Botros 22 - Non ti muovere

Botros 22 - Non ti muovere

Giovanna Moscato https://t.me/Giovymos [Art. 6 Marzo 2024]


Comunicare è un’esigenza dell’essere umano insita nella sua stessa natura, perché attraverso questo processo esprime i propri bisogni ma anche le proprie emozioni. Con un vagito il bambino viene al mondo e richiama a sé l’attenzione della madre, con un sorriso si comunica al mondo la propria gioia di vivere, con una parola tagliente si demolisce l’altro.

Sguardi, parole, gesti, sono gli strumenti attraverso i quali vengono trasmessi i messaggi. Il romanzo che a mio avviso fa della comunicazione, o della sua assenza, l’elemento determinante dello sviluppo delle vicende è “Non ti muovere” della scrittrice Margaret Mazzantini, un testo che, malgrado la crudezza di alcune scene, mantiene intatto il suo senso poetico, la capacità di travolgere il lettore in un vortice di emozioni, in un crescendo di momenti forti e coinvolgenti.


La storia si dipana su due diversi piani temporali: il presente e il passato.
Nel presente troviamo un uomo borghese, Timoteo, un chirurgo che vive una vita apparente perfetta ma che si trova ad affrontare un evento sconvolgente: l’incidente in moto di Angela, la figlia adolescente che si trova a combattere tra la vita e la morte nell’ospedale in cui lavora Timoteo.

Durante tutto il periodo dell’intervento chirurgico cui viene sottoposta la ragazza, Timoteo ritorna con la mente ad un passato in cui ha vissuto una sconvolgente storia d’amore con Italia, una donna di bassa estrazione sociale che abita nella periferia di Roma.

Una storia che anche Timoteo sente essere improbabile, perché Italia non appartiene a quel mondo artefatto e dorato a cui appartiene la sua stessa fidanzata, una donna affascinante e di successo. Timoteo ama visceralmente Italia che, malgrado la povertà e il degrado sociale, è una persona buona, e, mentre Timoteo non trova il coraggio di lasciare la sua fidanzata ma anzi la sposa e diventa padre, Italia preferisce farsi da parte.

Timoteo non comunica con sua moglie, si lascia vivere mentre lei osserva gli umori del marito, e proprio mentre ha più bisogno di lui, in ospedale dopo aver dato alla luce sua figlia , Timoteo sceglie di andare via e di partire con Italia. Il loro viaggio sarà l’ultimo atto di un grande amore che non finirà mai malgrado la crudeltà della vita.

Timoteo non viene dipinto come un santo, anzi l’immagine che viene tratteggiata dalla Mazzantini è quella di un borghese, ricco, benestante e laureato, ma che non è di conseguenza anche un brav’uomo. Dice Timoteo alla figlia in coma

Ero felice, non ci si accorge mai di esserlo, Angela, e mi chiesi perché l’assimilazione di un sentimento, così benevolo ci trovi sempre impreparati, sbadati, tanto che conosciamo solo la nostalgia della felicità, o la sua perenne attesa.”


La felicità di Timoteo è di breve durata, gli viene negata mentre si trova costretto a vivere la falsità di una vita che non gli appartiene più.

C’è in tutta la storia una forte dicotomia tra l’adesione apparente del protagonista alle regole della società conformista e il suo desiderio di essere libero, libero di amare una donna che non risponde ai canoni della borghesia benpensante, e in fondo Timoteo è profondamente autentico dal momento in cui sceglie di lasciare tutto e di vivere fino in fondo la sua storia d’amore con Italia.

“Chi ti ama c’è sempre, Angela, c’è prima di conoscerti, c’è prima di te”

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