"Dopo avere creato un centro di coscienza e di espressione, vivesse attraverso a esso"

"Dopo avere creato un centro di coscienza e di espressione, vivesse attraverso a esso"

CF77, Kempis 1970

Se voi pensate all’Assoluto come “vita” - perché tale è l’Assoluto, ma una vita in senso diverso da quello che voi siete abituati a considerare, cioè a un divenire, in fondo, è vero? - questa è la vostra considerazione della vita, e l’Assoluto non è divenire. Se voi pensate all’Assoluto come vita “essere”, è dunque Vita Assoluta Egli stesso.

Ma la vita è creazione continua; creazione del resto diversa da quella che voi siete usi a considerare nel piano fisico, perché “creare” in fondo significa anch’esso, per voi, un divenire; ma l’Assoluto voi sapete che non è un divenire. L’Assoluto è un “essere”, è dunque una creatività di esistenza, di “essere”.

Tutto è creatività ed è vita; tutto in senso assoluto. Dunque ogni Cosmo è un atto di creatività, pur non essendo mai stato creato: tutto, ogni Cosmo è un “vivere” pur non essendo un divenire, in assoluto. E ogni oggetto di ogni Cosmo è in particolare in sé perfetto, pur non essendo la perfezione assoluta. Eppure - ripeto - in sé è perfetto e assolve perfettamente il compito per il quale è creato, pur non essendo mai stato creato.

Ogni oggetto vive ed è creato. Pur non essendo mai stato creato: ogni oggetto è espressione di creatività assoluta, anche l’uomo. L’uomo, questo individuo meraviglioso che è il coronamento della creatività cosmica, è un oggetto che “vive”, che è creato, pur non essendo mai stato creato, pure esistendo da sempre. Ed è un centro di creatività perché l’uomo crea, ha questa possibilità - sia pure unica nel Cosmo - in confronto agli altri esseri viventi. Gli altri esseri sono “vita”, ma non possono creare. Ma badate bene, figli e fratelli, non esiste una gerarchia di esseri raggruppabili in base a questo criterio e definibili più o meno perfetti; ciascun essere in sé e per sé è perfetto, quando assolva al compito per il quale è stato creato.

Così non si può porre, nei valori assoluti, inferiore - nella creatività dell’Assoluto - un animale rispetto a un uomo, anche se l’animale non ha la possibilità di creare e l’uomo sì. Entrambi sono perfetti rispetto al compito che debbono assolvere. Ma l’uomo, dicevo, ha qualcosa di più, nei suoi compiti, che non ha l’animale o la pianta, o un tavolo, o una sedia, o una pietra. L’uomo ha la possibilità di creare, di esprimere quindi un valore cosmico. Ecco dunque che la creatività cosmica, che trova il suo coronamento nell’uomo, attraverso all’uomo ancora si esprime. Da “oggetto”, l’uomo, della creatività, diventa “soggetto” di essa.

È come se - badate bene, parlo attraverso a un velo - è come se una coscienza, un centro di coscienza, dopo avere creato - se un dopo esistesse - un Tutto, vivesse questo Tutto dall’interno. Dopo avere creato un centro di coscienza e di espressione (uomo), vivesse attraverso a questo centro di coscienza e di espressione. E vivrebbe allora una medesima esperienza ripetuta miliardi di volte? Tanti quanti sono gli uomini, o gli esseri sensibili nel Cosmo?

No! Vivrebbe miliardi e miliardi di esperienze, le une diverse dalle altre, perché ciascun centro di coscienza e di espressione, o di sensibilità e di espressione (animale, vegetale, minerale), ha un “sentire” in qualche modo diverso dal “sentire” che fa capo ad un altro centro di sensibilità e di espressione, di coscienza e di espressione.

Dunque ci troviamo di fronte a qualcosa che era “oggetto” e che diviene “soggetto”, ed intravediamo vagamente una nuova verità, una verità che ci fa sentire in casa nostra, ci fa sentire quali veramente siamo: parte integrante di un Tutto, differenziati gli uni dagli altri da un velo illusorio. Percepenti ciascuno una porzione di tempo e di spazio come canali di una unica percezione. Posti al centro di un Cosmo individuale, gli uni accanto agli altri; ciascuno perfetto nel compito per il quale è stato creato. Imperfetto - nel senso “non vivente” - qualora non rispondente a questo compito.

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