Comprendete la natura divina dello yoga

Comprendete la natura divina dello yoga


Pensiero del Giorno


L’essere umano può sviluppare tutte le virtù con la pratica

Che cos’è Jnana? Advaita Darshanam Jnanam (l’eseperienza del non dualismo è Saggezza/Conoscenza). Qui ci sono riunite molte persone: esse respirano la stessa aria. Gli esseri sono molti ma il respiro è uno: non c’è un respiro giapponese, uno tedesco o indiano. La gente chiama Dio con molti nomi ma Dio è Uno, non c’è un secondo; le persone sono molte ma in tutte c’è lo stesso Dio. Dov’è la differenza? È soltanto nei nomi e nelle forme.

Jnana Yoga

I Tedeschi, gli Indiani, gli Americani e i Cinesi vedono lo stesso Sole anche se non contemporaneamente, in tempi diversi. Popoli differenti vedono il Sole in tempi differenti; noi non diciamo che ci sono Soli differenti, diciamo che c’è un Sole unico. In modo simile, comprendere che la luce di Jnana giunge a tutti dalla stessa Divinità è Atma Jnana (conoscenza del Sé). Stasera, Svami ha detto agli studenti che ci sono molti fiumi come il Gange, lo Yamuna, il Sarasvati e il Kaveri che scorrono in regioni diverse e hanno nomi diversi ma, quando si fondono con l’oceano, hanno lo stesso nome, hanno una sola forma, sono nello stesso luogo. Noi possiamo vederli diversi prima che si immergano nell’oceano: possiamo vederli diversi dopo? Non è possibile, essi diventano l’oceano illimitato, non misurabile. Questa è Jnana, saggezza vera.

Ripetete costantemente il Nome di Dio

Come ho detto prima, voi e Io siamo uno. Ognuno persegue i propri scopi egoistici ma nessuno comprende il Principio Atmico. Una volta c’era un uomo ricco che aveva molte fabbriche, un numero di automobili e una casa grande. Egli aveva anche dei figli buoni che l’amavano, l’obbedivano e agivano in accordo alle sue disposizioni. Col tempo, l’uomo si avvicinò alla fine della vita; non poteva parlare per la congestione mucosa del petto ma era cosciente. Quando aprì gli occhi, i figli gridarono “Padre! Padre! Ci stai lasciando: chi si prenderà cura di noi?”. Egli pregò Dio che gli concesse un po’ di forza dopodiché disse: “Io vi ho dato tutto; quando sarò andato, tutto sarà vostro, avrete ricchezza sufficiente e riscuoterete anche la mia assicurazione. Voi sarete tutti qui: sono io che vado via, che vi lascio, nessuno verrà con me. Nessuno di voi si preoccupa di cosa mi accadrà, siete preoccupati soltanto per ciò che accadrà a voi non di cosa succederà a me”. In quei momenti, si deve ripetere il Nome sacro di Dio dicendo Rama, Rama, Rama, Narayana, Narayana, Narayana o Namah Shivaya. Nel momento finale, i figli gli chiesero di dire Narayana, Narayana ma egli non poteva sentirli per cui uno di loro prese una fibra di noce di cocco (naar in Tamil) e una moneta da un anna (anaa in tamil) e chiese al padre di ripetere i loro nomi; il morente disse: “Questa è una noce di cocco (coconut in Tamil) e quella è una moneta (Anaa in Tamil)” e morì. Se non si esercita la lingua dicendo il Nome di Dio, non Lo si dirà nel momento finale; in quel frangente, si può dire soltanto ciò a cui si è pensato per tutta la vita. Solamente se pensate a Dio durante tutta la vita potete recitarne il Nome al momento del trapasso.

La pratica e la fede portano al successo

In un tempio, c’era un prete anziano che soleva adorare la Divinità e compiere l’Arati tenendo la campana in una mano e il piatto nell’altra. Quando morì, fu incaricato un prete novizio che non aveva dimestichezza con la tecnica di suonare la campana facendo l’Arati col piatto per cui, mentre suonava con una mano, l’altra si fermava. Per fare ciò che dobbiamo, bisogna prima far pratica e questa porta all’unità, o unione, che è yoga. La via dell’unità è Jnana Marga o sentiero della Saggezza Suprema che conduce alla consapevolezza dell’Atma unico e immanente in tutti gli esseri. Raggiungere l’unità e seguire i comandi del Signore è Yoga; se si lascia questo sentiero semplice, si cade in pratiche difficili con le quali nessuno può cambiare la natura della mente. Perché? Perché nessuno è capace di controllare la mente. L’essere umano l’ha in effetti usata male; egli ha un potere infinito ma lo spreca seguendo vie errate pur potendo esercitare il controllo su di essa, sui sensi e sui desideri praticando il silenzio. Per questo, i Rishi del passato andavano nella foresta al fine di non parlare e là sperimentavano la pace. Anche gli animali servatici divenivano loro amici; perché? Il cuore dei Rishi era pieno d’amore. Anche l’amore delle anime nobili si spande così. L’amore è Dio: questo è Brahman. Il profumo della rosa si spande ugualmente all’intorno che la teniate nella mano sinistra o nella destra e noi ne siamo rinfrescati. Gli studenti dovrebbero acquisire la conoscenza dello yoga per maturare le capacità di devozione, di disciplina e discriminazione. L’educazione vera è quella che insegna questi valori. Quando nasciamo, non siamo educati, non sappiamo neppur camminare, lo si impara con la pratica; con la pratica, si possono acquisire tutte le virtù. Il fatto che la mente non sia stabile non deve preoccuparci; non dobbiamo sentirci frustrati perché non riusciamo ad avere una mente equanime, bisogna essere certi di riuscirci, bisogna dichiarare con fermezza “Io ci riuscirò sicuramente”. Se dubitiamo delle nostre capacità, non possiamo neppur camminare.

Prima di tutto, abbiate fede nelle vostre capacità. La vita è uno scorrere continuo, al suo fluire non c’è fine; qual è il suo scopo? Il suo scopo è la fusione con l’Oceano. Questo fiume della vita ha due rive cioè la saldezza e la fede e deve scorrere tra di esse. Chi ha fede incrollabile raggiunge la saggezza e la saggezza scaturisce dalla fermezza quindi non abbiate dubbi su di voi, ne sareste rovinati. Una persona che dubita non può ottenere il successo negli impegni quindi non date spazio al dubbio. Lo scopo della vita è maturare l’amore per Dio; riconoscete questo e vivente con sacralità.


Bhagavan ha chiuso il Discorso con i bhajan “Citta cora Yashoda ke baal...” e “Vahe guru, vahe guru, vahe guruji bolo”.


Discorso di Bhagavan tenuto nella Sai Sruti a Kodaikanal il 17 Aprile 1996.
Dal Sanathana Sarathi di Dicembre 2019.




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