Direttiva Dughin: la Concezione di politica estera come apoteosi della multipolarità e catechesi della sovranità

Direttiva Dughin: la Concezione di politica estera come apoteosi della multipolarità e catechesi della sovranità

Aleksandr Dugin


Il 31 Marzo, il Presidente russo Vladimir Putin ha approvato una nuova concezione di politica estera. La si può considerare l'accordo finale di quei cambiamenti nella coscienza geopolitica e civilizzatrice del governo russo, iniziati 23 anni fa con l'ascesa al potere di Putin. Solo ora in questa versione la dottrina della politica estera russa assume un aspetto distinto e inequivocabile. Questa volta è libera da ambiguità e allusioni.

Questo è un programma completo e aperto di azioni di una grande e sovrana potenza continentale, che annuncia la sua visione del futuro ordine mondiale, dei suoi parametri e delle sue basi, ed allo stesso tempo esprime la ferrea volontà di costruire proprio una tale architettura, nonostante qualsiasi livello di opposizione con coloro che cercheranno rigidamente di impedirlo e imporre un piano esterno alla Russia, fino ad un attacco nucleare preventivo.

La spina dorsale della piena sovranità strategica

Nella concezione si sono introdotti e utilizzati tutti i termini fondamentali che riflettono in modo coerente e conseguente la teoria del mondo multipolare e l'interpretazione eurasiatica dell'essenza della civiltà della Russia. Così la vittoria dei sostenitori del percorso sovrano dell'esistenza storica della Russia ha ricevuto il consolidamento finale nel fondamentale documento strategico di programma. Una tale chiarezza e coerenza così complete e insolite nelle formulazioni e nelle definizioni sono, senza dubbio, una conseguenza della guerra con l'Occidente collettivo, entrata in forma diretta e feroce, dove è in gioco l'esistenza stessa della Russia. Ed è semplicemente impossibile non solo vincere, ma anche semplicemente condurre una guerra del genere senza chiari principi, regole e impostazioni.

La nuova concezione stabilisce chiaramente le regole che la Russia adotta e accetta. Di più, quelle che per la prima volta, difatti, formula. Queste regole sono esattamente l'opposto della strategia globalista, dell'unipolarismo e della teoria liberale delle relazioni internazionali. Se prima la Russia si sforzava di trovare formulazioni di compromesso che riflettessero sia la volontà di sovranità che la ricerca di un compromesso con l'Occidente, ora è tutto altrimenti: la Russia è uno stato–mondo, un paese–continente, che si rappresenta come una civiltà indipendente, con i suoi orientamenti, obiettivi, origini, valori, con la sua identità immutabile e indipendente da qualsiasi forza esterna. Non importa quanto si battano i russi filoccidentali e liberali contro la "via particolare", ora questa è sostenuta dalla legge e costituisce la posizione principale della politica estera. I dissidenti dovranno accettarlo o entrare in aperta opposizione.

I patrioti, gli eurasiatici, i sostenitori della civiltà pienamente sovrana il 31 marzo 2023 hanno probabilmente vinto la più imponente ed evidente vittoria dell'intera era post-sovietica. L'idea della via eurasiatica russa nella politica estera ha prevalso. La concezione è stata sviluppata al Ministero degli Esteri e firmata dal presidente. Su questo arco ora si poggia l'entità russa: la spina dorsale della piena sovranità strategica.

L'adozione di una concezione così seria e internamente coerente richiederà cambiamenti appropriati sia alla dottrina militare, nonché un enorme lavoro organizzativo per allineare gli istituti del potere esecutivo, nonché dell'istruzione e dell’informazione con le linee di forza assolutamente nuove. Anche il Consiglio di Sicurezza è chiamato a svolgere un ruolo in questo processo.

Se il paese d'ora in poi non andrà semplicemente a seguire la sua particolare via russa, ma lo afferma anche apertamente, questo in effetti cambia tutto. Anche flirtare con l'Occidente e le sue "regole" e "criteri" non ha più senso. Lo stesso Occidente liberale globalista ha tagliato da sé la Russia e, inoltre, ha iniziato un conflitto militare diretto con essa. Con la nuova dottrina della politica estera, la Russia registra solo questo stato di cose.

Le maschere sono gettate: noi siamo decisamente per un mondo multipolare, mentre coloro che sono contrari, che cercano a tutti i costi di preservare l'ordine mondiale unipolare, non sono chiamati "partner", "colleghi" o "amici", ma nemici diretti, sui quali, se necessario, la Russia è pronta a lanciare per prima un attacco nucleare preventivo.

In questo modo l'intero quadro della politica estera e dei processi che si svolgono sulla scena internazionale è stato messo a fuoco ed è diventato completamente simmetrico. Le élite globaliste dell'attuale Occidente non nascondono che intendono distruggere la Russia, rovesciare e portare il suo leader in tribunale, distruggere qualsiasi iniziativa in direzione di un mondo multipolare. Sono loro che in modo massiccio forniscono armi ai neonazisti ucraini e attizzano ovunque la russofobia, attribuendosi il diritto di agire a propria discrezione in qualsiasi parte del mondo.

La Russia finalmente risponde loro in natura. Noi comprendiamo le vostre intenzioni e la vostra logica. Ma noi la respingiamo totalmente. Intendiamo rivendicare la nostra esistenza e la nostra sovranità con ogni mezzo, siamo pronti per questo a combattere e pagare qualsiasi prezzo.

La concezione adottata di politica estera si basa su una posizione fondamentale, la Russia si proclama:

– “uno stato-civiltà originale”, – “una vasta potenza dell’area eurasiatica ed euro-pacifico”, – l'asse attorno al quale “si sono uniti il popolo russo ed altri popoli”, – il nucleo di una particolare “comunità culturale e civilizzatrice del mondo Russo".

Questa è la cosa principale. Questa è la risposta ad una domanda tutt'altro che semplice, come potrebbe sembrare: chi siamo? È proprio da una tale autodeterminazione che deriva la multipolarità su cui si basa tutto il resto. Se abbiamo a che fare con una civiltà, questa non può far parte di un'altra civiltà. Ciò significa che la Russia non è parte della civiltà occidentale (come si affermava nelle precedenti versioni della concezione di politica estera), ma una civiltà indipendente, sovrana, non occidentale, e cioè il mondo Russo. Ecco il principio fondamentale su cui d'ora in poi si costruisce la politica estera della Russia.

La lunga via per la civiltà sovrana

Putin ha fatto una lunga strada in 23 anni – dai primi cauti ma decisi tentativi di ripristinare la sovranità della Russia come stato quasi completamente perduta degli anni '90 – con il riconoscimento che la Russia (sebbene sovrana) facesse parte del mondo occidentale, parte dell'Europa (da Lisbona a Vladivostok) e condividesse in tutto i valori, le regole e gli atteggiamenti occidentali – fino ad un completo confronto frontale con l'Occidente collettivo, con il diretto rifiuto della sua egemonia, il rifiuto di riconoscere i suoi valori, i princìpi e le regole come universali ed accettati rigorosamente dalla Russia.

La firma di Putin il 31 marzo 2023 alla nuova concezione di politica estera significa che il percorso da uno stato sovrano nel contesto di una civiltà globalista liberale occidentale comune ad una civiltà sovrana, il mondo Russo ed un polo indipendente è stato definitivamente compiuto. La Russia non è più Occidente. Per primi l’hanno proclamato in Occidente, iniziando con noi una guerra per distruggerci. Dopo un anno della SVO lo affermiamo anche noi. Non con rimpianto, ma con orgoglio.

Nella definizione data della Russia, ci sono quattro strati, ognuno dei quali rappresenta un concetto fondamentale di politica estera.

1.    Affermare che la Russia è uno stato-civiltà significa che non abbiamo a che fare con un semplice Stato nazionale secondo la logica del Sistema Westfalia, ma con qualcosa di molto più grande. Se la Russia è uno stato-civiltà, allora dovrebbe essere confrontata non con un singolo paese occidentale o non occidentale, ma, ad esempio, con l'Occidente nel suo insieme. O con altri Stati-civiltà, come la Cina o l'India. O semplicemente con una civiltà rappresentata da molti stati (come il mondo islamico, l'America Latina o l'Africa). Lo stato-civiltà non è solo uno stato molto grande, è come gli antichi imperi, il regno dei regni, lo stato degli Stati. All'interno di uno stato-civiltà, possono trovarsi e persino esistere varie entità politiche piuttosto autonome. Secondo K. Leontiev, si tratta di una fiorente complessità, e non di una lineare unificazione, come nei normali stati nazionali di epoca Moderna.

 

2.   Ma allo stesso tempo la Russia è chiamata "un’estesa potenza dell’area eurasiatica e dell’europacifico", cioè è uno stato sovrano forte su scala continentale. Gli eurasiatici lo chiamano "stato-continente". L'aggettivo "estesa" non è utilizzato come puramente descrittivo. La vera sovranità può essere posseduta solo da potenze "estese". Qui vediamo un riferimento diretto al concetto di "grande estensione", che è una componente necessaria di una piena sovranità strategica. Quella potenza che non soddisfa questi requisiti non può essere veramente sovrana. Il carattere euroasiatico ed europacifico della Russia indica direttamente il pieno riconoscimento della geopolitica eurasiatica e delle sue posizioni di base. La Russia-Eurasia nella filosofia eurasiatica è un concetto opposto all'interpretazione della Russia come uno dei paesi europei. Il termine stesso utilizzato di "potenza" dovrebbe essere interpretato come sinonimo di Impero.

 

3.   È molto importante l’accenno del popolo russo e degli altri popoli che condividono con i russi il loro destino storico e geopolitico di civiltà. Il popolo russo divenne un popolo di varie tribù slave orientali, ugro-finniche e turche proprio nel processo di costruzione storica di potenza. Costruendo lo stato, il popolo ha creato se stesso. Da qui l'indissolubile connessione dei russi con il loro stato indipendente e sovrano. Ma allo stesso tempo ciò indica anche che lo stato è stato creato dal popolo russo, difeso e sostenuto da esso.

 

4.   L'introduzione del concetto di "Mondo Russo" nel corpo del concetto di politica estera è altamente significativa. Lo stato non coincide mai, con rare eccezioni, con i confini della civiltà. Ogni volta intorno ai suoi confini stabiliti risultano zone di intensa influenza dell'inizio della civiltà. Il mondo russo è una delineata area storica e culturale che, senza dubbio, si riferisce alla Russia come civiltà, ma non sempre si trova all'interno dello Stato russo. In alcuni casi, in presenza di relazioni armoniose e amichevoli tra i paesi, il Mondo Russo può esistere armoniosamente su entrambi i lati del confine. Ma in presenza di conflitti tra stati che siano stato-civiltà, e la Russia è proprio questo (secondo questa concezione di politica estera), ha tutte le ragioni per difendere la sua civiltà – e nei casi più critici, ignorando i confini stessi. In questo modo la concezione di Mondo Russo nel contesto generale della definizione di Russia chiarisce la logica delle sue azioni nello spazio post-sovietico e, in particolare, conferisce alla SVO legittimità dottrinale e fondamento ideologico.


L'Occidente ha perso il diritto morale alla leadership

Dalla definizione di principio dello status della Russia come civiltà sovrana deriva tutto il resto. Non sentendo più il bisogno di conformarsi con l'Occidente globale, Mosca, nella nuova concezione di politica estera, colpisce in modo diretto e duro l'eurocentrismo, rifiuta precisamente e in termini chiari l'egemonia dell'Occidente, equipara il processo di globalizzazione al nuovo ciclo di imperialismo e colonialismo.

Il testo della concezione afferma che il centro dell'umanità si sta costantemente spostando nelle regioni non occidentali del pianeta – in Asia, Eurasia, Africa, America Latina.

Scompare irreversibilmente lo squilibrato modello dello sviluppo mondiale, che per secoli ha assicurato una crescita economica avanzata alle potenze coloniali attraverso l'appropriazione delle risorse di territori e Stati dipendenti in Asia, Africa e nell'emisfero occidentale. Si rafforza la sovranità ed aumentano le capacità competitive delle potenze mondiali non occidentali e dei paesi-leader regionali.

Questa è proprio l'essenza della multipolarità. L'Occidente non solo ha perso la capacità tecnica di rimanere l'egemone mondiale nella politica, nell’economia, nell’industria, ma ha perso anche il diritto morale alla leadership.

L'umanità sta vivendo un'epoca di cambiamenti rivoluzionari. Continua la formazione di un mondo più giusto e multipolare.

In questo contesto il programma positivo della Russia dichiara l’aspirazione ed il successivo rafforzamento della multipolarità, l’attiva interazione con altri stati-civiltà (prima di tutto con la Cina e l’India), di sostenere in ogni modo varie unioni e associazioni di integrazione regionale.

Al fine di promuovere l'adattamento dell'ordine mondiale alle realtà del mondo multipolare, la Federazione Russa intende dare priorità (...) al rafforzamento delle capacità e al miglioramento del ruolo internazionale dell'associazione tra stati BRICS, dell'Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI), dell'Unione Economica Eurasiatica (EAEU), dell'Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO), del RIC (Russia, India, Cina) e di altre associazioni interstatali e organizzazioni internazionali, nonché dei meccanismi con la significativa partecipazione della Russia; dare sostegno all'integrazione regionale e subregionale nell'ambito di istituzioni multilaterali amichevoli, alle piattaforme di dialogo e associazioni locali nella regione Asia-Pacifico, America Latina, Africa e Medio Oriente; ( ... ) al dialogo costruttivo, al partenariato ed al reciproco arricchimento delle diverse culture, religioni e civiltà.

Il mondo in modo irreversibile diventa multipolare, ma il vecchio ordine unipolare non si appresta ad arrendersi senza combattere. Questa è la principale contraddizione dell'era moderna. È proprio questo che spiega il significato dei principali processi nella politica mondiale. Il fatto è, spiega la concezione, che l'Occidente globalista liberale, rendendosi conto che i suoi giorni di leadership sono contati, non è pronto a riconoscere le nuove realtà e nell’agonia inizia a combattere disperatamente per preservare la propria egemonia.

Questo è ciò che spiega la maggior parte dei conflitti mondiali e, soprattutto, la politica ostile delle élite occidentali nei confronti della Russia, che è diventata oggettivamente uno dei poli più evidenti e coerenti della struttura multipolare. È proprio per questo che la Russia si è dichiarata uno stato-civiltà, rifiutando il riconoscimento dell'universalità dell'ordine mondiale occidentale e delle sue regole, cioè il modello unipolare dell'ordine mondiale, ed è diventata oggetto di attacco da parte dell'Occidente, che ha costruito contro la Russia una larga coalizione di paesi ostili e si è prefissato l'obiettivo di privare la Russia della sovranità.

Considerando il rafforzamento della Russia in qualità di uno dei principali centri di sviluppo del mondo moderno, considerando la sua politica estera indipendente come una minaccia per l'egemonia occidentale, gli Stati Uniti d'America (USA) e i suoi satelliti hanno utilizzato le misure adottate dalla Federazione Russa per proteggere i propri interessi vitali nella questione ucraina come pretesto per esacerbare la pluriennale politica anti-russa ed hanno scatenato una guerra ibrida di nuovo tipo. Questa ha lo scopo di indebolire del tutto la Russia, compresa la distruzione del suo ruolo di civiltà creativa, le sue capacità di potenza, economiche e tecnologiche, la limitazione della sua sovranità nella politica estera ed interna, la distruzione dell'integrità territoriale. Tale corso dell'Occidente ha acquisito carattere totalizzante ed è fissato a livello dottrinale.

Di fronte a questo scontro, che rappresenta proprio il significato principale della transizione da unipolare a multipolare, che oltretutto l'Occidente cerca in ogni modo di frenare o interrompere questa transizione, la Russia, come stato-civiltà sovrana, come polo stabile e affidabile del mondo multipolare, dichiara le sue ferme intenzioni di non lasciare il corso scelto, qualunque ne sia il costo.

In risposta alle azioni ostili dell'Occidente, la Russia intende difendere il suo diritto all'esistenza e ad uno libero sviluppo con tutti i mezzi disponibili.

Ciò, indubbiamente, include il diritto di usare contro il nemico (che nelle circostanze attuali è proprio l'Occidente collettivo, che cerca a tutti i costi di preservare l'unipolarità e prolungare la sua egemonia) in caso di attacco diretto ed anche a fini preventivi qualsiasi tipo di arma – fino a quelle nucleari ed agli sviluppi più recenti. Se l'esistenza stessa di una Russia sovrana, il Mondo Russo sarà minacciato da un pericolo mortale, la Russia in questo caso è pronta ad andare tanto lontano quanto sarà necessario.

Condizioni di collaborazione

La nuova concezione definisce le condizioni per una normalizzazione delle relazioni anche con i paesi occidentali, tra cui i paesi anglosassoni, che si distinguono in questo ciclo di escalation per una particolare ostilità verso la Russia, sono evidenziati in modo speciale. È possibile ripristinare il partenariato solo a condizione che i paesi occidentali oggi ostili ed i loro satelliti rifiutino la russofobia. A tutti gli effetti questo è un ultimatum che richiede all'Occidente di accettare i termini della multipolarità, perché l'essenza della russofobia nel contesto geopolitico non è altro che l’ostinato rifiuto delle élite globaliste occidentali di riconoscere il diritto degli stati-civiltà sovrani di seguire la propria strada. Solo per questo la Russia combatte oggi in Ucraina. Senza il controllo dell'Ucraina, come sa qualsiasi geopolitico, la Russia non avrà una piena sovranità della civiltà geopolitica.

Questo è il significato del Mondo Russo, che non coincide con i confini degli Stati nazionali, ma con la formazione di un polo ed il passaggio ad uno stato-civiltà, le sue parti non possono rimanere sotto il controllo di strutture geopolitiche ostili. Amichevoli e neutrali – sì (come mostra l'esempio dell’alleata Bielorussia), e allora nulla minaccia la loro sovranità nazionale. Al contrario, la Russia è pronta ad intervenire come loro garante e contribuire in ogni modo possibile al loro rafforzamento – nelle aree economiche politiche e militari-strategiche. Ma il tentativo di strappare parte del Mondo Russo dalla Russia basilare sarà fermato con qualsiasi mezzo. Cosa che sta succedendo adesso.

Priorità, vettori e obiettivi finali

Nella seconda parte della concezione di politica estera si descrivono le strategie specifiche per lo sviluppo delle relazioni della Russia con le regioni mondiali: l'integrazione eurasiatica dello spazio post-sovietico, la costruzione di un partenariato prioritario con la Cina, l’India, il mondo islamico, l’Africa e l’America Latina. Per ogni direzione si evidenziano priorità, vettori e obiettivi finali. L'appello ai paesi occidentali è piuttosto discreto. Ma sotto formule diplomatiche ponderate è facile leggere quanto segue:

se i popoli dell'Occidente troveranno in sé la forza, si ribelleranno e abbatteranno la dittatura della maniacale élite egemonica che conduce la civiltà nell'abisso, faranno emergere dei veri leader e porteranno al potere quelle forze che difenderanno veramente i loro interessi nazionali, non troveranno un migliore amico e alleato della Russia. Ma la Russia non intende intervenire attivamente, interferendo nei processi interni della vita politica dei paesi ostili, e sottolinea il rispetto per qualsiasi scelta sovrana delle società occidentali. La Russia ha una risposta adeguata in caso di un confronto diretto con le potenze ostili, se queste supereranno la linea fatale. Ma sarebbe meglio che nessuno la superasse.

La nuova versione della concezione di politica estera è un atto fondamentale nel processo di decolonizzazione della stessa Russia, la sua liberazione da una gestione esterna.

Se prendiamo sul serio le sue disposizioni, già ora è necessario accordare ad esse le attività del Ministero degli Esteri, delle istituzioni didattiche di base (prima di tutto della MGIMO, dove prevalgono ancora paradigmi completamente diversi), riformare il Rossotrudnichestvo (ente federale che svolge funzioni per la fornitura di servizi pubblici e la gestione della proprietà statale nel campo della fornitura e dello sviluppo delle relazioni internazionali della Federazione Russa con gli Stati membri della Comunità degli Stati Indipendenti, ndt), il Mondo Russo, promuovere nuove correnti di diplomazia popolare che riconoscano la Russia come una civiltà sovrana, come il Movimento Internazionale Russofilo (MDR).

Ma l'affermazione della Russia come stato-civiltà ha un valore enorme, cruciale anche per la politica interna. Dopotutto in politica estera non è possibile agire come uno stato-civiltà, ma in politica interna rimanere, seppure uno stato sovrano, ma parte del sistema liberale occidentecentrico, condividendo i suoi approcci, valori e principi. La politica estera è sempre strettamente legata a quella interna. E qui la Russia, per difendere la sua sovranità, dovrà quanto prima avviare riforme serie e profonde. Se abbiamo, si può dire tranquillamente, una politica estera sovrana, allora dobbiamo ancora prendere piena coscienza della necessità di una politica interna sovrana.

 

 

 




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