Cosa prevede la legge sugli «agenti stranieri» presentata in Georgia?

Cosa prevede la legge sugli «agenti stranieri» presentata in Georgia?

@estero24hnews

La proposta di legge prevede che i media e le ONG che ricevono almeno il 20 per cento dei propri fondi dall’estero debbano registrarsi come entità che «perseguono gli interessi di un potere straniero»: è la stessa legge, con lievi modifiche, che era stata proposta poco più di un anno fa e poi ritirata dopo grandi proteste popolari.


Secondo i manifestanti, la proposta di legge ricalca quella che dal 2012 viene usata in Russia 🇷🇺 per reprimere il dissenso, ostacolare il lavoro dei media indipendenti e in alcuni casi provocarne la chiusura. Già un anno fa l’opposizione riteneva che la sua approvazione favorisse una svolta autoritaria simile a quella portata avanti dal presidente Vladimir Putin in Russia: oggi come allora uno dei principali slogan della protesta è infatti «No alla legge russa».


Una volta identificati come »agenti stranieri» media e ONG possono essere soggetti a controlli specifici e a limitazioni nei finanziamenti, nelle loro attività e in generale delle libertà democratiche. In Russia la definizione di «agenti stranieri» è stata strumentale per una progressiva introduzione di leggi e regolamenti sempre più repressivi.


Chi protesta teme inoltre che la legge, se approvata, possa compromettere la possibilità della Georgia di entrare a far parte dell’Unione Europea 🇪🇺: nel marzo 2022 il governo del paese aveva infatti presentato domanda formale di adesione all’Unione, ottenendo lo status di paese candidato nel dicembre 2023. Secondo Sogno Georgiano, che insieme all’altro partito Potere al popolo controlla il parlamento, la legge è necessaria a gestire con più trasparenza i finanziamenti alle organizzazioni attive in Georgia 🇬🇪.


Anche la presidente del paese, Salomé Zourabichvili, è fortemente contraria alla proposta e ha già annunciato che userà il diritto di veto se questa verrà approvata. Il suo mandato scadrà però alla fine del 2024 e in seguito a una riforma costituzionale il prossimo presidente sarà eletto con un voto parlamentare, e non più popolare.


Fonte: Il Post


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