Botros 19 - Percorsi di sociologia

Botros 19 - Percorsi di sociologia

Francesco Caliò (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 7 Dicembre 2023]
Ciascuno di noi se non una combinatoria di esperienze, di informazioni, di letture, di immaginazioni? Ogni vita è un’enciclopedia, una biblioteca, un inventario di oggetti, un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili.
Italo Calvino – Lezioni Americane[1][2]

 

Un fenomeno sociale quando viene indagato ha molteplici sfaccettature, e spesso risulta complesso cercare di approfondire delle tematiche soprattutto quando esse hanno una valenza diversificata sia sul versante storico che territoriale, ancor di più se la tematica è di carattere micro e trova fondamento nella consuetudine.

L’evento del ritorno nella famiglia di origine durante le feste natalizie, ha radici storiche lontane, esso è legato da una parte ai flussi dell’emigrazione (lato macro) e dall’altro alla cultura vigente in un dato territorio (lato micro), quest’ultimo afferisce quindi più all’antropologia culturale e sociale che non alla sociologia intesa come disciplina accademica.

L’espressione letterale delnatale con i tuoi la si rintraccia in diverse culture e latitudini, in Europa e nel continente Americano, spesso è stata utilizzata anche nella cinematografia (dai cd cine-panettoni natalizi alle pellicole ad alto contenuto storico e culturale). L’immagine che si ha su questo tema è comunque quella legata all’emigrazione, e al conseguente rientro temporaneo degli emigranti nelle abitazioni dei paesi di origine (un tempo erano i canonici 10/14 giorni a cavallo tra il Natale e l’Epifania).


Una relazione tra identità e territorio che oltrepassa il tempo[3] e rappresentava fino a poco tempo addietro quasi un obbligo morale. Il ritorno viene canonizzato come un ricongiungimento del singolo con la comunità prima (gli amici, i conoscenti, la struttura fisica del paese, etc. etc.), e con il nucleo familiare di appartenenza dopo. Le stazioni ferroviarie, un tempo popolate e trafficate rappresentavano il simbolo del viaggio della speranza, quella che avrebbe permesso un futuro migliore, e questo trovava specie proprio con il ritorno, seppur temporaneo nei paesi natale e dai propri genitori[4].

In un certo senso la prassi (impropriamente detta) del ritorno, rappresentava un rito socialmente diffuso. Esistono molti esempi filmografici che rappresentano in chiave socio antropologica questa consuetudine, alcune addirittura che toccano l’aspetto razziale, proprio utilizzando il ricongiungimento legato al Natale.

La pellicola indovina chi viene a cena[5], girata nel 1967 fotografa in maniera magistrale proprio il rientro la sera di Natale di una neo coppia interrazziale e regala una grandissima riflessione su quella che era la questione tra bianchi e neri nell’America degli anni 60. Il Natale con i tuoi, assume quindi un forte valore sociale e storico.   


Nei territori del sud Italia, fino a pochi decenni fa, vi era una consuetudine molto diffusa soprattutto nei piccoli paesi a vocazione contadina. Avveniva che proprio nel periodo natalizio quanto si riaggregavo le famiglie, con il ritorno nei paesi degli emigranti (con la macellazione dei suini, appositamente allevati per costituire le provviste annuali), i nuclei si aggregavano per l’attività lavorativa di composizione degli alimenti che scaturivano dai maiali.

Durante questa attività (che era quasi rituale), la cena, a cui partecipavano tutti i componenti familiari (oltre a parenti ed amici) rappresentava un momento di riaggregazione familiare, in alcuni casi, l’invito era anche l’occasione per ricomporre eventuali attriti tra i nuclei familiari o all’interno degli stessi[6].

Forse la storia delle tradizioni popolari oggi ci può apparire arretrata, rozza e retrograda, ma in realtà fa parte della cultura popolare che è necessaria per comprendere da dove veniamo e quale è la nostra identità. Possiamo affermare che da un punto di vista sociologico, i riti (come quello descritto, tra i tanti che si possono osservare) assolvono ad una funzione essenziale: il loro scopo è quello di mantenere unità la comunità, di ravvivare il sentimento di appartenenza al gruppo, di conservare la credenza e la fede, è quella, che Durkheim chiama “effervescenza sociale[7].


Oggi, nella modernità anche le consuetudini attraversano una fase di criticità, la nuova società liquida che imperversa sembra decomporre ogni legame, e la fragilità delle relazioni costituisce la caratteristica principale della vita ridotta a consumo. Il tempo stesso d’altronde ha una valenza diversa, soggettiva e fortemente legata al periodo storico di riferimento, lento e fluviale nel secolo scorso, tumultuoso nell’odierna società falcidiata da conflitti sociali e bellici, che sembrano non aver insegnato nulla all’umanità.

Proprio quelle ritualità profondamente umanistiche che caratterizzano le comunità, come il ritrovarsi insieme intorno ad una tavola bandita, ad una mensa dei poveri, ad una celebrazione religiosa, ad una manifestazione culturale o persino ad uno sciopero per la garanzia e la tutela dei diritti, hanno sempre un unico denominatore, che è la “partecipazione”[8], quale valore condiviso tra i componenti di una data comunità, quasi un interesse collettivo associativo (non nel senso giuridico del termine[9]) di matrice sociale[10].

Si può quindi affermare che il ritrovarsi è un’esigenza, un bisogno, una caratteristica umana, poiché l’uomo ha necessità delle relazioni sociali esattamente come l’organismo ha necessità dell’ossigeno per sopravvivere. Il ritrovarsi con i propri cari (intesi qui come non solamente come genitori e familiari stretti, ma come entità diversificate caratterizzata da legami osmotici) assume un valore antropologico che rientra a pieno titolo del patrimonio culturale di una data società.

Invero, il tempo ha logorato questo bisogno umano, la modernità riducendo tutto a consumo ha determinato che tutte le cose, non solo quelle materiali ma anche quelle relazionali (Il natale con i tuoi rientra in questa casistica), siano come oggetti a perdere generati dal fantasma dell’esubero, una civiltà dell’eccesso[11].


Nelle scienze sociali, la parola “appartenenza” viene utilizzata per la descrizione di vari fenomeni spesso diversi tra di loro. Il termine si presta a diverse interpretazioni a seconda della disciplina di riferimento (sociologia, antropologia, psicologia sociale, diritto). In prima battuta è utilizzato per indicare il legame che un individuo ha con la comunità di appartenenza proprio in base a criteri sociali, culturali, giuridici e territoriali.

Una sorta di connessione o meglio inclusione di un soggetto con la collettività (che può essere anche un’associazione, un ente, un movimento), in un’altra accezione invece, riscontriamo nel termine “appartenenza” una sorta di “sentimento identitario”[12] di natura culturale, affettiva o ideologica.

Vi è però una terza possibilità semantica, quella che vede attribuire al termine appartenenzail significato di un bisogno psicologico fondamentale per l’uomo[13] e che nasce già dai primi anni di vita. Dalla soddisfazione di questo bisogno ne discende il proprio equilibrio emotivo, sociale, che trova nelle relazioni sociali il punto di riferimento. Ma se il sentimento di appartenenza trova cittadinanza nei rituali (come quelli descritti), occorre dire che essa trova inoltre fondamento nei processi di socializzazione e nelle relazioni sociali quotidiane, nel vissuto giornaliero.  


Nell’arte teatrale rimane una pietra miliare, quella che Eduardo De Filippo ha confezionato nel 1931, quasi un secolo addietro, un’opera senza tempo, Natale in casa Cupiello[14] che racconta con l’ironia partenopea un natale familiare, ironica ma allo stesso tempo realistica, tra la disgregazione familiare e il suo successivo ricomponimento proprio nei giorni che attraversano il Natale, una parodia sociale sempre attuale e mai amara come invece è quella raccontata da Verga nei “Malavoglia”, quest’ultima animata dall’immutabilità del destino già scritto e non autodeterminante.

Questa piccola virata nell’arte ci consente di aprire una prospettiva di osservazione diversa, una prospettiva sociale che non punta l’analisi della famiglia con la domanda che cosa è la famiglia, ma si chiede cosa è “fare famiglia”[15]. La chiave di lettura relazionale fa sì che la famiglia come vissuto sociale venga osservata come relazione primordiale, la relazione sociale determina la nascita della famiglia come istituzione.

L’incontro ovvero il re-incontro che trova locazione in una festività, rappresenta quindi un momento, un’occasione di far rivivere dei riti che hanno un peso ed una dimensione diversificata proprio in ragione della stratificazione sociale delle famiglie.

La famiglia[16] (nella sua più ampia qualificazione)[17] rappresenta un valore primario, pure quando genera tensioni, contrasti e conflitti, perché rappresenta la “casa”, il punto di ritorno o un porto di approdo difronte alle avversità della vita. Il Natale con i tuoi in fondo è anche questo.


La famiglia è l’area in cui l’individuo si adatta o non si adatta a vivere in società, nella quale costruisce la sua ostilità o integrazione nel sistema sociale“.[18] 
Sabino Acquaviva



[1] Italo Calvino – Lezioni Americane – Mondadori 2022

[2] Gabriella Turnaturi – Immaginazione sociologica e immaginazione letteraria – Laterza 2003

[3] Loretta Baldassar – Altreitalie – 2001 - file:///C:/Users/acc400023/Downloads/00032.pdf

[4] Anna Elia – Sociologia delle migrazioni – Unical Cosenza – Dispensa - https://scienzepolitiche.unical.it/bacheca/archivio/materiale/1530/Soc%20delle%20migr%202019_20/TEORIE%20SULLE%20MIGRAZIONI%202019%20ELIA%20SS%20UNICAL%20DISPES.pdf

[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Indovina_chi_viene_a_cena%3F

[6] Nicola Manfredi – Storia di trazioni popolari: il rito dell’uccisione del maiale – Antropos 2019 - https://www.antropos.it/2019/01/14/storia-di-tradizioni-popolari-il-rito-delluccisione-del-maiale/

[7] http://nuovomeridionalismostudi.altervista.org/wp-content/uploads/2018/06/6.-BORIATI.pdf

[8] Luigi Pellizzoni – Dispensa di Sociologia dei processi partecipativi – Università di Pisa – Facoltà di Scienze politiche - https://people.unipi.it/luigi_pellizzoni/wp-content/uploads/sites/380/2017/11/Pellizzoni-Dispensa-di-Sociologia-dei-processi-parecipativi-aa-2017-18.pdf

[9] Temistocle Martinez – I gruppi, gli interessi sociali ed il loro principio ordinatore. Fenomeno giuridico e fenomeno associativo - in Diritto Costituzionale- Giuffrè 2022

[10] Gino Satta – Antropologia e patrimonio – Università di Bari – Dispensa di Antropologia sociale - https://www.uniba.it/it/docenti/satta-gino/attivita-didattica/Dispensa.AC1718.pdf 

[11] Zigmunt Bauman – Vite di scarto – Laterza 2007

[12] Carlo De Rose – APPARTENZA E IDENTITA’ fondamenti, processi, rituali – Articolo UNICAL Scienze politiche - https://scienzepolitiche.unical.it/bacheca/archivio/materiale/126/B.%20DISPENSE%20di%20Sociologia%20e%20ricerca%20sociale/Dispensa%201_Appartenenza%20e%20identit%C3%A0.pdf

[13] A.H Maslow – Motivazione e personalità – Astrolabio, 1973

[14] E. D. Filippo – Natale in casa Cupiello – Einaudi - 1964

[15] Pierpaolo Donati – Manuale di Sociologia della famiglia – Laterza 2006

[16] Alberto Trabucchi – Istituzioni di diritto civile – La famiglia – CEDAM 2022

[17] Adolfo Braga Prof. di Sociologia dei processi comunicativi – Dispensa UNITERAMO - https://elearning.unite.it/pluginfile.php/236292/mod_resource/content/0/Braga_Dispensa%20Sociologia%20Processi%20Culturali%20e%20Comunicativi.pdf

[18] Chiara Saraceno – Sociologia della famiglia – Il Mulino 2020  

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