Botros 5 - Scuola e società moderna

Botros 5 - Scuola e società moderna

Francesco Caliò (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 2 ottobre 2022]


Quando si prova a focalizzare l’attenzione sul mondo della scuola e le relazioni con l’ambiente esterno ci si imbatte in una moltitudine di aspetti e di angolature.

Possiamo certamente affermare che le connessioni esistenti sono interattive, si stratta di un sistema organizzativo sociale a più attori.

Questo significa che una tensione su uno soltanto di essi genera effetti riflessi su tutti gli altri, sia di posizionamento sociale che di ricadute sui singoli soggetti[1].

In effetti, se pensiamo alla scuola attuale, la fotografia che ne viene fuori è tutt’altro che nitida… problemi di natura strutturale (si pensi ai plessi scolastici.., molti dei quali obsoleti, fatiscenti, privi di struttura tecnologica per non parlare delle barriere architettoniche..).

Quello infrastrutturale è un problema localizzato soprattutto nell’area meridionale della penisola (si pensi alla cronica inagibilità di palestre e plessi). Problemi di natura organizzativa (gestione HR del personale scolastico sia docente che tecnico, selezioni de personale macchinoso e burocratizzato, formazione del corpo docente e politiche premiali assenti o destrutturate).

Problemi poi che impattano sui i veri fruitori del servizio scuola, i veri utenti, gli studenti. Sono loro infatti i destinatari delle politiche pubbliche scolastiche, e su questo punto, non possiamo che fotografare un panorama lontanissimo dalle reali esigenze dei ragazzi. 

Tutte le varie riforme o pseudo tali che si sono susseguite nel tempo, hanno in realtà peggiorato lo stato dell’arte generando più criticità di quelle preesistenti (si pensi al meccanismo delle lauree brevi…o alla riforma dei programmi (eliminando materie fondamentali a favore di insegnamenti fashion/cool, ma che di sapere e di conoscenza da trasmettere hanno veramente poco. Insomma riforme che piacciono molto a chi vuole tenere il livello culturale delle generazioni basso e fortemente critico. Non è molto difficile capire da quale arena politica arriva questa idea di scuola…

E’ la stessa che spinge in maniera sconsiderata verso uno degli istituti che apparentemente si presentano validi, ma che poi ovviamente come nella tradizione nostrana si rivela un becero strumento di reclutamento di mano d’opera a basso costo o addirittura gratis per gli industrialotti da galoppo…

Sto parlando dell’alternanza scuola lavoro. Pongo una domanda….

Non riusciamo a garantire la sicurezza sul lavoro dei lavoratori (le morti bianche sono un numero vergognoso), come facciamo a mandare in fabbrica i ragazzini del Liceo??

Come si può morire in fabbrica a 17 anni da studente? Come si può permettere che vengano disattivate le protezioni dei macchinari per far girare più velocemente le macchine a danno di chi ci lavora? E che dire poi degli stage? Riporto uno dei tanti annunci di selezione di questa estate.. (Prestigiosa Multinazionale ricerca laureato in Ingegneria chimica con almeno 2 anni di esperienza nel settore – titolo preferenziale la conoscenza di 2/3 lingue straniere), il tutto ovviamente a fronte di uno stage!!! O si è stagisti, e quindi l’esperienza te la devi fare, o sei uno che è già pronto ed operativo. In quest’ultimo caso esiste già lo strumento per provare una nuova risorsa, il contratto a tempo determinato e la scuola c’entra veramente poco!!

La verità è che anche questi strumenti formativi vengono utilizzati come meri taglia costi aziendali.

La scuola è un attore sociale, o meglio un’istituzione educativa e formativa. Essa ha in primo luogo la funzione di tramandare il patrimonio culturale accumulato nell’esperienza storica della società permettendo agli studenti di impadronirsi delle capacità teoriche e pratiche consentite da tale esperienza. In secondo luogo, genera nuove forme culturali  innescando un sistema di relazione tra processi sociali e strutture sociali.

Vi è purtroppo una inadeguatezza sociale del sistema scuola, essa appare in cronico ritardo rispetto all’ambiente esterno. La scarsa capacità innovativa dei sistemi educativi spiega la presenza di sfasature e i ritardi culturali rispetto al rapido sviluppo dei sistemi industriali[2]

E’ vero, a scuola non insegnano il lavoro, ma la scuola forma la mente, fornisce gli strumenti conoscitivi che daranno poi la capacità di interagire in ambienti sociali complessi, come le aziende, le pubbliche amministrazioni, gli enti del terzo settore etc etc . La scuola è un luogo di cambiamento e di formazione sociale. Importantissimi sono invece gli strumenti europei di interscambio scolastico/universitario (Erasmus – e altri)[3].

La scuola è quindi veicolo di mescolanza e arricchimento culturale, conoscere le diversità culturali per poter affrontare le sfide future della vita. Come ricorda Cleto Corposanto (Ordinario e Preside della facoltà di Sociologia alla UNICZ), pensare di scegliere un corso di studi in relazione al possibile lavoro in un arco di 5 anni è a dir poco una pessima idea. Un determinato corso di studi potrebbe non essere più richiesto dal mercato del lavoro tra 5 anni, poiché la velocità di evoluzione delle professioni è elevatissima. Meglio una scelta a più ampio respiro che dà la possibilità di poter avere uno spettro di potenziale diversificazione con interventi formativi e di riqualificazione mirata (Master/Dottorati/specializzazioni).

La società di oggi, altamente informatizzata ha sdoganato la possibilità della formazione scolastica anche in modalità virtuale (simmetrica/asimmetrica). L’offerta è piuttosto corposa, a tal proposito interessante è l’esperimento dei MOOC (massive open on line course). I mooc sono nati nei paesi anglosassoni per poi estendersi anche in Europa continentale. La fruizione è molto semplice ed intuitiva, sono forniti sia free che dietro pagamento di un contributo base. In Italia non mancano le piattaforme mooc (FEDERICA EU dell’Università Federico II di Napoli – Ca Foscari Venezia MOOC- POLIMI-MOK del Politecnico di Milano – TRIO Regione Toscana).

In tutte queste piattaforme sono presenti corsi sia umanistici che scientifici, in genere prevedono dei test in itinere e finali per il rilascio degli attestati curriculari. Coursera e Udemy sono invece piattaforme internazionali, i corsi sono sia per singolo insegnamento che per interi percorsi di laurea, generalmente sono in lingua inglese[4]. Di fatto i mooc sono dei veri e propri corsi universitari minor.

La scuola però non è soltanto una struttura macro, ma è anche un’esperienza soggettiva, un viaggio di vita e di esperienza quotidiana. Lo studente, in essa attraversa la fase più importante per lo sviluppo della sua personalità sociale e individuale. Il percorso si scontra con l’abbandono scolastico[5]. Anche qui le motivazioni alla base del fenomeno sono diverse (individuali (sfiducia nella scuola, famiglia disagiata, etc), oppure indotti (aree/ambienti inquinate/i da agenti/organizzazioni criminali).

Il fenomeno NEET; Con questo acronimo si indicano i giovani che non hanno un lavoro, non studiano, non sono impegnati in percorsi formativi di riqualificazione (Not in Education, Employment or Training). Il termine è di origine anglosassone ed è diventato presto non solo un neologismo, ma anche un indicatore di immediato successo quando ci sono da accaparrarsi fondi pubblici sfruttando proprio questi soggetti. Insomma una gara a chi scova più neet. In Italia si calcola che i giovani neet sono circa 2.000.000 (fonte ISTAT).

 Rimando per chi volesse approfondire il fenomeno, ad un interessantissimo focus su questo tema attraverso il link in note[6]. Dall’area neet si può uscire attraverso mirati strumenti; Il sistema educativo, il welfare, il mercato del lavoro. Ma questi tre impianti sociali spesso sono asimmetrici, staccati, e non osmotici, nonostante le politiche europee spingano proprio nella direzione di innovare e implementare delle politiche socio scolastiche di armonizzazione e di contrasto al fenomeno.

La scuola di oggi deve affrontare anche l’aspetto multiculturale della popolazione che vive in Italia. Il fenomeno migratorio[7] è entrato a pieno titolo nelle criticità del sistema scuola sia dal punto di vista organizzativo che da quello relazionale. Le classi miste hanno il vantaggio di creare mescolanza di culture rendendo gli studenti pronti al confronto sociale oltre che dialettico.

Confrontarsi con esperienze sociali, culturali, storiche, religiose diverse e molto lontane dalle nostre, arricchisce ognuno di noi sia come adulti e ancor di più gli studenti. A loro appartiene la scuola, ai nostri ragazzi, uomini e donne di domani, un domani si spera migliore, solidale e tollerante rispetto alle diversità. La scuola è tale se è aperta e libera, cosi come il nostro costituente l’ha voluta e normata immediatamente dopo la tragedia del secondo conflitto bellico del secolo scorso[8].      

C’è però quasi sempre un evento che caratterizza il viaggio sociale dello studente nella Scuola Istituzione. In genere questo è un incontro speciale con un docente che ti trascina in un percorso soggettivo scolastico. A volte basta essere scelti da un libro[9], non siamo noi a scegliere i libri ma sono loro che ci scelgono. Non è un caso che proprio questa esperienza viene vissuta come una salvezza.

L’amore per lo studio, per la lettura, per il sapere può non essere scontato, ma apparire appunto perché indotto da qualcuno di speciale. Vale la pena leggere a riguardo il libro di Massimo Recalcati “L’ora di lezione” per un’erotica dell’insegnamento[10]. In esso si rintraccia l’evoluzione socio scolastica dell’individuo attraverso le relazioni soggettive in rapporto con l’ambiente esterno. 

Ma la scuola è soprattutto una visione sistemica dell’essere umano, una evoluzione che permette di fare quel balzo in avanti… dall’australopiteco all’Homo Erectus, Habilis, Neandertal e Sapiens Sapiens. E’ quel viaggio spazio temporale che permette all’essere umano di capire che la ricchezza umana sta nella diversità e non nell’omologazione.

E’ quello strumento che fa emergere la voglia di libertà di un popolo come quello Iraniano attraverso una ragazza studentessa, che canta in persiano l’inno della libertà nato in Italia proprio durante la resistenza, per protestare verso un regime teocratico e medioevale che non consente quelle libertà che per noi sono scontate grazie al sacrificio di altri.

La scuola è quella che Voltaire in poche e semplici parole stilizza con

Non sono d’accordo con quello che pensi, ma lotto perché tu lo possa esprimere.

La scuola sociologicamente rende liberi (Augusto Antonio Barbera Costituzionalista Italiano)[11]



[1] Andrea Rugiadini – Organizzazione Aziendale – Giuffrè editore

[2] Franco Crespi – Introduzione alla sociologia – Il Mulino 2002

[3] https://www.indire.it/category/europa/

[4] https://www.federica.eu/ - https://www.unive.it/pag/10068/ - https://www.pok.polimi.it/ - https://www.coursera.org/ - https://www.udemy.com -

[5] La dispersione scolastica è una criticità del sistema scolastico e formativo, la cui evidenza, a livello locale, nazionale e internazionale, è il mancato conseguimento entro certi tempi, da parte di una certa quota di minori e di giovani, del livello di istruzione previsto come obbligatorio – Dal rapporto del MIUR, nell'anno scolastico 2018-2019 e nel passaggio al successivo hanno abbandonato la scuola media 9.445 alunni, pari allo 0,56% del totale nazionale, mentre altri 6.322, pari allo 0,37%, hanno lasciato nel passaggio tra i cicli scolastici di primo e secondo grado.

[6] https://www.lenius.it/giovani-neet/

[7] Maurizio Ambrosini – Sociologia delle migrazioni – Il Mulino 2020

[8] Art. 33-34 Costituzione italiana

[9] Massimo Recalcati – A libro aperto – Feltrinelli 2020

[10] Massimo Recalcati – L’ora di lezione – Einaudi 2014 – In esso l’autore descrive il suo viaggio scuola. Il bambino idiota come si definisce lui stesso. Ma l’incontro con una docente lo riporterà tra i banchi dentro la bellezza dell’essere scuola.

[11] Augusto Barbera – Carlo Fusaro – Diritto Costituzionale – Il Mulino 2020


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