Ci sono nuovi poteri che avanzano

Ci sono nuovi poteri che avanzano








Da un giorno all’altro, da rispettabili cittadini, abbiamo ritenuto giusto e doveroso starcene chiusi in casa e fare la fila davanti al supermercato, cosa che non accadeva dai tempi del razionamento bellico, trovandoci orgogliosi di vivere in uno stato di polizia.


di Alessio Trabucco - 29 Marzo 2020

10-13 minutes


Da un giorno all’altro, da rispettabili cittadini, abbiamo ritenuto giusto e doveroso starcene chiusi in casa e fare la fila davanti al supermercato, cosa che non accadeva dai tempi del razionamento bellico, trovandoci orgogliosi di vivere in uno stato di polizia.
“L’italiano non ha paura / della legge di natura / e talvolta, anzi, corregge / la natura della legge”, così sentenzia Curzio Malaparte. E l’italiano, semmai ne esistesse uno, ha mostrato in queste settimane prima di non curarsi affatto di nessuna delle due, poi di averne fin troppa soggezione, e della natura (il virus) e della legge (i decreti). Anche se, a ben vedere, settemila persone denunciate in un solo giorno per aver violato le restrizioni non danno prova di chissà quale osservanza delle imposizioni, nonostante i media facciano a gara per cantare il ritrovato spirito di disciplina. Gli italiani incorreggibili, stando alla narrazione condivisa, si sono lasciati sfuggire qualche imprudenza perché si sa, le regole non hanno mai ricevuto permesso di soggiorno in Italia, ma poi, capita la gravità della situazione, tutti di buona lena hanno adempiuto i propri doveri per il bene collettivo. Senonché la situazione, a voler per forza sollevare il tappeto e sbuffare nugoli di polvere, presenta aspetti ben più sinistri.

Lo stato d’eccezione che stiamo vivendo dimostra quanto sia semplice instaurare un regime autoritario, molto più di quanto populisti à la carte e gruppuscoli neofascisti possano anche solo immaginare. Innanzitutto, una tale restrizione delle libertà personali non si era mai vista dai tempi dell’ultima guerra. Sicuramente necessaria: non è il caso di discuterne il merito. Ciò che però si nota è che nemmeno nei mesi più caldi degli Anni di Piombo e dello stragismo di mafia, quando cioè esplodevano bombe per strada, si era anche solo pensato di ricorrere alla metà della metà delle coercizioni che esperiamo oggi. Quello vigente in questi giorni in Italia è uno stato d’eccezione che va chiamato col proprio nome: stato di polizia. Se si esce di casa senza valido motivo si viene denunciati; in altre parole, siamo tutti agli arresti domiciliari salvo che per fare la spesa.

Viviamo i giorni dei paradossi. Un paese in quarantena può essere osservato come un gigantesco esperimento sociale. Nel film L’onda, tratto dal romanzo di Todd Strasser e ambientato in Germania, un insegnante anarchico vuole spiegare agli studenti come nascono le società autoritarie. Di fronte allo scetticismo dei ragazzi, convinti che la Germania abbia imparato la lezione del nazismo, l’insegnante ingegna un esperimento: indottrina gli studenti con un’ideologia semplice ma efficace, li uniformizza, li sprona alla solidarietà reciproca, viene eletto leader da una classe ormai fanatizzata, unita da un nome – L’onda, appunto – e da un saluto, finché un gruppo di normali adolescenti finisce per somigliare a un plotone di SS. Tale diventa la forza dell’Onda che nemmeno l’insegnante riesce a fermarla; ci penserà il tragico epilogo a far aprire gli occhi a tutti gli studenti. Il film mostra chiaramente come un regime autoritario sia sempre possibile. Cosa c’entri L’Onda col coronavirus lo vedremo tra poco.


Gustave Le Bon, psicologo delle folle


Gustave Le Bon, psicologo delle folle

La psicologia delle masse è estremamente labile e suscettibile a mutamenti repentini e inattesi. Gustave Le Bon notò che individui coesi in una folla tendono a perdere l’identità personale e la consapevolezza dei propri comportamenti, mostrando inclinazioni antisociali. Le idee di Le Bon vennero messe alla prova da Philip Zimbardo nel famoso esperimento carcerario di Stanford del 1971. Zimbardo ricostruì un carcere nei sotterranei dell’università e vi mise ventiquattro studenti tra i più equilibrati, dividendoli casualmente tra detenuti e guardie e dotando entrambi di uniformi. L’esperimento venne interrotto dopo sei giorni per l’eccesso di violenze che si andavano consumando. Si mise in scena quello che Zimbardo chiamò l’effetto lucifero. Vero è che l’esperimento è stato duramente criticato nella sua scientificità e confutato; nel 2001 è stato anche riproposto da due psicologi britannici con effetti differenti. Ciononostante, per quel che ci interessa, è chiaro che la deindividuazione è condizione necessaria per la nascita di una tirannia.

Gli individui perdono autoconsapevolezza e autocontrollo se, tra le altre cose, sono garantiti anonimato, responsabilità condivisa invece che individuale, azione di gruppo, alterazione della prospettiva temporale e situazioni nuove, non prevedibili o non strutturate. Questa la teoria della deindivudazione di Zimbardo. Secondo i teorici dell’identità sociale, invece, la deindividuazione si genera non dalla perdita bensì dal rafforzamento della percezione di sé come parte integrante di un gruppo. L’esperimento dei due psicologi britannici mostrerebbe infine come la tirannia sia possibile se si crea un gruppo omogeneo, caratterizzato da una leadership definita, che avanza un progetto autoritario per risolvere i problemi della comunità. Se uniamo queste acquisizioni psicologiche a L’onda, emerge che leadership, massa, ideologia e assenza di responsabilità individuale sono gli ingredienti necessari per l’emergere dell’autoritarismo.

Torniamo a bomba e facciamo un gioco. Immaginiamo che invece di un’emergenza sanitaria ve ne sia una politica e che a Palazzo Chigi invece di Conte sieda un uomo peggio intenzionato. Domandiamoci allora: quanto è facile instaurare un regime autoritario? Quanto è facile, di fronte a un pericolo avvertito come reale e urgente, rinunciare alle libertà personali? Poco importa che in questo caso sia giusto rinunciarvi, un’altra volta potrebbe non esserlo. Se alla scadenza le limitazioni venissero rafforzate ulteriormente, sospendendo le garanzie costituzionali e introducendo leggi speciali, chi avrebbe allora la forza di opporsi, vedendo i primi arresti? E se il governo istituisse infine una polizia speciale con tanto di premio sotto banco alle delazioni, chi avrà il potere per salvarci? Certo, siamo nel mondo dell’assurdo, ma stiamo giocando e i giochi non pongono limiti alla fantasia.



“Il capitalismo della sorveglianza. Il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri” di Shoshana Zuboff è un testo fondamentale per capire dove stiamo andando.

I regimi autoritari non nascono dall’onda nera e dai rigurgiti di fascismo, checché ne dicano autorevoli commentatori, ma da quel tanto di acquiescenza verso il potere che giace in ciascuno di noi. I regimi autoritari nascono dall’abitudine. È l’allegoria della rana bollita: quando si rende conto che l’acqua sta diventando bollente, è troppo tardi per saltare fuori. L’equivoco sta nel ritenere l’autoritarismo esclusivamente gemello del fanatismo e del culto del capo: questi sono necessari solo nel gruppo che propone il progetto autoritario; una volta instaurato, per tutti gli altri è sufficiente l’adesione formale o peggio la rassegnazione. Si legga a proposito Sottomissione di Michel Houellebecq.

Ne L’onda lo studente più fanatico di tutti è Tim, un adolescente che fa fatica a integrarsi, insicuro, sottomesso e psicolabile. Trova nell’Onda una ragione di vita, un gruppo di cui essere parte, un progetto esistenziale. L’Italia è colma di individui che rischiano di diventare come Tim. Un paese demograficamente vecchio, che non fa figli, il cui unico anelito politico è ridurre il debito pubblico di qualche punto percentuale, costretto ad assistere alle bagatelle di cortile di una classe dirigente cialtronesca e inadeguata, non può offrire alcuna progettualità. Gli indicatori macroeconomici ritraggono un paese improduttivo (vedi La società signorile di massa di Luca Ricolfi), l’egotica autoreferenzialità della classe intellettuale ingolfa la circolazione culturale, infine l’insoddisfazione perpetua rispetto a uno stile di vita impossibile da assumere e la concorrenza tra uguali per il rango sociale generano un disagio strisciante (vedi Teoria della classe disagiata di Raffaele A. Ventura). A ciò si aggiunga la scomparsa delle grandi narrazioni, che siano religiose, politiche o filosofiche, per rendersi conto che in Italia un individuo non può aspirare se non a progetti minimi. Terreno arido e brullo pronto a soddisfare i desideri di un piromane, per ovvi motivi democratico e ragguardevole, lontanissimo da pifferai e nostalgici.



Un drone è per sempre?

In uno scenario del genere, non è remota la possibilità che emerga un gruppo all’interno del quale si alimenti la deindividuazione, soprattutto quando si scardina da sé l’ordine costituito di fronte a un’emergenza. Se questa, a differenza di quella che stiamo vivendo, abbracciasse la sfera politica e culturale, l’incitamento affinché si impianti un velato ma asfissiante autoritarismo potrebbe giungere perfino da quelli che consideriamo alfieri della democrazia. Già abbiamo visto quanti hanno insinuato il dubbio che il suffragio universale sia inadeguato e da rivedere, magari introducendo degli esami abilitativi tipo patente di guida, e ciò solo perché i cittadini hanno votato in alcuni paesi in senso contrario a quel che piace alla gente che piace. Figurarsi se il problema dovesse essere ben più grave dell’elezione di un Trump, di un Johnson o di un Salvini.

Paradossalmente, il problema non è tanto nei Tim della situazione, ossia gli individui svuotati dall’interno e pronti a consegnarsi a una causa, ma negli altri, nei tanti cittadini appagati del proprio orto cui non rinuncerebbero quali che siano le condizioni. Dopotutto, l’Italia è il Paese che si è riconosciuto nella massima lampedusiana per cui “se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi.” Vorrà pur dire qualcosa. Da un giorno all’altro, da rispettabili cittadini, abbiamo ritenuto giusto e doveroso starcene chiusi in casa e fare la fila davanti al supermercato, cosa che non accadeva dai tempi del razionamento bellico, trovandoci orgogliosi di vivere in uno stato di polizia. Chi ci garantisce che questi stessi rispettabili cittadini non saranno un giorno gli utili idioti che ci consegneranno nelle mani di un regime autoritario?


_________________

https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/societa/ci-sono-nuovi-poteri-che-avanzano/




Imperativi del Capitalismo di sorveglianza

https://telegra.ph/Imperativi-del-Capitalismo-di-sorveglianza-04-03


L'Effetto Lucifero

http://telegra.ph/LEffetto-Lucifero-06-08


Byung Chul Han - Nello sciame. Visioni del digitale.

http://telegra.ph/Nello-sciame-Visioni-del-digitale-02-05





Report Page