Conferimento dei diplomi della 149ª classe della Scuola di Galaad | The Inside Story

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Negli ultimi anni uno dei momenti più attesi al conferimento dei diplomi della Scuola di Galaad è stato The Inside Story. E anche questa volta sarà condotto da un insegnante della Scuola di Galaad, il fratello Richard Chilton. A te la parola, fratello Chilton! Benvenuti a questa puntata di The Inside Story. In Giosuè 24:15 alle tribù d’Israele venne chiesto di fare una scelta, dovevano scegliere chi volevano servire. Oggi avremo con noi 4 ospiti che hanno dovuto fare delle scelte, scelte che sicuramente li hanno resi idonei a frequentare la 149ª classe della Scuola di Galaad. Scopriamo di quali scelte si tratta e vediamo che cosa ha aiutato questi fratelli. 

Vi presento il nostro primo ospite, il fratello Sung-hee Lee dalla Corea del Sud. Benvenuto, Sung-hee. - Grazie. - Prego, siediti. Sung-hee, tu sei cresciuto in una famiglia che serve Geova lealmente da ben 3 generazioni. Ci parleresti di loro? Volentieri. La prima Testimone è stata mia nonna. Si è battezzata nel 1970. Sono tanto grato a Geova per il fatto che tutta la mia famiglia, i miei genitori, mia sorella e suo marito, i miei fratelli e le loro mogli, hanno sempre continuato a servire Geova. Sono sicuro che sarai molto felice di far parte di una famiglia così bella. So che adesso servi presso la filiale della Corea del Sud. Da quanto tempo servi lì? Se consideriamo anche il primo anno e mezzo in cui ho servito alla Betel, adesso in tutto sono 9 anni e mezzo. Dico così perché per un po’ ho dovuto cambiare forma di servizio. Ho dovuto lasciare la Betel per andare in prigione. Beh, non è una cosa che si sente dire spesso, lasciare la Betel per andare in prigione. Cos’è successo? Nella Corea del Sud tutti i maschi quando compiono 19 anni diventano idonei per il servizio militare, e infatti poco tempo dopo vieni convocato. Dato che noi Testimoni di Geova ci rifiutiamo di svolgere il servizio militare, veniamo condannati a scontare 1 anno e mezzo di carcere. Ma non è detto che tu ci debba andare subito. Ah, interessante. Ma in base a cosa si decide quanto tempo dovrà passare prima che si inizi a scontare la condanna? Il periodo dalla chiamata alle armi a quando dovrai andare in prigione è diverso da fratello a fratello. Può variare molto, soprattutto negli ultimi anni. Molto dipende dal giudice che sta seguendo il tuo caso. Ad esempio, io ho dovuto aspettare 5 anni dalla mia prima udienza in tribunale a quando poi sono dovuto andare in prigione. Wow! Immagino che sarà stato frustrante per te dover mettere la tua vita in standby per 5 anni. Sinceramente sì. Ero consapevole che da un momento all’altro sarei potuto andare in prigione, e questo mi costringeva a fare una scelta, dovevo scegliere come usare il tempo che avevo a disposizione. Mi domandavo: “Che faccio? Resto a casa senza fare niente, senza fare programmi, visto che da un momento all’altro potrei andare in prigione? Mi conviene mettere da parte dei soldi per quando poi verrò rilasciato? Oppure sfrutto al meglio il tempo che ho per impegnarmi al massimo nelle cose spirituali finché posso farlo liberamente?” Dev’essere stato un momento difficile. Quali ragionamenti ti hanno aiutato a valutare le cose? Cos’hai deciso di fare, viste le circostanze in cui ti trovavi? La prima cosa che ho fatto è stata pregare. Ho pregato e pregato ancora. E mentre facevo ricerche, ho letto un articolo nella Torre di Guardia del 1° dicembre 2004, era intitolato “Ho confidato in Geova che si è preso teneramente cura di me”. Una frase che mi ha colpito di quell’articolo diceva: “Pianifica le cose come se Armaghedon non dovesse venire durante la tua vita ma vivi come se Armaghedon dovesse venire domani”. Erano proprio le parole di cui avevo bisogno. Ci ho riflettuto molto e così ho deciso di pianificare le cose senza pensare alla prigione, come se non fossi stato condannato. Ok, ho capito. Quindi ci hai parlato di alcune opzioni che stavi valutando. Alla fine che cosa hai deciso di fare? Ho iniziato a fare il pioniere. E mi sono anche offerto come volontario per il congresso internazionale. In questa foto sto dando il benvenuto ai delegati che arrivavano in hotel. Sono anche stato accettato per servire alla Betel. Qui sono alla mia scrivania. E qui sono insieme ai fratelli e alle sorelle con cui collaboro al Reparto Computer. Che bella foto! Ma, Sung-hee, vorrei chiederti una cosa. In quali modi pensi ti abbia aiutato il fatto che tu ti sia concentrato sulle tue mete spirituali in quei 5 anni di attesa? Servire come pioniere e alla Betel mi ha aiutato molto a sentirmi pronto quando poi sono stato chiamato per andare in carcere. Infatti in quel periodo sono cresciuto molto spiritualmente. Beh, sì, credo che servire alla Betel o come pioniere faccia maturare molto una persona. Però alla fine è arrivato il momento in cui hai dovuto lasciare tutto e andare in carcere. Possiamo solo immaginare quanto sia stato difficile quel momento. Ti va di raccontarci com’è andata? Sì, certo. Quando è arrivato quel giorno, molti della famiglia Betel sono usciti fuori per salutarmi e per incoraggiarmi. È stato un momento emozionante, non lo dimenticherò mai. Un fratello mi ha avvicinato e mi ha detto che mi voleva bene e che gli sarei mancato. Quelle parole mi hanno riscaldato il cuore. Immagino che tutto questo ti abbia incoraggiato molto. Te la sentiresti di raccontarci qualcosa del tempo che hai trascorso in carcere? Beh, ci sono stati alcuni momenti in cui sono andato in crisi. Ma ho pensato ai miei 3 fratelli carnali e agli altri fratelli della Corea che sono dovuti andare in prigione come me. Ho riflettuto sulle loro scelte, su come hanno affrontato quel periodo, e ho capito come usare al meglio il tempo che avrei passato lì. E così ho deciso di fare un elenco delle cose che avrei voluto fare mentre ero lì in prigione. Mi sono posto delle mete spirituali, come leggere il libro Proclamatori o altre pubblicazioni. E poi nella cella in cui ero c’erano anche altri 7, 8 fratelli e insieme consideravamo la scrittura del giorno ogni sera, un po’ come si fa alla Betel all’adorazione mattutina, solo che noi la chiamavamo adorazione serale. Che bello! Di sicuro quello è stato un ottimo modo di usare il tuo tempo. Invece cosa puoi dirci della situazione attuale dei fratelli nella Corea del Sud per quanto riguarda il servizio militare? Proprio alcuni mesi fa le autorità hanno introdotto il servizio civile alternativo per chi può dimostrare di essere un obiettore di coscienza. Grazie a questo provvedimento, la tua fedina penale resta pulita e invece di andare in prigione andrai a stare in un istituto dove poi svolgerai alcuni servizi. Però c’è un ma in questo servizio alternativo, invece di scontare 1 anno e mezzo in prigione, devi svolgere il servizio civile per 3 anni. Però! Addirittura il doppio! Ammiriamo tanto il coraggio e la fede dei fratelli e anche delle sorelle che sono andati in prigione per la loro lealtà a Geova. Comunque alla fine anche per te quell’anno e mezzo è passato. Cos’è successo una volta che sei stato rilasciato? Appena sono uscito ho subito compilato la domanda per tornare a servire alla Betel, e sono felice che abbiano accettato la mia domanda. Siamo contenti che tu sia potuto ritornare alla Betel. Se possiamo fare un attimo un passo indietro, c’è una cosa che vorrei chiederti. So che una cosa in particolare ti è stata di grande aiuto per affrontare i momenti più difficili che hai passato in prigione. Vorresti parlarcene? Ah, sì, certo. Molti fratelli e sorelle di tutto il mondo scrivono lettere ai fratelli che sono in prigione. E personalmente ne ho ricevute diverse. Infatti ho portato una cosa. Alcune di quelle lettere le ho conservate qui dentro. Queste me le hanno scritte alcuni senza nemmeno conoscermi, non li avevo mai incontrati, eppure hanno scritto queste lettere che mi hanno incoraggiato molto. - Che bello! - Sono state davvero confortanti per me. Grazie a questi fratelli non mi sono mai sentito solo. Mi hanno fatto capire che ovunque mi trovi faccio parte di una famiglia internazionale che mi vuole bene e che mi sta vicino. Le avrò lette 1 milione di volte. Sono speciali per me, le ho conservate tutte. Grazie davvero di avercene parlato, Sung-hee. Però devo chiederti una cosa. Perché hai portato proprio queste lettere qui a New York? Questa è una bella domanda. È perché alcune di queste lettere vengono da qui, le hanno scritte dei beteliti che servono alla sede mondiale. Volevo conoscerli e dirgli quanto mi hanno fatto bene quelle lettere e le loro preghiere e quanto mi hanno aiutato a non abbattermi mentre ero in prigione. Immagino che emozione e quanta gioia avrete provato quando vi siete incontrati. Sung-hee, prima di salutarci vorrei farti ancora un’ultima domanda. Prima ci hai parlato delle scelte che dovevi fare quando hai saputo che saresti andato in prigione, e hai detto che la prima cosa che hai fatto è stata pregare. Ma perché hai pensato che fosse importante pregare? Con quello che ho vissuto, mi sono convinto ancora di più del fatto che, quando dobbiamo prendere delle decisioni, Geova ascolta e risponde alle nostre preghiere. E sono anche convinto del fatto che, grazie alle preghiere che i fratelli hanno fatto per me, Geova mi ha aiutato a tener fede alle decisioni che avevo preso e anche a rimanergli leale. Quindi, per favore, continuate a pregare per tutti i fratelli che si trovano in prigione e continuate anche a scrivergli lettere. Senz’altro, Sung-hee, puoi star certo che continueremo a farlo. Ti ringraziamo di cuore per averci raccontato qualcosa di te. Ci ha incoraggiato davvero molto. 

Ora continuiamo il nostro programma e ci spostiamo a ovest del continente africano. Conosceremo i nostri prossimi ospiti che provengono dal Senegal. Vi presento Alain e Achaïe Tendeng. Alain, Achaïe, benvenuti. È bello avervi qui con noi a The Inside Story. - Grazie. - Grazie. Grazie a voi. Sarà bello ascoltarvi. Alain, so che al momento tu e tua moglie Achaïe state servendo presso la filiale del Senegal. E tu, Alain, sei nato e cresciuto proprio nel Senegal. Invece tu, Achaïe, so che provieni da un paese confinante, dal Mali. Infatti un uccellino mi ha detto che tua mamma proviene da un posto del Mali che conosciamo per uno dei nostri modi di dire. Sai a cosa mi riferisco. Sì, mia mamma viene da Timbuctù. In effetti, quando ero piccola mi ha portato lì per conoscere la sua famiglia. Achaïe, mi sa che sei la prima persona che conosco che è stata veramente a Timbuctù, nel tuo caso non è una battuta. E dicci, com’è lì? Ho portato una foto, così potete farvi un’idea di com’è la zona di Timbuctù. Come vedete, si trova nel deserto del Sahara, che si estende per migliaia di chilometri. Beh, in effetti si tratta di un territorio davvero molto vasto. Ma ci puoi dire qualcosa di più sulle persone che abitano a Timbuctù? La popolazione che vive lì è nomade e quasi tutti sono musulmani. Anche entrambi i miei genitori sono cresciuti in una famiglia musulmana. Ah, molto interessante. Ma dato che erano musulmani, quali sono state alcune difficoltà che hai incontrato quando sei diventata testimone di Geova? Anche se mi sono battezzata a 15 anni, da adolescente non ho sempre fatto le scelte giuste e quindi ho dovuto fare i conti con le conseguenze di quelle decisioni sbagliate. Comunque intorno ai 20 anni ho deciso di lavorare seriamente sulla mia amicizia con Geova, di renderla più forte. E per riuscirci sono stata aiutata da fratelli e sorelle spiritualmente maturi, come pionieri, anziani e missionari. Ad esempio, questa è la mia mamma spirituale, la vedete a sinistra, mentre sulla destra vedete l’altra missionaria che all’epoca serviva insieme a lei e che dopo 45 anni sta ancora servendo nel Mali. Tutti questi fratelli e sorelle mi hanno aiutato a capire l’importanza dello studio personale e della capacità di riflettere, quella capacità di saper ragionare sui princìpi della Bibbia. Sviluppando questa abitudine sono riuscita a prendere decisioni che rendevano felice Geova, come lasciare un lavoro che mi faceva guadagnare bene per fare la pioniera. Però non è stato facile per me. I miei familiari continuavano a farmi pressioni perché volevano che avessi un buon lavoro e una certa stabilità economica. Ancora oggi devo sforzarmi per prendere decisioni che piacciono a Geova. Beh, sei stata davvero brava. Non ti sei fatta condizionare dalle pressioni della tua famiglia. Ed è chiaro che hai continuato a prendere decisioni giuste, perché dopo un po’ sei stata nominata pioniera speciale e hai servito nella parte meridionale del Mali, in una zona che si chiama Sikasso. Dicci qualcosa in più. Volentieri. È stato un periodo bellissimo. Predicare lì era davvero fantastico, mi è piaciuto molto. Questa era la Sala del Regno della congregazione in cui servivo. E un giorno abbiamo avuto la visita del sorvegliante di circoscrizione, un bel sorvegliante single. Ok, abbiamo capito dallo sguardo che hai fatto che ti stai riferendo ad Alain. Quindi possiamo immaginare che eri tu, Alain, questo bel sorvegliante giovane e single che ha visitato la congregazione di Achaïe a Sikasso. Abbiamo indovinato? Sì, è vero, ho visitato quella congregazione. Ma ci eravamo già incontrati all’assemblea di circoscrizione. Quindi ci conoscevamo già. Ma quando ho visitato la congregazione non era scattato ancora niente tra noi 2. Ok, perfetto. E quindi non c’era ancora niente tra voi. Già che ci siamo, apriamo una parentesi su di te, Alain. Siamo curiosi di conoscere anche un po’ della tua storia. Hai sempre voluto diventare sorvegliante di circoscrizione? In realtà no. Anzi, quando ero piccolo, da grande volevo diventare un prete cattolico. Davvero? Sì. Sono cresciuto in una famiglia cattolica. Quindi quando avevo 13 anni ho deciso di frequentare la scuola di uno degli ordini religiosi cattolici. Ma dopo appena 1 anno di formazione ho deciso di andarmene. Anche se avevo lasciato la scuola, non avevo perso il mio interesse per la Bibbia. Un giorno sono andato da un mio amico per chiedergli se voleva giocare a calcio con me. Ma lui mi ha detto che non poteva, doveva vedersi con un testimone di Geova, che era missionario, per studiare la Bibbia. Così ho deciso di unirmi a loro per ascoltare quello che dicevano. Piano piano ho iniziato ad amare profondamente quello che imparavo studiando la Bibbia e a 17 anni ho preso la decisione di battezzarmi, come vedete qui nella foto. Ah, bella questa fotografia. Ma se non ricordo male, prima ci raccontavi che i tuoi genitori non sono testimoni di Geova. Qual è stata la loro reazione quando gli hai detto che volevi battezzarti? Eh, per loro non è stato facile accettarlo. Si aspettavano che come figlio sostenessi economicamente la famiglia. Io ero combattuto, perché volevo fare il pioniere. Ci sono voluti tanto tempo e tanto impegno, ma alla fine, dopo alcuni anni, sono riuscito a fare il pioniere. E c’è stato qualcuno in particolare che ti ha aiutato a rimanere concentrato sulle cose spirituali e a continuare a raggiungere le tue mete? Sì. Come Achaïe, mentre cercavo di raggiungere la mia meta di fare il pioniere, anche io ho deciso di stare insieme a fratelli spiritualmente forti, fratelli maturi della mia congregazione. Ad esempio, missionari, come quelli che vedete in questa foto, mi hanno aiutato molto sotto questo aspetto. Mi hanno insegnato cosa significa mettere sempre le cose spirituali al primo posto nella mia vita. La loro compagnia è stata fondamentale per me. Alla fine sono andato a servire in un territorio non assegnato. Predicavo da una parte all’altra del territorio spostandomi con la mia moto, che mi piaceva tanto. Mi sono davvero divertito. Ah, che bella, ne avrei sempre voluta una. Poi sono stato invitato a frequentare la Scuola biblica per fratelli non sposati. Dopodiché, sono stato addestrato come sorvegliante di circoscrizione. E quelli che vedete qui sono altri missionari a cui sono molto legato. Sono stati loro che all’inizio mi hanno fatto lo studio, e lui è il fratello che mi ha addestrato come sorvegliante di circoscrizione. Che meraviglia! Saranno stati sicuramente orgogliosi di te, vedendo la tua crescita spirituale. Ma a questo punto facciamo un piccolo salto in avanti nella vostra storia. Nel frattempo, Alain, tu sei diventato sorvegliante di circoscrizione e tu, Achaïe, stavi servendo come pioniera speciale a Sikasso. E a proposito, prima ti abbiamo interrotto, scusaci tanto, Achaïe, grazie della pazienza. Vorresti raccontarci il resto della storia? Sì, certo. Quando ci siamo frequentati e ci siamo conosciuti meglio, abbiamo deciso di sposarci. Ci siamo sposati in Senegal di martedì. Una cosa particolare è che quella stessa settimana siamo dovuti andare in Guinea-Bissau per un’assemblea di circoscrizione. Ok, però, scusate, mettiamo un attimo in pausa. Se ho capito bene, Alain, quindi vorresti dirci che non c’erano sorveglianti di circoscrizione né sostituti sorveglianti in tutta l’Africa occidentale che potevano sostituirti per quell’assemblea? Eravate sposati da appena 4 giorni e già dovevate andare in un altro paese per un’assemblea. Davvero non c’era nessuno che potesse andare al posto vostro? Ma siamo stati contenti di farlo. Come ben sai, quando fai dei sacrifici per Geova, lui ti ricompensa dandoti molto di più di quello che hai dato tu. Ci piaceva tanto quel tipo di servizio, soprattutto stare con i fratelli e le sorelle. Sì, infatti, è stato bellissimo predicare insieme a loro. Riguardare fotografie come queste ci emoziona sempre, perché ci ricorda i bei momenti passati predicando insieme a questi fratelli. Sì. E ci incoraggiava anche passare del tempo insieme a casa loro, perché li abbiamo conosciuti meglio, abbiamo visto la loro fede, il loro amore per Geova, nonostante le difficoltà che affrontavano. Ci siamo affezionati davvero tanto a loro. Beh, si vede proprio da questa fotografia. I vostri visi sorridenti ci fanno capire che avevate a cuore non solo il vostro incarico ma anche le persone che avete incontrato. Ma come sappiamo, nella vita le cose cambiano a volte, e sono cambiate anche per voi. Dalla circoscrizione siete stati mandati alla Betel in Senegal, ed era in arrivo un altro cambiamento. Infatti questa foto è stata fatta 2 mesi prima che partiste per frequentare la Scuola di Galaad a New York. Qui c’era anche il fratello Splane, che era lì per una visita di incoraggiamento alla vostra bellissima famiglia Betel. Conoscendovi un po’, da quello che ci siamo detti, ho capito una cosa di voi, che ci tenete tanto ai giovani che fanno parte dell’organizzazione, li apprezzate per quello che fanno. E parlando dei più giovani, in base alla vostra esperienza, quali sono alcune cose che secondo voi sono fondamentali per aiutarli a fare progressi spirituali? Dateci un vostro punto di vista. Secondo me, i ragazzi devono innanzitutto convincersi del fatto che questa è la verità. Ed è importante che abbiano delle buone abitudini spirituali, perché così riescono a crescere spiritualmente e ad avere una bella amicizia con Geova. E un’altra cosa importante è la compagnia di fratelli che siano spiritualmente maturi. Saranno un bel punto di riferimento per loro. Ho visto che se fanno questo, servire Geova sarà sempre una priorità nella loro vita. Prego sempre che i nostri ragazzi possano vedere quanto è bello servire Geova, che possano ‘gustare e vedere che Geova è buono’, come dice Salmo 34:8, perché sappiamo che se lo fanno, vedranno come Geova li aiuta in modi sorprendenti e li aiuta a fare cose che credevano impossibili. Questo gli farà avere una vita felice e soddisfacente. Non avranno nessun rimpianto. Grazie davvero per queste belle riflessioni. Hai detto delle cose molto importanti. E tu, Alain, cosa ne pensi? Beh, se penso al nostro caso, posso proprio dire che Geova è stato davvero buono e generoso con noi. Ci ha regalato la compagnia di fratelli e sorelle, persone spirituali, che ci hanno aiutato ad avere il coraggio di metterlo al primo posto nella nostra vita. Le loro scelte di riflesso hanno aiutato anche noi a fare buone scelte, e Geova ci ha benedetto in modi che non avremmo mai immaginato. E siamo convinti che farà la stessa cosa con tutti i nostri fratelli e sorelle, compresi i nostri giovani che con coraggio mettono Geova al primo posto nella loro vita. Vi ringraziamo tanto per averci raccontato un po’ di voi. È stato davvero incoraggiante ascoltarvi. E preghiamo che Geova continui a sostenervi e a benedirvi e che continui ad aiutarvi a prendere decisioni sagge, come state facendo. Grazie per essere stati qui. - Grazie a te. - È stato un piacere. 

E ora andiamo a conoscere il nostro ultimo ospite. Con noi a The Inside Story c’è un fratello che viene da un paese molto lontano da qui, dall’Ucraina. Allora andiamo a conoscere il nostro caro fratello Anzhel Tkachuk. Benvenuto Anzhel. Grazie. È bello averti qui con noi oggi a The Inside Story. Anzhel, quando ascoltiamo la storia di una persona, spesso diciamo che è come intraprendere un viaggio che dura tutta una vita. Ascoltare la tua di storia però sarà come fare un viaggio che dura tante vite, giusto? Giusto, perché i miei bis-bisnonni sono stati i primi testimoni di Geova della nostra famiglia. E in questa foto li vediamo nel 1940 in Ucraina. Sicuramente ti hanno lasciato una bella eredità spirituale, che bello! Ma, Anzhel, diresti quindi che uno dei motivi per cui hai frequentato la 149ª classe della Scuola di Galaad è l’esempio che ti hanno lasciato i membri della tua famiglia nel corso degli anni? Sì, non c’è dubbio. I miei familiari hanno servito Geova per tantissimi anni. Hanno avuto una vita difficile, ma anche piena, piena di storie interessanti. Per esempio, quando il mio bisnonno è stato condannato e poi deportato in Siberia perché era un testimone di Geova, la mia bisnonna per fargli avere le riviste usava un metodo particolare, le nascondeva in vasetti pieni di grasso di maiale. Grasso di maiale? Ok, adesso mi hai incuriosito. Dai, raccontaci qualcosa di più di questa ricetta segreta che usava la tua bisnonna. Ok. Mia mamma ha fatto delle foto che vorrei mostrarvi, così sarà più facile capire di che cosa stiamo parlando. Innanzitutto si faceva sciogliere il grasso fino a quando diventava liquido, come puoi vedere in questa foto. Dopodiché si attendeva che il grasso solidificasse e diventasse più duro e compatto. A questo punto veniva fatto un foro nel grasso ottenuto e al suo interno veniva inserita una rivista avvolta in un pezzo di stoffa. Alla fine veniva aggiunto dell’altro grasso per tappare il buco e nascondere la rivista. E il gioco era fatto, un vasetto pieno di cibo spirituale e materiale pronto per essere spedito. Fantastico! Un kit di sopravvivenza per la Siberia pronto all’uso. Adesso però vogliamo sapere, ma le guardie lì in Siberia hanno mai trovato le riviste nascoste nel grasso di maiale? Purtroppo sì, le hanno trovate. E per questo motivo le autorità hanno allungato di 5 anni e mezzo l’esilio in Siberia del mio bisnonno. E inoltre poco tempo dopo è stato deportato in Siberia anche suo figlio, mio nonno. E qui nella foto possiamo vedere il mio bisnonno a sinistra e mio nonno a destra. Ah, ok, quindi tuo nonno è quello sulla destra. Ci hai già parlato del tuo bisnonno. Ci racconteresti qualcosa anche di tuo nonno? Certo, volentieri. Mio nonno amava molto Geova e lo dimostrava sempre. Infatti, anche quando era in Siberia, aiutava a distribuire le pubblicazioni ai fratelli e alle sorelle. E a volte era veramente pericoloso farlo. Certo che la tua famiglia è stata davvero coraggiosa. Ma quando gli è stato possibile finalmente lasciare la Siberia e tornare in Ucraina? Tra il 1967 e il 1968. Eh, è stato proprio in quegli anni che mio nonno, aiutato da tutta la sua famiglia, ha iniziato a riprodurre le nostre riviste e i nostri libri. Straordinario! Ma per farlo c’era qualche metodo in particolare che usavano? Beh, ne usavano molti. Per esempio, usavano una macchina fotografica speciale, come quella che vediamo qui, per fotografare le nostre riviste. Questa e altre macchine simili venivano usate per realizzare quelle che potremmo definire pubblicazioni fatte in casa. Ci basta guardare queste foto per capire che gli uomini della tua famiglia erano davvero pieni di coraggio e di zelo. Sì, è vero, ma sicuramente le donne non erano da meno. In questa foto è ritratta la mia bisnonna con sua figlia. Ah, ok. Ed era proprio lei che mandava le riviste nascoste nei vasetti con il grasso di maiale. Questa invece è la mia nonna materna. Anche lei era una Testimone. In questa foto la vediamo insieme ai suoi figli. E quella bambina in ginocchio con la chitarra sulle gambe è mia mamma. Sai, una volta il governo ha provato a dividerli, ha perfino organizzato un’udienza pubblica dove sarebbe stato deciso se portare via i figli a mia nonna. Tutto questo per una ragione particolare, cioè che l’Unione Sovietica in quegli anni obbligava tutti i bambini ad appoggiare le idee politiche del governo. Ma i figli di mia nonna si rifiutarono di farlo. Interessante. Quindi i bambini hanno fatto la loro scelta. E invece tua nonna come si è comportata quando doveva scegliere tra ubbidire al partito comunista o ubbidire a Geova Che cosa ha deciso di fare? Beh, voleva dimostrare di essere una buona madre. Voleva far capire a tutti che lo era proprio perché era una testimone di Geova, proprio perché credeva in Dio. E pensa che durante quell’udienza una donna si è alzata in piedi e ha urlato: “Non ascoltatela o diventerete testimoni di Geova anche voi!” Ma le altre persone hanno detto: “No, vogliamo ascoltarla”. E così ha continuato a parlare. Quando poi ha finito, tutti i presenti hanno votato in suo favore, e così i suoi figli sono potuti restare con lei. Ecco una foto scattata alcuni anni dopo in cui si vede mia nonna insieme alla sua famiglia, compresi i figli e i nipoti. Wow! Questa è una storia davvero straordinaria. È evidente che Geova l’ha benedetta per il suo coraggio e la sua lealtà. Ma, Anzhel, vorrei chiederti un’altra cosa. Quando rifletti sulle scelte che hanno fatto i membri della tua famiglia, come pensi abbia influito il loro esempio su di te? Sicuramente il loro esempio mi ha incoraggiato ad amare Geova con tutto il cuore e a metterlo sempre al primo posto nella mia vita. C’è stato qualche momento nella tua vita in cui questo ti ha aiutato? Sì. Per esempio in Ucraina tutti i giovani di sesso maschile sono obbligati a svolgere il servizio militare. Ma io, come tanti altri fratelli, ho scelto di non farlo. Ho scelto invece di svolgere un servizio civile alternativo. Abitavo ancora con la mia famiglia, ma era il governo a decidere quale lavoro avrei svolto. Poteva essere qualsiasi cosa, e avrei dovuto svolgerlo per 2 anni. Se non ti dispiace, posso chiederti che tipo di lavoro ti avevano affidato? Non c’è problema. Dovevo pulire le fogne e degli impianti idrici. Dovevo calarmici dentro per pulire, ma era tutto davvero sudicio, come potete immaginare. Per me non è stato per niente facile fare quel lavoro, e ci sono stati dei momenti in cui mi sono sentito veramente giù. Ci dispiace molto, Anzhel, che hai dovuto affrontare tutto questo. Ma allo stesso tempo apprezziamo molto la tua lealtà a Geova. Che cosa ti ha aiutato a perseverare durante questo periodo difficile della tua vita? Nel mio caso è stata la mia famiglia. Spesso pensavo a mio nonno, a mia nonna, al mio bisnonno e alla mia bisnonna. Pensavo al loro grande esempio di fede, a come erano riusciti a perseverare. E sapevo che con l’aiuto di Geova anch’io potevo farcela. Beh, l’esempio della tua famiglia ha lasciato un segno indelebile su di te. E oggi sei qui a Galaad. Hai completato la Scuola di Galaad. Possiamo solo immaginare quanto la tua famiglia sia felice, quanto sia fiera di te. Allora dicci, che cosa ti ha colpito di più? Che cosa ti porti a casa dopo questa scuola? Molto. Questa scuola mi ha aiutato ad allargare le mie vedute, ad andare più a fondo, ad apprezzare di più le cose, ad esempio, ad apprezzare di più la meravigliosa storia del popolo di Geova, una preziosa eredità che tutti noi abbiamo, e anche ad apprezzare e a comprendere maggiormente i profondi insegnamenti della Bibbia, che ti migliorano davvero la vita, e a essere più grato a Geova e ai fratelli per l’amore che provano per me, come è successo qui. Sai, la mia famiglia aveva solo qualche rivista, qualche libro e un libro dei cantici. Ma queste poche cose gli bastarono per costruire una forte fede in Geova. E nel nuovo mondo non vedo l’ora di rivedere tutta la mia grande famiglia, così potrò raccontare loro i preziosi insegnamenti che mi sono stati trasmessi qui mentre loro dormivano. E sarà bello dirgli: “Se sono qui è grazie a voi e al grande esempio di fede che mi avete lasciato”. Anzhel, sicuramente hai toccato il nostro cuore raccontandoci la tua bellissima storia. Grazie per averci parlato della tua coraggiosa famiglia. Te ne siamo molto grati. Grazie ancora. Grazie a te. 

Beh, come abbiamo detto all’inizio del nostro programma, alle tribù d’Israele venne chiesto di fare una scelta, dovevano scegliere chi volevano servire. La loro risposta è riportata in Giosuè 24:18, dove dissero: “Anche noi serviremo Geova, perché egli è il nostro Dio”. Fu una scelta saggia, non è vero? Come abbiamo capito da quello che ci hanno detto gli ospiti che abbiamo intervistato oggi, le scelte che facciamo sono importanti. Sono importanti per noi, sono importanti per la nostra famiglia e per tutti i fratelli nel mondo, ma soprattutto sono importanti per Geova. Speriamo che queste interviste vi abbiano incoraggiato e motivato a continuare nel vostro servizio a Geova. Prima di rincontrarci alla prossima puntata di The Inside Story, abbiamo pensato di mostrarvi qualche piccola foto della 149ª classe. Che bella parte! Ti ringraziamo fratello Chilton, e grazie anche ai fratelli che erano con te. 

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