Botros 7 - Manifestazione 25 Novembre

Botros 7 - Manifestazione 25 Novembre

Concetta Apicella e Francesco Viscomi (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 4 Dicembre 2022]

25 Novembre 2022: Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne

Nell’ambito del progetto Baby Sindaco/Legalità, la scuola Ilaria Alpi in una giornata di così grande significato, è orgogliosa di essersi unita alle tante manifestazioni che in tante piazze del mondo, hanno voluto testimoniare l’impegno contro la violenza sulle donne.

Un tema di grande rilevanza sociale sancita dalle Nazioni Unite il 17 dicembre 1999 come “una violazione dei diritti umani più diffuse”. Il 25 novembre vuole essere un segno permanente di memoria e di speranza, che a partire dalle scuole, può diffondersi in ogni luogo delle nostre città. Conoscere e ricordare , rappresenta, un monito contro ogni forma di violenza sul genere femminile e un passo in avanti verso l’eliminazione di ogni forma di sopruso e di violenza.

La manifestazione, in collaborazione con il comune di Botricello, ha visto la presenza di Marisa Garofalo sorella della testimone di giustizia Lea, uccisa crudelmente dalla ‘ndrangheta, attraverso la sua voce ha percorso i tratti più bui della vita di Lea. I nostri alunni con la loro presenza, hanno dato voce al loro silenzio, attraverso la lettura di brani, poesie, riflessioni e domande , affinché quel silenzio potesse far rumore e sensibilizzare gli animi nei confronti di una aberrante violazione dei diritti umani che, spesso, si consumano in contesti e reti familiari e di relazione, in nome di un sentimento lontanissimo dall’essere amore. La nostra scuola , attraverso gli slogan ha voluto testimoniare l’assenza di tutte quelle donne cancellate dalla violenza.

Noi docenti abbiamo voluto fortemente l’istallazione di una panchina nel cortile della nostra scuola per assicurare il nostro impegno ad educare i ragazzi alla bellezza dei valori e sensibilizzare le nuove generazioni alla cultura del rispetto verso l’altro, ma soprattutto verso la diversità di genere.

Abbiamo voluto dare un senso alla realizzazione dell’evento a partire dai simboli :

  • La Panchina: rappresenta il simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, portata via dalla violenza la cui voce non è stata ascoltata o non si è fatta sentire abbastanza.

Il posto che lei occupava al cinema, al ristorante, in autobus, prima che un uomo decidesse di porre fine alla sua vita, “una presenza “muta dunque, ma eloquente”.

Perchè rossa?: il rosso nella nostra cultura occidentale è sinonimo di amore , passione, pathos, ma è anche il colore del sangue, della violenza ma soprattutto per simboleggiare in maniera più ampia il contrasto alla violenza di genere che costringe tutti a fermarsi, a riflettere, e a non voltare la testa dall’altra parte.

  • Le Scarpe rosse: con il loro forte potere evocativo, rappresentano la battaglia contro i maltrattamenti e femminicidi in diversi paesi del mondo. Sono le scarpe che hanno attraversato deserti, camminato per le strade del mondo, scarpe abbandonate, scarpe vuote, interrotte e private dalla vita. Poste su un tappeto di sassi vogliono esprimere il rumore , il peso, la durezza del cuore di qualcuno che ha deciso per la vita di un'altra. I sassi vogliono rappresentare gli ostacoli, le problematicità e l’oscurità della vita. Il tacco alto sinonimo di femminilità, rappresenta in questo drammatico quadro, l’impedimento di scappare dall’orrore e dalla paura , e oggi queste scarpe rosse, dello stesso colore del sangue versato da tantissime donne in tutto il mondo, sono diventate il simbolo della Giornata Internazionale contro la violenza
  • L' Occhio: fuoriesce dallo schienale della panchina comunica, lo sgomento, lo smarrimento, la solitudine la fragilità la paura, e invoca aiuto, ma nello stesso tempo è un occhio vigile che guarda lontano, che guarda oltre. L’occhio riporta una pittura monocromatica, di un unico colore chiaro/scuro. Non compaiono colori nel dipinto, e la mancanza di colori è assenza di luce, e la mancanza di luce non è altro che la privazione di vita. 
  • Le Tele bianche: lasciate bianche volutamente, perché è stata data ad ognuno dei presenti, la possibilità di opporre una propria firma, una riflessione, un segno, o anche una semplice pennellata per dire “Io ci Sono”, come attestazione di vicinanza a quelle donne vittime della violenza, che non saranno mai sole . E se tutti ci saranno, vuol dire che un’alternativa alla violenza è sempre possibile.

Ci si chiede se l’omicidio potrà mai giustificarsi con la parola Amore, per amore si può soffrire, ma non si si può offendere, umiliare, soffocare.

L’amore è basato sul rispetto della persona e sul principio che l’amore non è mai stato, non è, e mai sarà violenza.

Concetta Apicella



Il 25 novembre, gli alunni delle scuole medie dell’Istituto Comprensivo Ilaria Alpi, sono stati interessati a una manifestazione contro la violenza sulle donne, evento a cui ha partecipato anche il sindaco di Botricello, Saverio Simone Puccio; il parroco, Don Rosario Morrone; e Marisa Garofalo, sorella di Lea Garofalo, donna vittima di ndrangheta.

La manifestazione è stata allietata dai bellissimi cartelloni ed elaborati degli studenti, guidati dalla Professoressa Concetta Russo.
Quest’ultima ha anche realizzato una composizione che permarrà all’ingresso principale della scuola. Essa comprende un occhio in bianco e nero, una panchina rossa, due tele bianche (rimosse dopo la manifestazione), e delle pietre, su cui poggiano delle scarpe rosse, simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
Non sono mancati gli interventi delle figure citate sopra, che hanno lasciato una firma, insieme alle classi, sulle tele.

Un’alunna si è esibita egregiamente cantando “Donna” di Mia Martini e  una canzone in dialetto napoletano insieme al professore di musica Federico Dodaro. Personalmente ho apprezzato molto la performance della ragazza, che mi ha fatto venire i brividi.

Dopodiché, gli alunni di terza si sono diretti verso la sala convegni di Botricello, dove hanno ascoltato le parole del parroco; di Lucia Brullino, di vicepresidente FIDAPA Botricello; di Antonio Anastasi, giornalista del Quotidiano del Sud; di sindaco e vicesindaco e, ovviamente, di Marisa Garofalo.

Quest’ultima ha raccontato la storia della sorella, dalla conoscenza e simpatia che aveva per Carlo Cosco, alla sua morte, proprio per mano dell’ex compagno.

Lea è stata uccisa per essersi opposta alla ndrangheta e alla cosca di cui quell’uomo faceva parte, per permettere alla figlia di avere un futuro migliore.

Le parole della signora Garofalo sono state agghiaccianti, dure. Si leggeva dalle sue espressioni facciali il vuoto che aveva dentro, l’energia che aveva perso, le emozioni che avevano abbandonato il suo essere.
Durante il suo racconto in quella stanza regnava un silenzio tombale, come se fosse entrata un’entità superiore a rubare a tutti il dono della parola.

In seguito alla testimonianza di questa donna che ha sofferto molto e che ha anche rischiato di perdere la vita, gli alunni presenti delle tre terze, hanno posto le loro domande alla signora, e uno di loro ha letto una poesia in dialetto, realizzata da una professoressa di lettere dell’istituto.

Un ragazzo ha consegnato un mazzo di rose alla signora Garofalo come dono da parte della scuola.

Gli studenti hanno poi fatto una foto con la sorella di Lea e sono ritornati in classe.

Questa giornata è stata utilissima per i ragazzi, è stato un evento di cui si deve fare tesoro.
Sentiamo spesso parlare di mafia e di criminalità e di violenza a scuola, ma non sempre c’è la possibilità di incontrare chi veramente ha fatto suo il problema, chi ha vissuto questi episodi, chi può dare una dimostrazione “d’oro” per noi e per la nostra società.

Sono parole che bisogna ricordarsi sempre, parole che devono restare impresse nella nostra mente per sempre. Per un mondo migliore, per un futuro migliore.

Francesco Viscomi


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