CADE LA MASCHERA DELL'ECOLOGIA UE. VIAGGI E CALDAIE DIVENTANO TASSE

CADE LA MASCHERA DELL'ECOLOGIA UE. VIAGGI E CALDAIE DIVENTANO TASSE

Antonio Grizzuti, La Verità, 15 luglio 2021 - Giubbe Rosse

Presentato il pacchetto Fit for 55: verranno creati meccanismi di scambio dei certificati per inquinare che colpiranno riscaldamenti e trasporti, compresi navi e aerei. Addio alle auto diesel e a benzina nel 2035



Stop alle auto a benzina e gasolio dal 2035, riduzione delle emissioni per il trasporto stradale degli edifici, giro di vite sui gas inquinanti dell'industria. Sono queste alcune delle misure presentate dal presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e dal vicepresidente e commissario per il Clima Frans Timmermans nel corso della conferenza stampa svoltasi ieri. Si tratta del pacchetto di misure Fit for 55, piano che punta a ridurre del 55% le emissioni di CO2 entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Un complesso di proposte normative corposo e articolato inserito nel contesto del Green deal europeo annunciato nel 2019, e che adesso sarà oggetto di discussione tra gli Stati membri e il Parlamento europeo. Rivoluzione epocale o clamoroso boomerang? Oltre ai costi spropositati, la transizione ecologica rischia di spostare semplicemente un po' più in là il problema della dipendenza energetica dell'Ue. Precisamente, dai combustibili fossili mediorientali ai materiali e alle terre rare di cui sono ricchi la Russia, i Paesi africani e, soprattutto, la Cina.

Entrando nel complesso delle misure, ci si imbatte subito nel sistema di scambio di quote di emissione (Ets) introdotto nel 2005 dall'Ue. Un meccanismo che fissa un prezzo per il carbonio e punta a ridurre ogni anno il limite massimo applicabile delle emissioni di determinati settori economici. L'attuale sistema Ets sarà esteso al trasporto marittimo, oggi esente, mentre sarà velocizzato il tasso di diminuzione delle emissioni consentite per tutti i settori. Il trasporto aereo vedrà azzerati entro il 2026 i permessi di emissione gratuiti e all'aviazione civile sarà imposto un minimo del 2% di utilizzo di carburante «sostenibile», percentuale che salirà negli anni fino a raggiungere il 63% al 2050. Dal 2026 sarà istituito un meccanismo Ets anche per i trasporti privati e il riscaldamento delle abitazioni, che graverà inevitabilmente sui consumi di gasolio e gas per riscaldamento. In sintesi, il distributore di benzina (o il fornitore di gas) sarà tenuto a corrispondere direttamente all'Ue una vera e propria carbon tax, che ragionevolmente sarà traslata a valle sui consumatori finali.

Il pacchetto prevede inoltre una direttiva per incentivare gli Stati alla riforestazione, e una sulle energie rinnovabili con l'obiettivo per l'intera Ue di produrre il 40 % dell'energia da fonti rinnovabili entro il 2030. La direttiva sull'efficienza energetica obbligherà le amministrazioni nazionali dei Paesi membri a ristrutturare ogni anno non meno del 3% dei propri edifici. Sarà istituito un Fondo sociale per il clima, alimentato dal 25% delle entrate derivanti dal nuovo meccanismo Ets applicato a carburanti e riscaldamento domestico. Il Fondo dovrebbe erogare a regime oltre 70 miliardi agli Stati e rappresenterà un aiuto negli investimenti in efficienza delle abitazioni, nell'auto elettrica e nel rifacimento dei sistemi di riscaldamento domestici.

Zero emissioni dalle autovetture nuove dal 2035, e di conseguenza le nuove immatricolazioni non potranno essere a diesel o benzina. Per sostenere la transizione alle nuove forme di energia, l'Ue imporrà agli Stati di aumentare la capacità della rete, installando punti ogni 60 chilometri per la ricarica elettrica e ogni 150 chilometri per la ricarica a idrogeno. Infine, due direttive controverse. La prima prevede la revisione generale della fiscalità sui prodotti energetici, proponendosi di eliminare esenzioni e aliquote ridotte che oggi, secondo la Commissione, favorirebbero l'uso di combustibili fossili, e aggiungendo eventuali nuove tasse «verdi». La seconda, invece, propone l'introduzione del meccanismo di adeguamento del carbone alle frontiere (Cbam), che impone un dazio per le merci importate da Paesi che hanno standard di emissione inferiori a quello europeo.

Scampato al momento il temuto terremoto sui mercati, rimasti guardinghi in attesa di chiarire le conseguenze dei complicati dettagli normativi. Dopo un iniziale marcato rialzo, i prezzi del future CO2 hanno ripiegato e chiuso in leggero calo. La vera battaglia ora si sposta sul piano politico, e c'è da scommettere che per Ursula von der Leyen e soci non sarà una passeggiata. Molti governi temono gli impatti sui cittadini dell'aumento dei carburanti e del costo dell'energia. L'eurodeputato francese e presidente della commissione per l'Ambiente Pascal Canfin ha espresso «profondo disaccordo politico con la Commissione» in quanto sussiste il pericolo di «creare situazioni ingiuste in cui le famiglie sono costrette a pagare bollette più care senza alternative disponibili». Scontenti pure gli ambientalisti. Il presidente di Legambiente Stefano Clafani parla di «piano inadeguato a fronteggiare la sempre più preoccupante emergenza climatica», e chiede di puntare piuttosto alla riduzione della temperatura di 1,5 gradi centigradi, come previsto dall'Accordo di Parigi. Pur dichiarando di restare «aperto a qualsiasi tipo di discussione», Timmermans tira dritto. «Non tutti gli Stati membri o parti del Parlamento europeo troveranno di loro gusto alcune componenti, ma si tratta di raggiungere l'obiettivo di un pacchetto equilibrato», ha dichiarato il vicepresidente a chi gli chiedeva delle resistenze all'interno dell'Unione, «ne discuteremo e troveremo soluzioni». Nell'intervista rilasciata alla La Stampa, la von der Leyen ha già minacciato l'introduzione di nuove tasse qualora non dovesse passare la riforma degli Ets. Sarà anche verde, ma questa rivoluzione rischia di mandarci in rosso. 

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