Continuiamo a predicare: le circostanze delle persone cambiano (Atti 16:26-31)

Continuiamo a predicare: le circostanze delle persone cambiano (Atti 16:26-31)

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Leon Weaver

Il commento della scrittura di oggi è tratto dall’articolo “Motivi per ‘continuare a portare molto frutto’”. E in quell’articolo di studio venivano prese in esame le 4 ragioni principali per cui noi oggi predichiamo. La prima ragione è che quando predichiamo diamo gloria a Geova e santifichiamo il suo nome. La seconda ragione è che dimostriamo il nostro profondo amore per Geova e per Gesù. La terza ragione è che quando predichiamo avvertiamo le persone. Comunque questa mattina non mi soffermerò su nessuna di queste 3 ragioni. Volevo concentrarmi sulla quarta ragione. Predichiamo perché amiamo il prossimo. Noi amiamo il prossimo. L’articolo di studio della Torre di Guardia spiegava cosa comporta mostrare amore al prossimo quando predichiamo. Diceva quanto segue: “Questo amore ci fa continuare a predicare perché sappiamo che le persone potrebbero cambiare atteggiamento in seguito a un cambiamento nella loro vita”. Riflettiamo. Che cosa capiamo da questo pensiero? Capiamo la ragione per cui dovremmo essere sempre positivi ed entusiasti quando partecipiamo all’opera di predicazione. Quando in servizio parliamo con una persona, noi non sappiamo quali pensieri ha per la testa in quel momento. Nell’articolo veniva citato l’esempio del carceriere che sorvegliava la prigione in cui si trovavano Paolo e Sila nella città di Filippi. Mentre si trovavano in prigione, durante la notte, accadde qualcosa. Ci fu un terremoto molto forte, tanto che le porte della prigione si aprirono e il carceriere temette che i prigionieri si fossero liberati e fossero fuggiti. Come dice il racconto di Atti al capitolo 16 dal versetto 27, il carceriere, proprio perché aveva paura che i prigionieri fossero fuggiti, era sul punto di suicidarsi. Ma Paolo gli disse: “Non farti del male”. Sconvolto, il carceriere a quel punto domandò: “Che devo fare per essere salvato?” Paolo e Sila gli risposero: “Credi nel Signore Gesù e sarai salvato”. Possiamo imparare qualcosa di importante. A volte in servizio incontriamo delle persone che a motivo delle circostanze in cui si trovano in quel momento non ascoltano il nostro messaggio. Ma non dimentichiamo quel carceriere. La sua preoccupazione era quella di sorvegliare i prigionieri per fare in modo che non scappassero. Ma poi dopo quel forte terremoto il suo atteggiamento cambiò, perché cambiarono le sue circostanze. Quindi cosa possiamo imparare? Questo può accadere a qualsiasi persona con cui parliamo in servizio. Ed ecco perché a tutte le nostre adunanze infrasettimanali ci viene insegnato come possiamo affinare il nostro modo di predicare per riuscire a toccare il cuore delle persone. Alcune persone che finora non hanno voluto accettare il messaggio della Parola di Dio quando le abbiamo contattate, potrebbero iniziare a cambiare atteggiamento e a cercare aiuto dopo essere state scosse da un’improvvisa tragedia, proprio come fece il carceriere dopo il terremoto. Noi non possiamo sapere quando qualcosa del genere accade nella vita delle persone. E questo è il motivo per cui dovremmo sempre avere un atteggiamento positivo quando predichiamo. Questo mi ricorda quello che è successo a una sorella un po’ di tempo fa. Diverse volte quando percorreva un territorio aveva cercato di iniziare una conversazione con una signora che abitava lì, ma quella signora era sempre molto scortese. Un giorno però, quando la sorella bussò nuovamente a quella porta, la risposta fu diversa. La donna disse alla sorella queste parole: “Lo sa? Stavo aspettando che tornasse”. La sorella rimase stupita, non riusciva a credere alle sue orecchie. Quella signora era sempre stata sgarbata con lei. E poi spiegò alla sorella: “Ho parlato al telefono con una mia parente che vive in un’altra parte del paese. E lei mi ha detto che se vi avessi fatto entrare quando sareste passati di nuovo, mi avreste mostrato direttamente dalla Bibbia, dalla mia Bibbia, che l’inferno non è un luogo dove vengono tormentate le persone. Sono davvero curiosa”. E così la sorella non solo le fece vedere cosa dice la Bibbia al riguardo, ma iniziò anche uno studio. Cos’altro potrebbe cambiare l’atteggiamento di una persona verso di noi e verso il messaggio che portiamo? Ad alcuni potrebbe essere stata diagnosticata una grave malattia. Altri forse sono disperati perché hanno perso qualcuno a cui erano legati, come ad esempio un familiare. Quando accadono cose del genere, il dolore e l’angoscia potrebbero spingere alcune persone a chiedersi che senso abbia la vita o a farsi domande a cui non avevano mai pensato prima. E magari in servizio bussiamo proprio alla loro porta, oppure sono dei nostri colleghi di lavoro. Queste brutte esperienze nella vita sono come quel terremoto per il carceriere. Ed è il nostro amore per il prossimo che ci spinge a cogliere ogni singola opportunità che ci si presenta per aiutare le persone quando hanno il giusto atteggiamento e sono ben disposte ad ascoltare il nostro messaggio. Questo articolo di studio da cui è preso il commento della scrittura di oggi citava quello che ha detto una sorella nel servizio a tempo pieno da circa 34 anni. Le sue parole esprimono bene il concetto di cui stiamo parlando. Ha detto: “Oggi più che mai le persone sono emotivamente a pezzi”. Il nostro obiettivo è quello di continuare a predicare e Geova ci aiuterà a portare frutto. Noi siamo suoi collaboratori, collaboriamo con lui e con gli angeli. Questo è un punto molto importante, è una cosa che non dovremmo mai dimenticare. Quando siamo in servizio non siamo mai soli. Geova si interessa delle persone. Gli angeli si interessano delle persone. E loro sanno cose delle persone che noi non sappiamo, perché vedono quello che noi non possiamo vedere e perché hanno a cuore tutti gli esseri umani. E quindi, come abbiamo detto, è Geova che ci aiuta a portare frutto. Noi collaboriamo con lui e con gli angeli. Robert, pioniere da oltre 30 anni, ha detto queste parole: “È emozionante collaborare con gli angeli, che sanno cosa succede nella vita della gente”. È proprio vero. Vi è mai capitato quando eravate in servizio di riflettere sul fatto che con voi c’erano anche gli angeli? E loro sanno quello che le persone stanno passando. In un numero di Svegliatevi! c’era un articolo intitolato “Il problema della criminalità si può risolvere?” Era il numero di Svegliatevi! del febbraio 2008. In quell’articolo, tra l’altro, veniva citato un libro dal titolo “Inside the Criminal Mind”, un libro scritto dal dott. Stanton Samenow. Comunque, tra le altre cose, quell’articolo parlava della storia di una donna che da bambina aveva subìto abusi sessuali. Iniziò poi a drogarsi, a fare abuso di alcol e a fumare. E al tempo in cui è stato scritto l’articolo stava scontando una condanna all’ergastolo. Ma mentre era in prigione iniziò a studiare la Bibbia con noi. Vedete, le sue circostanze cambiarono e cambiò il suo modo di vedere le cose. Così iniziò a studiare la Bibbia con noi e fu toccata dalle verità bibliche che imparava. L’articolo continuava con queste parole: “Ora non è più schiava di pensieri e vizi distruttivi”. Uno dei passi biblici preferiti di questa donna è 2 Corinti 3:17, che dice: “Geova è lo Spirito, e dove c’è lo spirito di Geova c’è libertà”. Quindi, noi amiamo le persone. E questo è uno dei motivi per cui non ci arrendiamo, continuiamo a cercare di aiutarle. Ed ecco perché alle nostre adunanze infrasettimanali veniamo sempre incoraggiati a perseverare e ad avere un atteggiamento positivo. E poi, noi non possiamo conoscere la storia di chi starà dietro quella porta. Perciò non smettiamo mai di essere positivi.

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