Dimostriamoci premurosi gli uni con gli altri (1 Tess. 2:7) 

Dimostriamoci premurosi gli uni con gli altri (1 Tess. 2:7) 

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John Ekrann

La scrittura del giorno di oggi è 1 Tessalonicesi 2:7 e fa parte di una calorosa, confortante e incoraggiante lettera, la prima scritta ai tessalonicesi. È chiaro dal tono e dal messaggio di questa lettera che l’apostolo Paolo voleva molto bene ai fratelli e alle sorelle di Tessalonica. Lui era là quando quella congregazione era stata fondata. Conosceva la persecuzione che i fratelli, a causa degli ebrei, dovettero affrontare quando iniziarono a diventare cristiani e sapeva quello che stavano ancora passando. Era preoccupato per loro e desiderava vederli di persona. Cercate con me 1 Tessalonicesi 2:17. Qui leggiamo: “Quando siamo stati separati da voi (di persona, non con il cuore), anche se per poco tempo, sentivamo così tanto la vostra mancanza che abbiamo fatto ogni sforzo per riuscire a vedervi di persona”. Era davvero preoccupato per loro. Desiderava tanto sapere come stavano. E poi non è bella l’espressione che qui Paolo usa quando dice che non potendo essere con loro “di persona”, ‘col cuore’ era comunque con loro? Oggi ci sentiamo nello stesso modo. Anche se siamo lontani dalla nostra famiglia, dalla nostra congregazione e dai nostri più cari amici, con il cuore siamo con loro. Certo non di persona, ma con il cuore sì. Dato che non poteva esserci di persona, Paolo mandò Timoteo e Timoteo gli riferì che là i fratelli e le sorelle stavano facendo del loro meglio. Dopodiché Paolo scrisse la prima lettera ispirata ai Tessalonicesi. 1 Tessalonicesi è un esempio bellissimo di come va scritta una lettera di incoraggiamento. Se stiamo cercando delle idee su come scrivere una lettera di incoraggiamento, 1 Tessalonicesi è un bellissimo esempio da seguire e a cui ispirarci. È piena di significato e scritta col cuore. Quando leggiamo o ascoltiamo l’intera lettera, ci vorranno 15 minuti circa, possiamo immaginarci Paolo oggi che scrive la lettera a noi e alla nostra congregazione. È così calorosa e incoraggiante che forse vorremmo ascoltarla tante volte. Ed è molto appropriata per le prove e le sfide che noi, molti di noi stanno affrontando oggi. Diamo un’occhiata ad alcuni versetti di 1 Tessalonicesi che possono aiutarci a resistere alle prove di oggi. Vedremo 4 cose in particolare che possono aiutarci: la lode, la gentilezza, l’amicizia e il conforto. Per prima cosa parleremo della lode. Da adesso in poi tutti i versetti che leggeremo sono presi da 1 Tessalonicesi capitolo 1. Il versetto 3 dice: “Perché ricordiamo continuamente davanti al nostro Dio e Padre l’opera che svolgete mossi dalla fede, gli sforzi che fate spinti dall’amore e la perseveranza che mostrate grazie alla vostra speranza nel nostro Signore Gesù Cristo”. È così, cerchiamo le opportunità per lodare gli altri e quando lo facciamo cerchiamo di essere specifici. Di recente una sorella ha ricevuto un messaggio da una coppia che la ringraziava per quello che lei e il marito avevano fatto per quella coppia oltre 10 anni prima. Come ci sentiamo quando riceviamo un bigliettino, un messaggio o un’email che ci ringrazia per qualcosa che abbiamo fatto o che ci ricorda che abbiamo fatto qualcosa per altri? Ci sentiamo incoraggiati, ci sentiamo rafforzati e siamo felici. In effetti grazie alla lode ci rendiamo conto che gli altri vedono tutto il bene che stiamo facendo e ne sono grati. L’apostolo Paolo parlò di come reagì quando ricevette buone notizie che gli diede Timoteo sui tessalonicesi. Nel capitolo 3 al versetto 8 usa un’espressione, dice: “Ci sentiamo rivivere”. E non è un bel modo per dirlo? Quando riceviamo una lode e abbiamo buone notizie sui fratelli, ci sentiamo rivivere. Bene, ora che abbiamo parlato della lode, vediamo la scrittura di oggi presa dal capitolo 2 al versetto 7. Qui leggiamo: “E invece fra voi siamo stati premurosi come una madre che nutre i suoi piccoli e ne ha tenera cura”. Eccola qua, la premura. Quando vi fate un taglio nella mano e qualcuno vuole aiutarvi, vuole prendersene cura, come preferireste che lo facesse? Con la massima delicatezza, vero? Vi fa male. Beh, dal punto di vista emotivo oggi molti sono davvero feriti e dobbiamo trattarli premurosamente. Nelle nostre conversazioni, nei messaggi che mandiamo, nelle nostre email, nelle nostre lettere ci dimostriamo premurosi? Con lo stress e le pressioni di questo vecchio sistema può essere facile essere duri, bruschi o sbrigativi nei rapporti con gli altri. Quando stiamo per mandare un’email, ci prendiamo il tempo di rileggerla e riflettere per un momento prima di premere “Invio”? Quando invece riceviamo un’email che è piuttosto dura o un pochino tagliente, quando rispondiamo, ci dimostriamo premurosi o gentili, rendendoci conto che anche gli altri sono sotto stress? Ci prendiamo il tempo di esprimere i nostri sentimenti ai fratelli? Per esempio, potremmo mandare un bigliettino o un messaggio con un paio di scritture e questo sicuramente farà piacere. Ma una sorella dice che quello che le fa ancora più piacere è quando qualcuno le manda un bigliettino e scrive una frase presa da una scrittura che gli sta particolarmente a cuore e spiega anche perché quella scrittura gli sta particolarmente a cuore. Così, dopo aver parlato dell’essere premurosi, qui viene menzionata l’amicizia. Andiamo al versetto 8 del capitolo 2: “Così, nel nostro tenero affetto per voi, eravamo decisi non solo a trasmettervi la buona notizia di Dio, ma [notate] anche a darvi noi stessi, tanto ci eravate divenuti cari”. Qui l’espressione “darvi noi stessi” è davvero forte, vero? Paolo non era solo l’insegnante della Bibbia per quei fratelli, era un loro caro amico. Tutti noi abbiamo bisogno di cari amici, soprattutto in questi tempi. Di qualcuno con cui parlare, a cui esprimere i nostri sentimenti, di cui essere sicuri che ci ascolterà e che non dirà ad altri quello che gli diremo. Paolo amava veramente i fratelli e le sorelle di Tessalonica. Per lui quella non era un’attività da spuntare sull’elenco delle cose da fare. Non pensava: “Questo è il mio lavoro, devo insegnarvi la Bibbia”. No, il loro legame andava oltre. Oggi noi potremmo collaborare insieme, potremmo essere nella stessa congregazione, potremmo mangiare insieme, ma questo non ci rende automaticamente degli amici. Il vecchio detto che “Per avere degli amici dobbiamo essere degli amici” fa capire bene che l’amicizia comporta sforzo e impegno da parte nostra. Siamo dei veri amici per gli altri? Prendiamo l’iniziativa per stringere delle belle amicizie? Come fa notare l’apostolo Paolo, questo significa in effetti ‘dare noi stessi’. Dopo l’amicizia si parla del consolare. Andiamo al versetto 11 del capitolo 2. Qui leggiamo: “Sapete bene che abbiamo esortato, consolato e spronato ciascuno di voi come un padre fa con i figli”. Interessante. Prima Paolo aveva usato l’esempio di una madre per spiegare l’importanza di essere premurosi. Adesso parlando del consolare usa l’esempio del padre. Da questo capiamo che per l’apostolo Paolo era come stare in famiglia quando si trattava di interagire con i fratelli e le sorelle di Tessalonica. Nella vita succedono cose molto tristi e molto tragiche. E un buon padre sa come consolare e confortare i suoi figli quando le cose vanno male e succede qualcosa di brutto. Paolo sapeva che i tessalonicesi stavano passando un bruttissimo momento. A molti di loro, ad esempio, era venuto a mancare un caro amico o un familiare. Notate quant’è confortante il ragionamento che si trova qui al capitolo 5, in cui leggeremo solo un versetto a proposito della speranza della risurrezione. Andiamo al versetto 10: “Lui è morto per noi affinché, sia che restiamo svegli o che dormiamo, viviamo insieme a lui”. Che pensiero confortante, vero? La morte non interrompe il legame che la persona ha con Geova. Che siamo vivi o siamo morti, Geova non smette mai di amarci. Perciò, ripassando i consigli ispirati che Paolo diede nella sua amorevole lettera ai fratelli di Tessalonica, tutti noi siamo incoraggiati a lodare, a essere premurosi, a dimostrarci dei veri amici e a consolarci a vicenda. Man mano che ci inoltriamo in questo vecchio sistema è un po’ come se stessimo guardando il caos che c’è su una nave quando i passeggeri si rendono conto che la nave sta per affondare. Noi invece ci troviamo sulle scialuppe di salvataggio e stiamo insieme, cerchiamo di aiutarci a vicenda, mentre affrontiamo questa situazione e aspettiamo che arrivino i soccorsi. Ci confortiamo, ci consoliamo e ci aiutiamo a vicenda in attesa che vengano a salvarci. Per concludere, a tutti voi possiamo rivolgere le parole che si trovano al versetto 11 del capitolo 5: “Perciò continuate a incoraggiarvi e a edificarvi a vicenda, come state già facendo”.

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