Botros 4 - Il significato del lavoro per l'uomo

Botros 4 - Il significato del lavoro per l'uomo

Angelins (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 4 settembre 2022]

Importanza del lavoro per l’uomo

Il lavoro è nato con l’uomo.

Quando l’essere umano ha fatto la sua comparsa sulla terra, l’stinto del lavoro era già in lui. L’uomo ha capito subito che doveva darsi da fare, per procurarsi cibo e riparo e che lo doveva fare da solo.

Ha acuito la sua intelligenza e progressivamente ha scoperto come ottenere ciò che gli serviva. Seguendo l’istinto e la necessità di sopravvivere, ha iniziato a guardarsi attorno, a studiare le sue forze e la resistenza della natura e ha imparato a sfruttarla.

L’istinto è diventato nel tempo creatività e l’uomo, dalla mattina alla sera, pensava come produrre attrezzi, metodi per andare a caccia, per spostarsi con maggiore rapidità, come accendere il fuoco, come difendersi dai pericoli.

La creatività ha fatto pasto alla passione e l’uomo ha imparato ad aguzzare l’ingegno, per inventarsi mezzi e procedimenti per vivere meglio.

Col passare del tempo istinto, passione, creatività, si sono amalgamati e sono diventati capacità di organizzare un lavoro vero e proprio, da svolgere durante tutto il giorno e senza interruzioni. Una invenzione svelava il bisogno di qualcos’altro da migliorare, da rendere il più fruibile possibile.

Il lavoro acquista sempre più la fisionomia del bisogno insopprimibile come mangiare, dormire, amare, difendersi.
Dal lavoro rudimentale è nata la necessità di unire le forze, le prime arcaiche associazioni:

L’uomo ha capito che vivere in gruppo era consigliabile per unire le capacità individuali, ma anche per verificare le proprie potenzialità e abilità nel dare un contributo alla vita comune e nello stesso tempo alla propria.

Nasce l’dea di scambiarsi i propri prodotti, ma anche di costruire spazi ed attività comuni con un contributo riconosciuto dagli altri: la dignità del lavoro si fa largo nel cuore dell’uomo e conduce alla presa di coscienza dell’autostima e di quella sociale, che riconosce pubblicamente un ruolo.

Anche la donna, cerca il suo posto dignitoso; condivide, collabora, offre il suo contributo per il progresso della sua vita, di quella della sua cerchia più stretta e del gruppo più esteso, in cui si trova a condurre la propria esistenza.

Arriva anche la consapevolezza della necessità del riposo, per recuperare le forze e produrre, poi con maggiore lena e precisione: il bisogno di non farsi sfruttare e di essere riconosciuto come essere umano, che non è solo forza lavoro, ma è anche sentimenti, affetti, fantasia, creatività personale, che cercano uno spazio, per potersi esprimere senza obblighi stretti.

Il lavoro, nel tempo, diventa il volano per scoprire la propria identità, l’appartenenza ad un gruppo, il bisogno di essere riconosciuto nel proprio ruolo dalla società, il mezzo per guadagnare e vivere onestamente e dignitosamente e per formarsi una famiglia.

Il lavoro abbraccia tutti gli aspetti dell’esistenza, li fa crescere bene o li mortifica; nel tempo è diventato il fattore primario dell’attività economica, della questione sociale, della dimensione soggettiva dell’individuo, “in quanto attività che permette l’espressione della persona e costituisce quindi elemento essenziale dell’identità personale e sociale della donna e dell’uomo.”(Daniele Ciravegna).

Il lavoro è un potente emancipatore dell’uomo e della donna; chi non lavora, perchè non lo trova o perchè non ama lavorare, rischia depressione, scontentezza, emarginazione.

L’ umanista Maslow, afferma:

"Un musicista deve fare musica, un artista deve dipingere, un poeta deve scrivere, se vuole essere in pace con se stesso. Ciò che un uomo può essere, deve essere. Deve essere fedele alla propria natura. Questa necessità si può chiamare l'auto-realizzazione”.

Con il trascorrere degli anni, i lavoratori sono diventati sempre più consapevoli dei loro diritti e doveri.

Le varie rivoluzioni, la nascita del socialismo, l’azione del marxismo, le varie lotte sindacali, hanno influito molto sulla formazione ed informazione dei lavoratori di ogni campo.

Il modo di lavorare è cambiato nel tempo e sono cambiate anche le regole del rapporto datore di lavoro e lavoratore.

Non è stato semplice arrivare al riconoscimento del lavoro come diritto di tutti gli uomini: se n’è dovuta fare di strada, perchè stati e datori di lavoro la smettessero di considerare il lavoro come una concessione e ancora di più, perchè a tutti i lavori fosse riconosciuta la stessa dignità.

Quello del medico e quello dello spazzino hanno lo stesso valore, in quanto contribuiscono entrambi al bene pubblico.

E ce n’è voluto di tempo per arrivare alle riforme che annullano la connotazione di schiavitù del lavoro, che per secoli ha torturato molti lavoratori e li ha privati di dignità, approfittando del loro stato di indigenza.

Non si può tollerare lo sfruttamento di alcuni lavoratori costretti ad accettare lavori a bassissimo costo, lavori senza limiti di orari, lavori in nero, che mortificano la dignità, procurano malattie mentali, e fisiche a favore del guadagno.

Né si possono tollerare le morti bianche sul lavoro, per mancanza di sistemi di sicurezza, che ancora persistono per consentire ai datori di lavoro di risparmiare sulla pelle degli operai.

Sembrerebbe impossibile che succedano incidenti del genere in un tempo progredito come il nostro! Purtroppo esistono ancora realtà, che si rifiutano di riconoscere con i fatti e non solo a parole, pari dignità umana a tutti e diritto di lavorare in sicurezza. Se si riflette bene non sembra che il pregiudizio che nasce dalla scarsa considerazione per il rispetto di ogni vita umana.

Lo sfruttamento, la prepotenza, l’arroganza, il sentirsi superiore nei confronti di alcune persone non si definiscono più accettazione della schiavitù nel lavoro, ma in definitiva, ci si comporta come se certi lavoratori fossero carne da macello.

Basti pensare alle multinazionali che si arricchiscono sullo sfruttamento brutale di bambini, uomini e donne, che per la loro povertà sono costretti ad accettare ogni sopruso.

Dovrebbero essere gli Stati a vigilare su queste realtà indegne: ma gli Stati, neppure tanto nascostamente, lucrano su queste ingiustizie e disparità.

Papa Francesco quasi quotidianamente sottolinea che nel lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, l’essere umano esprime e accresce la dignità della propria vita; che il lavoro è qualcosa di più che guadagnarsi il pane.

Il lavoro dà la dignità e che non si dica “chi non lavora non mangia”, ma “chi non lavora ha perso la dignità!”.

La mortificazione della propria dignità è causa prima dei fenomeni di emarginazione , di depressione, dello sfasciamento delle famiglie, della ricerca di gratificazioni in cose, che invece conducono alla distruzione dell’uomo.

Basti riflettere sui fenomeni mafiosi, sulla prostituzione, sulla delinquenza, sulla tossicodipendenza, sull’alcolismo, sulla sottomissione della donna.

Le indagini su queste realtà tristi, di solito, trovano che alla base, di situazioni degradanti, c’è quasi sempre la mancanza di un lavoro, che offra la possibilità di disporre di un minimo di indipendenza per partecipare alla vita comune e, nello stesso tempo, usufruire di occasioni, per far crescere i propri talenti, passaporti per trovare una collocazione nella realtà in cui si vive.

San Giovanni Paolo II e Papa Francesco hanno sottolineato la forte critica al consumismo, che porta a produrre beni di forte rilevanza individuale, ma con scarsa rilevanza sociale, alla distruzione di risorse naturali, a inquinamenti derivanti dalla loro produzione e dallo smaltimento dei rifiuti, quando altrove v’è grande carenza di beni di primaria necessità.

V’è bisogno di “consumatori socialmente responsabili”, che facciano da pendant alle “imprese socialmente responsabili”; gli uni e le altre accomunati dall’agire, pensando, non solo al benessere personale, ma anche al bene della comunità, nella sua configurazione del Bene Comune.

“Per creare un mercato del lavoro efficiente non sono sufficienti tradizionali politiche dell’occupazione; occorrono specifiche politiche attive del lavoro, le quali mirano a permettere ad ogni persona un accesso rapido ed equiprobabile ai posti di lavoro vacanti, cercando di creare le condizioni affinché il diritto al lavoro di ogni persona venga reso possibile.

Esse si caratterizzano per voler direttamente incidere sulla struttura del mercato del lavoro; favorire l’adeguamento delle caratteristiche di coloro che aspirano a un’occupazione alle esigenze della domanda di lavoro; creare possibilità occupazionali attraverso una diversa organizzazione del mercato del lavoro.

Quale politica attiva allora, se non quell’insieme di azioni che forniscono ai lavoratori in difficoltà un supporto di informazioni e i più adeguati strumenti rivolti alla formazione e alla valorizzazione delle risorse umane, per accrescere le possibilità di successo nella ricerca dell’occupazione nonché specifiche misure a favore delle categorie deboli del mercato del lavoro (giovani, donne, persone disabili)?
(Daniele Ciravegna).

La dignità del lavoro, come già detto, è anche collegata alla consapevolezza dei propri diritti e doveri, che ognuno dovrebbe conoscere.

Riportiamo stralci di solo alcuni degli articoli della Carta dei diritti universali del lavoro, ovvero

Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori

Articolo 2 Diritto al lavoro

a Ogni persona ha il diritto di svolgere un lavoro o una professione liberamente scelti o accettati.

2. Ogni persona ha il diritto di godere di servizi gratuiti di collocamento e di beneficiare dei livelli essenziali, stabiliti dallo Stato…

4. Nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio.


Articolo 3 Diritto ad un lavoro decente e dignitoso

1. Ogni persona ha diritto ad un lavoro decente e dignitoso che si svolga nel rispetto della professionalità e con condizioni di lavoro eque.

2. Il lavoro non deve essere degradante e deve consentire al lavoratore una vita libera e dignitosa, la utilizzazione delle sue capacità professionali e la realizzazione della sua personalità.


Articolo 4 Diritto a condizioni di lavoro chiare e trasparenti

1. Tutti i lavoratori hanno diritto a condizioni contrattuali chiare e trasparenti, formulate per iscritto, e di ricevere ogni informazione utile per la tutela dei loro interessi e dei loro diritti.

2. L’obbligo di cui al comma precedente va adempiuto secondo correttezza e buona fede.

La sua violazione da parte del datore di lavoro o del committente determina l’applicazione dell’art. 4 del D. Lgs. 26 maggio 1997, n. 152, nonché il diritto del lavoratore al risarcimento del danno


Articolo 5 Diritto ad un compenso equo e proporzionato

1. Ogni prestazione di lavoro deve essere compensata in modo equo, in proporzione alla quantità e qualità del lavoro svolto.

2. Il compenso è fissato dalle parti in misura non inferiore a quello previsto dai contratti collettivi, o dagli accordi collettivi stipulati dalle associazioni di lavoratori autonomi, ove applicabili alle parti stesse.


Articolo 6 Libertà di espressione

1. I lavoratori, senza discriminazioni, hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero, nel rispetto dei principi della Costituzione e delle norme della presente legge, anche nei luoghi dove prestano la loro opera.

2. La libertà di manifestare il proprio pensiero comprende quella di contribuire alla cronaca, nel rispetto del segreto aziendale, e alla critica relativa al contesto lavorativo e all’attività in esso svolta


Articolo 7 Diritto a condizioni ambientali e lavorative sicure

1. Tutti i lavoratori hanno diritto a lavorare in condizioni ambientali e lavorative sicure, tali da garantire la protezione della propria salute fisica e psichica e della propria personalità.

5. Tutti i lavoratori hanno diritto di abbandonare il luogo di lavoro qualora ritengano di trovarsi in una oggettiva situazione di pericolo grave, immediato e inevitabile, nonché di rifiutare di svolgere in tutto o in parte la prestazione di lavoro ove non siano assicurate adeguate condizioni di igiene e sicurezza


Articolo 8 Diritto al riposo

1. Salva ogni diversa previsione di maggior favore, tutti i lavoratori hanno diritto a un riposo minimo giornaliero di 11 ore, oltre che a un riposo settimanale di almeno 24 ore consecutive, e a un riposo annuale di almeno 4 settimane.

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