Conferimento dei diplomi della 150ª classe della Scuola di Galaad (Parte 2)

Conferimento dei diplomi della 150ª classe della Scuola di Galaad (Parte 2)


INDICE

VIDEO

Ormai ci siamo affezionati alla parte del programma che segue adesso. Vedremo una puntata di “The Inside Story”. A presentarla sarà un altro insegnante, il fratello Trent Lippold. Buona visione. 

The Inside Story 

L’ultimo anno è stato un periodo di grandi cambiamenti per tutti noi. Abbiamo dovuto mostrare flessibilità, prudenza e ragionevolezza. E questi cambiamenti hanno riguardato anche la 150ª classe della Scuola di Galaad. Per esempio, tutti gli studenti che sono stati scelti per questa classe vivono negli Stati Uniti. Tra loro, 5 coppie e un fratello single servono nella circoscrizione. E questo rappresenta circa il 50% della classe. Oggi incontreremo 3 coppie che vengono da diverse parti degli Stati Uniti. Vedremo come sono riusciti ad affrontare i cambiamenti nella loro vita e come sono ‘diventati ogni cosa per persone di ogni tipo’, come fece l’apostolo Paolo. Incontriamo i primi ospiti. 

• (Trent Lippold) - Joey e Taylor Bornschein, dal Texas. Joey, Taylor, benvenuti a “The Inside Story”. 

• (Joey Bornschein) - Grazie. 

• (Taylor Bornschein) - Grazie. 

• (Trent) - Voi venite dall’immenso stato del Texas. Da dove esattamente? 

• (Joey) - Siamo di Dallas. 

• (Trent) - Di Dallas, ottimo. È molto bello avervi qui con noi. Ora siete qui alla Scuola di Galaad, ma sappiamo che il primo passo è stato fare i pionieri regolari. Come avete cominciato il servizio di pioniere? Partiamo da te, Joey. Come hai cominciato? 

• (Joey) - Nel mio caso se ho iniziato a fare la pioniera lo devo in gran parte alla mia famiglia. Devo ringraziare loro, in particolare i miei nonni. Loro, quando si sono sposati, desideravano servire Geova al meglio e chiedevano ai sorveglianti di circoscrizione dove potevano trasferirsi per dare una mano. Quando gli veniva chiesto di trasferirsi in un’altra congregazione, erano subito disposti a farlo. Questo è stato di grande esempio per mia mamma e lo è stato anche per me. 

• (Trent) - In che senso ha influito su di te? 

• (Joey) - Diciamo che all’inizio del loro matrimonio i miei genitori si sono fatti un po’ prendere dalla nuova vita, la famiglia, il lavoro. Ma a un certo punto si sono trasferiti da un’altra parte e hanno colto l’occasione per semplificare la loro vita. Così mia mamma ha potuto iniziare a fare la pioniera. Anche se ero piccola, mi ricordo bene la differenza rispetto a prima. Erano più felici e in generale erano più soddisfatti della loro vita perché stavano facendo di più per Geova. 

• (Trent) - Dicevi che eri piccola. Quanti anni avevi quando i tuoi hanno deciso di fare questi cambiamenti? 

• (Joey) - Avevo 9 anni. 

• (Trent) - Eri piccola! E quand’è che sei diventata pioniera invece? 

• (Joey) - Beh, vedendo la gioia di nostra madre, l’anno dopo abbiamo iniziato sia io che mia sorella. 

• (Trent) - Quindi avevi 10 anni? 

• (Joey) - Sì. 

• (Trent) - Incredibile! 

• (Joey) - Grazie. 

• (Trent) - A 10 anni già pioniera. Che bello! Taylor, raccontaci un po’ di te. Quando hai iniziato il servizio di pioniere? 

• (Taylor) - Io e lei eravamo pionieri in Texas, ma io vengo dal Colorado. Anche i miei genitori sono stati di grande esempio per me. Da che io ricordi, hanno sempre fatto i pionieri. Quindi diciamo che sono proprio cresciuto con il concetto di servire a tempo pieno. Quando avevo all’incirca 15 anni, i miei iniziarono a servire come sostituti nella circoscrizione. Nei weekend andavo con loro a visitare le congregazioni, e mi piaceva tanto. Mentre in settimana andavo a scuola. Quello che ho sempre apprezzato dei miei è che loro per primi facevano sempre quello che mi insegnavano. 

• (Trent) - Certo, deve essere stato bello avere i genitori impegnati nella circoscrizione. Ma questo che effetto ha avuto su di te? 

• (Taylor) - Mi ha motivato, mi ha dato una grande spinta per iniziare a fare il pioniere. Così mi sono diplomato 6 mesi prima e ho iniziato. Poi, appena ho compiuto 19 anni, ho compilato la domanda per la Betel. Poco tempo dopo è stata accettata, e così ho servito per alcuni anni a Brooklyn. 

• (Trent) - Bene. Poi hai lasciato il servizio alla Betel, tu e Joey vi siete sposati e avete servito come pionieri regolari a Dallas. Cosa vi ha aiutato in particolare a crescere spiritualmente come coppia? 

• (Taylor) - Noi eravamo già pionieri e volevamo anche fare di più. Solo che all’inizio cerchi di capire come funziona il matrimonio, ti fai prendere da diverse cose. Quindi eravamo un po’ confusi. Siamo tanto grati a Geova perché abbiamo avuto dei sorveglianti di circoscrizione che ci hanno aiutato tantissimo. Sono arrivati proprio al momento giusto. Gli abbiamo detto quanto gli siamo grati, ma non credo che abbiano capito fino a che punto hanno influito sulla nostra vita.

• (Trent) - Beh, penso che questa sia una delle cose più belle che un sorvegliante possa fare, quella di aiutare i giovani nelle congregazioni. Penso che siamo tutti d’accordo su questo. Quindi diresti che è così che vi è venuta voglia di servire nella circoscrizione? 

• (Taylor) - No, non proprio. 

• (Joey) - In realtà avevamo in mente tutt’altro. Volevamo servire insieme alla Betel come coppia. Quindi abbiamo fatto domanda più volte, ma non succedeva niente. 

• (Trent) - Ma alla fine siete andati a servire nella circoscrizione. Quindi qualcosa è cambiato. Come mai? Cosa è successo? 

• (Taylor) - Un giorno abbiamo ricevuto una mail in cui venivamo invitati a servire come sostituti nella circoscrizione. Anche se non era esattamente quello che avevamo in mente, era chiaro che Geova ci stava aprendo quella porta. E quindi abbiamo accettato volentieri. Poco a poco ha iniziato a piacerci l’idea di servire nella circoscrizione. Abbiamo poi frequentato la Scuola per evangelizzatori del Regno e questa ci ha aiutato a essere ancora più decisi a fare qualunque cosa Geova ci chiedesse. Dopo la scuola, pochi mesi dopo, siamo stati nominati per servire nella circoscrizione, e questo servizio ci piace tantissimo. 

• (Trent) - E dove siete stati assegnati, Joey? 

• (Joey) - Nella zona di Chicago, ed era fantastico. Siamo passati da una grande città come Dallas a quella di Chicago. 

• (Trent) - Perché vi è piaciuto così tanto? 

• (Taylor) - Quella circoscrizione aveva tutto quello che potessi chiedere. Eravamo già abituati a una grande città e Chicago era anche più grande. È una città cosmopolita, quindi ci sono tante culture, c’è tutto. Ce la siamo goduta in tutto e per tutto. È stato bello. 

• (Trent) - Sento che sta per arrivare un “ma”, come se le cose fossero cambiate. Cos’è successo? 

• (Taylor) - Quando ormai ci eravamo affezionati a quella circoscrizione, dopo appena 6 mesi la filiale ci ha chiamato e ha detto che ci avrebbero assegnato a un’altra circoscrizione più a nord, in una zona rurale del Wisconsin. 

• (Trent) - Certo, lì la vita è completamente diversa. Raccontaci un po’ come l’hai presa, come hai vissuto quel cambiamento. 

• (Taylor) - Beh, noi eravamo abituati alla vita in città, mentre in questa circoscrizione c’erano solo campagne, fattorie e qualche casa. Quindi per andare in servizio ci mettevamo in macchina, percorrevamo chilometri e chilometri e non c’era niente. Non c’erano negozi, né bar, non c’era neanche un bagno. Ci abbiamo messo un po’ per abituarci. 

• (Trent) - Immagino che dovevate calcolare bene i tempi. E invece tu, Joey? È stato un bel cambiamento anche per te. Come lo hai vissuto? 

• (Joey) - La cosa più difficile per me è stata abituarmi al freddo. A Dallas il clima è molto più mite, mentre nel Wisconsin l’inverno dura moltissimo ed è molto freddo. Abbiamo dovuto attrezzarci con cappotti caldi, calze di lana, stivali. Alcune mattine, scherzando, dicevo a Taylor che ero già stanca solo all’idea di vestirmi. 

• (Trent) - Immagino che anche per questo era un incubo se dovevate andare in bagno mentre eravate in servizio. Altra cosa a cui doversi abituare. 

• (Taylor) - Eh sì. 

• (Trent) - C’è qualcosa che vi ha aiutato ad adattarvi a questo cambiamento? 

• (Taylor) - Anche se l’ambiente era molto diverso e il clima era davvero freddo, è stato bello vedere che invece tra i fratelli c’era tanto calore. Si impegnavano molto nelle attività spirituali. Ci hanno accolto fin da subito con tanto affetto e ci hanno aiutato ad adattarci. E anche noi ci siamo affezionati a loro fin da subito. 

• (Trent) - I fratelli sono meravigliosi! E tu, Joey, cosa ti ha aiutato ad abituarti al nuovo ambiente? 

• (Joey) - Come ha detto Taylor, l’affetto dei fratelli ci ha aiutato tantissimo. E poi abbiamo anche scoperto delle cose divertenti che si fanno lì, che a Dallas non ci sono. 

• (Trent) - Infatti ci avete portato una bella foto e sembra che vi stiate divertendo. Ma cosa state facendo? Ce lo spieghi? 

• (Joey) - Sì, qui eravamo in compagnia di fratelli in mezzo a questo lago ghiacciato. Nella foto stiamo facendo pesca sul ghiaccio. 

• (Trent) - E avete pescato qualcosa? 

• (Joey) - Sì. 

• (Trent) - E a quel punto ti sei detta: “Addio alla vita di città”. 

• (Joey) - Infatti. 

• (Trent) - Fantastico. E qui abbiamo un’altra foto che mi piace tantissimo. Raccontaci un po’, Taylor. 

• (Taylor) - Nella circoscrizione c’era un fratello che aveva un allevamento di vitelli e qui stavo accarezzando e dando da mangiare a uno dei suoi vitellini. È stata un’esperienza bellissima, qualcosa che non avrei mai potuto fare in città, né a Chicago né a Dallas. 

• (Trent) - Un buon modo per ‘diventare ogni cosa per persone di ogni tipo’. Che cosa avete imparato da tutti questi cambiamenti che avete affrontato finora? 

• (Taylor) - In tutta sincerità, non avrei mai scelto di servire nella circoscrizione. Era un tipo di servizio che pensavo non fosse adatto a me e  e che non mi piacesse. Ma Geova a volte ti chiede di fare cose che sul momento non ti entusiasmano o forse ti spaventano. E poi scopri che aveva ragione lui. Sono davvero contento che lui ci abbia dato l’opportunità di servire nella circoscrizione, perché ci piace tantissimo. Quindi una cosa che ho imparato è che Geova a volte sceglie di darci degli incarichi che pensiamo non facciano per noi o che magari comportano dei cambiamenti che pensiamo di non riuscire ad affrontare. Ma possiamo lasciare che sia lui a decidere, perché lui sa sempre cosa è meglio per noi.

• (Trent) - E tu, Joey, cosa hai imparato? 

• (Joey) - Beh, io ogni volta che devo affrontare un cambiamento provo un po’ d’ansia. Mi agito perché inizio a pensare a cosa potrebbe andare storto. Ho imparato a confidare di più in Geova, a pregarlo di più, perché molto spesso quelle cose non succedono mai. Qualsiasi cosa Geova ci chieda di fare possiamo farcela, perché o quello di cui abbiamo paura non si verifica o Geova ci aiuterà ad affrontarlo. 

• (Trent) - Quelle che avete imparato sono davvero 2 lezioni importanti. Sicuramente vi aiuteranno anche nei vostri cambiamenti futuri. Grazie per averle condivise con noi. Grazie per essere stati con noi a “The Inside story”. 

• (Joey) - Grazie a te. 

• (Taylor) - Grazie. 


• (Trent Lippold) - Diamo il benvenuto ai nostri prossimi ospiti dal Michigan, Ben e Whitney Frey. Ben e Whitney, grazie di essere venuti. Prima della Scuola di Galaad anche voi servivate nella circoscrizione, e ovviamente prima ancora eravate pionieri regolari. Ma com’è iniziata? Partiamo da te, Whitney. 

• (Whitney Frey) - Sì, mia madre mi ha insegnato la verità fin da quando ero piccola. Amavo Geova, ma intorno ai 18 anni non avevo ancora preso una decisione. Poi un giorno una mia amica mi chiese di andare insieme a lei al funerale di un giovane fratello che era morto in un tragico incidente. 

• (Trent) - Ma un momento, ci spieghi qual è il collegamento tra l’iniziare a fare la pioniera e un funerale? Ci aiuti a capire meglio? 

• (Whitney) - Certo. A quel funerale venni a sapere che quel fratello aveva appena iniziato a fare il pioniere regolare e che voleva servire alla Betel una volta raggiunta l’età giusta. Anche se non lo conoscevo, paragonai la sua vita alla mia. Lui stava dando tutto il suo meglio a Geova mentre io no anche se ne avevo le circostanze. E così pensai che volevo continuare da dove lui aveva lasciato. E allora decisi di fare la pioniera. Andai a casa, pregai e compilai la domanda per fare la pioniera ausiliaria per poi diventare pioniera regolare. 

• (Trent) - È bello che da qualcosa di tragico sei riuscita a tirare fuori qualcosa di positivo. E tu, Ben, invece come hai iniziato? 

• (Ben Frey) - Come per lei, anche a me la verità me l’ha insegnata mia mamma. Papà si è battezzato solo anni dopo. Sono cresciuto in una zona rurale del Michigan. E anche se sapevo che era la verità, verso i 20 anni ho avuto qualche problemino spirituale. Questo perché in quegli anni avevo solo voglia di divertirmi e godermi la vita. A quel punto la verità ha iniziato a starmi stretta, era come se mi impedisse di avere la vita fantastica che tanto volevo. 

• (Trent) - Poi qualcosa è cambiato. Cos’è successo? 

• (Ben) - Nella nostra congregazione sono arrivati 2 anziani che erano anche pionieri. Mi hanno incoraggiato tanto. Mi hanno aiutato a capire che è proprio seguire Geova che ti fa avere una vita fantastica. È un po’ come quando si fa un gioco da tavolo. Se ti metti lì e ti limiti a imparare le regole ad una ad una, ma non giochi mai, non potrai scoprire quanto sia divertente. E all’epoca mi comportavo anch’io così verso la verità. Sapevo le regole, tra virgolette, conoscevo la verità, ma non l’avevo fatta mia. Con l’aiuto di questi 2 fratelli ho iniziato a darmi da fare. Mi sono messo a giocare per così dire e ho iniziato a studiare la Bibbia come avrei dovuto fare prima. E poco dopo sono diventato pioniere regolare. 

• (Trent) - È vero, è solo giocando che ci si appassiona. E tu, Whitney, c’è qualcos’altro che ti ha aiutato o ti ha incoraggiato a fare di più per Geova? 

• (Whitney) - Quando ho iniziato a fare la pioniera, ho anche iniziato a studiare di più. Ricordo che una cosa che mi ha colpito molto è stato il video “Alle estremità della terra”. Mentre lo guardavo mi sono detta: “Ecco, questo è quello che voglio fare. Voglio diventare una missionaria”. 

• (Trent) - Che bello! Adesso quel video è disponibile anche in formato digitale e si trova su jw.org, nella sezione Video. È stato uno strumento che ha aiutato tanti come te a fare di più per Geova e ad avere l’obiettivo di servire come missionari. Molti di loro stanno ancora dando stabilità e rafforzando i fratelli. Ora, tornando a voi, entrambi volevate servire come missionari all’estero. Cosa avete fatto per raggiungere questo obiettivo? 

• (Ben) - Ci siamo dati molto da fare. 6 mesi dopo il matrimonio ci siamo trasferiti dove il bisogno era maggiore, in Guyana, in Sudamerica. 

• (Trent) - Che bella esperienza! So che avete portato delle foto. Magari ci potete raccontare qualcosa di più. Immagino che la prima la vuoi commentare tu, Ben. 

• (Ben) - Sì, volevamo fare un po’ come nel video “Alle estremità della terra” e ci siamo presi anche noi una moto. Solo non era bella come quella del video, era molto più scarsa. Però è servita al suo scopo, ci ha portato ovunque, a tutti gli studi e alle visite che avevamo. 

• (Trent) - Che avventura! E anche la prossima foto non mi sembra da meno. Ci puoi raccontare qualcosa, Whitney? 

• (Whitney) - Quando non riuscivamo a proseguire con la moto, la parcheggiavamo e andavamo a piedi. A volte camminavamo nel fango o attraversavamo dei canali, ma non ci importava, era divertente. 

• (Trent) - Ben sembra molto concentrato qui. 

• (Ben) - Sì. Eh, in quei canali c’erano i caimani neri, che sono un tipo di alligatore, quindi guardavi 2 volte dove mettevi i piedi. 

• (Trent) - E ci credo! Quando poi siete tornati negli Stati Uniti, volevate ancora fare i missionari? 

• (Ben) - Sì, infatti dopo aver servito in Guyana, abbiamo fatto domanda per frequentare la Scuola di Galaad. E siamo stati invitati a servire come pionieri speciali in West Virginia. Non ce lo aspettavamo proprio. 

• (Trent) - A quel punto avevate messo da parte l’idea di frequentare la Scuola di Galaad? 

• (Ben) - No, abbiamo continuato a fare domanda per la Scuola di Galaad e invece ci è arrivato un invito per la Scuola biblica per coppie cristiane. 

• (Trent) - Beh, immagino che questa scuola vi abbia dato una bella carica. E dopo siete tornati di nuovo in West Virginia? 

• (Ben) - Esatto, abbiamo continuato a fare i pionieri speciali e siamo anche stati addestrati per servire nella circoscrizione. 

• (Trent) - E poi avete iniziato questa forma di servizio? 

• (Whitney) - Sì, la prima circoscrizione è stata nel Wisconsin, a Milwaukee, vicino a dove hanno servito i Bornschein. Ci piaceva tantissimo, i fratelli erano adorabili. 

• (Trent) - Ma non è durata tanto, vero? Perché poi c’è stato un cambiamento. Un bel cambiamento. 

• (Whitney) - Fino a un bel giorno in cui Ben torna a casa, dopo 4 anni che eravamo lì, e mi dice che siamo stati invitati a compilare la domanda come missionari nel campo. 

• (Trent) - Finalmente il servizio all’estero! Come ti sei sentito, Ben? 

• (Ben) - Beh, in quel momento noi eravamo felicissimi, ci eravamo tanto affezionati ai fratelli. Sinceramente l’idea di trasferirci all’estero a quel punto della nostra vita non era più così entusiasmante. Ormai stavamo bene, ci eravamo abituati, forse stavamo troppo bene. 

• (Trent) - E tu, Whitney, come l’hai presa? 

• (Whitney) - Beh, ho pensato: “L’ho sempre desiderato, ma, Geova, proprio adesso? Adesso che mi sono abituata all’opera nella circoscrizione?” 

• (Trent) - E quindi cosa ti ha aiutato? 

• (Whitney) - Ne abbiamo parlato con la mia famiglia e abbiamo detto come ci sentivamo. E mio cognato ha detto: “Tu pensi di aver ricevuto formazione per l’opera nella circoscrizione. Ma magari l’opera nella circoscrizione vi ha dato la formazione per il prossimo incarico”. Vederla in questo modo mi ha aiutato tanto. 

• (Trent) - Beh, è stato un buon consiglio. E tu, Ben, c’è qualcosa che ti ha aiutato? 

• (Ben) - Sì, mi ha fatto bene parlare con un fratello del Reparto Servizio. Lui mi ha detto che gli capita spesso di parlare con altri che sono nella nostra situazione. E ha aggiunto: “Siete a un bivio. Alcuni rinunciano a questa opportunità, quella di andare a servire all’estero. Ma quelli che accettano, che spinti dalla fede compiono questo passo, ricevono da Geova benedizioni che non avrebbero mai immaginato di ricevere”. E possiamo dire per esperienza personale che è proprio così. È quello che è successo a noi. 

• (Trent) - Si vede che siete felici. Quindi anche all’estero avete continuato a servire nella circoscrizione. E in questo caso Whitney, come ti è stato utile questo tipo di servizio? 

• (Whitney) - In tanti modi. Ad esempio la fede in Geova è cresciuta perché se non fossimo partiti non avremmo mai imparato a confidare in Geova così tanto E poi è stato bellissimo conoscere i fratelli e le sorelle del posto, gli altri missionari, i sorveglianti di circoscrizione. Abbiamo imparato davvero tanto dal loro esempio. 

• (Trent) - Stupendo. E poi siete venuti alla Scuola di Galaad. Come vi è stata utile? 

• (Whitney) - Anche qui, in tanti modi. Anche se ci piaceva tanto servire all’estero, c’erano delle difficoltà. E mi ricordo di aver pregato Geova in modo specifico riguardo ad alcune che mi facevano stare un po’ male. E durante la prima settimana qui alla Scuola di Galaad è arrivata la risposta a quelle preghiere. E questo è successo anche per tutta la durata della scuola. 

• (Trent) - E sicuramente questa formazione vi sarà utile anche nel futuro. All’inizio, Ben, hai detto che volevi una vita fantastica. E possiamo dire che una vita fantastica ce l’avete proprio avuta. E a breve scoprirete che vi aspettano tante altre cose fantastiche. Grazie per essere stati con noi a “The Inside Story”. 

• (Whitney) - Grazie. 


• (Trent Lippold) - Accogliamo i nostri ultimi ospiti. Anche loro servono negli Stati Uniti. Joshua e Solaydi Rechanek. Siete gli ultimi ospiti di questa edizione di “The Inside Story”, ed è un piacere avervi qui. Voi attualmente state servendo negli Stati Uniti ma venite dal Puerto Rico, dico bene? 

• (Joshua Rechanek) - Sì, esatto. È una bellissima isola tropicale nei Caraibi. Mia mamma e mio papà sono andati a servire lì prima che io nascessi e quindi sono cresciuto lì. Devo dire che mi hanno dato un esempio straordinario che poi mi ha spinto a iniziare il servizio a tempo pieno. Hanno iniziato a servire nella circoscrizione quando avevo un anno. Quindi avere l’obiettivo del servizio a tempo pieno per me è sempre stata una cosa molto naturale.

• (Trent) - Immagino. E tu Solaydi? Anche tu sei nata e cresciuta a Puerto Rico? 

• (Solaydi Rechanek) - Sì, e ho un fratello più grande, Rafi. Entrambi siamo stati cresciuti da mia mamma, Lidia, che era da sola. Ci ha insegnato la verità fin da piccoli. Poco tempo dopo che Joshua è arrivato nella nostra congregazione, ho iniziato a fare la pioniera e ho anche avuto il privilegio di servire come pendolare nella filiale di Puerto Rico. Eravamo molto contenti di avere Joshua nella nostra congregazione, però poi qualcosa è cambiato. 

• (Trent) - Prima di parlare di questo cambiamento c’è una bella foto. 

• (Solaydi) - Sì. 

• (Trent) - Siete voi con tua mamma, vero, Solaydi? 

• (Solaydi) - Sì, quella è mia mamma, Lidia. 

• (Trent) - Giusto per capire, Josh, come sei arrivato nella congregazione di Solaydi? 

• (Joshua) - Ho iniziato a fare il pioniere, poi nel 2003 ho frequentato quella che si chiamava Scuola di Addestramento per il Ministero, e dopo un po’ di tempo sono stato assegnato in una bellissima congregazione dove ho incontrato una sorella stupenda. 

• (Trent) - Immagino perché la congregazione era bellissima. 

• (Joshua) - Eh, sì. 

• (Trent) - Ma Solaydi prima diceva che c’è stato un cambiamento. Cos’è successo? 

• (Joshua) - Avevo ricevuto addestramento come sostituto sorvegliante di circoscrizione, e poi c’era bisogno di un sorvegliante di circoscrizione. Ma non a Puerto Rico, in una circoscrizione spagnola nell’Ohio. Così ho pregato Geova e sono partito, da Puerto Rico all’Ohio. 

• (Trent) - E come l’hai vissuta? Come ti sei sentito quando sei arrivato lì? 

• (Joshua) - Devo dire che era tutto molto diverso. Ricordo che dopo aver accompagnato mio papà all’aeroporto, perché era venuto a darmi una mano, stavo guidando e ho pensato: “Ma io qui non conosco proprio niente e nessuno”. Perché non era soltanto diverso il posto, era davvero tutto diverso. Una cosa particolare delle congregazioni spagnole negli Stati Uniti è che ci sono fratelli da vari paesi. È un misto di culture, quindi ho dovuto imparare ad adattarmi alle varie culture e ho anche dovuto imparare a parlare spagnolo in modo che potessero capirmi tutti, non solo i fratelli di Puerto Rico. 

• (Trent) - Certo, per te è stato un grande cambiamento. Non solo un contesto molto diverso, ma anche tante culture diverse. Hai portato una foto interessante. Raccontaci, Josh. 

• (Joshua) - Quel giorno ho imparato una lezione molto importante. Prima di uscire di casa per andare in servizio è meglio se controllo il meteo. 

• (Trent) - Ah, quindi non lo controllavi a Puerto Rico? 

• (Joshua) - No, perché o c’è il sole o piove. 

• (Trent) - Quindi solo 2 possibilità. Tornando a te, Solaydi, quando Josh si è trasferito qui negli Stati Uniti come ti sei sentita? 

• (Solaydi) - Ero contenta per l’incarico che aveva ricevuto. Era un privilegio, e quindi volevo sostenerlo. Così ci siamo tenuti in contatto. E nel 2010 poi ci siamo sposati. Dopo il matrimonio siamo stati invitati a continuare a servire nell’Ohio come coppia. 

• (Trent) - E quindi un grande cambiamento anche per te, come lo era stato per Josh. Una nuova nazione, un contesto diverso. 

• (Solaydi) - Sì. 

• (Trent) - Il matrimonio e la novità dell’opera nella circoscrizione. Quali sono state le più grandi difficoltà che avete affrontato? Josh, cominci tu? 

• (Joshua) - Beh, come dicevo prima, mi sono dovuto adattare a tante cose nuove. Credo che quando inizi a svolgere un incarico nuovo, non ti senti mai veramente qualificato o pronto. Eravamo molto giovani quando abbiamo iniziato il servizio nella circoscrizione e a volte visitavamo congregazioni dove c’erano fratelli che facevano i pionieri prima ancora che noi nascessimo. E adesso avevamo la responsabilità di aiutarli e incoraggiarli. Devo dire che questo ci metteva un po’ a disagio. 

• (Trent) - E ci credo! Qui abbiamo un’altra foto, dove in effetti sembri un po’ confuso. Raccontaci un po’, Josh. 

• (Joshua) - Qui eravamo a un’adunanza per il servizio di campo, qualche tempo dopo il matrimonio. Non so quel giorno dove avevo la testa, ma fatto sta che siamo usciti di casa di fretta, abbiamo fatto l’adunanza per il servizio di campo e tutti gli abbinamenti, quando un fratello si avvicina, mi mette un braccio intorno alle spalle e mi porta vicino a Solaydi. Poi mi dice: “Guarda io non dico niente, ma segui il mio sguardo”, e ha guardato in basso verso le mie scarpe. E mi sono accorto che avevo messo 2 scarpe diverse. Lui è stato così gentile da dirmelo prima che uscissi in servizio, ma me lo ha fatto notare solo dopo avermi fatto una foto. 

• (Trent) - E ha fatto bene. Solaydi, tu cos’hai pensato? 

• (Solaydi) - Non ci potevo credere, gli ho detto: “Ma cosa è successo?” 

• (Trent) - Ora gli controlli sempre le scarpe prima di uscire. 

• (Solaydi) - Si, infatti devo dargli una controllatina io prima che esca di casa. 

• (Trent) - Ma ora torniamo alle difficoltà di quel periodo. Che cosa vi ha aiutato a superarle? 

• (Joshua) - Ho ricevuto degli ottimi consigli da fratelli con più esperienza, tra cui anche mio padre. E abbiamo capito 2 cose importanti. La prima è che dobbiamo amare i fratelli, perché questo è quello di cui hanno bisogno. Dobbiamo fargli sentire il nostro affetto e dedicargli del tempo. E poi dobbiamo essere umili, perché i fratelli apprezzano tantissimo le visite del sorvegliante di circoscrizione, chiunque sia il sorvegliante. Quindi, fino a quando rimani umile Geova può usarti per incoraggiare i fratelli, e questo dà gloria a lui. • (Trent) - È vero, l’umiltà è importantissima, e ci aiuta a diventare “ogni cosa per persone di ogni tipo”. E tu, Solaydi, quali difficoltà hai incontrato? 

• (Solaydi) - Beh, per me è stato impegnativo dal punto di vista emotivo, perché, è vero, da un lato è bellissimo conoscere così tanti fratelli e sorelle e creare belle amicizie con loro, ma allo stesso tempo ti ritrovi a vedere da vicino anche i loro problemi. Vedi tutte le difficoltà che affrontano, problemi di salute, a volte problemi economici oppure problemi con l’immigrazione. Mi rendevo conto che non potevo fare più di tanto per loro e quindi mi sentivo impotente. 

• (Trent) - Quindi tu cosa hai deciso di fare? 

• (Solaydi) - Ho capito che certe cose dovevo lasciarle nelle mani di Geova. Quello che potevo fare io era dare a questi fratelli e sorelle il mio tempo. Così andavo in servizio con loro, cercavo di incoraggiarli, a volte ridevamo insieme, a volte piangevamo, ma ho sempre cercato di trasmettergli il mio affetto e soprattutto fargli capire quanto Geova li ami. 

• (Trent) - Che bello. Sono sicuro che hanno sentito il tuo affetto e gli avrà fatto bene. E poi la Scuola di Galaad. È stata una sorpresa? 

• (Solaydi) - Sì, una grandissima sorpresa. 

• (Trent) - Josh, spiegaci perché sei particolarmente legato alla Scuola di Galaad. 

• (Joshua) - Eh, perché anche i miei genitori hanno frequentato la Scuola di Galaad, ed è proprio questo che li ha portati a Puerto Rico. Hanno frequentato la 52ª classe. 

• (Trent) - E secondo te quello che hanno imparato alla Scuola di Galaad ha influito anche sul modo in cui ti hanno cresciuto? 

• (Joshua) - Sì, sì, assolutamente. Ricordo che avevano appeso la foto della loro classe proprio all’ingresso. Quindi chiunque entrava poteva vederla. E anche io passavo davanti a quella foto ogni giorno. 

• (Trent) - Questa è la foto di cui parli, eccoli lì. 

• (Joshua) - Ripensando a come erano, a come hanno servito Geova, al loro amore, al loro zelo, adesso riesco davvero a capire quanto la Scuola di Galaad abbia influito su di loro. 

• (Trent) - Spiegaci meglio cosa intendi. Cosa hai visto nel corso degli anni? 

• (Joshua) - Mi vengono in mente 2 cose. Entrambi hanno sempre studiato la Bibbia in modo approfondito. La Bibbia di mia mamma ha così tante note che non credo sia rimasto uno spazio libero per scriverne altre. E di mio papà ricordo che la sera, quando leggevamo la Bibbia, a volte prendeva la busta che metteva in mezzo alla Bibbia come segnalibro e cominciava a scriverci su qualcosa, perché un versetto gli aveva dato uno spunto per un discorso, una visita pastorale o era un bel punto che voleva ricordare. Mi hanno dato un grande esempio. E poi si sono sempre dati molto da fare per servire Geova. Hanno sempre cercato di fare tutto il possibile, per quanto possibile. È diventato una specie di motto di famiglia. E frequentando la Scuola di Galaad, ho visto che viene data tanta enfasi proprio a queste 2 cose, accrescere l’amore per Geova e impegnarsi al massimo per l’organizzazione.

• (Trent) - Infatti, stavo pensando proprio questo. Ti avrà fatto un certo effetto frequentare anni dopo la stessa scuola dei tuoi genitori. Ti sarai reso conto di quanto li abbia aiutati. 

• (Joshua) - Senza dubbio. Credo che prima che arrivassero alla Scuola di Galaad un po’ avessero già queste qualità, l’amore e lo zelo. Ma adesso capisco che la scuola le ha potenziate, ha acceso in loro qualcosa che non ha mai smesso di ardere. 

• (Trent) - Molto bello. E saranno molto orgogliosi di voi, perché state mettendo in pratica la formazione che avete ricevuto e sicuramente lo continuerete a fare ovunque servirete. Grazie per essere stati qui con noi. 

• (Solaydi) - Grazie a te. 


o (Trent Lippold) - All’inizio abbiamo citato le parole riportate in 1 Corinti 9:22. Paolo disse: “Sono diventato ogni cosa per persone di ogni tipo, per salvarne alcune a qualsiasi costo”. L’apostolo sapeva che per amore della buona notizia è necessario essere disposti a fare cambiamenti e a sapersi adattare. Speriamo che il programma di oggi vi sia piaciuto e che vi aiuti a lanciarvi in qualcosa che al momento non vi piace o per cui forse non vi sentite all’altezza. Ricordate che è giocando che ci si appassiona, e che a volte tutto quello che possiamo fare è dare affetto agli altri. Gli ospiti di oggi ci hanno dimostrato che, se siamo disposti a fare cambiamenti e ad adattarci per amore della buona notizia, con l’aiuto di Geova possiamo affrontare qualsiasi difficoltà e servire Geova sempre e comunque. Grazie di essere stati con noi e vi aspettiamo alla prossima edizione di “The Inside Story”. 

È stato davvero bello vedere questa foto della 52ª classe di cui ho parlato nel discorso introduttivo. Meno male che Josh lì non c’era ancora. Beh, come ci ha raccontato, i genitori lo hanno avuto qualche tempo dopo a Puerto Rico. È sempre bello sentire questi racconti. Ci piace davvero tanto “The Inside Story”. E ringraziamo Trent e tutti quelli che vi hanno partecipato. Adesso ascoltiamo un altro membro del Corpo Direttivo, il fratello Geoffrey Jackson. Il suo discorso è rivolto particolarmente a voi, studenti: “Ora trasmettete agli altri quello che avete imparato”. 


“Ora trasmettete agli altri quello che avete imparato”

Il conferimento della 150ª classe della Scuola di Galaad. Chi avrebbe mai pensato che ci sarebbe stata una 150ª classe di Galaad? E probabilmente voi studenti vi sarete chiesti: “Sopravviverò a questa 150ª classe?” Nel corso degli anni i conferimenti della Scuola di Galaad si sono tenuti in vari modi. Guardate questa fotografia per esempio. Questa è la 7ª classe. Il conferimento si è tenuto nel 1946. E cosa notate? Come vedete gli ospiti erano all’aperto, speravano che non piovesse, e a quanto mi dicono non serviva un invito. Tutti quelli che volevano partecipare potevano farlo liberamente. In quest’altra fotografia potete vedere il presidente che fa uno dei discorsi in cima ai gradini dell’entrata della scuola. Le cose sono cambiate un bel po’ da allora, eh? Poi nel 1953 il conferimento della 21ª classe si tenne allo Yankee Stadium e, come potete immaginare, quello fu un evento colossale. Ed era molto appropriato perché ricorreva il 10° anniversario della Scuola di Galaad. Il 1953 fu un anno speciale, perché la Scuola rientrò tra gli istituti riconosciuti dallo Stato a livello legale e questo permise a studenti di altri paesi di partecipare. E poi naturalmente a tutti i conferimenti gli studenti hanno sempre avuto quell’espressione felice sul volto. Questo è tipico di Galaad. 

Ovviamente negli ultimi anni i conferimenti sono stati molto diversi, vero? Senza pubblico presente. Ma oggi non siamo contenti di essere in così tanti? Beh, in questi ultimi mesi avete fatto così tante lezioni, avete superato tanti esami scritti. Davvero vi è stato insegnato tanto. Ma qual è lo scopo di tutto questo? Beh, quando pensiamo all’istruzione che questo mondo offre di solito tutto ruota intorno agli studenti, vero? Tutto ruota intorno ai loro sogni, come diceva il fratello Morris. È tutto intorno alle loro ambizioni, al successo che vogliono raggiungere. E Galaad invece? Beh, voi l’avete capito molto bene, sono sicuro. Non si tratta di voi. E se non l’avete capito forse dovete ripetere il corso, vero? No. Noi ci siamo dedicati a Geova e ci rendiamo conto che non si tratta di noi. Non ruota tutto intorno a noi. Riguarda quello che possiamo fare per lodare il nostro Padre celeste, Geova. 

E adesso siete arrivati fin qua, siete sul punto di diplomarvi. E adesso che succede? Adesso è il momento di trasmettere agli altri quello che avete imparato. Ma questo cosa vuol dire? Che quando raggiungerete i posti in cui siete stati assegnati, inizierete delle piccole Scuole di Galaad clandestine nelle salette della Sala del Regno? Forse anche no, eh? 

E allora cosa vuol dire che dovete trasmettere agli altri quello che avete imparato? Beh, come è già stato messo in evidenza nei discorsi precedenti, con il vostro esempio, con i vostri sinceri sforzi, potrete aiutare gli altri a vedere in pratica quello che avete imparato alla Scuola di Galaad. E poi è anche molto interessante quello che leggiamo nella seconda lettera a Timoteo. Per piacere, seguitemi in 2 Timoteo 2:2. Qui Paolo sta parlando a Timoteo, ma quello che dice riguarda anche tutti noi. Il versetto 2 dice: “E le cose che hai sentito da me, confermate da molti testimoni, affidale a uomini fedeli, che a loro volta siano qualificati per insegnarle ad altri”. 

Cosa possiamo imparare da questo interessante versetto? Certo, insegnerete grazie al vostro esempio, ai vostri sinceri sforzi, ma dovrete anche interessarvi degli altri. Magari in un contesto più informale li aiuterete a capire i princìpi e gli insegnamenti che avete imparato alla Scuola di Galaad. E questa è una cosa davvero importante. 

Consideriamo l’esempio del nostro Signore, Gesù Cristo. Naturalmente l’obiettivo principale di Gesù era predicare la buona notizia del Regno, ma non fece solo quello. Se andiamo in Marco capitolo 9, notiamo cosa riuscì a inserire Gesù nel suo fitto programma. Marco 9:30, 31. Qui si legge: “Partiti da là, attraversarono la Galilea, ma Gesù non voleva che lo si sapesse”. Quindi qui Gesù voleva stare tranquillo con i suoi discepoli. Come mai? Beh, il versetto 31 dice che Gesù stava insegnando ai suoi discepoli. Quindi, nonostante il suo fitto programma, Gesù si prese il tempo di interessarsi di coloro che stava addestrando per aiutarli a essere pronti per il futuro. Che esempio meraviglioso per noi! 

E leggendo le Scritture troviamo molti altri esempi, ma nei prossimi minuti ci soffermeremo su Barnaba e su come Barnaba fu in grado di trasmettere quello che aveva imparato a Paolo. E mentre riflettiamo sul modo in cui interagirono tra di loro Barnaba e Paolo impareremo 5 lezioni, 5 lezioni per capire come addestrare gli altri e come trasmettere loro quello che abbiamo imparato. 

1. Ed ecco la prima lezione. Aprite se volete insieme a me il libro degli Atti. Atti capitolo 9. Qui siamo intorno al 36 E.V. A questo punto Saulo è già diventato cristiano e adesso dopo un po’ arriva a Gerusalemme. E qui cosa accade? Il versetto 26 del capitolo 9 dice: “Quando arrivò a Gerusalemme, tentò [cioè lui, Paolo] di unirsi ai discepoli, ma avevano tutti paura di lui, [mi chiedo come mai] perché non credevano che fosse diventato un discepolo”. Magari pensavano: “Questa storia mi sa che va a finire male”. Ma poi cosa successe? Versetto 27: “Così Barnaba venne in suo aiuto e lo portò dagli apostoli”. Quindi, come vediamo qui nell’immagine, Barnaba riusciva a vedere il potenziale che c’era in Saulo e credeva in effetti che lui sarebbe stato utile nel ministero. E così lui rischiò la sua reputazione, per così dire, sostenendolo o facendogli buona pubblicità e portandolo dagli apostoli. 

Quindi qual è la lezione che impariamo da questo? Cerchiamo di vedere il potenziale che c’è negli altri. E non preoccupiamoci se magari li abbiamo incoraggiati, li abbiamo sostenuti, per così dire abbiamo fatto loro buona pubblicità, e poi i risultati non sono dei migliori, come se avessimo perso la nostra reputazione. Ricordiamoci, non ruota tutto intorno a noi. Quello che conta è l’opera. Ecco la prima lezione. Cerchiamo di vedere il potenziale degli altri. 

2. Ora andiamo al capitolo 11 di Atti. Qui ci troviamo 9 anni più tardi, attorno al 45 E.V. Nel capitolo 11 degli Atti vediamo come procede l’opera di predicazione ai non ebrei, in particolare nella città di Antiochia. Barnaba a questo punto ricevette ufficialmente l’incarico di partire e andare ad aiutare i fratelli di Antiochia. Ora andiamo ai versetti 25 e 26, perché non appena Barnaba arriva da quelle parti si rende conto di aver bisogno di aiuto. E quindi cosa fa? Guardiamo al versetto 25, che dice: “Barnaba andò a Tarso per cercare Saulo”. Quindi Barnaba andò a cercare Saulo. E lo fece perché ricordava che quest’uomo conosceva bene il greco ed era un uomo istruito. Sarebbe stato utile per predicare ai non ebrei. È interessante perché, se diamo un’occhiata a una cartina, ci rendiamo conto che Antiochia dista da Tarso, pensate, oltre 200 km. Qui al versetto 25 abbiamo letto che Barnaba dovette andare a cercare Saulo. Come mai? In 2 Corinti Paolo elenca tutte le cose che fece e a quanto pare molte di queste accaddero in quei 9 anni. Fece naufragio diverse volte, fu messo in prigione, e così via. Quindi per Barnaba non sarà stato facile trovarlo. Lo cercò, e poi quando lo trovò cosa fece? Il versetto 26 dice: “Dopo averlo trovato, lo portò ad Antiochia”. Probabilmente dovette convincerlo, perché Paolo stava avendo ottimi risultati nel suo ministero là. E alla fine lo portò ad Antiochia. E poi il versetto 26 dice: “Per un anno intero si riunirono insieme a quella congregazione e insegnarono a molte persone”. Quindi Barnaba non è che prese con sé Paolo e gli disse: “Adesso ti addestro”. Semplicemente si fece affiancare da lui e mentre collaboravano insieme poté approfittare per addestrarlo. 

Quale lezione impariamo qui? Dobbiamo essere pronti a fare la nostra parte. Barnaba non si limitò a vedere il potenziale, ma partì, andò a cercare Saulo, lo convinse ad andare ad Antiochia e a collaborare con lui. Questa è la seconda lezione. 

3. La terza lezione la troviamo in Atti capitolo 13. Quindi Barnaba e Saulo si trovavano ad Antiochia da un po’ di tempo, e cosa succede al versetto 2? Qui si legge: “Mentre servivano Geova e digiunavano, lo spirito santo disse: ‘Riservatemi Barnaba e Saulo per l’opera a cui li ho chiamati’”. Quindi qui è il momento in cui i 2 intraprendono l’opera missionaria. Ma notate che lo spirito santo parla di “Barnaba e Saulo”. Quindi, come vediamo in questa immagine, è Barnaba che guida il gruppo, Saulo sta dietro. Ma se andiamo un po’ più avanti, al versetto 13 dello stesso capitolo, notiamo che c’è un piccolo cambiamento. Saulo inizia a usare un nome che è più comune in quella zona, Paolo. Ma cosa si legge adesso? “Paolo e i suoi compagni salparono”. E da questo momento in poi sembra che fosse Paolo a guidare il gruppo. 

Ora mettiamoci per un attimo nei panni di Barnaba. Immaginiamo di prendere Paolo, Paolo o Saulo, come preferite chiamarlo, in disparte e gli diciamo: “Possiamo scambiare 2 parole, per piacere? Non c’è niente di importante, ma ti ricordi quando lo spirito santo ci ha chiamati per compiere l’opera? Ha detto ‘Barnaba e Saulo’. Io non ho nessun problema, eh? Mi piace tanto l’entusiasmo che ci metti, ma ero io che dovevo guidare il gruppo, no?” No, non disse una cosa del genere. Il libro Rendiamo testimonianza dice che non era per niente invidioso. 

Quindi qual è la lezione? Beh, se stiamo collaborando con qualcuno e lo stiamo addestrando, la lezione che impariamo è: non dobbiamo essere invidiosi se inizia ad avere ottimi risultati. E in effetti noi lo aiutiamo per permettergli di sbocciare. E magari potrebbe ricevere alcuni privilegi che vorremmo avere noi. Non ci metteremo a dire: “Scusami un attimo, ma sono io quello che è andato a Galaad, no?” No, non saremo invidiosi. 

4. Per scoprire la quarta lezione dobbiamo andare nel libro di Galati. Quindi, se volete seguirmi in Galati capitolo 2, qui ci troviamo intorno al 49 E.V. Quindi a quel punto Pietro, Paolo, Barnaba, Tito sono stati a Gerusalemme e hanno avuto quell’importante adunanza col corpo direttivo sulla circoncisione. È interessante che, quando arrivano a Gerusalemme, il racconto dice che Barnaba e Paolo erano lì. È interessante. Magari Barnaba fece caso a questa cosa, che era stato menzionato per primo di nuovo, probabilmente perché il corpo direttivo si ricordava che all’inizio era stato scelto lui per guidare il gruppo. Ma ora troviamo Pietro, Paolo e Barnaba e altri di nuovo ad Antiochia. E cosa succede qui, a pochi mesi di distanza da quell’adunanza speciale? Paolo deve dire a Pietro che sta facendo qualcosa di sbagliato. Ma notate cosa dice il versetto 13: “Anche gli altri giudei si unirono a lui in quella finzione; perfino Barnaba si fece trascinare nella loro finzione”. Ah, mi piace troppo questa immagine. Qui vedete Paolo che dice a Pietro che sta sbagliando. E guardate la faccia di Barnaba, ha l’espressione colpevole. Vedete? Beccato! È stato colto in flagrante. E quei consigli erano anche per lui, perché anche lui era coinvolto. 

Quindi qual è la lezione in questo caso? Accettiamo i consigli, anche se arrivano dalle persone che stiamo addestrando. Non pensiamo di essere troppo bravi per ricevere consigli. 

5. E adesso l’ultima lezione è quella a cui probabilmente avete pensato subito quando abbiamo menzionato Paolo e Barnaba. So cosa state pensando, Atti capitolo 15. E allora andiamoci. Atti 15:37-39. E questo succede dopo l’episodio di Antiochia. Qui leggiamo: “Barnaba era deciso a portare anche Giovanni, soprannominato Marco. Ma Paolo non era favorevole a portarlo con loro, visto che in Panfilia li aveva lasciati e non li aveva più accompagnati nell’opera. Allora ci fu una discussione talmente accesa che i due si separarono”. Ora questo è l’episodio che di solito ci viene in mente quando pensiamo a Paolo e a Barnaba. Ma cosa c’era alla radice di quel problema? Ci avete mai pensato? Qui dice che Paolo non era favorevole a portare Giovanni Marco insieme a loro. Forse si ricordava di quando nel primo viaggio missionario Marco se ne era andato e lui aveva proseguito insieme a Barnaba fino in Galazia. E leggendo la lettera ai Galati sembra proprio che lui avesse problemi di vista in quel momento e fosse anche molto malato. Quindi senz’altro, vedete, gli era mancato l’aiuto di un ragazzo in grado di portare i bagagli, di svolgere tutte le faccende necessarie. E Barnaba poteva capire perché Paolo fosse così restio. Non voleva rimanere di nuovo senza un aiuto. Invece d’altra parte cosa possiamo dire di Barnaba? Perché era così deciso a portare Giovanni Marco con loro? Beh, un motivo potrebbe essere il fatto che era suo parente. A volte è un fattore che incide. Oppure potrebbe essere che lo stesso potenziale che a suo tempo aveva visto in Saulo era lo stesso che adesso vedeva in Giovanni Marco. “Questo è un giovane in gamba, dobbiamo assolutamente dargli una possibilità”. Oppure potrebbe essere che era ancora un pochino risentito per il rimprovero che aveva ricevuto ad Antiochia? O magari può essere che considerava ancora Saulo come un suo allievo, qualcuno che conosceva la verità da meno tempo di lui e dal quale era difficile accettare suggerimenti? Non è che vogliamo stare qui a fare il processo alle intenzioni. Anche perché fra un po’ alcuni di noi avranno a che fare con loro. Ma credo di non sbagliare dicendo questo: sono sicuro che Paolo e Barnaba, quando ripensano a quel giorno, sarebbero d’accordo nel dire che potevano gestirla meglio. Sono riuscito a non sbilanciarmi? Credo che a tutti noi sarà capitato di pensare che avevamo ragione, ma che magari avremmo potuto gestire meglio le cose. 

Qual è la lezione quindi? Rispettiamo l’opinione degli altri. Non arrabbiamoci, non prendiamocela. Cerchiamo di gestire le cose in modo da continuare a collaborare bene con gli altri. Beh, quando parliamo di Barnaba e Paolo abbiamo davvero tanto su cui riflettere, vero? 

Ricordate le 5 lezioni? 

1. Cercate di vedere il potenziale degli altri. 

2. Cercate di essere disposti a fare la vostra parte per poterli addestrare. 

3. Non siate invidiosi se ricevono privilegi. 

4. Accettate i consigli che vi offrono. 

5. E rispettate sempre la loro opinione. 


Sappiamo che cercherete di mettere in pratica questi suggerimenti. Quindi, nei posti in cui servirete possa Geova essere accanto a voi e benedirvi. Sforzatevi di aiutare gli altri trasmettendo loro quello che avete imparato alla Scuola di Galaad. In questo modo raggiungerete l’obiettivo di Galaad, rendere stabili le congregazioni e rafforzare gli altri. 

Grazie. Il tuo discorso è stato molto chiaro. È una cosa da tenere a mente. Trasmettete agli altri quello che avete imparato. 

Sicuramente gli studenti non vedevano l’ora che arrivasse questo momento. Lo aspettavano da tempo, da più di 5 mesi. Stanno per ricevere il diploma della Scuola di Galaad. Finalmente ci siamo. 

Adesso il fratello Kenneth Flodin, un assistente del Comitato dell’Insegnamento, ci aiuterà presentandoci gli studenti e dicendoci dove sono stati assegnati. Io e Ken consegneremo insieme i diplomi. Prego, Ken. 

• I primi sono il fratello e la sorella Baker, che andranno a servire in Angola. 

• Ora il fratello e la sorella Barber, che rimarranno negli Stati Uniti, dove Ryan servirà come membro del Comitato di Filiale. 

• Anche il fratello e la sorella Bell rimarranno negli Stati Uniti, dove Steve servirà come membro del Comitato di Filiale. 

• Il fratello e la sorella Bornschein si trasferiranno in Angola, dove Taylor servirà come membro del Comitato di Filiale. 

• Il fratello e la sorella Frey si trasferiranno nelle Filippine, e Ben servirà nel Comitato di Filiale. 

• Il fratello Hess servirà negli Stati Uniti. 

• Il fratello e la sorella Lopez rimarranno negli Stati Uniti. 

• Il fratello e la sorella Mani resteranno negli Stati Uniti. 

• Il fratello e la sorella Martinez andranno in Paraguay, dove il fratello Martinez servirà come membro del Comitato di Filiale. 

• Adesso abbiamo il fratello e la sorella Morris, che rimarranno negli Stati Uniti. Il fratello Morris servirà nel Comitato di Filiale. Non facile dopo questa riunione di famiglia! 

• Il fratello Morrison rimarrà negli Stati Uniti. 

• Il fratello e la sorella Parmely andranno nelle Filippine, dove il fratello Parmely servirà nel Comitato di Filiale. 

• E per concludere, i coniugi Rechanek andranno in Paraguay, dove il fratello Rechanek servirà nel Comitato di Filiale. 

Abbiamo fatto molto in fretta! Molto bene. Beh, è stato comunque molto emozionante, e di sicuro Geova è stato molto contento di questo evento. 

Prima di concludere facciamo ancora qualche riflessione. Ma adesso non dovreste tirare su la tenda? Stavo quasi per dimenticarmene. Dov’è Ryan? Non lo vedo. Ah, eccolo. Ryan ci leggerà una lettera che la classe ha preparato per noi. Prego, ti ascoltiamo. 

o (Ryan) - Ci provo. 


Al Corpo Direttivo. Cari fratelli, più di 2.500 anni fa Geova rivolse a Geremia queste parole: “Ecco, io sono Geova, l’Iddio di tutti gli esseri umani. C’è forse qualcosa di impossibile per me?” A noi sembrava impossibile poter partecipare alla Scuola di Galaad proprio durante la pandemia, ma non è stata una cosa impossibile per Geova. Essere invitati qui è una dimostrazione di immeritata bontà di cui siamo estremamente grati. La migliore istruzione che ci sia al mondo è quella impartita da Geova, grazie alla quale ci siamo resi conto ancora di più dell’incredibile sapienza divina. Possiamo veramente dire che ci sentiamo più vicini che mai a Geova. Ci sentiamo più legati alla nostra storia. Abbiamo imparato molto, a partire da Adamo fino allo “schiavo fedele e saggio”. Allo stesso tempo, la scuola ci ha aiutato a capire dove dobbiamo migliorare per continuare a crescere spiritualmente e ci ha fornito sia i mezzi che le motivazioni per farlo. Ci siamo affezionati ai nostri insegnanti, che hanno tirato fuori dal loro “tesoro cose nuove e cose vecchie” mentre esploravamo con loro la Parola di Dio. Il loro ottimo esempio e quello delle loro mogli ci ha aiutato in questi 5 mesi. Inoltre ci hanno aiutato ad esaminare in modo approfondito le Sacre Scritture e hanno spiegato concetti spirituali con parole spirituali. Sentivamo che quell’istruzione proveniva dal più “grande Insegnante” e dal nostro più grande esempio, Gesù. E grazie perché vi siete presi del tempo per tenere delle conferenze nonostante i vostri impegni. Ognuno di voi, così come tutti gli altri insegnanti, ha trasmesso le informazioni con calore ed entusiasmo. Adesso le verità della Bibbia sono per noi molto più semplici e chiare. Con la vostra umiltà, il vostro senso dell’umorismo e con la vostra bontà ci avete mostrato affetto. Come l’apostolo Paolo, ‘eravate decisi non solo a trasmetterci la buona notizia di Dio, ma anche a darci voi stessi’. Non dimenticheremo mai il vostro amore per Geova e la straordinaria opportunità di imparare direttamente da voi. Ringraziamo di cuore anche tutti i componenti della famiglia Betel, che sono stati un esempio concreto di gentilezza e ospitalità, qualità di cui abbiamo parlato a lungo in classe. Andare a prendere da mangiare o fare 2 passi qui intorno spesso diventavano occasioni per scambiarsi parole incoraggianti. Per questo consideriamo l’esempio dato dalla famiglia Betel parte della nostra formazione. Ora sappiamo bene qual è il nostro compito: rafforzare e dare stabilità, agendo sempre in armonia con quello che dice la Bibbia e prendendoci cura delle preziose pecore di Geova ovunque andremo. Non ci sentiamo all’altezza di questo incarico, ma ci impegneremo per assolverlo imitando il vostro esempio e quello di Cristo Gesù. Siamo pienamente convinti che riceveremo l’aiuto di Geova, perché abbiamo visto chiaramente che nulla è impossibile per lui. Con affetto, i vostri fratelli e sorelle della 150ª classe della Scuola di Galaad. 

Ryan non ha voluto abbracciarmi. Mi sa che se l’è presa un po’. 

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