Emergenza trans: i farmaci salva-vita sono ancora fuori commercio

Emergenza trans: i farmaci salva-vita sono ancora fuori commercio

di Simone Alliva per «L'Espresso»

L'intera comunità transessuale italiana affronta una crisi sanitaria che non ha precedenti. Fiale, gel, compresse sono scomparse dagli scaffali. Oppure hanno subito rincari del 300 per cento. Dopo mesi dalla denuncia dell'Espresso l'allarme continua: «Siamo allo sbando»


Fiale, gel, compresse. Sono l’unico compromesso a cui sono sottoposte le persone trans per adeguare il proprio corpo al genere sentito come proprio. Li chiamano “farmaci salvavita” e sono scomparsi dagli scaffali. Smaterializzati nei primi mesi di gennaio, alcuni sostituiti a novembre con rincaro del 300%. Come racconta Marta, donna transessuale (“Mtf”, si dice così quando si transita dal genere maschile a quello femminile) in Terapia ormonale sostitutiva (Tos): «Sono andata a prendere le confezioni di Progynova, come ogni mese, ma visto che il prezzo è aumentato in maniera assurda, ho chiesto alla farmacista se ci fosse qualcosa di equivalente e mi ha detto di no. L’ho preso. Che dovevo fare? Dimezzerò le dosi e vedremo che effetto avrà sul mio corpo. Non me lo posso più permettere».

La storia di Marta è quella dell’intera comunità trans italiana che affronta una crisi sanitaria che non ha precedenti. La vita delle persone transessuali è diventata da un anno una roulette russa. C’è chi si arrangia come può e chi fa ordini online, si comprano fiale dall’India: «E che qualcuno ce la mandi buona. Non sappiamo cosa c’è dentro ma cosa dobbiamo fare?». Spiega Giuseppe, uomo transessuale (“FtM, in transizione verso il genere maschile) in Tos da due anni, dovrebbe assumere una fiala di “Testoviron” ogni 28 giorni ma la fiala in Sicilia non si trova. Cosa fare? Se lo chiedono in tanti.

La mancanza di farmaci era stata denunciata da L’Espresso nel mese di febbraio. Interrogazioni parlamentari ed europarlamentari. Sit-in di protesta. Appelli. «Non è cambiato nulla» racconta Miky Formisano Presidente Cest, (Centro Salute Trans e Gender Variant). «Non c’è una distribuzione omogenea sul territorio dei farmaci a base di testosterone». Il primo farmaco a smaterializzarsi sul mercato era stato il Testoviron della casa farmaceutica Bayer. Sospeso per imprecisati “problemi legati alla produzione” nel settembre 2018, non è stato ancora ripreso. Sul mercato la stessa casa farmaceutica ha lasciato il “Nebid” 180 euro a siringa, il “Testoviron” costava 11 euro.

Gli ormoni femminili come il Progynova hanno invece cambiato fascia. Dalla fascia A (cioè dispensati dal Servizio Sanitario Nazionale) alla fascia C (non essenziali, né rimborsabili). Su questo si è espresso il ministro della salute Speranza in risposta a un’interrogazione dei parlamentari M5s: «Il Progynova è in classe C su richiesta dell’azienda e Aifa ha accettato perché esistono valide alternative terapeutiche rimborsate dal Ssn». «Speranza non ci fa sperare», ha subito risposto il Mit - Movimento Identità Trans. Le alternative generiche a questo farmaco non si trovano.

A L’Espresso l’Aifa aveva risposto di aver dato autorizzazione ai titolari delle Asl a importare i farmaci dall’estero. Sarebbe bastato compilare un modulo. Invece non basta. La comunità trans si è trovata di fronte a un personale impreparato e disinformato. La senatrice Monica Cirinnà (PD) che di interrogazioni parlamentari ne ha depositate due (marzo e luglio), chiede conto della grave e persistente emergenza che pesa sulla salute delle persone trans, della carenza del reperimento, del personale sanitario non preparato. Inoltre, tra le indicazioni terapeutiche dei farmaci non è ricompreso il trattamento della disforia di genere. «Siamo allo sbando», confessa Miky Formisano.

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