CI PIACE IL FORMAGGIO?
Dedicato a Maura, Marzia, Valeria (e non solo)
Chi sono Maura, Marzia e Valeria?
Tre come tanti, tre come noi.
In pratica nessuno.
Nessuno, perché non rappresentano e non rappresentiamo nessun interesse che non sia quello di rispondere alla propria coscienza.
Persone normali che di fronte a determinate situazioni hanno scelto di reagire, togliendo tempo e denari ad altri interessi, altre passioni, agli impegni familiari per dedicare parte delle loro energie ad aiutare altri signori nessuno a comprendere ciò che sta avvenendo, a formarsi una opinione personale sulla base di fatti solitamente ignoti o mal presentati e capire, scegliere, se attivarsi nel tentativo di arginare una deriva pericolosa.
Ce ne sono tante Maure, Marzie e Valerie la fuori, che tramite l’iniziativa singola hanno dimostrato che si può fare, senza aiuti, senza associazioni, senza partiti o movimenti alle spalle.
Che lezione ci danno?
Che ognuno di noi può far qualcosa!!!
Ora, alcune di queste iniziative si trovano di fronte ad un ostacolo, rappresentato dalla necessità di aumentare la coesione delle singole persone, di estensione dell’impegno dei vari singoli.
La difficoltà sta nel fatto che, da buoni Italiani, siamo divisi: ognuno di noi porta avanti interessi che sente maggiormente a sé vicini, generati perlopiù da fattori contingenti dettati, spesso, da un’agenda che non ci appartiene.
Alcuni di questi sono in apparente contrasto, si fatica a trovare un punto d’incontro, la divisione aumenta e la partecipazione diminuisce.
Che c’entra il formaggio con tutto questo?
Io dico che c’entra, perché o riusciamo a capire qual è la trappola, oppure questi che dettano l’agenda, ovvero chi ha in mano la finanza mondiale, le lobby delle armi e non solo, i grandi mezzi d’informazione, che influenzano, per usare un eufemismo, la politica perlomeno dei nostri stati Ue e anglo-americani, non fanno altro che cambiare formaggio e noi ci ricadiamo ogni volta.
Continuando a ragionare a compartimenti stagni non ne usciamo, come non ne siamo usciti finora.
Ancora peggio: con il tempo ci si indebolisce anziché fortificarsi, mentre la controparte dispone di uomini e mezzi illimitati, per cui nei momenti in cui potrebbero esserci delle posizioni o delle azioni messe in atto furbescamente dai malandrini che ci governano ma che potremmo e dovremmo sfruttare a nostro vantaggio, non siamo né pronti né relativamente forti da ottenere qualche vantaggio a favore della verità.
Arriva poi il bisogno di fare gruppo, capita di fare o ricevere delle proposte di aggregazione per ottenere una sinergia di forze e scoprire magari che i fautori di tali proposte hanno ben altri obiettivi, mascherati con quello che va di moda per interessi personali, o anche sinceri ma apparentemente contrapposti ad altri.
Difficile unire le forze con questi presupposti, soprattutto se non si è abbastanza forti e uniti da far valere e difendere anche le proprie posizioni.
Chi agisce in buona fede non pensa a questo, si butta, con il rischio di diventare "l'utile idiota" di turno di chi invece è in malafede.
Ecco perché ritengo doveroso porsi la domanda e trovare la risposta: quale è l'obiettivo, il nostro obiettivo, non quello degli altri?
Parlare bene o male della Russia, dell'Ucraina, della Nato, degli Stati Uniti, della Cina, dei Brics, del governo, del presidente della Repubblica, dell'Europa, di Bruxelles, del green, del risparmio energetico, della sanità pubblica o privata, dei vaccini, del pubblico o del privato, delle banche, delle Ong, della Palestina o di Israele, di Trump, di Putin, del carovita, delle bollette?
Vedete quante varietà di formaggio ci hanno messo nella trappola.
Mica è finito.
I partiti, il terrorismo, la democrazia, il comunismo, il fascismo, il nazismo, il sionismo, voto o non voto, euro 6, 7, 8... il cappotto termico, gli incentivi per il motorino, per il computer, lgbt ptq 456, immigranti, garlasco, cogne e via discorrendo.
Ogni volta ci mettono un pezzo diverso e noi ci ricaschiamo, inevitabile, perché non abbiamo preso coscienza del meccanismo, della trappola.
Ritengo che finché non prendiamo coscienza di quale sia il filo rosso che collega tutte queste cose A) non sapremo come contrastarle B) molto peggio, non riusciremo a trasmetterlo ad altri C) non troveremo sinergie e resteremo ognuno a battagliare per quanto gli sta più a cuore: onorevole, ma insufficiente e, come detto sopra, il tempo logora.
Le nuove generazioni sono in gran parte compromesse, non ci siamo accorti del meccanismo che porta, per assurdo, individui con più lauree e contemporaneamente analfabeti.
Quale apporto potranno dare alla società che sarà loro, che noi lasciamo in eredità?
Come alleveranno i propri figli, qualora ne avessero, o i figli degli altri?
Molti di noi che cercano di uscire dal circolo vizioso in cui ci siamo/hanno ficcati, hanno una certa età, lo vediamo nelle conferenze, nei dibattiti, nelle proiezioni, dove è scarsa tra il pubblico la presenza di giovani: ma non siamo né esanimi, né rincoglioniti del tutto.
Abbiamo fatto i nostri errori ma abbiamo anche la coscienza e l'onestà di riconoscerli, come pure abbiamo acquisito, magari solo per ragioni anagrafiche, esperienza.
La vogliamo sprecare?
Già è difficile in questo mondo impazzito capire a cosa serva o a chi trasmetterla: se addirittura ci arrendiamo… beh, 1+1 da me fa sempre due.
Concludo con un appello: restiamo uniti, partecipiamo attivamente ed impegniamoci nella ricerca del filo rosso che poi il formaggio ce lo sceglieremo da soli, senza trappole.
Il resto verrà da sé.
Da Mosca è tutto… per ora.
Enio Bettiol.