Botros 4 - La famiglia ed il lavoro 

Botros 4 - La famiglia ed il lavoro 

Giulia Battigaglia (https://t.me/GiuliaBattigaglia) [Art. 4 settembre 2022]

Prendersi cura della conciliazione tra famiglia-lavoro

Come ormai sappiamo la famiglia svolge un ruolo importante per la società e come detto nel precedente articolo promosso dal periodico parrocchiale “Botros”, la famiglia è sia un bene relazionale in sé, sia un luogo di generazione di beni relazionali socialmente importanti giacchè può definirsi costitutivamente anche come un luogo generatore di capitale sociale, di responsabilità pubblica, di creatività e fecondità.

Il riconoscimento della famiglia come soggetto economico e come soggetto di diritti appare scontato nella nostra Costituzione e nella pratica legislativa e politica del nostro Paese.

Il tema della conciliazione famiglia-lavoro che sottolinea come la famiglia sia, oltre che soggetto/oggetto centrale di cura, anche soggetto sociale, è uno di quei nodi in cui tale doppio riconoscimento è risultato finora problematico, ma aperto a nuove e stimolanti riflessioni. Secondo alcune ricerche frutto del lavoro tra realtà associative (il Forum delle Associazioni Familiari) e ricerca accademica, famiglia e lavoro sono considerati, nella riflessione etico-antropologica, psicologica e sociologica, come due fondamentali ambiti di realizzazione personale per ogni singolo individuo.

Nel rapporto tra famiglia e lavoro si articolano due sfere dell’iniziativa umana in cui la possibilità di scelta nella libertà costituisce una regola magna. Cosa succede quando la libertà del mondo del lavoro incontra la libertà che esigono le persone e le famiglie?
Di fatto, nella società contemporanea, la libertà del sistema produttivo prevarica quella delle dimensioni individuali e familiari, subordinando le persone all’ invincibile legge del mercato, del profitto, dello sviluppo.

Si va così verso una società in cui il potere, le regole del gioco, la distribuzione e la gestione delle risorse vengono definite da un sistema in cui le persone valgono per quello che sanno fare e produrre, pertanto ogni valutazione e “attribuzione di valore” fa riferimento al codice dello scambio economico.

Molto spesso il controllo della libertà di azione economica ha costruito nuovi meccanismi di dipendenza, nuove modalità di limitazione della libertà. La conciliazione famiglia-lavoro diventa quindi un’esigenza sempre più sentita e le azioni finora intraprese a livello politico nel nostro Paese sono apparse deboli il cui centro non era sul focus che stiamo discutendo ma anzi erano prive di una direzione di marcia che potesse realizzare una conciliazione davvero efficace ed equilibrata.

Proviamo a capire qualche aspetto più dettagliato legato alla conciliazione famiglia-lavoro:

1) La flessibilità dei modelli organizzativi nelle aziende è faticosa, si presenta ancora rigida. Non viene quindi garantita una conciliazione che possa divenire una modalità organizzativa reale che permette di favorire la famiglia e insieme di continuare a fare impresa in modo efficiente, e non di fare beneficenza alle famiglie.

Per una procedura aziendale efficace che promuova una conciliazione a misura di famiglia sono necessari infatti oltre al disegno organizzativo e una cultura condivisa, anche e soprattutto una buona capacità relazionale, un interesse agito nella relazione con il singolo lavoratore.

2) La flessibilità del mercato del lavoro a misura di famiglia capace di rendere reale una possibilità di entrata-uscita dal mondo del lavoro (ma poi è molto difficile rientrare una volta fuori), un sistema che garantisca ad un qualche livello il lavoratore nei periodi di non lavoro, e la creazione di strumenti che permettano di ricominciare a lavorare, per esempio, dopo una pausa legata alla maternità.

3) I servizi per la famiglia sono necessari per promuovere un welfare plurale e territoriale (Stato, società civile, imprese) capace di trovare soluzioni molteplici in base al ciclo di vita del lavoratore e non solo legati ai momenti di fragilità (infanzia e vecchiaia).

Occorre valorizzare la sinergia tra una famiglia che cura ed i servizi che la accompagnano, invece di pretendere di sostituirla.

4) La cultura familiare e il compito genitoriale hanno la loro rilevanza. Infatti la nascita di un figlio è una tappa importante. Accompagnare i genitori nel momento della nascita del figlio rispetto alle proprie scelte lavorative appare un intervento di tipo sociale e culturale, che va promosso e realizzato.

 5) Le politiche fiscali rappresentano un tema decisivo e preliminare a tutte le riflessioni sull’interazione tra famiglia e lavoro: è il riconoscimento fiscale dei carichi familiari. E’ una politica che incide molto sulle scelte familiari riguardo alla generatività, alla possibilità di partecipare al mercato del lavoro e alle modalità con le quali questa partecipazione avviene.

Rileggere le politiche fiscali e le politiche del lavoro in chiave familiare costituirebbe la chiave di volta che permette alle famiglie italiane di ripensarsi come cittadine protagoniste. Uno dei grandi limiti dell’approccio alla questione del bilanciamento tra lavoro e famiglia nel nostro Paese consiste dunque nel fatto che le buone pratiche vengono sì attuate, ma non riescono a “fare sistema”, a essere organizzate in modo omogeneo e a diventare norma operativa.

La sfida sta dunque nel diventare capaci di “fare sistema” e per fare questo appare necessario costruire nuovi ponti e nuove alleanze tra gli attori in campo: famiglie, imprenditori, associazioni di categoria, sindacati.

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