Botros 16 - l' Editoriale

L’estate, occasione di ri-partenza

L’estate rappresenta una specie di rallentamento della corsa frenetica dei mesi autunnali, invernali e primaverili, durante i quali siamo intrappolati nella morsa delle tante cose da fare.

Quotidianamente impieghiamo al massimo le nostre forze nel mondo lavorativo, per risolvere problematiche varie, che attanagliano la nostra mente e ci costringono a restringere sempre di più la visione finale del nostro operare.

E’ giusto che sia così: grazie al lavoro possiamo curare il nostro essere, possiamo impegnarci per far del bene agli altri e guadagnare quanto basta, per consentire alla propria famiglia di vivere dignitosamente.

Ad un certo punto, però, avvertiamo la stanchezza del nostro affannarci continuo e stressante.

Non è - questo momento di defaillance, di debolezza - un capriccio e neppure segno di svogliatezza o vagabondaggine.

E’ una giusta esigenza del nostro corpo e della nostra mente: non siamo nati per lavorare continuamente tanto da sfiancare non solo il fisico ma anche il nostro spirito.

Sentiamo anche il bisogno di staccare, di passeggiare e respirare aria diversa, aria fresca, che riempia i polmoni di nuove sensazioni e gli occhi di nuovi sentieri.

Non si tratta di fermarci totalmente, perché non appartiene alla natura dell’uomo oziare senza mete.

Si tratta invece di cercare e godere momenti di pacatezza,  oasi di pace; si sente il bisogno di dedicare tempo anche allo spirito, di leccarci qualche ferita e di meditare sul significato della vita e sulle scelte da fare per il nostro futuro.

L’estate, a mio parere, dovrebbe essere considerata non un fermo, ma un rallentamento salutare della corsa usuale, quotidiana, una passeggiata rilassante.

 Se l’estate si vivesse davvero con un modo di procedere più lento, riflessivo, come una pausa di sapiente discernimento, la ripartenza settembrina si vivrebbe senza affanno, senza disorientamento.

Settembre dovrebbe servire a prendere in considerazione la scuola, il lavoro e attività varie ed anche faccende non remunerate, ma che ci tengono impegnati in attività; ogni impegno potrebbe essere ripreso con passione, determinazione, anche con qualche marcia forzata o, certe volte, con velocizzazioni costruttive,  gratificanti, lungimiranti.

L’andamento non dico lento, ma cadenzato, moderato, alternato, dovrebbe caratterizzare di continuo la vita: non possiamo sempre correre altrimenti ci scoppierebbe il cuore e moriremmo d’infarto; non possiamo sempre stare sempre seduti: diventeremmo pigri, inerti; la vita non può essere neppure solo una passeggiata: trionferebbe la noia e la rinuncia alla propria crescita.

Forse la natura ha già pensato a frenare il ritmo vertiginoso del nostro vivere: le stagioni dell’anno, con colori, temperature, frutti e quanto altro, servono esattamente a farci comprendere la complessità della nostra esistenza, che non può essere piatta, ma è necessario colorarla, profumarla diversamente a secondo dei momenti, che caratterizzano il nostro  cammino.

 Ci vuole dunque velocità e dobbiamo forgiare il nostro cuore per farcela; è obbligatoria  la pacatezza, per nutrire ed elevare  il nostro spirito; è opportuna  la passeggiata, per gustare la bellezza dei nostri giorni e  ci vuole, però, anche la possibilità di sedersi, per valutare il cammino fatto e  considerare il tragitto da percorrere ancora.

Tutto tende a dare sapore alla nostra esistenza, che è varia e per questo è meravigliosa, entusiasmante, non affossante.

Allora, cosa augurarci nel periodo settembrino di ripartenza?

Che, dopo essersi riposato, ciascuno sappia riprendere la propria corsa con passione, che sappia fare delle passeggiate con gusto, sappia sedersi per valutare, allargare i propri orizzonti e progettare.

E in tutti i casi sappia guardare con saggezza la meta della propria vita, per farla splendere verso il traguardo accattivante, affascinante ed irrinunciabile.

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