Botros 4 - I ragazzi come vedono il lavoro?

Botros 4 - I ragazzi come vedono il lavoro?

Francesco Viscomi (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 4 settembre 2022]

La fine dell’estate, per i ragazzi, è segnata dall’inizio di un nuovo anno scolastico, in cui impareranno nuove cose e acquisiranno nuove competenze, fini all’ingresso nel mondo del lavoro, in cui entreranno una volta terminati gli studi.

Durante la stagione estiva c’è anche chi lavora per mettere qualche soldo da parte oppure per acquistare ciò che si desidera. La maggior parte dei lavoratori stagionali giovani fa il cameriere o il barista, presso le attività di parenti e non.

La scelta della scuola più adatta

Per chi, come me, frequenterà l’ultimo anno delle scuole medie, c’è un’importante scelta da fare, che influenzerà radicalmente il nostro curriculum in futuro.

 A chi vuole fare il meccanico converrà scegliere l’istituto industriale; a chi vuole fare il medico il liceo scientifico; a chi vuole fare l’avvocato il liceo classico e così via.

Chi è ancora indeciso, si orienta per lo più verso studi liceali, utili per il proprio futuro (solitamente universitario).

 
I giovani e il lavoro: differenze tra generazioni

I giovani, negli ultimi tempi, hanno meno bisogno di lavorare: a livello economico le famiglie stanno meglio dei secoli scorsi, e possono mandare i figli a scuola, permettendo loro di essere istruiti ed educati.

Fino a poco più della metà del secolo scorso, infatti, molti ragazzi abbandonavano presto gli studi per poter lavorare e migliorare le condizioni delle loro famiglie.

L’esempio più importante è quello della prima rivoluzione industriale, avvenuta in Inghilterra, dove molti bambini, dai sette anni in su lavoravano più di dodici ore al giorno senza pause fisiologiche all’interno di fabbriche con macchinari pericolosi. Lavoravano anche di domenica, per pulire le macchine utilizzate durante la settimana.

Inoltre, anche in Italia, proprio per la bassa qualità della vita e il poco benestare delle persone, il tasso di analfabetismo era molto alto, soprattutto al sud, perciò i ragazzi di quelle generazioni, iniziavano a lavorare in campi o in industrie e continuavano con queste professioni per tutta la vita. Fare l’avvocato o il medico, infatti, era una cosa molto difficile: solo i ricchi potevano farlo.

Le nuove professioni, il futuro mercato del lavoro

Oltre alle professioni da sempre presenti, fondamentali per una vita regolare ed equilibrata nel mondo, nuove professioni stanno “sbarcando” sul mercato del lavoro, legate soprattutto all’avanzamento e al progresso della tecnologia, eccone alcune.

Il social media manager: gestisce profili social (Instagram, Facebook, Twitter, Tik Tok) per aziende o singoli, allo scopo di pubblicizzare i loro prodotti.

L’ingegnere robotico: progetta, costruisce e collauda robot.

Il sustainability manager: studia e applica strategie che promuovano investimenti più sostenibili a livello sociale, economico e ambientale.

Il web developer: dall’inglese “sviluppatore di siti”, si occupa di creare e modificare siti web per aziende o singoli.

Il video editor: “Edita”, cioè modifica e taglia video per influencer, specialmente su YouTube.

Questi sono alcuni dei nuovi lavori che i giovani d’oggi, e i grandi del futuro, faranno.

Lo sfruttamento minorile è ancora un problema?

Secondo l’Articolo 37 della Costituzione Italiana, l’età minima di un lavoratore deve essere di sedici anni, coincidente con la fine della scuola dell’obbligo. I ragazzi con meno di sedici anni non possono lavorare, per tutelare l’obbligo scolastico, salvo in alcuni casi (come nel mondo dello spettacolo).

Per quanto riguarda i cosiddetti “lavoretti estivi”, i ragazzi possono essere assunti da quindici anni in su, non meno, non possono essere esposti a sostanze tossiche, nocive ed esplosive, non possono lavorare all’interno di cave, miniere, cisterne o pozzi, non possono abbattere alberi, utilizzare attrezzi pericolosi oppure lavorare in cantieri, non possono trasportare carichi per più di quattro ore al giorno e non devono essere esposti a rumori superiori agli ottantasette decibel, infine non possono lavorare per più di quattro ore al giorno.

Il lavoro minorile nelle miniere è praticato in alcune zone, come nella Repubblica Democratica del Congo, dove i bambini vengono utilizzati nelle cave di coltan, minerale tossico presente negli apparecchi elettronici, che si trova all’interno di cunicoli in cui solo i ragazzini riescono a entrare.

Suggerisco ai miei coetanei di pensare allo studio, per adesso, e di capire quanto siamo fortunati, rispetto a molti altri, a vivere in uno Stato come l’Italia, in cui non è più necessario lavorare sin da piccoli, e in cui lo studio è un obbligo ma allo stesso tempo un servizio fornito.

Proprio per questo consiglio di sfruttare al massimo questi anni, per prepararsi bene ad affrontare il mondo del lavoro.

Buon rientro a tutti.


Report Page