Botros 5 - La storia della scuola

Botros 5 - La storia della scuola

Angelins (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 2 ottobre 2022]

E’ una storia lunga, che affonda le radici nella notte dei tempi e che ha avuto un percorso travagliato; come tutti gli iter che hanno riguardato e riguardano il riconoscimento dei diritti e la dignità dell’uomo.

La scuola, anche nelle sue forme primordiali, non è stata sempre aperta a tutti: agli inizi era riservata agli uomini, considerati come gli unici dotati di risorse atte a sviluppare alcune capacità e conoscenze per la gestione della cosa pubblica e dell’arte militare.

Le prime scuole erano severissime, perché basate sulla convinzione che la rigidità, le punizioni, erano mezzi giusti per ottenere i migliori risultati. Per fortuna, nel tempo, questo concetto è cambiato e le punizioni sono state bandite dalla scuola, per fare spazio a metodi , come il Patto educativo di corresponsabilità, che puntano sul dialogo, sulla collaborazione della famiglia e soprattutto sulla valorizzazione dell’alunno a 360 gradi.

Lo stesso concetto di scuola ha subito nel tempo, grandi cambiamenti: lentamente ha smesso l’abito di ente che istruisce, che trasmette cioè il maggior numero di nozioni, per vestire quello di ente educatore, formatore di uomini e cittadini.

Cercheremmo di percorre sinteticamente alcune tappe fondamentali dell’evoluzione della scuola nel cammino dell’umanità e della scuola italiana attraverso un escursus legislativo, che ha legittimato la scuola formativa aperta a tutti.

Sumeri         

Sembra che siano stati i Sumeri i primi ad aver pesato a fondare la scuola, “edubba”, casa delle tavolette, dove veniva insegnato a leggere, a scrivere e a far di conto.

I Sumeri, 3500 a.C., inventarono la scrittura, che veniva scritta su tavolette di argilla umide,  poi essiccate al sole. Naturalmente le scuole di Sumeri erano aperte solo ai maschi, destinati a rivestire un ruolo di comando e di gestione della cosa pubblica.

Era, quella dei Sumeri, una scuola severissima, nella quale si imparava a leggere e a scrivere, a studiare matematica e astronomia: le attività fisiche come la corsa, il lancio del giavellotto, tiro con l’arco e l’equitazione erano, però, considerate le più importanti.

Il metodo sumero si diffuse presto nell’ Antico Egitto e in Persia.


Antica Grecia e Antica Roma

Nel VI-V secolo a.C., in Grecia, la scuola ateniese e quella spartana erano molto differenti tra di loro.

L’educazione spartana
si basava sula legge di Licurgo ed era aperta a maschi e a femmine: vi si insegnava a leggere ed a scrivere, ma soprattutto si privilegiavano le attività fisiche, che consentivano, poi, di partecipare alla vita militare.

Ad Atene,
invece si teneva in gran conto la formazione culturale che, affidata ad un precettore, iniziava nella scuola elementare pubblica e proseguiva con gli studi superiori, che prevedevano la frequenza di filosofi come Socrate, Platone (Accademia, Aristotele (Liceo) e sofisti.

Lo scopo della scuola ateniese era quello di formare cittadini sia per il tempo di pace che per il tempo di guerra.

Molti autori antichi testimoniano dell'esistenza della scuola, anche a Roma: la prima istruzione era data dalla mamma e continuava con il papà.

Chi poteva permetterselo, poi, veniva istruito da un maestro privato(spesso greco) oppure veniva mandato a scuola finché non avesse imparato a leggere, a scrivere e a far di conto.

A differenza di quello che accadeva in altre civiltà, anche le ragazze potevano studiare, Ma solo fino ai 15 anni, poi dovevano sposarsi e abbandonare gli studi.


Nel Medioevo si verificarono cambiamenti importanti nel campo dell’istruzione:

le istituzioni europee adottarono la divisione delle materie e il ritmo delle scuole romane del I e del II secolo dopo Cristo, e cioè quella del Trivio (grammatica, retorica, logica) e del Quadrivio (aritmetica, musica, geometria e astronomia) ripresi da Boezio e Cassiodoro.

Con Carlo Magno, durante la nascita del Sacro Romano impero, si registra un certo rinnovamento culturale: la Schola palatina di Aquisgrana divenne un centro culturale internazionale, ma  dava la priorità al compito di formare funzionari più che una classe di intellettuali.

Bisogna sottolineare che nel Medioevo, dopo la caduta dell’impero Romano, l’istruzione e le scuole erano gestite dalla Chiesa, che ebbe un ruolo centrale nella lotta all’analfabetismo diffusissimo anche tra i nobili, grazie alla creazione di scuole parrocchiali, vescovili e monastiche.

Nel XII secolo compaiono le scuole comunali, che accoglievano numerosissimi scolari, ai quali venivano insegnati i primi rudimenti del leggere, scrivere e far di conto.

Nell’XI e nel XII secolo sorsero le Università, che specializzavano in alcune branche del sapere: famose le università di Bologna per il Diritto, quelle di Oxford e di Parigi per la Teologia e la Filosofia.


Le prime, vere scuole organizzate dallo Stato risalgono al XVIII secolo.

In Italia, il primo a organizzare delle scuole statali fu il Regno di Sardegna.

Fu Maria Teresa d'Austria che, nel 1774, fissò l'obbligo scolastico per i bambini dai 6 ai 12 anni.

Con la Rivoluzione francese, la scuola primaria in Francia, diventò pubblica, obbligatoria, gratuita e per maschi e femmine, mentre nel resto d'Europa, per avere scuole pubbliche e gratuite, i bambini dovettero aspettare fino al XIX secolo.


Ora consideriamo a grandi linee lo sviluppo e il cambiamento della scuola italiana ad iniziare dall’800.

La Legge Casati del 1859 ebbe importanza perché:

·              introdusse l’obbligo scolastico per i prime due anni

·              riconobbe la libertà al privato di fondare e gestire


La Legge Coppino (1877) allungò l’obbligo scolastico a 3 anni e la durata della scuola elementare da 4 a 5, dando un certo colpo all’analfabetismo.


Nel 1904 la Legge Orlando portò l’obbligo scolastico fino ai 12 anni ed obbligò i comuni ad istituire istituti elementari almeno fino alla quarta classe.

La legge Daneo-Credaro del 1911 portò alla statalizzazione delle scuole elementari, fino a quel momento gestite dai comuni.

La riforma Gentile

Nel 1928 venne istituita la Scuola di avviamento professionale che, dopo la scuola elementare, introduceva i ragazzi al mondo del lavoro o agli istituti tecnici.



Seconda metà del novecento

La Scuola di avviamento professionale venne abolita nel 1962, con la riforma della scuola media. Tale riforma prevedeva un’unica tipologia di scuola media, che consentiva agli studenti di accedere a tutti gli istituti superiori.


Dopo la protesta del sessantotto, nel 1969 gli accessi all’università vengono consentiti agli studenti provenienti da qualsiasi istituto superiore, abolendo, così, il privilegio al liceo classico.


Nel 1974 vengono approvati i Decreti delegati, che introducono le seguenti figure :

i rappresentanti degli studenti delle scuole superiori

i rappresentanti del personale ATA

i rappresentanti dei genitori.

Nel 1971 nacquero le Scuole a tempo pieno, che consentivano agli alunni di rimanere a scuola tutto il giorno e dare sollievo ai genitori lavoratori, sgravati così dalla preoccupazione di non poter gestire i propri figli nelle ore pomeridiane.

La legge Falcucci, del 1977, introdusse l’assegnazione di docenti di sostegno alle classi che comprendevano studenti diversamente abili.

Nel 1979 il latino venne rimosso dalle discipline autonome delle scuole medie.


Nel 1997 Luigi Berlignuer, ministro della Pubblica Istruzione, emanò il “Documento di discussione sulla riforma dei cicli di istruzione”.

Con la Legge 10 dicembre 1997 n. 425, venne riformato l’esame di maturità: la riforma introdusse tre prove scritte e un colloquio. Il punteggio passò dai sessantesimi ai centesimi, e l’esame di Stato veniva valutato da una commissione composta per metà da membri interni e per metà da membri esterni. Il Presidente era compreso tra questi ultimi.


Dal 2000 le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del sistema scolastico nazionale, hanno una propria autonomia amministrativa, didattica e organizzativa.

Operano comunque nel rispetto delle norme generali sull'istruzione emanate dallo Stato.

Le istituzioni scolastiche sono dirette da un dirigente scolastico e si avvalgono di un apposito ufficio amministrativo (segreteria) anche per i rapporti con il pubblico.

Ogni istituzione scolastica ha un proprio Piano dell'Offerta Formativa (POF), che rappresenta il piano di azione educativa e di istruzione della scuola.
Le istituzioni scolastiche, per il loro funzionamento, hanno diritto di ricevere fondi dallo Stato e possono anche ricevere risorse finanziarie da Comuni, Province e Regioni o da altri enti e privati.


La riforma Moratti del 2003

Letizia Moratti, la nuova Ministra della Pubblica Istruzione, abolì la riforma Berlinguer ed effettuò diversi cambiamenti sull’ordinamento scolastico.

·              Scuola dell’infanzia: venne consentita l’iscrizione di bambini dai 28 mesi in poi, contro i precedenti 36;

·              Scuola primaria: venne introdotto lo studio dell’inglese e l’utilizzo del computer fin dal primo anno, l’esame del 5° anno venne abolito e al suo posto venne introdotta una valutazione biennale;

·              Scuola secondaria di primo grado: le ore di insegnamento della seconda lingua passarono da 3 a 2, venne introdotta una valutazione al secondo anno e l’esame di Stato al termine del terzo;

·              Scuola secondaria di secondo grado: venne introdotta l’alternanza scuola-lavoro negli istituti professionali e la possibilità di cambiare indirizzo senza perdere i precedenti anni scolastici ma sostenendo un esame sulle materie non trattate nella scuola precedente;

·              Università:nel 2006 venne introdotta l’idoneità scientifica nazionale, requisito fondamentale per accedere ai concorsi per professori universitari.

            

La riforma Gelmini

Nel 2008 la nuova Ministra Mariastella Gelmini diede il via ad una nuova riforma riguardante l’istruzione italiana. Tra i cambiamenti che al tempo fecero maggiormente scalpore troviamo il ripristino del maestro unico, del voto in condotta e dei voti in decimi.

La Buona Scuola

Nel 2015, con la Legge 13 luglio 2015 n.107 promulgata durante il governo Renzi, vengono elevati i compiti ed i poteri dei dirigenti scolastici, visti come “leader educativi”.

L’alternanza scuola-lavoro viene resa obbligatoria agli studenti provenienti da qualsiasi istituto, non solamente dagli istituti tecnici.

Per quanto riguarda gli insegnanti, viene proposto un piano di assunzioni per oltre 100.000 unità. La formazione dei docenti in servizio viene resa “obbligatoria, permanente e strutturale“.

Nel 2016, durante il Governo Gentiloni, la senatrice Valeria Fedeli diviene la nuova Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la quale prosegue la “riforma Buona Scuola” emanando i decreti legislativi della Legge n. 107/2015. Tali decreti entrano in vigore il 31 maggio 2017.


Il travagliato cammino della scuola prosegue con alti e bassi, con critiche per le mancanze di spazi idonei, sicuri ed attrezzati, per la confusione nelle nomine dei docenti, per l’incertezza dei concorsi e il riconoscimento di titoli europei concorsi, per la mancanza di una chiara e stabile legislazione scolastica e perché frequentare e terminare un corso d studi, non assicura di poter trovare un lavoro.


Conclusione

In questo lungo cammino difficile da raccontare tutto, l’elemento positivo è il nuovo concetto di alunno e di educazione: l’alunno è una persona che ha il diritto di svilupparsi pienamente e serenamente in tutte le sue costitutività.

Ogni persona è riconosciuta nella sua originalità ed irrepetibilità, per cui l’insegnamento deve valorizzare al massimo le capacità di ognuno. Non è l’alunno che si deve adeguare all’insegnamento, ma è l’azione educativa che si adegua alle potenzialità, spesso non riconosciute, dell’alunno.

Recenti studi hanno favorito il nascere di interventi specifici non solo per i ragazzi diversamente abili, ma anche per gli alunni autistici, poco riconosciuti fino a qualche anno fa: sono nati sportelli per genitori con figli autistici e molto spazio è stato creato per i docenti di sostegno.

Scene mortificanti come quella che segue, non sono più tollerabili nella scuola, che vuole offrire a tutti pari opportunità.

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