Comore: Azali Assoumani confermato per un quarto mandato

Comore: Azali Assoumani confermato per un quarto mandato

di Giulio Chinappi


Le elezioni presidenziali alle isole Comore, tenutesi il 14 gennaio 2024, hanno visto la rielezione del presidente in carica Azali Assoumani per un quarto mandato alla guida dell’arcipelago, con il 63% dei voti, secondo quanto annunciato il 16 gennaio dalla commissione elettorale comoriana.

Secondo gli osservatori, questa tornata elettorale poteva essere considerata come un referendum sulla presidenza di Azali Assoumani, che ha affrontato l’opposizione di cinque altri candidati. Gli avversari, adottando lo slogan comune “Azali Nalawe” (“Azali, vattene”), si erano impegnati a unirsi dietro a un singolo candidato nel caso in cui nessun candidato raggiungesse la maggioranza dei voti il 14 gennaio, nel tentativo di sconfiggere Assoumani all’eventuale ballottaggio del 25 febbraio.

Tuttavia, il 16 gennaio, il capo della commissione elettorale comoriana, Idrissa Said Ben Ahmada, ha annunciato che Assoumani aveva ottenuto il 63% dei voti, evitando così il ballottaggio. Il suo più prossimo rivale, Salim Issa Abdillah, ha ricevuto il 20% delle preferenze. Allo stesso tempo, la commissione ha notato che solo 55.258 elettori hanno partecipato alle elezioni presidenziali, con un’affluenza pari ad appena il 16% degli aventi diritto, mentre ben 189.497 elettori hanno votato nelle elezioni governatoriali simultanee per ciascuna delle tre isole che compongono il Paese.

In un raduno dei suoi sostenitori, Assoumani ha definito la sua rielezione “un momento importante per il nostro Paese, che sta facendo tutto il possibile per consolidare la democrazia“. Tuttavia, i suoi oppositori hanno denunciato irregolarità e frodi elettorali. In una dichiarazione congiunta rilasciata ancor prima della pubblicazione dei risultati ufficiali, gli altri candidati hanno denunciato presunti brogli elettorali, aggiungendo che i soldati avevano disturbato il voto e notando che due terzi degli elettori si erano recati alle urne per i governatori delle isole, ma non per la presidenza. Nonostante le accuse dell’opposizione, gli osservatori internazionali hanno dichiarato che le elezioni si sono svolte “in pace e tranquillità“.

Il 17 e 18 gennaio, violente proteste hanno scosso la capitale Moroni in seguito all’annuncio della vittoria di Assoumani, con manifestanti che hanno saccheggiato e incendiato la residenza di un ex ministro, dato alle fiamme l’auto di un ministro in carica, saccheggiato il deposito nazionale di cibo e bloccato le strade. La polizia ha risposto sparando gas lacrimogeni e facendo arresti, mentre secondo alcune notizie le forze di sicurezza avrebbero addirittura aperto il fuoco su una marcia di donne. Le autorità hanno successivamente dichiarato un coprifuoco notturno dalle 22:00 alle 6:00 del 18 gennaio. Almeno una persona è stata riportata morta e almeno altre 25, tra cui un bambino di sette anni, sono rimaste ferite.

In risposta alla violenza, Volker Türk, l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha esortato le autorità comoriane a “garantire un ambiente sicuro, dove tutti i comoriani, compresi i membri dell’opposizione politica, possano liberamente esprimere le loro opinioni ed esercitare il loro diritto alla manifestazione pacifica“. Il rappresentante dell’ONU anche chiesto il rilascio dei detenuti arbitrari, l’apertura di un’indagine sulle violazioni dei diritti umani nel periodo pre-elettorale e un’azione legale contro gli eventuali responsabili.

Questo panorama politico complesso ci proietta su un futuro difficile per il piccolo arcipelago dell’Oceano Indiano, che sta cercando di trovare un sistema politico adatto al suo contesto. Fino al 2018, la presidenza delle Comore ruotava tra le tre isole principali del paese: Anjouan, Grande Comore e Mohéli. Tuttavia, un referendum costituzionale nel luglio 2018 ha abolito il sistema di rotazione, istituendo un sistema a due turni. La modifica costituzionale ha consetito ad Assoumani, ex colonnello dell’esercito, di candidarsi nuovamente, e allo stesso tempo ha provocato non poche proteste sull’isola di Anjouan, che si considera svantaggiata dal nuovo sistema politico.


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