Botros 7 - Il gusto della musica

Botros 7 - Il gusto della musica

Giacinto Caligiuri (https://t.me/giacali) [Art. 4 Dicembre 2022]

Dio si è fatto uomo...

La ricostruzione di De Andrè tra ateismo e voglia di ricercare la grandezza di Gesù Cristo. 


Parliamo di un cantante meravigliosamente enigmatico, il nome ci fa capire quanto il suo peso nella storia musicale sia ormai un marchio di autenticità; 
Fabrizio De Andrè, non dovrei aggiungere altro, ma parlarne potrebbe aiutare molti a scavare nei ricordi, nelle esperienze e soprattutto nell'essenza culturale. De Andrè nasce a Genova nel 1940 e muore a Milano nel 1999. Il suo primo successo fu La canzone di Marinella.

Faber è considerato esponente della scuola genovese insieme a Lauzi, Tenco, Paoli e Bindi. Le sue canzoni parlano di prostitute, degli emarginati, della guerra attraverso un filo rosso difficile da cogliere per la grande estetica testuale. Vincitore di sei targhe Tenco con una vendita di sessantacinque milioni di dischi, rimane il cantante a mio avviso più importante della storia della musica italiana. Parlare anche solo di un tema diventa complesso, mi concentrerò nel parlare di una canzone: Il testamento di Tito, pubblicata nell'album La Buona Novella del 1970.


Il senso del testo lo troverete nel testo stesso, ma cosa riesce a fare De Andrè? Forse a smontare i dieci comandamenti? Forse vuole dirci che non siamo capaci di rispettarli?

A mio avviso De Andrè sostiene che: I comandamenti sono intrinsechi a noi, ma molte volte le leggi sono senza umanità, violente per definizione. Dopo aver smontato uno ad uno le leggi, infine però ci riporta nella grandezza spirituale:

 Ma adesso che viene la sera ed il buio mi toglie il dolore dagli occhi. E scivola il sole al di là delle dune a violentare altre notti
Io nel vedere quest'uomo che muore madre, io provo dolore.

Nella pietà che non cede al rancore madre, ho imparato l'amore.

Questa frase finale dopo aver ascoltato la canzone mi fa venire un dubbio, se il suo ateismo in fondo riserva una piccola parte di credo. De Andrè sicuramente amava la figura di Gesù come uomo capace di essere Dio, capace di sopportare la croce, capace di essere uomo il quale rivolgendosi a Tito senza giudicarlo gli ha insegnato la grandezza dell'amore. Per me De Andrè è meravigliosamente umano. Il chansonnier ha aperto la strada del dibattito cristiano.

A volte bisogna concentrarsi sugli atti d'amore così come fece lui nel parlare di Cristo, più che sulle leggi.


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