Botros 9 - Le follie d’amore dei filosofi

Botros 9 - Le follie d’amore dei filosofi

Jessica Mauro (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 5 Febbraio 2023]

Per il filosofo, la domanda “che cos’è l’amore?”

genera una serie di problemi: l’amore per qualcuno è una parola astratta, distaccata da qualcosa di reale; per gli altri, è un mezzo attraverso il quale il nostro essere viene irrevocabilmente colpito una volta che siamo “toccati dall’amore”; alcuni hanno cercato di analizzarlo, altri hanno preferito lasciarlo nel regno dell’indescrivibile.

Il concetto di amore compare per la prima volta in filosofia, con Empedocle che associa l’Amore ad una forza che agisce nell’universo in contrapposizione all’Odio. Dalla combinazione dialettica di questi due fattori (amore/odio) si determina il ‘divenire’ dell’Essere. Per la maggior parte dei filosofi, tuttavia, l’amore è essenzialmente passione, istinto, desiderio fisico;
molti pensatori antichi, invece, in primis Platone, Aristotele e Socrate, consideravano l’amore come un sentimento più ampio e, se vogliamo, molto più elevato. La teoria che Platone espone, ad esempio, nel Convito e nel Fedro, considera l’amore come l’attrazione esercitata dalla bellezza, per cui le sue forme sono tante quanto quelle del bello.

L’amore, dice Platone, nasce a contatto con la bellezza sensibile ma da essa trascende passando alla bellezza dell’anima fino a quella intellegibile, che è la bellezza vera, quella assoluta. Con Platone, dunque, il concetto di amore assume una connotazione metafisica e diventa aspirazione al Bene e superamento della realtà sensibile.


Aristotele
, invece, parte dalla distinzione tra ‘eros‘ (desiderio erotico) e ‘philia‘, considerando quest’ultima come quella forma d’amore finalizzata non all’interesse o al piacere personale ma al bene degli altri, senza volere in cambio qualcosa. Altro concetto aristotelico legato all’amore è quello che considera Dio come un ente perfetto che non ama il mondo ma da esso è amato: Dio, infatti, è l’oggetto del desiderio del mondo che, voglioso di raggiungere la perfezione, è attratto da Esso: da qui, quindi, il concetto di Dio come motore immobile.


L’amore visto dai filosofi moderni invece riprende, ad esempio con Spinoza, l’impostazione aristotelica di amore inteso come tensione verso Dio. Allo stesso modo con Hegel che considera l’amore come l’unità del sé con l’altro: la rinuncia di se stessi per identificarsi con gli altri costituisce, per il filosofo tedesco, il carattere infinito dell’amore, rappresentato, nella sua forma più alta, dal sacrificio di Cristo per gli uomini.


Schopenhauer
invece distingue tra amore come ‘eros’ e amore puro inteso come ‘caritas‘, concetto fondamentale dell’etica cristiana che invita ad amare il prossimo come si ama se stessi: il primo è il sentimento che favorisce la ‘propagazione della specie‘, il secondo si identifica con la compassione per il dolore altrui. L’idea dell’amore come unità ed identità, infine, si ritrova anche in Feuerbach che vede il sentimento amoroso come il mezzo d’unione tra Dio e l’uomo.


Sartre
era un filosofo “esistenzialista” francese e compagno di vita di Simone de Beauvoir. In linea con le loro vite moderne con il femminismo dell’epoca ha avuto con lei una relazione aperta che, tra alti e bassi, è durata per oltre 50 anni. Nonostante non si è mai sposato il suo amore per Simone era evidente, e alla fine della sua vita osservò quanto fosse meraviglioso averla conosciuta per così tanto tempo. Nel suo romanzo la Nausea del 1938 scriveva: 

Pensiero tratto da "La Nausea" di Jean Paule Sartre


Kierkegaard invece si innamorò follemente di una giovane donna di nome Regine Olsen, che contraccambiava il suo amore. Le propose il matrimonio, ma ci ripensò un mese dopo, restituendo a lei l’anello di fidanzamento per posta. Ci ripensò, minacciò di suicidarsi e si mise a piangere per la sua decisione. Si è ipotizzato che temesse di non poter essere marito, scrittore e cristiano nella misura in cui voleva essere allo stesso tempo. Conscio di questa cosa scelse di essere gli ultimi due. Questa ansia per le vite che non possiamo vivere è stata una parte importante del suo pensiero. Nella sua opera dal titolo Aut Aut (1843) scriveva:

“Sposati, te ne pentirai; non sposarti, te ne pentirai anche; sposati o non sposarti, ti pentirai d’entrambe le cose; o che ti sposi, o che non ti sposi, ti penti …”


Schopenhauer
invece è famoso per la sua misoginia e pessimismo sull’amore che riteneva illusorio e fonte di dolore. I suoi scritti sulla” volontà e rappresentazione ” prefiguravano le nozioni freudiane dell’io. Sosteneva comunque che la maggior parte delle persone sceglieva orribili sposi, aveva troppi figli e finiva comunque per essere infelice. Infatti scriveva:

“L’amore è il grande agguato che la natura ha teso agli uomini per propagarne la specie..”


Russell
era un filosofo analitico le cui idee sull’amore moderno, come il suo sostegno ai diritti degli omosessuali, erano così scandalose che quando le spiegò nel suo libro Matrimonio e morale (1929) si ritrovò senza lavoro. Si sposò quattro volte. Trovava il matrimonio un’istituzione eccellente, ma che non dovrebbe essere vincolato dalle norme restrittive. Ha continuato a difendere i diritti gay, amore libero e nuovi modi di pensare fino alla sua morte 

Il filosofo Bertrand Russell


Nietzsche invece propose tre volte alla stessa donna, Lou Salome di sposarlo. I suoi rifiuti lo schiacciarono e, a parte l’occasionale espressione di affetto per la moglie di Wagner, finì i suoi inseguimenti romantici dopo che Lou Salome lo rifiutò. In seguito, tuttavia, fece notare che l’unico filosofo importante che era sposato era Socrate; da qui il suo “pessimismo” nei confronti del matrimonio. Nietzsche ha vissuto da solo per la maggior parte della sua vita, pensava che il matrimonio fosse una buona idea per la maggior parte delle persone, ma metteva in dubbio il modo di affrontarlo.

Il filosofo Friedrich Nietzsche


Anche il Dalai Lama pur restando un monaco celibe, ha molto da dire sull’amore. Anche se canta le lodi dell’ascetismo nei confronti del sesso e del matrimonio, comprende quale sia l’attrazione per l’istituzione e usa i problemi che ha per aiutarci a capire la sua posizione. Per lui, il più grande uso dell’amore è amare il mondo e tutti quelli che ci sono dentro, non importa quante difficoltà la vita ti getta addosso. Nonostante le difficoltà della sua vita, si sforza ancora di amare tutti e ci incoraggia a espandere la cerchia di chi amiamo. Per lui l’amore non deve essere legato all’ attaccamento, anche per la persona, che è destinato a portare sofferenza.

“L’amore e la compassione sono necessità, non lussi. Senza di loro, l’umanità non può sopravvivere.”


Osho Rajneesh
, guru indiano che, contrariamente alla maggior parte degli asceti che preferiscono il celibato, ha favorito un atteggiamento più liberale nei confronti della sessualità come parte di un percorso per superare il desiderio stesso. Ha sottolineato, come ha fatto Bertrand Russell prima di lui, che la repressione sessuale creerà solo una società ossessionata dal sesso. Una volta che una persona ha superato quel desiderio, può davvero concentrarsi sull’ evoluzione dell’amore universale.

Osho


La follia è quindi a parer mio quella parte inconscia di noi stessi che l’amore tira fuori. Se rispetto alla parte razionale siamo tutti uguali, quello che siamo individualmente dipende dalla qualità della nostra follia che nell’amore dell’altro ci svela. L’amore quindi è anche maieutico, chi entra in una storia d’amore, qualunque sia la sorte di questa storia, sia che vada bene o che vada male, non ne esce più come era prima, perché nella storia d’amore è stato contaminato dalla sua follia, e questa contaminazione ha riconfigurato il suo Io, la sua dimensione razionale.

Se nella vita vogliamo trasformarci, dobbiamo entrare nella storia d’amore; questo ingresso ci fa assaporare la nostra follia, ci fa vivere. E quando ne usciamo non siamo più quelli di prima.



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