Botros 7 - l'Editoriale

Botros 7 - l'Editoriale

don Rosario (https://t.me/donRosarioMorrone) [Art. 4 Dicembre 2022]

Il significato del Natale

La festa del Natale affascina tutti: piace ai piccini, perché sono coinvolti in un mondo di sogni, ai grandi che si concedono una pausa nella pressante ripresa del consueto tran tran quotidiano, dopo la lunga pausa vacanziera dell’estate.
Il Natale certamente viene a vivacizzare le noiose giornate invernali.

Da molti anni ormai questa festa rappresenta, nella mentalità corrente, soprattutto un’occasione di ritrovo in famiglia.

Si addobbano le case in modo stupefacente, con decorazioni ed alberi meravigliosi e con i presepi, che contribuiscono almeno a creare un alone di poesia nel trionfo di usanze consumistiche.

Città e paesi acquistano un aspetto diverso dal solito grazie alle luminarie, che brillano nelle strade e agli addobbi, che rivestono gli esterni delle case e le vetrine dei negozi con fantasia e luccichii attraenti.

Il regalo poi gioca un ruolo decisivo: c’è la corsa all’acquisto di doni, che possano risultare una novità gradita per chi lo riceve e la frenetica ricerca dei regali per i bambini, che amano, ormai senza riserve, Babbo Natale, il personaggio misterioso, che viene a soddisfare desideri, a volte coltivati lungo un intero anno.

A tutto ciò si aggiungono musiche ben confezionate, manifestazioni civili coinvolgenti ed il Natale è divenuto nell’immaginario comune la festa per eccellenza.

Sembra che il Natale possegga una magia capace di coinvolgere l’intera comunità e per questo ritenuta festa che regala a tutti attimi di favola, a mio parere troppo illusoria e passeggera.

Mi chiedo con criticità se davvero questo è Natale; se il regalo sul serio rappresenta la bellezza di questa festa; se Natale è Natale solo se si acquistano cibo a dismisura, vestiti eccessivamente costosi; se la mania pressante di trovare qualcosa, che possa risultare gradito e nuovo a chi lo riceve, possa davvero cambiare in meglio e arricchire la nostra vita di nuova luce.

Ora dirò qualcosa che forse non risulterà troppo piacevole e potrebbe, per alcuni, essere una voce dissenziente, che disturba l’atmosfera festiva.

Ma qualcosa va detta perché l’aspetto consumistico di questa festa, prende sempre più piede e rischia di stravolgerne il significato vero.

Ci troviamo sempre intorno a mangiate ed a giochi come se "cibo e giochi" fossero gli unici mezzi o stimoli, per riunirsi come famiglia: infatti si dice, almeno a Natale ci si ritrova per condividere qualche momento di gioia e di serenità.

Ma mi chiedo: quanto dura la festa di famiglia? Quanto dura la gioia del regalo?

Sul serio solo queste cose hanno il potere di farci stare insieme?

Non ci potrebbe essere un appuntamento più sostanzioso, che consenta di confrontarsi su discorsi più profondi, argomentazioni che riguardano la nostra esistenza e che ci permetterebbero sul serio di dare un taglio diverso, per realmente migliorare la nostra vita?

E’ vero che mi sono ripromesso di non trattare su Botros argomenti religiosi, ma solo culturali.

Le domande, però, sulla storia di un bimbo che duemila anni fa è nato povero ed è stato salutato come Salvatore, e che ancora oggi viene ricordato come un Dio Incarnato, sono solo faccende religiose?

Sul serio, oggi, crediamo che un Dio si sia Incarnato? Ci domandiamo davvero perché ciò che era Divino è diventato umano?

A Natale di tutto si parla meno che di tale argomento: sembra non essere importante.

A me tocca, senza voler essere guastafeste o fare polemica, dare qualche spunto per poter riflettere su tale argomento molto trascurato, come ci viene fatto notare anche da chi osserva la realtà con disincanto.

Massimo Cacciari ha richiamato l’attenzione di tutti su di un’osservazione, che dovrebbe davvero spingerci ad interrogarci.
Il filosofo, saggista, politico ed opinionista Cacciari afferma che al Natale abbiamo tolto la possibilità di farci riflettere sul fatto che un Dio si sia fatto uomo.

L’argomento pertanto, non solo religioso (ma sociale, filosofico, storico, antropologico, speculativo), viene messo in ombra per far posto ad uno che è grosso, con la barba, sempre vestito di rosso, che tenta di entrare nelle case dai camini (e non c'entra perché troppo grasso) e va in giro con renne magiche.

Lo chiamiamo Babbo Natale e lo amiamo tutti come personaggio, che consente di sognare.
Vorrei ricordare a tutti che questa figura così strana, è stata inventata dalla Coca Cola, per farsi pubblicità e vendere a Natale tantissima quantità della sua bevanda.

L’invenzione è stata argomentata così bene che gli è sfuggita di mano, ma che continua a procurare grossi guadagni commerciali e ha convinto tutti a dare largo spazio ad un personaggio mai esistito e che, a Natale si trova dappertutto, anche appeso a finestre e balconi, come per ricordare che senza di lui non è Natale.

Siamo capaci di andare dietro a queste invenzioni con entusiasmo sconvolgente; siamo disposti ad accettare una favola illusoria ed inconsistente, tanto da farla risultare punto centrale, soprattutto per i bambini, di una festa che rischia di perdere il suo vero, profondo valore.

La straordinarietà del Dio Bambino, incarnatosi per la salvezza dell’umanità, non ci sembra abbastanza, per rendere il Natale magico e ricco di motivazioni serie, che possono rendere questo mondo diverso, davvero buono e giusto per tutti.

Scegliamo ripetutamente di credere senza concedere spazio al dubbio, che regali costosi, spese un po’ pazze, possono renderci più felici, più sazi.

  • Vorrei, pertanto, fare un augurio scomodo per questo Natale:
    - che si mettano da parte alcune faccende illusorie,
    - che si stringano rapporti familiari significativi,
    - che si creino occasioni per scambiarsi la sapienza della vita, che si accumula con il passare degli anni.

Auguro a tutti di porsi, anche solo da un punto di vista culturale o come curiosità, la domanda se Dio è davvero diventato umano e perchè: prima o poi si giungerà a vedere la Verità faccia a faccia.

Scopriremo che le vie da percorrere, per migliorare le famiglie e assicurare alle nuove generazioni un mondo meno falso, non sono le illusioni, che durano lo spazio di una festa ormai solo consumistica, ma i valori autentici da riscoprire.

Vi auguro di cuore di ritrovare lo “Stupore” del vero Natale!


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