fronte popolare non perseguiva fini strettamente di partito, essa serviva gli interessi di tutti gli avversari del fascismo e della guerra. Al tempo stesso essa rispondeva agli interessi superiori della classe operaia, di tutti i lavoratori. Naturalmente essa rifletteva le condizioni concrete del suo tempo. Essa era prima di tutto diretta ad impedire l'ulteriore espansione del fascismo, a minare le sue posizioni, a non permettere lo scatenamento della guerra mondiale. Con ciò non si esaurisce la sua importanza. La politica del fronte popolare ha indicato una nuova impostazione anche nella soluzione dei problemi sociali radicali del movimento operaio nei paesi del capitalismo. In questo senso essa rappresentava una tappa importante nello sviluppo della strategia e della tattica leninista della rivoluzione socialista.

Oggi, parlando dell'unità delle forze di sinistra, della creazione di larghe coalizioni democratiche e antimonopolistiche, i partiti comunisti non esortano semplicemente al ristabilimento delle forme precedenti, e utilizzano, sorti allora le idee ed i principi della lotta per l'unita, applicandoli alle condizioni attuali.

Ai problemi del fronte unito della classe operaia e del fronte popolare si collega direttamente il problema del fronte unito antimperialista. L'idea del fronte unito antimperialista, che era stata esposta per la prima volta nelle risoluzioni del II e del IV congresso del Comintern, al VII congresso ricevette un ulteriore sviluppo e concretizzazione. La parola d'ordine del fronte unito antimperialista chiamava i popoli coloniali e dipendenti ad intervenire più attivamente nella politica mondiale, cosa di cui sognava e che previde Lenin, vedendo in ciò un fattore importante della rivoluzione mondiale. Questa idea divenne realtà in seguito al possente movimento di liberazione dei popoli soggetti, i quali con l'appoggio ed in stretta unione con le forze principali del movimento rivoluzionario, l'Unione Sovietica ed il proletariato internazionale, fecero crollare il sistema coloniale.

Il VII congresso dedicò molta attenzione alla lotta per la creazione del fronte antimilitarista mondiale. Parlando delle condizioni per impedire la guerra, G. Dimitrov sottolineò che la classe operaia internazionale deve intervenire unita alla testa di tutti i lavoratori ed in comune con l'Unione Sovietica. È necessario, egli disse, creare su scala mondiale un fronte antimilitarista e antifascista che unisca l'Unione Sovietica, il proletariato dei paesi capitalisti, le larghe masse di lavoratori di tutto il mondo, gli Stati borghesi non aggressivi.

G. Dimitrov, con quella passione che gli era propria, denunciò non soltanto i propositi dei tedeschi e italiani e dei militaristi giapponesi, ma anche la politica perfida dei circoli dirigenti dell'Occidente, che contava di volgere l'aggressione fascista contro l'URSS.

In quel periodo, alla fine degli anni 30, le forze progressive non riuscirono ad impedire la guerra. Però la lotta tenace e piena di abnegazione contro il fascismo e la guerra, per il mantenimento della pace, che i comunisti conducevano da una serie di anni ha avuto un enorme significato. Essa ha preparato la classe operaia internazionale, tutte le forze antifasciste allo scontro decisivo col fascismo ed il militarismo, alla collaborazione dei popoli e degli Stati con l'Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale. Essa ha arricchito il movimento operaio e democratico di preziosi insegnamenti e conclusioni che anche oggi conservano tutto il loro significato. Secondo noi essi consistono nei seguenti momenti.

In primo luogo, per il successo della lotta contro le forze dell'aggressione imperialista e della guerra, sono necessari l'unità e la coesione della classe operaia, dei lavoratori, di tutti i democratici. L'espansione del fascismo ed il rafforzamento delle sue posizioni sono stati possibili prima di tutto in conseguenza della profonda divisione della classe operaia internazionale. Se in quel periodo si fosse riusciti a realizzare l'unità d'azione dei partiti comunisti, socialisti, social-democratici e di altri partiti democratici, il fascismo sarebbe stato fermato, sulla via dello scatenamento della guerra mondiale si sarebbe elevata una possente barriera. Pero, come è noto, tutti gli appelli del Comintern alla direzione dell'Internazionale socialista – di tali appelli solo nel periodo 1935-1938 ne sono stati fatti non meno di dieci – furono respinti con vari pretesti.

In secondo luogo, la resistenza alla reazione ed al fascismo esige una lotta conseguente contro l'anticomunismo e l'antisovietismo. “Sotto la bandiera della lotta contro il Comintern, contro il “pericolo rosso”, scrisse Dimitrov nel luglio del 1937, “i predoni tedeschi, italiani e giapponesi, attraverso guerre parziali tentano di conquistare posizioni strategico-militari, capisaldi delle comunicazioni marittime e terrestri e fonti di materie prime per l'industria bellica allo scopo di un ulteriore scatenamento della guerra imperialista”. Anche adesso nell'ambiente dei più scatenati reazionari e militaristi scoppiano urla sulla “minaccia comunista” e sulla “espansione sovietica”, sotto la cui copertura si mettono in atto azioni ostili contro la pace e la sicurezza dei popoli.

Tutti sanno come sono finite i crociati dell'anticomunismo. Durante il processo di Lipsia, rispondendo alla rozza imprecazione di Goering che minacciava la repressione, G. Dimitrov dichiarò che i gerarchi del fascismo non eviteranno il banco degli imputati e non sfuggiranno ad una severa punizione Queste parole si dimostrarono una vera profezia. Il tribunale di Norimberga, esprimendo la volontà dei popoli, condannò al meritato castigo la cricca hitleriana.

Gli attuali leader dell'imperialismo si comportano, naturalmente, in modo diverso da coloro con i quali avevano a che fare il socialismo e tutte le forze progressive prima della guerra e nei primi tempi dopo di essa. Su di essi viene esercitata un'azione frenante dal rapporto di forze nel mondo che cambia incessantemente a danno dell'imperialismo e della reazione. Essi ora comprendono che tentare di risolvere i problemi generati dai vizi del capitalismo sulla via dello scatenamento della guerra mondiale, rappresenta una politica suicida. Al tempo stesso esercita indubbiamente la propria influenza il fattore politico-morale concentrato negli insegnamenti della storia che pronunciò la sua severa condanna agli aggressori fascisti.

Ed infine, il terzo insegnamento consiste nel fatto che contro i fautori dell'aggressione imperialista c contro la guerra è necessario intervenire tempestivamente senza dar loro la possibilità di rafforzarsi, di occupare le posizioni chiave. G. Dimitrov così formulò questo insegnamento: “Non bisogna permettere al fascismo di prenderci alla sprovvista, non lasciargli l'iniziativa, infliggergli i colpi decisivi prima che riesca a raccogliere le sue forze, non permettergli di rafforzarsi, colpirlo ad ogni passo ovunque si manifesti, non lasciare che conquisti nuove posizioni...”

In questo legame bisogna ricordare un fatto significativo. Nel decimo anniversario del processo di Lipsia, nel 1943, a New York si tenne un grande comizio del mondo democratico. I partecipanti approvarono con entusiasmo una dichiarazione. Essa diceva che Dimitrov dopo la liberazione dalla prigione nazista rivolse al popolo parole profetiche: “La prima cosa da fare oppure cominciare è la creazione del fronte unito, l'unità d'azione in ogni paese e in tutto il mondo!”. La dichiarazione sottolineò che nello spirito di questo appello i popoli amanti della pace si sono uniti ora, durante la guerra, per liquidare i fascismo. “Là, dove una volta vi era un solo Dimitrov, adesso noi agiamo con la piena unità delle forze di tutte le nazioni. Nel giorno del decimo anniversario del processo sull'incendio del Reichstag rendiamo omaggio al nome ed al coraggio di Giorgio Dimitrov. Il fuoco che avrebbe dovuto sopprimere lui ora sopprime il fascismo”. Non si può non ricordare in questo legame che molti di coloro che nei paesi dell'Occidente avrebbero potuto tempestivamente influenzare l'andamento degli avvenimenti, non diedero retta in tempo agli appelli ed agli avvertimenti di Dimitrov. E ciò costò caro all'umanità.

Una lotta efficace contro la minaccia della guerra richiede, ai nostri tempi, una risposta particolarmente tempestiva ai pericoli generati dall'imperialismo. Esso cerca di porre al suo servizio le realizzazioni della rivoluzione tecnico-scientifica, comprese anche quelle nel campo militare. Perciò lottare contro il pericolo bellico tempestivamente e nei fatti vuol dire difendere incessantemente cd incrollabilmente la causa della pace e della sicurezza dei popoli, nonché essere in pieno possesso di tutti i mezzi e metodi più moderni, di essere al livello delle esigenze del progresso tecnico-scientifico moderno sotto tutti gli aspetti, compreso quello militare.

Negli anni della seconda guerra mondiale, il movimento comunista e G. Dimitrov personalmente, forti delle idee e delle tradizioni del fronte popolare svilupparono ulteriormente la politica dell'unificazione di tutte le forze antifasciste come politica del fronte nazionale. Essa rinchiuse i sé e rispecchiò le conquiste del pensiero strategico e tattico del movimento comunista concentrate nelle decisioni del VII congresso.

Realizzando in pratica questa linea, G. Dimitrov, la direzione del Comintern attribuivano una gran de importanza all'elaborazione, partendo dalle con dizioni di ogni paese, di un tale programma che facilitasse al massimo la coesione reale nel fronte nazionale di tutte le forze sociali e politiche che intervenivano per la libertà e l'indipendenza dei propri paesi, cioè operai, contadini, intellettuali, persino alcuni strati della borghesia, ambienti patriottici dell'esercito e così via.

G. Dimitrov insisteva sulla necessità di un atteggiamento duttile verso la formazione dei fronti nazionali. “… L'iniziativa appartiene, egli disse, ad onesti elementi patriottici, ad organizzazioni operaie e contadine, a partiti e a gruppi di opposizione ed in primo luogo ai comunisti. Non dobbiamo perseguire una politica settaria di chiusura. Al contrario bisogna stabilire legami con tutti coloro che intervengono contro i regimi antipopolari”.

Con la diretta partecipazione di Dimitrov negli anni della seconda guerra mondiale si svolse un enorme lavoro per unire le forze antifasciste in diversi paesi nel fronte unico contro l'imperialismo tedesco c giapponese e dei loro alleati, per organizzare la lotta di liberazione dei popoli ed innanzitutto di quella armata.

Va sottolineato in modo particolare il notevole contributo di G. Dimitrov all'organizzazione della lotta armata contro il fascismo hitleriano negli anni della seconda guerra mondiale, cosa che per ovvie ragioni in quel tempo era poco nota. G. Dimitrov diede l'esempio di come un comunista doveva adempiere al suo dovere internazionale. L'Esecutivo del Comintern e G. Dimitrov personalmente prestavano una grande attenzione al lavoro militare dei comunisti nei paesi occupati, all'organizzazione del movimento partigiano, allo svolgimento della lotta di tutto il popolo contro gli occupanti, al coordinamento di questa lotta con gli sforzi dell' Esercito Rosso e degli eserciti alleati.

Ancora prima della guerra mondiale G. Dimitrov, la direzione del Comintern fecero molto per creare il fronte unico nazionale antigiapponese in Cina. G. Dimitrov considerava questo problema sotto l'angolazione dei compiti internazionali della coesione di tutte le forze antimperialiste. Già allora egli interveniva contro le tendenze erronee che, come si seppe in seguito, rispecchiavano le posizioni nazionalistiche del gruppo di Mao Tse-tung.

La politica del fronte nazionale diede magnifici risultati. Essa contribui allo svolgimento di un vasto movimento di massa di Resistenza contro gli occupanti, contro i collaborazionisti, contro tutte le forze della reazione interna. I fronti nazionali antifascisti che includevano i rappresentanti degli strati più diversi e di vari partiti politici sorsero in Bulgaria, in Polonia, in Jugoslavia, in Francia, in Italia, in Cecoslovacchia, in Ungheria, in Romania, in Albania, in Norvegia, nel Belgio, in Danimarca, in Grecia, in Olanda, ed in alcuni paesi dell'Asia. Proprio a quel tempo risale il concetto stesso del fronte nazionale divenuto forma inalienabile della lotta rivoluzionaria antimperialista.

Nello scontro col fascismo i comunisti agirono da combattenti coraggiosi, tenaci, pieni di abnegazione per gli interessi dei propri popoli, ed essi conquistarono un enorme prestigio. Nel corso di questa grande battaglia molti partiti comunisti dei paesi capitalisti diventarono una grande forza politica nazionale.

Nel corso di molti anni Dimitrov difendeva e sviluppava l'idea che la solidarietà con l'Unione Sovietica nella lotta contro la reazione mondiale, contro il fascismo e la guerra aiuta in ultima analisi all'affermarsi di una vera autonomia ed indipendenza nazionale di ogni paese, e crea pure premesse per la sconfitta della reazione interna per il passaggio – dizioni con la presenza di tutte le con indispensabili – alla lotta per la trasformazione socialista della società. I risultati della seconda guerra mondiale hanno confermato brillantemente questa idea.

È vano qualsiasi tentativo di sminuire la funzione dell'URSS nelle realizzazioni storiche delle forze rivoluzionarie ottenute in seguito alla seconda guerra mondiale. Simili tentativi, però, vengono intrapresi non solo dalla propaganda imperialista, ma negli ultimi tempi anche da quella di Pechino. Qualsiasi cosa ripeta la propaganda antisovietica a Pechino resta il fatto che gli invasori giapponesi furono cacciati dal territorio della Cina soltanto dopo che l'Esercito Sovietico aveva inflitto una sconfitta demolitrice alla forza armata principale dell'imperialismo giapponese, l'esercito del Kwangtung. Solo dopo questo e grazie all'enorme aiuto militare, politico e materiale da parte dell'Unione Sovietica, i comunisti cinesi poterono svolgere una felice offensiva contro le forze della reazione interna appoggiata dall'imperialismo americano ed ottenere il successo.

La vittoria dell'Unione Sovietica sul fascismo tedesco e sul militarismo giapponese portò non solo alla rinascita su basi nuove della sovranità e dell'indipendenza di molti Stati, ma consenti anche di liquidare l'ordinamento capitalista in alcuni paesi dell'Europa e dell'Asia e di aprire la strada verso il socialismo.

Il sorgere degli Stati a democrazia popolare fu nelle nuove condizioni storiche un vero trionfo della politica elaborata dai partiti comunisti negli anni della guerra sulla base e nello spirito delle decisioni del VII congresso del Comintern. In particolare, anche lo sviluppo degli avvenimenti nella patria di Dimitrov, in Bulgaria, ne è testimonianza. Su iniziativa e con la partecipazione di G. Dimitrov fin dal 1942 fu creato il Fronte patriottico la cui funzione di guida apparteneva al laborioso partito dei comunisti bulgari, la cui attività era diretta personalmente da Giorgio Dimitrov. II Fronte patriottico capeggiò la lotta di tutto il popolo per l'abbattimento della dittatura monarchico-fascista. Nel paese si svolse un vasto movimento partigiano, sorse l'esercito di liberazione popolare degli insorti, ed in seguito, con l'avvicinarsi dell'Esercito sovietico alle frontiere della Bulgaria iniziò la preparazione all'insurrezione di tutto il popolo. Il 9 settembre 1944 l'insurrezione armata del popolo bulgaro rovesciò il regime monarchico-fascista, diede inizio alla rivoluzione socialista nel paese.

G. Dimitrov in qualità non solo di teorico, ma come insigne statista del proprio paese apportò un grande contributo all'elaborazione della teoria e della pratica dello Stato popolare-democratico come forma della dittatura del proletariato, dimostrò le più importanti peculiarità del regime a democrazia popolare. Egli rilevava che la forma peculiare di passaggio dal capitalismo al socialismo, ad esempio in Bulgaria, non abolisce e non può abolire le leggi principali del periodo transitorio comuni a tutti i paesi e provate per la prima volta sull'esperienza storica dell'Unione Sovietica.

Al V congresso del Partito comunista bulgaro, nel dicembre del 1948, Dimitrov espose alcuni principi fondamentali di sviluppo dei giovani Stati riunitisi nella comunità socialista. Egli diede un contributo inestimabile alla causa dello sviluppo della comunità socialista mondiale, alla formazione di un nuovo tipo di relazioni internazionali, cioè l'alleanza fraterna degli Stati socialisti, alla creazione delle premesse per l'unità antimperialista ancora più estesa che si preparava e si creava nel le mutate condizioni storiche del dopoguerra.

La vastità di vedute e lo spirito classista di G. Dimitrov nella sua lotta per l'unità antimperialista erano determinate dal suo internazionalismo coerente.

“Giorgio Dimitrov è cresciuto come uno dei più insigni internazionalisti dell'epoca, sia nell'elaborazione teorica dei problemi dell'internazionalismo, sia nell'attività dirigente, sia nel lavoro pratico quotidiano”, ha scritto recentemente il Primo segretario del CC del Partito comunista bulgaro Todor Zhivkov.

Sviluppando e concretizzando i principi dell'internazionalismo proletario, Dimitrov era degno discepolo di Marx, Engels, Lenin. “L'internazionalismo proletario, egli ribadiva, non solo non contraddice la lotta dei lavoratori dei singoli paesi per la libertà nazionale, sociale e culturale ma garantisce anche, grazie alla solidarietà proletaria internazionale ed all'unità combattiva, l'appoggio necessario per la vittoria in questa lotta”.

Da queste posizioni G. Dimitrov condannava risolutamente qualsiasi manifestazione di nazionalismo, metteva in luce la dialettica complessa dell'elemento internazionale e di quello nazionale nella lotta di classe del proletariato.

“Noi, comunisti siamo avversari intransigenti di principio del nazionalismo borghese in tutte le sue specie, diceva Dimitrov. Ma noi non siamo sostenitori del nichilismo nazionale e non dobbiamo essere mai tali”. Dal punto di vista di una giusta visione dei sentimenti nazionali delle larghe masse lavoratrici, assume grande importanza la sua idea sulla necessità di educare nelle masse la comprensione del legame indissolubile della lotta per la propria emancipazione con la lotta della classe operaia internazionale, di tutti i movimenti rivoluzionari del mondo.

Quale conclusione essenziale generale può essere tratta da tutta la vita ed attività di G. Dimitrov? Tentando di formularla brevemente essa consiste nel fatto che la via per il raggiungimento degli obiettivi del movimento operaio passa attraverso la lotta rivoluzionaria, attività instancabile dell' avanguardia comunista e l'unità delle file della classe operaia, delle larghe masse lavoratrici. Solamente con l'unità d'azione di tutte le forze rivoluzionarie, progressiste, democratiche con a capo la classe operaia si può infliggere sconfitte decisive alla reazione imperialista, liquidare la minaccia delle guerre, assicurare la pace e l'amicizia tra i popoli, lottare con successo per il socialismo.



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