Commento della Rappresentante Ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa Maria Zakharova sull’esito del nuovo incontro svoltosi nel “formato di Copenhagen” a Davos sul tema dell’Ucraina

Commento della Rappresentante Ufficiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa Maria Zakharova sull’esito del nuovo incontro svoltosi nel “formato di Copenhagen” a Davos sul tema dell’Ucraina

Ambasciata della Federazione Russa nella Repubblica Italiana

Il 14 gennaio, nella località svizzera di Davos, ha avuto luogo il quarto incontro sul tema dell’Ucraina svoltosi nel “formato di Copenhagen” (cioè sul modello degli incontri avviati a Copenhagen il 24 giugno 2023).

E, sebbene il numero dei Paesi e delle organizzazioni rappresentate, secondo quanto affermato, sia aumentato da 66 a 82 rispetto al precedente giro di incontri svoltosi a Malta il 28 ottobre 2023, la quantità non è garanzia di qualità. E l’evento di Davos non ha certo fatto eccezione. I risultati ottenuti, se si escludono la foto “di famiglia” in cui compaiono i partecipanti e un accordo riguardante i possibili incontri futuri, si sono rivelati ancora una volta fallimentari per Kiev e per i suoi padroni occidentali.

Come da tradizione, a rifiutarsi di partecipare è stata la Cina. Molti altri Paesi della Maggioranza mondiale hanno presenziato in maniera ridotta e in qualità di osservatori. Sarebbe quindi difficile affermare che ci sia stata piena partecipazione.

Inoltre, si sono accentuate le divergenze tra i Paesi rappresentati. Nonostante il loro numero abbia visto un aumento, l’Ucraina e l’Occidente non sono riusciti né nell’intento di giungere a un allargamento del fronte antirusso, né in quello di ottenere l’adozione del documento finale. Persino il comunicato dei presidenti (Ucraina e Svizzera) dell’incontro contiene una nota in cui si afferma che il documento non rispecchia le opinioni di tutti i partecipanti.

Oggi, sempre più Paesi del Sud e dell’Est globale, tra i quali anche quelli che hanno preso parte agli incontri svoltisi nel “formato di Copenhagen”, parlano apertamente del fatto che, senza la Russia, qualsiasi discussione in merito ai possibili profili di risoluzione della crisi ucraina perde di senso.

Sta crescendo la consapevolezza del fatto che non è possibile giungere a una pace completa, giusta e stabile se al primo posto viene messa la “Formula di pace” di Vladimir Zelensky: una formula i cui toni sono da ultimatum. Tale formula si basa su pretese che sono totalmente staccate dalla realtà: il ritiro delle truppe russe fino ai confini del 1991, la condanna della Russia e il pagamento delle riparazioni di guerra. Allo stesso tempo, però, il regime di Kiev non nasconde che la pretesa di ottenere il ritiro delle truppe è finalizzata a mettere in atto un genocidio ai danni della popolazione russa che si è espressa a favore del ricongiungimento alla Russia. Coloro che condividono tale pretesa appoggiano il crimine della pulizia etnica.

Tutti gli incontri svoltisi nel “formato di Copenhagen”, tra cui la riunione di Davos e gli altri incontri che ne seguiranno, sono insensati e dannosi ai fini di una risoluzione della crisi ucraina. I “principi di pace per l’Ucraina” che i suoi organizzatori stanno tentando di elaborare sono impraticabili a priori, dal momento che si fondano sull’assurda e inaccettabile “formula” di Vladimir Zelensky, il quale, tra l’altro, ha imposto per legge alla stessa Ucraina il divieto di condurre negoziati di pace con la Russia. Inoltre, simili incontri chiudono le porte a iniziative praticabili e realistiche proposte dai Paesi del Sud globale, i quali sono intenzionati a eliminare le cause di fondo della crisi, che risiedono nel fatto che l’Occidente e i suoi tirapiedi di Kiev trascurano totalmente, e peraltro con atteggiamento sprezzante, i legittimi interessi della Russia in materia di sicurezza.

Una risoluzione pacifica che sia davvero completa, giusta e stabile è possibile solo attraverso il ritorno dell’Ucraina alle origini della sua statalità, ossia a una posizione di Paese neutrale, non allineato e denuclearizzato, che agisce nel totale rispetto dei diritti e delle libertà dei cittadini residenti sul suo territorio, qualunque sia la loro etnia di appartenenza. 

Purtroppo, tali presupposti non rientrano né nella “Formula di pace” di Vladimir Zelensky, né nell’agenda degli incontri del “formato di Copenhagen”.

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