Botros 7 - La storia del Natale

Botros 7 - La storia del Natale

Angelins (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 4 Dicembre 2022]

Il Natale è sicuramente una delle feste più attese e sentite nel mondo intero, anche se non tutti lo festeggiano per lo stesso motivo.

I cattolici occidentali festeggiano la Nascita di Gesù il 25 dicembre, mentre la Chiesa ortodossa orientale la festeggia il 7 gennaio, festa della manifestazione di Gesù ai Re Magi (Epifania).

In realtà anche gli ortodossi festeggiano il 25 dicembre, solo che nel loro calendario in uso attualmente, questa data cade sul “nostro” 7 gennaio (per cui l’Epifania per loro diventa la Vigilia di Natale)

La data del Natale di Gesù, in realtà non è certa; e molte ipotesi sono state elaborate intorno ad essa, anche perchè questa festa affonda le radici in varie usanze antiche, sia ebraiche che pagane, difficili da dipanare.

L’origine ebraica risale alla festa dell’Hannbukkah, con la quale gli ebrei festeggiavano la consacrazione del secondo Tempio di Gerusalemme, dopo l’occupazione ellenica del II secolo a.C., che cadeva nel mese di dicembre.

Ma il Natale trae origine anche da alcune feste pagane, legate al solstizio d’inverno, cioè al giorno più corto dell’anno.

I Celti, pensavano che il solstizio, avvenisse il 25 dicembre, mentre in realtà avviene il 21 dicembre.


Questo popolo indoeuropeo, adorava il dio Sole, e dal 25 dicembre in poi dava vita all’Eliolatria, festa dalla quale i cristiani trassero ispirazione, per festeggiare il Sole Gesù Cristo, vera Luce del mondo.

I Romani, nel periodo in cui oggi si festeggia la Nascita di Cristo, festeggiavano i Saturnali, in onore di Saturno, dio dell’agricoltura.
In quell’occasione, favoriti dalla sospensione dei lavori nei campi, si scambiavano doni per augurarsi pace e benessere, si organizzavano grandi feste e banchetti.


Più avanti nel tempo, l’imperatore Aureliano stabilì di dedicare quei giorni di festa al dio Sole.

Il 25 dicembre del calendario giuliano, corrispondente al 21 o 22 dicembre del calendario gregoriano che usiamo attualmente, i romani celebravano, infatti, la festa del Natalis Solis Invicti, dedicata alla rinascita di Apollo (e del Sole) dopo il periodo più oscuro dell'anno.

Solo dopo il IV secolo d.C., Papa Giulio I, trasformò la festa del sole nella festa cristiana del Natale.

Negli anni 320-353, con lo scopo di convertire i pagani romani al cristianesimo, il papa decise di stabilire il 25 dicembre come data di nascita di Cristo. Circa un secolo dopo, la data fu confermata da Papa Leone Magno e nel 529 Giustiniano la dichiarò festività ufficiale dell'Impero.

Nel medioevo

Dal 500 al 1500 il Natale divenne la festa più lunga dell’anno, perchè durava dodici giorni, dal 24 dicembre (Vigilia di Natale) al 6 gennaio(Epifania). Si preparavano le case a festa ornandole con ghirlande fatte con rami di agrifoglio, di vischio, di edera e di altro fogliame, come mezzi per tenere lontani streghe, folletti, spiriti maligni e come simboli ben auguranti la fertilità, per questo sostengono alcuni, ancora oggi ci si bacia sotto il ramo del vischio.

Nel camino si poneva un bel tronco ed il fuoco rimaneva acceso per tutti i dodici giorni.

Si dava molta importanza alla preparazione della Messa di Natale, che era obbligatoria.

Si curava ogni particolare: liturgia, canti e addirittura la recitazione di alcune scene ricavate dal racconto della Nascita del Bambino Gesù.

Si rispettava anche la tradizione di aiutare i più poveri, perchè nei giorni natalizi avessero da mangiare. Ai poveri era conservato ed offerto quello che rimaneva dei banchetti nelle case dei ricchi

Verso la fine del Medioevo, con l’avvento del protestantesimo, la festa natalizia subì un declino, perché le celebrazioni nelle chiese non conservarono tutta la loro fastosità e si cominciò a dare sempre più spazio a manifestazioni civili.

Nel 1660 il Natale corse il rischio di essere cancellato perché sgradito ai Puritani, estremisti cristiani che, in Inghilterra fecero di tutto per stravolgerne le caratteristiche.

Continuò lo scambio dei doni, praticato con lusso esagerato dalla regina Elisabetta e il banchetto di Natale si arricchì oltre misura di cibi, dolci e bevande.

Si diffusero i giochi e tante feste sia nelle case, nelle dimore suntuose e nei locali pubblici.

Durante il regno della regina Vittoria, dal 1837 al 190, in Inghilterra nacquero novità, che si trasformarono in tradizioni, diventando caratteristiche irrinunciabili delle feste natalizie.

Si diffuse in quell’epoca anche l’usanza di spedire ad amici e lontani cartoline natalizie, introdotte per la prima volta in Gran Bretagna nel 1843. Disponibili in ogni forma e misura, erano cartoline di ogni genere, colorate a mano e spesso ornate di fiocchi e di merletti.

Sulle cartoline erano raffigurati i soggetti più disparati, ma un tema ricorrente era quello delle scene innevate, che richiamavano la serie di rigidi inverni, che colpirono l’Inghilterra negli anni ’30 e ’40 dell’Ottocento. Il “bianco Natale” rimase per sempre nell’immaginario del popolo, tanto che ancora oggi, i biglietti di auguri riportano scene di nevicate.

Per ricordare i doni dei Magi, oro, incenso e mirra che essi presentarono al Bambino Gesù a Betlemme, si facevano regali ad amici e familiari.

Nobili e ricchi si scambiavano vestiti raffinati e gioielli; i meno abbienti ricevevano cibo più ricercato del solito, fascine di legna per il fuoco o semplici giocattoli in legno come trottole e bambole, che erano sempre di grande gradimento.

I servi, purtroppo, erano spesso tenuti a donare al proprio signore pane e uova, a volte persino un pollo. D’altro canto, la nobiltà concedeva dei regali ad alcuni dei propri servitori liberi, che a volte ricevevano abiti o provviste per l’inverno.

I regali venivano scambiati di nuovo il 1° gennaio e venivano considerati portatori di fortuna.
I negozi fornivano ogni specie di regali, che, posti nelle vetrine, facevano gola ai clienti. Nel tempo i giocattoli divennero più sofisticati e sostituirono quello fatti in casa con materiali poveri, per accontentare i piccoli.

Spesso i giochi venivano importati dalla Germania e dall’Olanda, perché quei Paesi ne fornivano nuovissimi dotati di meccanismi in miniatura in grado di far camminare le bambole e correre i trenini, incantando bambini ed adulti.

Si propagò sempre di più l’abitudine di scambiarsi sotto l’albero i doni il giorno di Natale, usanza che piano piano fece ingresso nelle case povere e ricche, con dimensioni e addobbi di diverso valore.


Sempre in Germania, sembra sia nata anche l’usanza dell’abete di Natate, che è l’evoluzione della tradizione pagana delle decorazioni con i rami di piante sempreverdi. Sono stati i tedeschi i primi ad installare all’interno della casa e da decorare con candele e regali, il Tannenbaum (albero di Natale)

La Germania mantenne la tradizione della corona dell’Avvento, quella dei soldatini dello Schiaccianoci e dei mercatini di Natale, che si sono diffusi in tutto il mondo e ancora oggi richiamano folle di visitatori.


Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, Principe Consorte (1819-1861), fu il primo lui ad introdurre in Gran Bretagna l’usanza dell’albero di Natale, che era molto popolare nella sua terra d’origine.

Il vischio rimase una parte importante delle decorazioni, ma l’albero lo sostituì nel ruolo di decorazione centrale della casa durante le feste natalizie. Il primo abete era decorato con candele, e piccoli regali (giocattoli, dolciumi, portafortuna e frutta candita) pendevano dai suoi rami; questi doni erano destinati ad essere distribuiti agli ospiti, i cui nomi erano a volte riportati su targhette poste sui regali stessi.


Dall’Inghilterra, la tradizione dell’abete di Natale si diffuse in America, dove ebbe molto successo l’usanza di illuminare intere case e strade, nonché quella di porre nelle piazza un albero gigantesco, illuminato senza economia. Nel 1912, a New York fu piazzato il primo albero in piazza.

Si racconta che nel 1931, in America, allora colpita da una forte depressione economica, gli operai che lavoravano alla costruzione del Rockefeller Center, fecero una colletta per acquistare un albero di Natale, che poi decorarono con ghirlande di carte fatte dai loro stessi familiari, senza nessuna illuminazione. Poi, sotto quell’albero, andarono a riscuotere la loro paga.


Il più spettacolare albero di Natale rimane l’albero di Rockfeller, che ancora oggi, addobbato ogni anno al Rockefeller Center di New York, è il simbolo mondiale del Natale, l’attrazione più visitata della Grande Mela nel mese di dicembre.

In Italia, la prima persona a decorare un albero di Natale fu la Regina Margherita, nella seconda metà dell’800.


Natale religioso

Nei Vangeli non troviamo specificata la data del giorno della nascita di Gesù, e gli esperti continuano a dibattere sulla questione, ma la tradizione fu tramandata e la data del 25 dicembre ormai è accettata da tutti come giorno in cui Il Signore si è incarnato.

Il primo riferimento al 25 dicembre si trova in uno scritto di Sant’Ippolito del 235 circa, il Commentario su Daniele:

«La prima venuta di nostro Signore, quella nella carne, nel quale egli nacque a Betlemme, ebbe luogo otto giorni prima delle calende di gennaio, di mercoledì, nel quarantaduesimo anno di regno di Augusto» (IV, 23, 3).

Un altro documento, la Depositio episcoporum (elenco liturgico contenuto nel Cronografo, il più antico calendario della Chiesa di Roma), attesta che tale celebrazione era già presente nel 336, anche se sembra che inizialmente la festività fosse celebrata solo nella Basilica di San Pietro.

Altri documenti ecclesiastici rinviano al 354, sotto il pontificato di Liberio, la prima apparizione del Natale in Occidente (come si attesta ancora nello stesso Cronografo). Nel 461 la scelta sarà ufficializzata da Papa Leone Magno.

Probabilmente la sua data venne fissata al 25 dicembre per sostituire la festa del Natalis Solis Invicti con la celebrazione della nascita di Cristo.” (Salvatore Raspanti)


Certamente il Tempo d’Avvento è uno dei momenti fondamentali dell’Anno Liturgico in Chiesa

Significato teologico

Il significato teologico dell'Avvento si racchiude in due punti principali.
Da una parte con il termine "adventus" (= venuta, arrivo) si è inteso indicare l'anniversario della prima venuta del Signore; d'altra parte designa la seconda venuta alla fine dei tempi.

Il Tempo di Avvento ha quindi una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all'attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi.

L’Avvento è quindi un cammino lungo il quale avanziamo meditando il Mistero e preparandoci a ricevere il Re del mondo con il cuore e la mente sgombri da tutte quelle voci mondane, che possono allontanarci dal “Bambino nato per noi”.

Durante l’Avvento si prega anche la Novena di Natale, che ha lo scopo di accompagnare adulti e bambini a vivere con raccoglimento, fede, speranza e amore, la Veglia della Notte Santa e la Messa del giorno di Natale.

La Corona dell’Avvento scandisce le settimane, che precedono il Natale accendendo una delle quattro candele per ogni domenica precedente Natale.

Ogni candela ha il suo significato:

  • La prima è chiamata “candela del Profeta”e rappresenta le profezie sulla venuta di Cristo.
  • La seconda è chiamata “candela di Betlemme”e rappresenta il luogo di nascita di Gesù.
  • La terza è chiamata “candela dei pastori”, i primi a vedere ed adorare Gesù Bambino.
  • La quarta è chiamata “candela degli Angeli”, dato che furono gli Angeli ad annunciare al mondo intero la nascita di Gesù.

La forma circolare della Corona sta a rappresentare la continuità e l’unità.


Oggi Natale, purtroppo, è diventata festa commerciale.

Molti sono i punti in comune tra le antiche feste del solstizio invernale e la festa cristiana anche se con motivazioni diverse.

In occasione del Natale, infatti, ancora oggi i paesi si rivestono di luci e ci si scambia doni come simbolo di amicizia e di gioia. Tuttavia il vero significato del Natale si va perdendo, perché alla festa attuale, si sono aggiunti molti segni pagani e non appartenenti alla tradizione europea e comunque anche quelli tradizionalmente cristiani, sono stati rivestiti dalle leggi della società consumistica.

Questo da tempo suscita preoccupazione, afferma la storica Lisa Jacobson:

“L’eccessiva commercializzazione del Natale viene denunciata dalla sua [moderna] evoluzione a metà del XIX secolo” Chi pensa che questa festività si sia allontanata dalle proprie origini religiose non ha tutti i torti. Nel 2019, da un’inchiesta è venuto fuori che oltre nove americani su dieci intervistati da Gallup hanno affermato di celebrare il Natale, ma di non viverlo come festa “fortemente religiosa”

Da più parti ormai si riconosce l’invadenza di Babbo Natale, ormai più famoso di Gesù Bambino presso l’infanzia. La sua immagine panciuta e vestita di rosso, rischia veramente di far dimenticare che, nella Notte Santa il vero miracolo non lo opera Babbo Natale con i suoi regali costosissimi, ma quel Bambino deposto nelle mangiatoie dei presepi.

Babbo Natale, il panciuto omone dalla barba bianca, che usa una slitta trainata da renne, per portare i regali ai bambini buoni di tutto il mondo, si è ispirato a San Nicola, un vescovo greco del III secolo che distribuiva di doni ai piccoli nel periodo di dicembre.

Babbo Natale arrivò negli USA con gli immigranti tedeschi e olandesi nel XVIII e XIX secolo. Fu reso famoso dalle storie di autori americani come Washington Irving e Clement Clarke Moore.

L'idea di vestire Babbo Natale di rosso non è venuta a noi – spiegano quelli della Coca Cola Italia- perché era già stato rappresentato con un vestito rosso prima che diventasse protagonista delle nostre campagne pubblicitarie natalizie.

Coca-Cola, comunque, ha aiutato a diffondere l'immagine del moderno Babbo Natale, paffuto e con la barba bianca.

Thomas Nast, lo disegnò nelle fiabe popolari europee facendolo diventare famoso in tutto il mondo. Nel 1890 il mercante James Edgar si vestì da Babbo Natale e distribuì doni ai bambini che si trovavano nel suo grande magazzino di Brockton, in Massachusetts. L’idea ebbe un grande successo e da allora nei grandi magazzini (oggi centri commerciali) Babbo Natale non è più mancato.


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Per fortuna rimangono i presepi a ricordarci la Nascita di Gesù, anche se in alcune case il presepe è sostituito dall’albero e dai tanti Babbo Natale che s’affacciano da finestre e balconi.

Oggi certamente il presepe, anche quello vivente, non è minimale e scarno come quello di San Francesco, ma rimane uno dei segni più attinenti al Natale, in quanto è la rappresentazione con personaggi in carne ed ossa del miracolo della Notte Santa. Accanto al presepe vivente, si tramanda anche quella del presepe con le statue di varie grandezze.

La ricostruzione dell’ambiente e del presepe sia napoletano che quello ambientato nel tempo in cui nacque Gesù, è il vero simbolo del Natale, che per fortuna ancora si allestisce nelle Chiese e nelle case, che amano vivere la vera atmosfera natalizia.

La befana

La storia della befana inizia nella notte dei tempi e discende da tradizioni magiche precristiane. Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania”, ovvero “apparizione” o “manifestazione”. La Befana si festeggia, quindi, nel giorno dell’Epifania, che solitamente chiude il periodo di vacanze natalizie.

La Befana è rappresentata come una vecchietta con il naso lungo e il mento aguzzo e peloso. Viaggia su di una scopa in lungo e in largo e porta doni a tutti i bambini. Nella notte tra il 5 e il 6 di gennaio, infatti, con un di un sacco stracolmo di giocattoli, cioccolatini e caramelle (sul cui fondo non manca mai anche una buona dose di cenere e carbone), la Befana vola sui tetti e, calandosi dai camini, riempie le calze lasciate appese dai bambini.


Nella tradizione cristiana, la storia della befana è strettamente legata a quella dei Re Magi. Una volta che i Re Magi se ne furono andati, essa si pentì di non averli seguiti e allora preparò un sacco pieno di dolci e si mise a cercarli, ma senza successo.

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Oggi un bimbo è nato per noi


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