Dal discorso del Presidente all'Assemblea Federale, 21 febbraio 2023. Parte I

Dal discorso del Presidente all'Assemblea Federale, 21 febbraio 2023. Parte I

L’Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

Vladimir Putin ha pronunciato il suo discorso all'Assemblea Federale.

La cerimonia si è tenuta al Gostiny Dvor di Mosca.

21 febbraio 2023

VLADIMIR PUTIN: Buon giorno!

Illustri deputati dell'Assemblea federale - senatori, deputati della Duma di Stato!

Cari cittadini della Russia!

Pronuncio questo discorso in un momento difficile - lo sappiamo tutti molto bene – cruciale per il nostro Paese, un periodo di cambiamenti fondamentali e irreversibili in tutto il mondo, di eventi storici epocali che determineranno il futuro del nostro Paese e del nostro popolo, un periodo in cui su ognuno di noi ricade un'enorme responsabilità.

Un anno fa è stata presa la decisione di condurre un'operazione militare speciale per proteggere le persone delle nostre terre storiche, per garantire la sicurezza del nostro Paese ed eliminare la minaccia rappresentata dal regime neonazista instauratosi in Ucraina dopo il colpo di Stato del 2014. E noi, passo dopo passo, con attenzione e coerenza, affronteremo le sfide che abbiamo di fronte.

Dal 2014 il Donbass ha combattuto, ha difeso il diritto di vivere nella propria terra, di parlare la propria lingua madre, ha lottato e non si è arreso nonostante l’assedio, i continui bombardamenti e l'odio manifesto del regime di Kiev, e ha creduto e aspettato che la Russia giungesse in suo soccorso.

Nel frattempo - e voi lo sapete bene - abbiamo fatto tutto il possibile, davvero tutto il possibile, per risolvere questo problema in modo pacifico, abbiamo pazientemente negoziato una via d'uscita pacifica da questo difficilissimo conflitto.

Ma alle nostre spalle si stava allestendo uno scenario completamente diverso. Le promesse dei governanti occidentali, le loro assicurazioni sull'impegno per la pace nel Donbass, si sono rivelate, come ora possiamo vedere, un falso, una menzogna crudele. Hanno semplicemente temporeggiato, cavillato, chiuso gli occhi sugli omicidi politici, sulla repressione nei confronti degli sgraditi al regime di Kiev, sulle prepotenze nei confronti dei credenti e hanno incoraggiato sempre più i neonazisti ucraini a commettere atti terroristici nel Donbass. Gli ufficiali dei battaglioni nazionalisti sono stati addestrati in accademie e collegi occidentali e forniti di armi.

E vorrei sottolineare che, anche prima dell'inizio dell'operazione militare speciale, Kiev stava negoziando con l'Occidente la fornitura all'Ucraina di sistemi di difesa aerea, aerei da combattimento e altri mezzi pesanti. Ricordiamo anche gli sforzi del regime di Kiev per acquisire armi nucleari, e ne hanno parlato pubblicamente.

Gli Stati Uniti e la NATO stavano rapidamente dispiegando basi militari e laboratori biologici segreti vicino ai confini del nostro Paese; durante le manovre hanno studiato il teatro delle future ostilità e preparato il regime di Kiev da loro controllato, l'Ucraina asservita, a una grande guerra.

E oggi lo ammettono, lo ammettono pubblicamente, apertamente, senza vergogna. È come se fossero orgogliosi, gioissero della loro perfidia, definendo sia gli accordi di Minsk che il “formato Normandia” uno spettacolo diplomatico, un bluff. Si scopre che per tutto il tempo in cui il Donbass bruciava, il sangue scorreva e la Russia cercava sinceramente - voglio sottolinearlo - sinceramente una soluzione pacifica, loro stavano giocando sulla vita delle persone, giocando, in sostanza, come si dice in noti ambienti, con le carte truccate.

Questo disgustoso metodo dell’inganno è stato collaudato molte volte in passato. È lo stesso metodo spudorato e doppiogiochista utilizzato quando hanno distrutto la Jugoslavia, l'Iraq, la Libia e la Siria. Non riusciranno mai a lavare questa vergogna. I concetti di onore, fiducia, decenza non fanno per loro.

Durante i lunghi secoli di colonialismo, dittatura ed egemonia, si sono abituati al fatto che a loro tutto è concesso, si sono abituati a fregarsene del mondo intero. Si scopre che hanno lo stesso atteggiamento sprezzante e tirannico anche nei confronti dei popoli dei loro stessi Paesi – con vero cinismo hanno ingannato o illuso proprio i loro popoli con le favole sulla ricerca della pace, sull'adesione alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul Donbass. In effetti, le élite occidentali sono diventate il simbolo della menzogna senza principi.

Noi difendiamo fermamente non solo i nostri interessi, ma anche la nostra posizione secondo cui nel mondo di oggi non ci dovrebbe essere una divisione tra i cosiddetti Paesi civilizzati e tutti gli altri, ma è necessario un partenariato onesto che respinga in linea di principio qualsiasi esclusività, tanto più se aggressiva.

Eravamo aperti e sinceramente pronti a un dialogo costruttivo con l'Occidente, abbiamo detto e insistito sul fatto che sia l'Europa che il mondo intero hanno bisogno di un sistema di sicurezza indivisibile e uguale per tutti gli Stati, e per molti anni abbiamo proposto ai nostri partner di discutere insieme questa idea e di lavorare per la sua attuazione. Ma la risposta che abbiamo ricevuto è stata vaga o ipocrita. Questo per quanto riguarda le parole. Ma ci sono state anche azioni concrete: l'espansione della NATO fino ai nostri confini, la creazione di nuovi siti di difesa missilistica in Europa e in Asia – hanno deciso di proteggersi da noi con un “ombrellino” - il dispiegamento di contingenti militari, e non solo vicino ai confini della Russia.

Voglio sottolineare, e in realtà tutti lo sanno molto bene, che nessun Paese al mondo ha tante basi militari all'estero come gli Stati Uniti d'America. Ci sono centinaia, voglio sottolinearlo, centinaia di basi in tutto il mondo, ne è disseminato l’intero pianeta, basta guardare una mappa.

Il mondo intero ha assistito al loro ritiro da accordi fondamentali sugli armamenti, tra cui il Trattato sui missili a corto e medio raggio, strappando unilateralmente accordi fondamentali che puntellano la pace nel mondo. Lo hanno fatto per un motivo: come sapete, non fanno niente per niente.

Infine, nel dicembre 2021, abbiamo formalmente inviato agli Stati Uniti e alla NATO le bozze di un trattato sulle garanzie di sicurezza. Ma su tutte le posizioni di principio per noi fondamentali abbiamo ricevuto, in sostanza, un rifiuto diretto. A quel punto, si è fatto finalmente chiaro che il via libera all'attuazione di piani di aggressione è stato dato e che non hanno alcuna intenzione di fermarsi.

La minaccia cresceva di giorno in giorno. Non c'era dubbio che nel febbraio 2022 tutto fosse pronto per un'altra cruenta azione punitiva nel Donbass, contro cui, come ricordo, il regime di Kiev aveva lanciato artiglieria, carri armati e aerei già nel 2014.

Tutti ricordiamo bene le immagini degli attacchi aerei su Donetsk, attacchi aerei non solo su Donetsk ma anche su altre città. Nel 2015 hanno nuovamente tentato un attacco diretto al Donbass, proseguendo l’assedio, i bombardamenti e il terrore contro i civili. Tutto questo, vorrei ricordarlo, era in completo contrasto con i documenti e le risoluzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, e tutti hanno fatto finta di niente.

Voglio ripeterlo: sono stati loro a iniziare la guerra, e noi abbiamo usato la forza e la useremo per fermarla.

Coloro che stavano pianificando un nuovo attacco a Donetsk, al Donbass, a Lugansk, avevano chiaramente capito che il prossimo obiettivo sarebbe stato un attacco alla Crimea e a Sebastopoli, e noi lo sapevamo e lo capivamo. E ora anche a Kiev si parla apertamente di questi piani di vasta portata - hanno rivelato ciò che noi sapevamo già molto bene.

Stiamo proteggendo la vita delle persone, la nostra stessa casa. Invece l'obiettivo dell'Occidente è il potere illimitato. Ha già speso più di 150 miliardi di dollari per assecondare e armare il regime di Kiev. Per fare un confronto: secondo i dati dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, i Paesi del G7 nel 2020-2021 hanno stanziato circa 60 miliardi di dollari per l'assistenza ai Paesi più poveri del mondo. È chiaro, no? Per la guerra 150 e i Paesi più poveri, dei quali si dice si occupano sempre, ne riceveranno 60, con determinati requisiti di obbedienza da parte dei Paesi percettori. Dove sono finiti tutti i discorsi sulla lotta alla povertà, sullo sviluppo sostenibile e sull'ecologia? Dov'è finito tutto questo? Dov'è andato a finire tutto questo? Allo stesso tempo, il flusso di denaro per la guerra non diminuisce. Non risparmiano per incoraggiare disordini e colpi di stato in altri Paesi, e di nuovo in tutto il mondo.

In una recente conferenza a Monaco di Baviera sono state lanciate infinite accuse alla Russia. L'impressione è che ciò sia stato fatto solo per far dimenticare a tutti ciò che il cosiddetto Occidente ha fatto negli ultimi decenni. Sono stati loro a far uscire il genio dalla bottiglia, a far precipitare intere regioni nel caos.

Gli stessi esperti americani stimano che come risultato delle guerre - voglio richiamare l'attenzione su questo punto: non siamo noi ad aver elaborato queste cifre, sono gli americani stessi a fornirle - le guerre che gli Stati Uniti hanno scatenato dopo il 2001 hanno ucciso quasi 900.000 persone, più di 38 milioni sono diventati profughi. Vogliono solo cancellare tutto questo dalla memoria dell'umanità e far finta che non sia mai successo. Ma nessuno al mondo ha dimenticato e non dimenticherà.

Nessuno di loro fa i conti con le vittime e le tragedie umane, perché in gioco, ovviamente, ci sono trilioni, trilioni di dollari; la possibilità di continuare a rubare a tutti; con la scusa delle parole sulla democrazia e sulle libertà, imporre valori neoliberisti, totalitari per loro stessa natura, di etichettare interi Paesi e popoli, di insultare pubblicamente i loro leader, di reprimere il dissenso nei loro stessi Paesi, di creare l'immagine del nemico per distogliere l'attenzione della gente dagli scandali di corruzione - li vediamo tutti sui nostri schermi – dalle crescenti difficoltà e contraddizioni economiche, sociali e interetniche interne.

Vi ricordo che negli anni '30 l'Occidente ha di fatto aperto la strada ai nazisti per salire al potere in Germania. E oggi hanno iniziato a trasformare l'Ucraina nella "anti-Russia". Il progetto in effetti non è nuovo. Chi è anche solo un po' esperto di storia lo sa perfettamente: questo progetto affonda le sue radici nel XIX secolo, è stato alimentato nell'Impero austro-ungarico, in Polonia e in altri paesi con un unico scopo: strappare quei territori storici, che oggi si chiamano Ucraina, al nostro Paese. Questo è l'obiettivo. Non c'è nulla di nuovo, nessuna novità, tutto si ripete.

L'Occidente ha forzato l'attuazione di questo progetto oggi, sostenendo il colpo di Stato del 2014. Dopo tutto, il colpo di Stato è stato sanguinoso, antistatale, anticostituzionale, ma è come se non fosse successo nulla, come se dovesse essere fatto, hanno persino riferito quanto denaro è stato speso per la sua realizzazione. Come fondamento ideologico sono stati individuati la russofobia e un nazionalismo estremamente aggressivo.

Recentemente, a una delle brigate delle forze armate ucraine – che vergogna! Ma noi ci vergogniamo, loro no - è stato dato il nome di "Edelweiss" come la divisione hitleriana, che ha partecipato alla deportazione di ebrei, alle esecuzioni di prigionieri di guerra, alle operazioni punitive contro i partigiani in Jugoslavia, Italia, Cecoslovacchia e Grecia. Le Forze Armate e la Guardia Nazionale ucraine apprezzano particolarmente i distintivi di “Das Reich”, “Testa di Morto”, “Galizia” e di altre unità delle SS, che hanno anch'esse le mani sporche di sangue. I veicoli blindati ucraini portano le insegne della Wehrmacht della Germania nazista.

I neonazisti non fanno mistero di chi pensano di essere gli eredi. È sorprendente che nessuno dei vertici in Occidente se ne accorga. Perché? Perché a loro non interessa, scusate il mauvais ton. Non gli interessa su chi puntare nella lotta contro di noi, contro la Russia. L'importante è combattere contro di noi, contro il nostro Paese e quindi tutti possono essere utilizzati. E l'abbiamo visto: terroristi, neonazisti, persino un diavolo dalla testa pelata possono essere usati, Dio non voglia, purché eseguano i loro ordini e servano come armi contro la Russia.

Il progetto "anti-Russia" fa essenzialmente parte di una politica revanscista nei confronti del nostro Paese, volta a creare focolai di instabilità e conflitto proprio in prossimità dei nostri confini. Sia allora, negli anni '30, sia oggi, l'idea è la stessa: dirigere l'aggressione a est, fomentare una guerra in Europa ed eliminare i concorrenti per mano di altri.

Non siamo in guerra con il popolo ucraino, l'ho già detto molte volte. Il popolo ucraino è diventato ostaggio del regime di Kiev e dei suoi padroni occidentali, che hanno di fatto occupato il Paese politicamente, militarmente ed economicamente, distrutto l'industria ucraina per decenni e saccheggiato le sue risorse naturali. Il risultato logico è stato il degrado sociale, un enorme aumento della povertà e delle disuguaglianze. E in queste condizioni, ovviamente, è facile attingere materiale per le operazioni militari. Nessuno ha pensato alle persone, sono state preparate per il massacro e alla fine sono state trasformate in materiale di consumo. È triste, fa paura parlarne, ma è un dato di fatto.

La responsabilità della fomentazione del conflitto ucraino, della sua escalation e del crescente numero di vittime è interamente delle élite occidentali e, naturalmente, dell'attuale regime di Kiev, per il quale il popolo ucraino è sostanzialmente estraneo.

L'attuale regime ucraino non serve i propri interessi nazionali, ma quelli di Paesi terzi.

L'Occidente sta usando l'Ucraina sia come ariete contro la Russia sia come poligono. Non mi soffermerò ora sui tentativi dell'Occidente di invertire la tendenza delle ostilità, sui suoi piani per aumentare le forniture militari – sono tutti ben informati. Ma una cosa dovrebbe essere chiara a tutti: più sistemi occidentali a lungo raggio arrivano in Ucraina, più saremo costretti a respingere la minaccia lontano dai nostri confini. È naturale.

Le élite occidentali non fanno mistero del loro obiettivo: infliggere - come dicono loro, riporto fedelmente la frase - "una sconfitta strategica alla Russia". Che cosa significa? Per noi, cosa significa? Significa farla finita con noi una volta per tutte, cioè intendono trasformare un conflitto locale in una fase della contrapposizione globale. È proprio così che interpretiamo queste parole e reagiremo di conseguenza, perché in questo caso stiamo già parlando dell'esistenza stessa del nostro Paese.

Ma loro sono anche consapevoli del fatto che è impossibile sconfiggere la Russia sul campo di battaglia, quindi stanno lanciando attacchi mediatici sempre più aggressivi contro di noi. Si rivolgono, prima di tutto ovviamente, ai giovani, alle giovani generazioni. Anche in questo caso, mentono continuamente, distorcono i fatti storici, non smettono di attaccare la nostra cultura, la Chiesa ortodossa russa e le altre organizzazioni religiose tradizionali del nostro Paese.

Guardate cosa stanno facendo ai loro stessi popoli: la distruzione della famiglia, dell'identità culturale e nazionale, la perversione, l'abuso di minori, fino alla pedofilia, sono dichiarati una norma, una norma della loro vita, e gli ecclesiastici, i sacerdoti sono costretti a benedire i matrimoni omosessuali. E va bene! facciano pure quello che vogliono. Cosa voglio dire qui? Gli adulti hanno il diritto di vivere come vogliono, questo è il modo in cui la vediamo in Russia e la vedremo sempre: nessuno si intromette nella loro vita privata e neanche noi abbiamo intenzione di farlo.

Ma vorrei dire loro: ma guardate, scusatemi, le scritture sacre, i libri principali di tutte le altre religioni mondiali. Dicono tutto, compreso che la famiglia è l'unione di un uomo e di una donna, ma anche questi testi sacri sono ora messi in discussione. Si è saputo che la Chiesa anglicana, ad esempio, ha in programma - ma è solo un progetto - di prendere in considerazione l'idea di un Dio neutrale dal punto di vista del genere. Che dire? Che Dio mi perdoni, "non sanno quello che fanno".

Milioni di persone in Occidente si rendono conto di essere condotte verso una vera e propria catastrofe spirituale. Le élite, per dirla senza mezzi termini, stanno semplicemente impazzendo e sembra che non ci sia una cura. Ma sono problemi loro, come ho detto, e noi abbiamo l'obbligo di proteggere i nostri figli, e lo faremo: proteggeremo i nostri figli dall’abiezione e dalla degenerazione.

È ovvio che l'Occidente cercherà di minare e dividere la nostra società, di puntare su traditori nazionali che in ogni tempo - voglio sottolinearlo - hanno lo stesso veleno del disprezzo per la propria patria e il desiderio di fare soldi vendendo questo veleno a chi è disposto a pagarlo. È sempre stato così.

Coloro che hanno intrapreso la strada del tradimento diretto, commettendo crimini terroristici e di altro tipo contro la sicurezza della nostra società e l'integrità territoriale del Paese, saranno ritenuti legalmente responsabili. Ma non saremo mai come il regime di Kiev e le élite occidentali, che sono e sono state impegnate nella caccia alle streghe, e non regoleremo i conti con coloro che hanno fatto un passo di lato e hanno rinnegato la patria. Lasciamo che questo rimanga sulla loro coscienza, che ci convivano, sono loro a doverci convivere. L'importante è che il popolo, i cittadini russi, abbiano dato di loro una valutazione morale.

Sono orgoglioso - credo che lo siamo tutti - che il nostro popolo multietnico, la maggioranza assoluta dei cittadini abbia preso una posizione di principio sull'operazione militare speciale, compreso il significato delle azioni che stavamo compiendo, sostenuto le nostre azioni per proteggere il Donbass. In questo sostegno si è palesato innanzitutto un vero patriottismo, un sentimento storicamente connaturato nel nostro popolo. Un sentimento stupefacente per la sua dignità e la profonda consapevolezza dell'inseparabilità del destino di ciascuno, sottolineo di ciascuno, dal destino della Patria.

Cari amici, vorrei ringraziare tutti, tutto il popolo russo per il suo coraggio e la sua determinazione, dire grazie ai nostri eroi, ai soldati e agli ufficiali dell'esercito e della marina, alla Rosgvardia, ai dipendenti dei servizi speciali e di tutte le strutture della forza, ai combattenti dei corpi di Donetsk e Lugansk, ai volontari, ai patrioti che stanno combattendo nelle file della riserva dell'esercito da combattimento.

Vorrei scusarmi: mi dispiace di non essere in grado di nominare tutti durante il discorso di oggi. Sapete, quando stavo preparando questo discorso, ho scritto un lungo, lunghissimo elenco di queste unità eroiche, poi l'ho eliminato perché, come ho detto, è impossibile citare tutti, e semplicemente temevo di offendere coloro che non avrei nominato.

Ci inchiniamo ai genitori, alle mogli e alle famiglie dei nostri difensori, ai medici e ai paramedici, alle strutture sanitarie, alle infermiere che salvano i feriti, ai ferrovieri e agli autisti che riforniscono il fronte, ai muratori che costruiscono le fortificazioni e ripristinano abitazioni, strade e strutture civili, agli operai e agli ingegneri delle fabbriche della difesa che ora lavorano praticamente 24 ore su 24, in diversi turni, ai lavoratori agricoli che garantiscono in modo affidabile la sicurezza alimentare del Paese.

Ringrazio gli insegnanti che si occupano veramente delle giovani generazioni russe, soprattutto quelli che lavorano nelle condizioni più difficili, praticamente in prima linea; le personalità della cultura che si recano nelle zone di guerra, negli ospedali per sostenere i soldati e gli ufficiali; i volontari che aiutano il fronte e i civili; i giornalisti, soprattutto i corrispondenti di guerra che rischiano al fronte per raccontare la verità al mondo intero; i pastori delle religioni tradizionali russe, i cappellani militari che con la loro saggia parola sostengono e ispirano la gente, i funzionari pubblici e gli imprenditori, tutti coloro che fanno il loro dovere professionale, civico e semplicemente umano.

Alcune parole speciali agli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Zaporozhye e Kherson. Voi stessi, cari amici, avete deciso il vostro futuro attraverso i referendum e avete fatto una scelta risoluta nonostante le minacce e il terrore dei neonazisti, in un momento in cui le ostilità infuriavano vicino a voi, ma non c'era e non c'è nulla di più forte della vostra determinazione a stare con la Russia, con la vostra patria.

(Applausi).

Vorrei sottolineare che questi applausi del pubblico sono rivolti agli abitanti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, Zaporozhye e Kherson. Ancora una volta, un inchino a tutti loro.

Abbiamo già iniziato e incrementeremo un programma su larga scala per la ricostruzione socio-economica e lo sviluppo di questi nuovi soggetti della Federazione. In particolare, stiamo parlando di ripristinare le imprese e i posti di lavoro, di ricostruire i porti del Mar d'Azov, che è tornato ad essere un mare interno della Russia, e di costruire nuove strade moderne, proprio come abbiamo fatto in Crimea che ora ha un collegamento terrestre affidabile con tutta la Russia. Realizzeremo sicuramente tutti questi piani grazie ai nostri sforzi comuni.

Oggi le regioni del Paese stanno fornendo un sostegno diretto alle città, ai distretti e ai paesi delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Zaporozhye e di Kherson, e lo fanno con sincerità, come veri fratelli e sorelle. Ora siamo di nuovo insieme, il che significa che siamo diventati ancora più forti e faremo di tutto per il ritorno della tanto attesa pace in questa nostra terra e perché sia garantita la sicurezza delle persone. Per questo, per i nostri antenati, per il futuro di figli e nipoti, per il ripristino della giustizia storica, per la riunificazione del nostro popolo, combattono oggi i nostri eroi.

Cari amici, vi chiedo di onorare la memoria dei nostri compagni d'arme che hanno dato la vita per la Russia, dei civili, degli anziani, delle donne e dei bambini che sono morti sotto il fuoco dei neonazisti e delle squadracce punitive.

(Minuto di silenzio).

Grazie.

Tutti comprendiamo, e io comprendo, quanto sia insopportabile il dolore di mogli, figli e figlie dei soldati caduti e dei loro genitori, che hanno allevato degni difensori della Patria - come le giovani guardie di Krasnodon, come i ragazzi e le ragazze che hanno combattuto contro il nazismo durante la Grande Guerra Patriottica e hanno difeso il Donbass. Il loro coraggio, la loro fermezza, la loro grande forza d'animo e il loro sacrificio sono ancora oggi ricordati da tutta la Russia.

Il nostro dovere è quello di sostenere le famiglie che hanno perso parenti e persone care, aiutarle a crescere i loro figli e dare loro un'istruzione, una professione. La famiglia di ogni partecipante all’operazione militare speciale deve ricevere attenzione costante, deve essere circondata da cura e rispetto. Le loro esigenze devono essere affrontate immediatamente, senza lungaggini burocratiche.

Propongo la creazione di un fondo statale speciale. Il suo compito sarà quello di fornire assistenza mirata e personale alle famiglie dei soldati caduti e dei veterani dell’operazione militare speciale. Coordinerà la prestazione di supporto sociale, medico e psicologico, risolverà i problemi di cura e riabilitazione, aiuterà nell'istruzione, nello sport, nell'occupazione, nell'attività imprenditoriale, nello sviluppo e nella riqualificazione professionale. Un compito particolare, molto importante del Fondo, è quello di organizzare l'assistenza domiciliare a lungo termine e la protesizzazione ad alta tecnologia per tutti coloro che ne hanno bisogno.

Chiedo al Governo, insieme alla Commissione per la politica sociale del Consiglio di Stato e alle regioni, di risolvere al più presto tutti i problemi organizzativi.

L’attività del fondo statale dovrebbe essere aperta e la procedura per fornire assistenza dovrebbe essere semplice, basata sul principio dello "sportello unico", senza formalismi e burocrazia. A ogni famiglia, sottolineo, a ogni famiglia di una persona deceduta, a ogni veterano dovrebbe essere assegnato un assistente sociale personale, un coordinatore che, in un rapporto diretto, risolva le questioni che si presentano in tempo reale. Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che quest'anno le strutture del fondo dovrebbero essere distribuite in tutte le regioni della Federazione Russa.

Esistono già misure a sostegno dei veterani della Grande Guerra Patriottica, dei veterani delle operazioni di combattimento e dei partecipanti ai conflitti locali. Penso che in futuro il fondo statale che ho citato potrebbe occuparsi anche di tali importanti questioni. Dobbiamo lavorare su questo aspetto e chiedo al Governo di farlo.

Sottolineo che la creazione di un fondo speciale non esonera altri organismi e livelli di governo dalle loro responsabilità. Mi aspetto che tutti i dipartimenti federali, le regioni e i comuni continuino a prestare la massima attenzione ai veterani, ai militari e alle loro famiglie. A questo proposito, vorrei ringraziare i capi delle entità costitutive della Federazione, i sindaci delle città e i capi regionali, che incontrano sempre i cittadini, si recano anche sulla linea di contatto, e sostengono i loro conterranei.

Cosa vorrei sottolineare in particolare? Oggi i militari di professione, gli arruolati e i volontari sopportano insieme le difficoltà del fronte: intendo rifornimenti ed equipaggiamento, indennità in denaro e premi assicurativi in caso di ferite, cure mediche. Tuttavia, le richieste che arrivano a me, ai governatori – anche loro me ne riferiscono - alla Procura militare e all'Ombudsman per i diritti umani mostrano che non tutte queste questioni sono state risolte. È necessario affrontare ogni singolo caso.

E un'altra cosa: il servizio nella zona dell’operazione militare speciale - tutti lo sanno bene - è associato a un enorme stress fisico e psicologico, con rischi quotidiani per la salute e la vita. Per questo ritengo necessario stabilire una licenza regolare di almeno 14 giorni, viaggio escluso, e almeno una volta ogni sei mesi per i soldati arruolati e per tutto il personale militare, per tutti i partecipanti all'operazione militare speciale, compresi i volontari, in modo che ogni combattente abbia la possibilità di trascorrere del tempo con la propria famiglia, di stare vicino ad amici e parenti.


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