Conoscere depressione e suicidio

Conoscere depressione e suicidio

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Spesso sentiamo parlare di depressione e suicidio, ma poco sappiamo di che cosa effettivamente siano. Per avere un'idea anche solo generale di tutto ciò bisogna partire da un presupposto fondamentale: depressione e suicidio sono realtà serie.

Realtà” perché sono più attuali e vicine di quanto tu creda, “serie” perché non vanno prese sotto gamba, non sono dei giochi con cui scherzare e non sono piccolezze, anche se talvolta, viste da fuori, possono sembrarlo. Infatti, se la maggior parte delle persone usa spesso la parola “depressione” in modo errato e superficiale, solo per indicare un momento di tristezza o, talvolta, con puro scopo ironico, per alcuni la sensazione è intensa, duratura e soprattutto reale. Chi prova questo sentimento spesso non ne parla così dal nulla, questo tipo di sentimento semplicemente non va via e dire alle persone «fatti coraggio» o «contròllati» non aiuta: non è così semplice! La depressione propriamente detta è un problema medico che di solito è possibile curare. Un dottore può prescrivere delle medicine o una terapia apposita.

Questi sono i più comuni “sintomi esterni” della depressione a cui prestare attenzione:

  • umore particolarmente triste per la maggior parte della giornata, ogni giorno;
  • bruschi cambiamenti dello stato d'animo;
  • mancanza di energia e perdita d'interesse;
  • irritabilità, inquietudine, violenza;
  • pianto frequente;
  • comportamenti autolesionisti (ad es. “tagliarsi”);
  • disturbi del sonno (come dormire troppo o troppo poco);
  • perdite o aumenti di peso significativi;
  • sensi di colpa, solitudine e inutilità; scarsa autostima, auto-esclusione;
  • difficoltà nel concentrarsi e nel pensare con chiarezza;
  • comportarsi in modo molto pericoloso (anche solo attraversare una strada molto trafficata senza guardare);
  • mostrare rilevanti cambi di comportamento o apparenza;
  • abusare di droga, medicinali o alcool;
  • menefreghismo per fatti gravi;
  • dare esagerata importanza a eventi minimamente tristi;
  • usare spesso frasi, pensieri e riferimenti alla morte e al suicidio.

Le più banali frasi («non posso andare avanti così, non m'importa più di niente, ormai tanto vale...» o altri riferimenti al suicidio o all'autolesionismo) non vanno affatto trascurate: spesso i segnali più forti e rivelatori di un disturbo sono quelli verbali. Non è vero, infatti, che chi ne parla non lo commette.

Per fortuna, nella maggior parte dei casi queste singole situazioni non conducono al suicidio, ma più segnali mostra una persona, più alto è il rischio di suicidio. C'è da ricordare che i tassi di suicidio (anche in Italia) sono più elevati di quanto si creda: basta una breve ricerca su internet per restare sconcertati.

Presta attenzione: se una persona ha già avuto precedenti comportamenti suicidi, anche dopo un lungo periodo di quiete può riprovarci. Non dare mai nulla per scontato è una regola fondamentale.

Il suicidio può essere intrapreso per varie cause. In particolare, per i ragazzi le più frequenti sono:

  • avere subìto abusi sessuali o fisici;
  • avere una storia familiare di suicidi e violenze;
  • avere subito la morte di un caro amico o di un familiare;
  • avere subito fallimenti o incontrare problemi scolastici o di lavoro;
  • avere problemi legali o fiscali.

Altro fattore molto importante che può portare al suicidio, ma che spesso viene escluso, è il problema dei rapporti con gli altri, soprattutto coetanei. Infatti basta una presa in giro, un'amicizia finita, un po' di falsità eccetera per portare un ragazzo alla depressione. Questo tienilo a mente anche nella vita di tutti i giorni: le parole possono ferire. Se hai bisogno, chiedi aiuto.


— Liberamente tratto da befrienders.org.


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