“Diventeranno un solo gregge” (Giov. 10:16)

“Diventeranno un solo gregge” (Giov. 10:16)

William Malenfant

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Giovanni 10:16

“E ho altre pecore, che non sono di questo ovile; anche quelle devo guidare, e loro ascolteranno la mia voce, e diventeranno un solo gregge con un solo pastore.

Il versetto di oggi è davvero interessante, lo conosciamo bene. E siamo davvero grati che Geova ci riveli quello che dobbiamo sapere per essere felici e per poterlo servire fedelmente. Ma ci sono cose che Geova Dio ha deciso di non dirci; cose per cui magari potremmo essere curiosi; cose che, in effetti, proprio non conosciamo. Ma potremmo continuare a farci domande anche quando si tratta di cose che non possiamo conoscere o capire pienamente. Per esempio, il commento al versetto di oggi ci dice che non abbiamo bisogno di sapere il nome di tutti gli unti che sono ancora in vita. E l’ultima frase del commento dice che “sarebbe inutile [...] cercare di stabilire con certezza i nomi dei servitori di Dio che alla fine faranno parte dei 144.000”. Il giudizio e il suggello finale di un unto sono una cosa privata che riguarda solo Geova e la persona in questione. Alcuni di noi, però, potrebbero essere, come Pietro, curiosi. Potrebbero voler sapere qual è la volontà di Dio per gli altri. Ma in tutta onestà, fratelli e sorelle, la nostra curiosità dovrebbe essere tenuta a freno. Dobbiamo riconoscere che abbiamo dei limiti e che ci sono cose che proprio non ci riguardano. A questo proposito prendiamo insieme il libro di Giovanni al capitolo 21, Giovanni 21:20-23. Gesù aveva appena rivelato a Pietro alcuni dettagli riguardo alla sua morte. Leggiamo Giovanni 21:20-23: “Pietro si voltò e vide che dietro di loro veniva il discepolo a cui Gesù voleva particolarmente bene”, che sarebbe l’apostolo Giovanni. Poi aggiunge: “Quello che alla cena si era appoggiato sul suo petto e aveva chiesto: ‘Signore, chi è che ti tradisce?’ Vedendolo, [ovvero quando Pietro si accorge che Giovanni è dietro di loro] Pietro domandò a Gesù: ‘Signore, e di lui che ne sarà?’” Pietro aveva scoperto dei dettagli riguardo alla sua morte, e ora voleva sapere cosa sarebbe successo a Giovanni. “Gesù gli disse: ‘Se è mia volontà che lui rimanga finché non verrò, a te che importa?’” Interessante vero? E poi aggiunge: “Tu continua a seguirmi”. Quella era la cosa importante. E il racconto continua: “Così tra i fratelli si sparse la voce che quel discepolo non sarebbe morto”. È così che iniziano a girare le voci: raccontiamo a qualcuno una cosa che abbiamo sentito, e questa viene capita male. “Comunque Gesù non disse a Pietro che Giovanni non sarebbe morto, ma: ‘Se è mia volontà che lui rimanga finché non verrò, a te che importa?’” Le parole di Gesù avranno dato da pensare a Pietro in quell’occasione; l’avranno fatto riflettere. Però Pietro non se ne andò amareggiato o arrabbiato perché Gesù non gli spiegò in che senso Giovanni sarebbe rimasto fino al suo arrivo, ovvero che non sarebbe morto fino a quando non avrebbe ricevuto la visione della venuta di Gesù quale re del Regno. Visione che, intorno al 96, Giovanni riportò nel libro di Rivelazione. Quindi, anche se Pietro era curioso riguardo a quello che sarebbe successo a Giovanni, non spettava a lui conoscere quei dettagli: era una questione che riguardava solo Gesù e Giovanni, era una questione privata. È una cosa bella voler conoscere i nomi di tutti i fratelli e le sorelle della nostra congregazione. E per quanto mi riguarda, onestamente, quando sono in una nuova congregazione, faccio un po’ fatica a ricordare i nomi di tutti i fratelli. Ma a poco a poco li imparo. E, generalmente, noi delle “altre pecore” sappiamo chi prende gli emblemi; perché dopotutto in congregazione, quando vengono passati gli emblemi, vediamo chi partecipa. E quindi alla Commemorazione capiamo che hanno la speranza celeste. E, se posso, c’è anche un’altra cosa che vorrei aggiungere. Anche se noi non comprendiamo appieno quello che provano gli unti perché, dopotutto, non lo proviamo in prima persona, comunque non abbiamo nessun dubbio che i membri del Corpo Direttivo abbiano ricevuto la chiamata celeste, perché vediamo come Geova li benedice e come adempiono le profezie riguardo allo “schiavo fedele e saggio”. Ci sono altri aspetti che comprendiamo e che ce ne danno prova. È evidente che Geova sta benedicendo tutto quello che stanno facendo per prendersi cura dei “domestici” e provvederci cibo spirituale. Ma c’è una cosa che a noi non spetta sapere: se una persona riceverà il suggello finale. Quella è una questione privata che riguarda solo il singolo individuo e Geova Dio. E, come dice il commento al versetto di oggi, questo ‘suggello viene concesso poco prima che l’unto muoia fedele o prima dello scoppio della “grande tribolazione”’. E questo è tutto ciò che viene detto e che sappiamo. Ed è anche quello che viene detto nel libro di Rivelazione quando si parla del suggello finale degli unti. E come dice il versetto di oggi, gli unti e le altre pecore formano un solo gregge sotto un solo pastore. Insieme collaboriamo per fare la volontà di Geova e dare lode al suo nome. Non cerchiamo di attirare l’attenzione degli altri su di noi o su quello che facciamo per essere ammirati dalle persone. È interessante quello che successe quando un angelo apparve a Manoa, l’uomo che in seguito divenne padre di Sansone. Manoa si riferisce all’angelo come “l’uomo del vero Dio” e quindi aveva capito che quell’uomo era stato mandato dal vero Dio per parlare a sua moglie e poi a lui. Manoa sapeva che quello non era Geova, perché, dopotutto, rivolgendosi proprio a Geova, gli aveva chiesto di far tornare “l’uomo del vero Dio” da loro. Allora leggiamo questo racconto direttamente della Bibbia in Giudici capitolo 13. Questo racconto ci aiuterà a capire qual è il giusto atteggiamento da avere nel servizio che rendiamo al nostro Dio, Geova. Prendiamo Giudici 13:17, 18. “Allora Manoa chiese all’angelo di Geova: ‘Qual è il tuo nome? Così potremo renderti onore quando le tue parole si saranno avverate’. Ma l’angelo di Geova gli disse: ‘Perché chiedi il mio nome, dato che è meraviglioso?’” In altre parole l’angelo sta dicendo: “Non ti dico il mio nome, non te lo dico perché in realtà non ti serve saperlo”. Quell’angelo dimostrò di essere modesto. E oltre all’atteggiamento dell’angelo impariamo qualcosa anche dalle parole di Manoa. Lui voleva sapere il nome dell’angelo così da rendergli onore quando le sue parole si sarebbero avverate. Ma l’onore spettava a Geova, tanto più che quelle erano le parole di Geova. L’angelo era lì solo per trasmettere il messaggio. Quindi l’angelo non avrebbe mai accettato la gloria che spettava solo a Geova. E a pensarci bene anche gli unti e le altre pecore vedono le cose in questo modo. Noi non siamo qui per prenderci dei meriti che non ci spettano, per farci notare dai nostri fratelli. No, siamo qui per dare onore e gloria a Geova Dio. Tutto quello che facciamo nel nostro sacro servizio serve a dare onore a Geova. Ma, tornando a coloro che serviranno in cielo con Cristo, pensate che in futuro conosceremo i loro nomi? Beh, La Torre di Guardia da cui è tratto il commento al versetto di oggi dice: “Come indica Salmo 87:5, 6, è probabile che in futuro vengano rivelati i nomi di tutti quelli che saranno stati destati per regnare con Gesù in cielo”. E poi viene citato Romani che parla della “rivelazione dei figli di Dio”, non in stretta relazione con i loro nomi, ma si parla di rivelazione. E Salmo 87:5, 6 parla di “Sion” e di quelli “nati in essa”, e noi sappiamo dalla Bibbia che gli unti sono ‘nati di nuovo’ con la speranza della vita eterna in cielo. E si uniranno alla parte celeste dell’organizzazione di Geova, ovvero la sua sposa, per regnare in cielo insieme a Gesù Cristo. Quindi noi non abbiamo bisogno di conoscere il nome di ogni fratello e sorella unti così da poterli seguire. Il nostro capo è Gesù, e la Bibbia ci dice che dobbiamo seguire solo lui, Matteo 23:10. C’è un principio che dovremmo ricordare in 2 Timoteo 2:19. È valido sia per gli unti che per le altre pecore. È un bellissimo principio: “Geova conosce quelli che gli appartengono”.

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