Conoscenza

Conoscenza

Marco Renzi

C'è questo atteggiamento diffuso, radicato nel genere umano dai suoi albori: quello che non si conosce difficilmente si studia per provare a capirlo, più facilmente ci si oppone, oppure si minimizza, ancora si ridicolizza, e molto più spesso si combatte. Talvolta l' unico atteggiamento possibile è la censura. Chiusura su tutti i fronti senza trattativa. Succede sempre così dall' alba dei tempi. A cominciare dalla mela o forse anche prima. Mi vengono in mente i giornalisti, deformazione professionale, che prima di introdurre i PC nella loro "dieta" - l' esame di stato sta lì a imperitura memoria - ci hanno messo anni e tanto livore. Battute a parte l' incipit serve a introdurre la questione: "apocalittici e integrati", tanti anni dopo Umberto Eco, ma ancora lì, al centro delle cronache. Sono cambiati molti dei fattori in campo ma l' atteggiamento più diffuso da parte della maggioranza delle persone rimane l' ignoranza, declinata in una miriade di forme e sfumature diverse; non la voglia di capire.


Uno dei dibattiti più popolari in questo periodo è quello sulla cosiddetta "assuefazione o dipendenza" da smartphone, e ausili tecnologici vari - perlopiù provvisti di schermo - in generale. 

La tendenza diffusa fra gli "esperti" e anche fra le "vittime", è il rifiuto, più o meno cosciente dei medesimi "schermi". La disintossicazione dagli apparati tecnologici - oggi si chiama detox - è il percorso più consigliato e che va per la maggiore, soprattutto fra i giovani. Addirittura, come ben sappiamo, anche il Governo è intervenuto con un provvedimento che vieta l' uso dello smartphone nelle scuole. 

Provvedimenti e atteggiamenti che come si evince in modo chiaro appartengono tutti a quelle categorie dell' ignoranza citate qui sopra: mi oppongo, che stupidata, non durerà, addosso!

Quello che appare in modo evidente, almeno al sottoscritto, è che nessuno sta provando ad affrontare, quanto meno ad individuare, il vero problema; e invece tutti si danno un gran da fare per seguire rivoli laterali scarsamente utili, dibattiti speciosi, oziosi pseudo ragionamenti che allontanano dal centro del problema e arricchiscono spietati speculatori. 

L' argomento centrale - a mio avviso - è la conoscenza del digitale. 


Quello che dovrebbe essere insegnato nelle scuole di ogni ordine e grado è il passaggio epocale che ha reso il mondo un posto "calcolabile". Riducibile a cifre, a operazioni matematiche. Digitale appunto.

Prima ogni cosa andava fatta dal vero. Letteralmente "costruita" da zero. Certo anche prima si studiava la teoria e poi si progettava. Ma poi si passava ai fatti, al prototipo - quando c'erano tempo e fondi - oppure direttamente all' opera, qualunque essa fosse.

Oggi posso provare a fare quella cosa a costo e rischio zero dentro una macchina e sopra uno schermo. Numeri processati sempre più velocemente. Ovvero calcoli. Tanti. Rapidissimi. E solo dopo, quando ho eliminato i difetti, posso realizzarla dal vero, la "cosa" che voglio produrre. O ancora meglio. Farla realizzare ad una stampante appositamente "settata" per creare quello specifico oggetto/progetto, financo una casa, un ponte, un treno.

Ogni ghirigoro, ogni rivolo, ogni deviazione da questo percorso di conoscenza non porta che scompiglio e alimenta false piste. Invece di comprendere, ci allontaniamo, facciamo confusione. Anche nel caso della cosiddetta assuefazione da dispositivi, crediamo di risolvere allontanando le persone da essi, invece dovremmo studiare tutti dall' inizio come funziona questo nostro nuovo mondo: digitale.


Sono spaventato e preoccupato anch'io per la dipendenza che esercitano su di noi i dispositivi che ci permettono di realizzare il nostro "presente digitale". I mille schermi onnipresenti nella vita di ciascuno. Ma questa dipendenza non è stata creata dal passaggio epocale - da era analogica a digitale - bensì da chi ci tiene colpevolmente all' oscuro dei percorsi culturali di apprendimento necessari per comprendere alla base questo passaggio e come imparare a vivere di conseguenza in questo nuovo presente. Un presente sempre meno analogico e sempre più digitale. Un passaggio lungo e complesso - quello fra questi due mondi - non un salto nel vuoto, o peggio un pianeta gestito da "quattro" imprenditori multimiliardari.

Pensateci, quei nostri stessi figli e nipoti, così tanto vittime della dipendenza da smartphone sono gli stessi nativi digitali additati da tutti in quanto esperti della materia "de facto". Come dicono quelli "bravi": ci sono nati dentro.


Decidiamoci: sono super esperti o sono vittime?

Esperti certamente no, ma obbligati - e non è una forzatura - all' uso - come tutti noi - degli strumenti digitali per vivere: quello si.

Del resto non serve forse lo spid per dimostrare la propria identità, non si pagano solo virtualmente le tasse?

Non abbiamo abbandonato quasi del tutto il denaro di carta e metallo a favore delle transazioni digitali.

Non cerchiamo di non stampare più carta per risparmiare l'ambiente? Salvo poi sovente - in molte procedure burocratiche - trovarsi con lo stesso numero di "stampe" e vedere raddoppiare il tempo nelle procedure, altroché: semplificazione digitale. Alla faccia del risparmio e dell' ottimizzazione.


È fondamentale conoscere i due mondi perché dobbiamo continuare a poter essere in grado di realizzare le cose in modo analogico altrimenti presto dovremo abdicare alle macchine soprattutto dovremo fidarci ciecamente di esse e questo porterà obbligatoriamente alla nostra fine. Fidarci, intendiamoci, non significa che "esse" sono davvero intelligenti, ma solo che la "velocità" e la "complessità" del mondo non possono più - già adesso - essere "interpretate" solo dai cervelli umani. Una volta dimenticate del tutto le prassi analogiche ci rimarranno solo i nostri amici "artificialmente intelligenti" per fare le cose. E quando "loro" non saranno più alimentati dalla nostra conoscenza - ci siamo quasi - avremo un mondo veloce, velocissimo, dove l' efficienza - il più delle volte soltanto presunta - avrà preso il posto della conoscenza, quella vera. Quella che noi ometti abbiamo messo insieme in migliaia di anni e al costo di milioni di vite. 


Marco Renzi 


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