Botros 7 - Il sistema della ricompensa: lo shopping compulsivo

Botros 7 - Il sistema della ricompensa: lo shopping compulsivo

Caterina Scavo (https://t.me/CaterinaScavo) [Art. 4 Dicembre 2022]

Ammettiamolo, una buona percentuale delle persone che ora leggono questo articolo staranno contemporaneamente aspettando che il corriere gli consegni un pacco, sbirciando di tanto in tanto attraverso le finestre non appena si sente un veicolo fermarsi in prossimità.

Niente panico!
Questo non è un comportamento patologico, anzi, riflette perfettamente il desiderio del nostro organismo di “stare bene”; lo shopping, infatti, è un’attività gratificante, che permette il rilascio di due delle divinità dei neurotrasmettitori, la dopamina e la serotonina, responsabili appunto della sensazione di piacere, benessere e appagamento.

Da donna, quando ho approfondito l’argomento per la prima volta, avrei pagato per vedere la mia espressione in volto alla scoperta che lo shopping fa bene”, ma questa è solo una faccia della medaglia; quando l’impulso agli acquisti diventa incontrollabile, nonostante le conseguenze negative sulle finanze e sui legami interpersonali, parliamo di dipendenza da Shopping Compulsivo.



Questo disturbo è entrato recentemente nella categoria delle “nuove dipendenze” (nella quale spicca per percentuale, seguita solo dalla dipendenza da sesso e dal telefono cellulare), nonostante sia stata descritta già nel 1915 dallo psichiatra Emil Kraepelin, che la chiamò “oniomania”, ovvero la “mania di comprare ciò che è in vendita”.

Parliamo di un disturbo in forte espansione (1-6%) che colpisce in particolar modo le donne tra i 35 e i 40 anni, di classe sociale media: è interessante però porre attenzione sul range 23-31 anni, la fascia d’età maggiormente a rischio per l’innestarsi del disturbo (nonostante emergerà come disturbo conclamato circa dieci anni dopo), in quanto il comportamento di acquisto compulsivo sembrerebbe essere una “strategia di adattamento” ad un disagio psicologico precedente, come ad esempio un trauma nel passato, un disturbo d’ansia ignorato o curato parzialmente, un disturbo dell’umore o ancora un disturbo di personalità.

Il dipendente da shopping è una persona lucida, che è consapevole di non aver bisogno di ciò che sta acquistando, tuttavia non può fare a meno di acquistare: la sensazione di malessere, di ansia e tensione crescente che prova si ferma solo nel momento dell’acquisto, ma è solo un’illusione, in quanto nel post-acquisto la maggior parte dei pazienti diventa consapevole di non essere in grado di autoregolarsi ed emergono i sensi di colpa, la vergogna ed il rimorso.

È bene tenere a mente, però, che lo “shopaholic” ha una dipendenza che può facilmente mascherare come semplice shopping, placando i sentimenti del post-acquisto con un nuovo acquisto senza destare nessun sospetto, considerando anche che, non mostrando segni fisici indicativi di un problema, non risulta agli occhi degli altri immediatamente bizzarro o a disagio come, ad esempio, un soggetto dipendente da sostanze in astinenza.

Diversa è la situazione di un soggetto dipendente da shopping che fa parte di un nucleo familiare: in questo scenario, spesso è il partner a sollevare lamentele sulla frequenza degli acquisti e sul denaro speso dall’altro, dal momento che quello che viene comperato eccede abitualmente la possibilità economica della persona, che può anche arrivare ad indebitarsi notevolmente, oltre a provocare gravi problemi di coppia econ chi lo circonda, non essendo in grado di porre fine a questo circolo vizioso. Inoltre, lo shopping patologico possiede le caratteristiche della tolleranza che si osservano in altri tipi di dipendenza, proprio come in quella da sostanze, per cui la persona incrementa progressivamente il proprio tempo e denaro per gli acquisti senza nessuna capacità di controllo, esattamente come farebbe un soggetto dipendente da eroina, ad esempio.

Il punto comune, tra questi due soggetti, resta sempre la ricerca della gratificazione, che è il vero motivo della dipendenza stessa, dal momento che un comportamento che ci ha dato emozioni e sensazioni positive (ergo, una ricompensa) la prima volta tenderà naturalmente ad essere ripetuto.

Pensate davvero che al vostro cagnolino piaccia sedersi? Oppure lo fa perché quando si sedeva le prime volte gli avete dato un biscottino o una coccola subito dopo? Rifletteteci…

Ma cosa avviene nel nostro cervello quando riceviamo una ricompensa?

Questi comportamenti che vediamo dall’esterno fanno capo, a livello cerebrale, al cosiddetto sistema della ricompensa (altresì detto sistema/circuito del “reward”), identificato per la prima volta nel 1954 da Olds e Milner; parliamo di un insieme di strutture cerebrali che si attivano e reagiscono diversamente nel tempo ai comportamenti tipici della dipendenza.

I tre centri principali del sistema del reward sono sicuramente l’amigdala, fondamentale per la memoria del ricordo gratificante, il nucleusaccumbens, regione chiave per i comportamenti mediati da ricompensa e rinforzo dell’azione e la corteccia prefrontale, essenziale per determinare la risposta comportamentale. Ogni volta che siamo di fronte ad uno stimolo associato alla gratificazione, come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, il nostro cervello rilascia una certa quantità di dopamina nel sistema della ricompensa, inducendo, di conseguenza, anche un tipo di apprendimento di associazioni tra stimoli ambientali, comportamenti e gratificazioni.

Proprio per questo motivo, una volta promosso l’apprendimento “Shopping – Stop ansia”, la dopamina viene rilasciata “a comando” quando gli stimoli ambientali, viscerali, emotivi e cognitivi fanno rilevare all’organismo una possibile gratificazione.

In questo modo, il sistema dopaminergico finisce per modellare i comportamenti dell’individuo, fissando quelli associati ad un tipo di gratificazione come comportamenti AUTOMATICI; ciò vuol dire che nel controllo delle nostre azioni non avrà più precedenza la ragione e la pianificazione, ma vincerà l’automatismo, il controllo impulsivo e compulsivo, tanto è vero che numerosi studi di Neuroimaging hanno dimostrato che la corteccia prefrontale di questi soggetti, che è la zona deputata al controllo delle funzioni esecutive, cambia addirittura conformazione, perché effettivamente non viene più usata, quindi si atrofizza.

Alla luce di questo meccanismo, è importante comprendere che quando si parla di Shopping Compulsivo, ma in generale di tutte le dipendenze, non bisogna cadere nel discorso della sola “forza di volontà” per interrompere il ciclo vizioso, ma è necessario essere consapevoli di cosa realmente accade nel nostro organismo, per contribuire in modo consapevole e rispettoso al recupero di questi soggetti.


Lo sapevi che?

Lo shopping compulsivo è un disturbo che può colpire anche chi assume i cosiddetti farmaci “agonisti dopaminergici”, la cui azione è proprio quella di aumentare la concentrazione del neurotrasmettitore dopamina.

Nella malattia di Parkinson, ad esempio, i sintomi sono tutti riconducibili ad una marcata mancanza di dopamina, che genera difficoltà motorie, disturbi cognitivi ed emotivi. Nel trattamento di questi soggetti con farmaci agonisti dopaminergici, c’è una percentuale che varia dal 17 al 45% di dipendenze, anche se di norma tendono a scomparire dopo la sospensione del farmaco: le più frequenti sono il gioco d’azzardo patologico (gambling), l’ipersessualità, lo shopping compulsivo ed i disturbi alimentari.

Dato che la prevenzione rappresenta la cura migliore, è essenziale che i pazienti, come i loro familiari, siano informati in merito ai rischi, tenendo in considerazione che la comparsa di questi disturbi non mette in discussione l’efficacia del trattamento, ma naturalmente complica leggermente il quadro.

È una dipendenza da shopping?

Le domande qui di seguito vi possono aiutare a identificare questa subdola dipendenza:

  • Pensate in modo continuo a fare acquisti? Combattete contro questo impulso?
  • Comperate sulla spinta dell’emozione, con grande difficoltà a trattenervi o a riflettere prima di agire?
  • Acquistate prodotti di cui non sentite né la necessità, né il desiderio, a volte anche in grandi quantità?
  • Prima dell’acquisto avvertite frenesia o tensione?
  • Al momento dell’acquisto provate piacere e/o sollievo, poi seguiti da rimorso?

Se nella lettura hai riconosciuto uno o più sintomi riconducibili alla dipendenza da shopping compulsivo, non sottovalutare ciò che provi e contatta il centro psicologico più vicino a te: la salute mentale è parte integrante della salute e del benessere dell’individuo ed è importante prendersene cura.


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