Botros 19 - Storia della famiglia

Botros 19 - Storia della famiglia

Angelins (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 7 Dicembre 2023]

La famiglia è sempre stata al primo posto nelle aspirazioni del genere umano.

Il filosofo greco Aristotele (IV sec. a. C.) nella sua Politica, scrisse che “l'uomo è un animale sociale”: tende per natura ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società.

L’essere umano non è nato per vivere da solo; fin dagli albori della civiltà, anche presso i primitivi, donne e uomini si sono accoppiati, per vivere insieme e sostenersi a vicenda.


Con l’avanzare della civiltà la famiglia è diventata una vera e propria istituzione, che si configura come un gruppo o nucleo di due o più individui, che vivono insieme nella medesima abitazione, sono legati col vincolo del matrimonio (almeno nella tradizione: oggi la realtà è diversa) da rapporti di parentela, dalla stessa discendenza, da vincoli di sangue e da tradizioni, o persone unite di affinità, che interagiscono tra di loro stabilendo rapporti di affetto.

In parole più semplici, la famiglia è il gruppo sociale in cui si è nati e cresciuti, formati in genere da genitori, fratelli e sorelle, con cui si vive, condividendo ogni cosa materiale e con cui, in genere, si stabiliscono forti legami affettivi.


La famiglia rappresenta un punto fermo nella vita di un uomo, perché è in essa che si cresce e si viene educati ai valori fondanti della vita: amore, rispetto, libertà, onestà, responsabilità, condivisione, senso profondo del valore del fine della vita.

Nel tempo, la famiglia, pur conservando il suo fondamentale ruolo in seno alla società, ha subito cambiamenti strutturali notevoli, che hanno determinato mutamenti nella concezione dei ruoli familiari e di quelli sociali, nonché della partecipazione allo sviluppo del benessere familiare e sociale.

Il percorso storico della famiglia è lungo e complicato, ma proviamo a considerarlo nelle varie epoche, per sottolinearne gli aspetti, che hanno determinato diversi modi di vivere.

Consideriamo in grandi linee gli sviluppi che la struttura familiare ha subito con il trascorrere degli anni.


Antichità

Anche se con caratteristiche diverse nei vari paesi del mondo, nell’antichità la famiglia si basava sul matrimonio e sul patriarcato: il marito comandava, provvedeva al sostentamento familiare e la donna era sottomessa in famiglia ed era esclusa dalla vita sociale.

La famiglia aveva il compito di procreare figli, e quindi nuovi cittadini, la funzione di preservare le tradizioni e i beni della stirpe, attraverso i passaggi di eredità ai figli maschi Questi sono tratti si ritrovano nella concezione antica del matrimonio in ogni cultura.

La civiltà romana fu la prima a regolare con norme di diritto il matrimonio e la famiglia e a stabilire un rito matrimoniale pubblico, che legalizzava la nuova famiglia di fronte alla società.

Il diritto al matrimonio spettava solo ai cittadini romani. Il matrimonio romano era organizzato dai padri dei futuri sposi; questi si conoscevano solo al momento del fidanzamento, che consisteva in una promessa (sponsio) solenne- usanza che continua ad essere rispettata ancora in alcune zone dell’Africa o dell’Oriente-

Con il matrimonio si costituiva la famiglia, in cui confluivano (insieme al patrimonio) servi, schiavi e tutte le persone legate da vincoli economici, sociali o politici. La suprema autorità familiare (potestas) era il marito-padre (pater familias) che aveva potere assoluto sulla moglie e sui figli.

Con il Cristianesimo prende forza il modello della famiglia nucleare (padre, madre, figli) per l’impegno che i genitori si assumono nell’educazione religiosa dei figli. Rimane fondamentale l’autorità paterna, ma cessa di avere “il diritto di vita e di morte” sui figli.

Il Cristianesimo, ancora oggi, esalta il carattere monogamico della famiglia e afferma l’indissolubilità del vincolo matrimoniale.

Facciamo un salto in avanti per delineare tratti della famiglia che perdurano nel tempo, fino al XIV secolo in poi: la prima cosa che risulta chiara sono le notevoli differenze tra la famiglia rurale, quella cittadina e quella altolocata.


La famiglia rurale era numerosa, perché tutti i suoi membri dovevano contribuire al mantenimento della proprietà, lavorando, affrontando difficoltà economiche, ambientali, atmosferiche, e rispettando i ruoli.


I componenti vivevano sotto lo stesso tetto, anche dopo sposati, e tutti erano sottomessi al capofamiglia, che godeva di molto rispetto.

La famiglia cittadina era formata da nuclei più ristretti: i cittadini erano soprattutto artigiani, e potevano assicurare alla famiglia un certo benessere anche sena la presenza di molti operai.


Le famiglie dei ceti più elevati erano numerose, perché i componenti, dopo il matrimonio andavano a vivere stabilmente presso la casa del genitore del marito.

E’ chiaro che nelle famiglie altolocate convivevano più generazioni e più nuclei matrimoniali.


Nel periodo di tempo compreso tra il XIV ed il XX secolo
, nella società e di conseguenza nella famiglia, si registrarono mutamenti importanti, sempre conseguenze di fattori economici, che rendevano necessaria  la rimodulazione di ruoli e  delle responsabilità.

Il primo cambiamento riguarda le famiglie rurali ed è ben espresso dalle seguenti parole di M. Barbagli: 

“Esso fu provocato da un insieme di profonde trasformazioni economiche e sociali delle campagne, soprattutto dalla diffusione dell’organizzazione produttiva poderale e dal passaggio della popolazione agricola da un tipo di insediamento prevalentemente accentrato ad uno sparso.
Iniziate in alcune aree prima del XV secolo, queste trasformazioni avvennero in momenti diversi nelle varie zone dell’Italia centro-settentrionale nei tre secoli successivi.”
 


Il bisogno economico produsse una forte trasformazione della struttura familiare che cominciò ad assumere caratteristiche sempre più complesse legate al podere su cui lavoravano.

Il problema del mantenimento delle famiglie provocò una certa frantumazione dei nuclei familiari numerosi. Risultava difficile provvedere al sostentamento di nuclei familiari sempre più numerosi e si tentò di risolvere questa problematica non continuando a privilegiare il nucleo familiare concentrato nello stesso podere, ma di provvedere a dividerlo tra gli eredi.


Anche nelle famiglie delle aree urbane appartenenti al ceto medio-borghese (mercanti e commercianti) si verificò un’accelerazione verso famiglie di tipo nucleare (sec. XVIII – XIX) sia per motivi economici che per mutamenti nei ruoli familiari.

L’eredità nelle famiglie urbane era sempre più spesso costituita da denaro liquido, che consentiva di essere ripartito in più parti uguali.

Questo fenomeno tardò ad essere attuato presso le famiglie nobiliari, la cui principale preoccupazione era preservare intatto il patrimonio e il nome della famiglia.

In generale, in ogni caso, il cambiamento delle relazioni familiari nei vari ceti, avvenne con ritmo diverso.

I maschi cittadini tendevano sempre più a formare nuclei indipendenti dal nucleo originario, mentre nelle aree rurali, i maschi anche dopo sposati, dovevano rimanere sottomessi al padre.

Nelle campagne il distacco dalla famiglia patriarcale avvenne con maggiore lentezza, perchè il patrimonio era rappresentato dalla terra, che richiedeva manodopera numerosa e quindi presenza di più uomini per potersi reggere.

La necessità di affrontare questa problematica, rese necessaria anche l’impiego delle donne nei lavori rurali.



Dal Rinascimento alla rivoluzione industriale iniziò a farsi strada un modello di famiglia diverso da quello patriarcale.

La società industriale, non era basata sulla proprietà e sul lavoro della propria famiglia di origine, ma sull’offerta lavorativa pubblica o legata ad associazioni operaie o professionali.

La possibilità di trovare impiego non dipendeva dalla famiglia di provenienza, ma era resa possibile dalle proprie personali capacità professionali.

Tutti questi elementi condussero a minare le basi delle strutture familiari di tipo complesso a favore di quello nucleare, fenomeno questo, che si presenta con un certo rallentamento nelle famiglie italiane.

Ancora nella prima metà del 1900, infatti, contrariamente a quanto avveniva in altri paesi europei, buona parte della popolazione viveva in famiglie patriarcali con più di tre generazioni e più unità coniugali.

Il modello tradizionale di famiglia complessa, nelle regioni italiane, era destinato a durare ancora per pochi decenni, fino a quando molte famiglie, trasferitesi dalle campagne nelle città per godere delle libertà e dei privilegi che il vivere in città comportava, si frantumavano dando origine a famiglie mononucleari.

 

Mutamenti nelle relazioni familiari

Anche le relazioni domestiche in seno alla famiglia hanno subito variazioni nel corso dei secoli.

Lentamente si verificò il passaggio da un sistema di matrimonio combinato dai genitori mossi esclusivamente da interessi di tipo economico e sociale, ad uno basato sulla libera scelta dei coniugi.

Con la libertà di scelta anche il rapporto fra i coniugi si fece più libero e più intimo.

La tradizionale prevalenza di potere fra marito e moglie si attenuò con la passione erotica che andava acquistando una crescente importanza.

Cambiarono gradualmente le relazioni fra genitori e figli.

Per lungo tempo i padri e le madri, convinti che l’atteggiamento autoritario era quello migliore da tenere con i figli, loro affetto.

 

Nelle famiglie di ceto medio-alto e di origine nobiliare le relazioni fra genitori e figli erano basate su principi rigidi e su di una forte verticalizzazione. 

Nel 1700 i giovani nobili si rivolgevano ad entrambi i genitori con il “lei” e tutta la corrispondenza inizia con formule reverenziali ed anche ogni riferimento al padre ed alla madre, era accompagnato da espressioni formali.

Ai figli i genitori rispondevano utilizzando il “voi” ed evitavano di chiamarli per nome preferendo indicarne la condizione di parentela- padre- madre ad esempio-

Anche fratelli e sorelle mantenevano rapporti formali intrappolati in formule di cortesia e di stampo burocratico allo scopo di mantenere le distanze dettate dall’interesse soprattutto nel momento di divisione dell’eredità.

Ma anche nelle famiglie meno agiate o povere i rapporti tra familiari erano piuttosto chiusi- anche nella considerazione del rapporto uomo-donna o moglie - marito e il rispetto verso i genitori era inteso come sottomissione, ubbidienza totale.


Con l’avvento della famiglia moderna, gli atteggiamenti ed i comportamenti dei genitori verso la prole sono radicalmente cambiati ed i figli sono diventati i destinatari privilegiati delle loro cure e del loro affetto: il rispetto viene concepito come atteggiamento bilaterale, cioè scambievole tra padri, madri e figli.

Il voi viene sostituito con il tu, che favorisce rapporti più confidenziali.

Lentamente, ma con sempre maggiore chiarezza e regolare continuità nel nord Italia, si realizza la decadenza del modello di famiglia tradizionale ed autoritaria frutto del matrimonio di interesse e va prendendo forma un modello di famiglia tendenzialmente più democratica ed intima.

Evoluzione dei rapporti anche tra vita privato e contorno sociale

Durante il periodo in cui era molto forte la famiglia complessa, patriarcale e chiusa nei rapporti familiari, la realtà sociale esercitava una forte influenza ed ingerenza sull’equilibrio familiare.

Tutto apparteneva al pubblico che si ergeva da giudice su quanto accadeva nella famiglia: il matrimonio, come il fidanzamento o la morte di un familiare erano fatti comunitari e non privati.

Omosessuali, adulteri, conviventi e tutti quelli che non rispettavano certi canoni o schemi ormai assodati, erano additati, osteggiati, messi alla berlina, chiacchierati malevolmente e spesso isolati.

                      

I corteggiamenti, il fidanzamento erano fatti pubblici e gli incontri prematrimoniali avvenivano alla presenza di parenti ed altri membri della comunità.

Nel caso fosse scoperto un incontro clandestino la donna era colpita da dicerie velenose nel suo onore e nella sua dignità.

Il matrimonio comprendeva la partecipazione di quasi tutta la comunità per cui la spesa dello sposalizio pesava molto sull’economia della famiglia.

Si dovevano rispetta alcune regole come quelle che stabilivano dote, chi doveva pagare il ricevimento, l’abito degli sposi ecc. E la “fujutina”, che di solito sceglievano i fidanzati osteggiati dalle famiglie, a volte veniva a risolvere il problema gravoso dei costi della festa matrimoniale.

Anche dopo il matrimonio parenti e vicini continuavano ad impicciarsi dei novelli sposi fino a dare vita a incredibili intrusioni nei fatti privati di una coppia (il giorno successivo alla prima notte si pretendeva di avere testimonianza della verginità della sposa, ad esempio).


Il rispetto del privato cominciò ad affermarsi nel XX secolo quando, grazie all’istituzione della luna di miele; i giovani sposi partivano per un viaggio, che li poneva al riparo dall’influenza e dal giudizio della comunità.

Non si può non sottolineare la problematica della convivenza degli sposi nella famiglia complessa.

Nelle famiglie complesse la nuora era completamente sottomessa sottomissione alla suocera, che comandava su tutte le donne di casa.

La guida della famiglia spettava al padre al quale tutti dovevano la più completa e totale obbedienza.

In caso di suo decesso gli subentrava il figlio più anziano.

Era il capofamiglia, che dirigeva ed organizzava la vita di tutta la comunità familiare e che deteneva il portafoglio di casa che, però, era direttamente ed operativamente gestito dalla moglie che doveva sempre rendere conto al capofamiglia di ogni entrata e di ogni uscita.

I momenti di massima socializzazione erano i pranzi.


I lavori domestici spettavano interamente alle donne a cui spettava anche il compito di occuparsi dell’igiene personale e della pulizia degli abiti del marito.

Nelle famiglie nucleari borghesi e cittadine, invece, non era raro che fosse il marito stesso ad occuparsi della propria igiene personale e della pulizia dei propri capi d’abbigliamento.

Inoltre nelle famiglie urbane vi era una minore intrusione della comunità nella vita coniugale e le stesse relazioni intime erano più strette in presenza di minori distanze sociali che portarono ben presto al passaggio dal “lei-voi” ad un più confidenziale “tu”.

Grazie all’istruzione, all’emancipazione della donna, al movimento migratorio dalle campagne in città, le cose cominciarono a cambiare.

  


La famiglia odierna molto diversa da quella di ieri, se non altro perché è venuta meno la stabilità del concetto del matrimonio per sempre.

Gli sposi odierni partono con questa convinzione o con la “dichiarazione di amore per sempre”, ma nella maggioranza dei casi, lo scontro con i problemi quotidiani dei soldi, della casa, della spesa, della macchina, del lavoro, dell’educazione dei figli, che costano troppo, fa vacillare quella che sembrava una sicurezza e la volontà di mantenere, nonostante tutto, le promesse di vita insieme.

I divorzi sempre più numerosi, dimostrano che l’istituzione matrimonio è in crisi e di conseguenza la famiglia.

L’incapacità di resilienza alle difficoltà economiche, l’emancipazione della donna che non sta più in casa come prima, la difficoltà a trovare un lavoro stabile e la necessità di emigrare altrove per trovarlo, quella di mantenere i figli, la ricerca del successo e del divertimento, il desiderio di vivere la propria identità sessuale, hanno determinato il nascere di nuove realtà nello scenario della famiglia.


Nella società odierna si sono venute e a costituire varie forme di famiglie, molto diverse da quella tradizionale: 

  • famiglie di fatto i cui conviventi non sono sposati;
  • famiglie allargate composte in cui vivono figli nati dalla precedente unione o nati dal nuovo legame.
  • famiglie monogenitoriali: tipo di famiglia composta da un solo genitore e almeno un figlio, fenomeno non nuovo ma in aumento.
  • famiglie immigrate: questo tipo di famiglie si trovano tra la società di origine e quella ospitante e ciò comporta dei cambiamenti sul normale ciclo di vita familiare.
  • famiglie di omosessuali: di coppie dello stesso sesso.

Si comprende come in questo tessuto sociale così variegato, si vengono a creare problematiche dolorose, che inquinano il concetto di famiglia, luogo di serenità.

Forse, come sostengono alcuni, questo panorama familiare ha dei lati positivi, che non si riscontravano nella famiglia tradizionale: maggiore sincerità, libertà, ma anche instabilità e problematiche varie nei figli, che si trovano a dover convivere con eventi che li destabilizzano.


La famiglia oggi

Nei paesi occidentali a economia avanzata, a differenza di quelli in via di sviluppo, sono scomparse le famiglie allargate.

Oggi prevale il modello della famiglia nucleare, composta dai genitori e dai figli; inoltre se fino agli anni settanta i figli erano due o tre per famiglia adesso prevalgono i figli unici: è perciò diminuito il numero medio dei componenti delle famiglie che nei paesi ricchi non raggiunge quasi mai le tre unità per nucleo.

E’ invece aumentato il numero complessivo delle famiglie, soprattutto per l’incremento dei nuclei composti da una sola persona, perlopiù anziani soli e per i single, che ormai costituiscono in diversi Stati europei e nelle popolazioni bianche del Nord America un terzo delle famiglie.

Sono in forte aumento anche nuove forme di famiglia soprattutto nell’Europa settentrionale e in America settentrionale: si tratta delle famiglie di fatto, cioè coppie non sposate spesso con figli, di quelle monoparentali, composte da un solo genitore divorziato, la madre di solito, dai figli e ricostituite, cioè nate dalle seconde nozze di una persona dopo il divorzio. In seguito all’aumento dei flussi migratori verso i paesi industrializzati crescono anche le famiglie multietniche, formate da genitori di nazionalità diverse.

In questo quadro aumentano anche i bambini nati al di fuori del matrimonio.

Nell’Unione Europea nel 2004 il 31,6 dei bambini è nato fuori del matrimonio, nel 1980 era l’8,8%.

La famiglia italiana è oggi composta in media da 2,5 persone, lo stesso valore degli USA: ciò significa che il modello prevalente è anche per il nostro paese quello di una coppia con un figlio o senza figli.

Nel 1964 ogni coppia aveva invece in media 2,7 figli. Oggi solo l’1,7% delle famiglie italiane ha sei componenti cioè coppie con quattro figli, mentre il 25% dei nuclei familiari è composto da una sola persona, spesso anziana.



Essendo i familiari in gran parte impegnati nel lavoro o a scuola, sono pochi gli anziani che riescono a ottenere assistenza in casa dai propri parenti.

Si è notevolmente indebolita la funzione sociale di assistenza svolta dalla famiglia tradizionale in un paese come l’Italia povero di servizi sociali qualificati.

Oggi la maggior parte degli anziani viene affidata alle cure di badanti straniere, immigrate in massa negli ultimi anni.

 

La famiglia continua invece a funzionare da centro assistenza per i giovani.

Tipico dell’Italia è infatti il fenomeno della famiglia lunga, cioè la permanenza in famiglia dei figli anche dopo il trentesimo anno di età.

 E ciò avviene soprattutto a casa delle particolari difficoltà che i giovani del nostro paese incontrano nel reperire un’occupazione retribuita in modo adeguato e che garantisca delle prospettive di lavoro meno precarie di quelle attuali.

(di Ivana Saggioro)

 


Il video e gli articoli che seguono possono allargare la conoscenza delle problematiche attuali della famiglia.

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