Botros 13 - La sociologia e il Sogno

Botros 13 - La sociologia e il Sogno

Francesco Caliò (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 4 Giugno 2023]

Una società migliore tra utopia e realtà


Come specie, gli essere umani possiedono il linguaggio, uno strumento meraviglioso che ci permette di dare un nome a tutte le cose esistenti e alle cose che ancora non esistono. Proprio grazie al linguaggio possiamo fare scelte, possiamo respingere certe cose in favore di altre, e possiamo allo stesso tempo pensare a cose che devono o possono ancora venire.

Non è un caso che Bauman[1] identifica gli essere umani qualificandoli come animali "trasgressivi" e "trascendenti", caratteristiche endogene delle quali, l’uomo non può farne a meno.

Si vive in anticipo sul presente. Le nostre rappresentazioni anticipano le nostre percezioni. Il mondo che abitiamo è sempre un passo, o un anno luce in avanti rispetto al mondo che ci circonda. Ogni momento, ogni istante della vita dell’individuo è caratterizzato dal “consumo”, non si può non consumare, ogni comportamento è un atto del consumo, a partire dal tempo, dall’aria che respiriamo, dall’acqua che beviamo o dai cibi che mangiamo, secondo questa prospettiva l’esistenza dell’uomo altro non è che una atto continuo del consumo, persino i nostri affetti cedono il passo e si consumano[2], e i sogni… seguono la stessa sorte, si consumano sempre, sia qualora rappresentino utopie irrealizzabili, sia nel caso si configurano come rappresentazioni di obiettivi individuali o collettivi, ovvero dei desiderata o ancora delle speranze di un qualcosa o di un qualcuno.


L’economia solidale oggi è un sogno quasi utopico, la dottrina neoliberista spinge verso una nuova visione della società: forti diritti di proprietà privata, liberi mercati e libero scambio sono gli strumenti attraverso cui gli individui possono cogliere le opportunità del mercato con una estremizzazione dell’economia finanziaria basata sul capitalismo da accumulo di poche oligarchie, un accumulo che non si limita alla corsa all’accaparramento delle risorse a costi bassissimi, ma presuppone una espoliazione delle comunità della loro identità, delle loro dimensione sociale con risultati disaggreganti.

La solidarietà sociale deve lasciare spazio in questa visione all’individualismo di Thatcheriana memoria, secondo la quale, non esiste la società, esistono solo gli individui nella piena visione capitalistica del mercato (terreni, manodopera, denaro), visione neoliberista[3]. I sogni altro non sono che visioni o di fuga dal reale, o di aspirazioni individuali, e in una società sempre più tossica rappresentano degli escamotage per vivere o sopravvivere.

Potemmo dire che abbracciano più aspetti intimistici, almeno per la moltitudine degli esseri umani. Diventano rilevanti sotto il profilo umanistico (sociologico, antropologico) quando essi si configurano come ideali da raggiungere immedesimandosi con le idee di figure autorevoli, illustri, e sicuramente visionari, che attraverso i loro pensieri rappresentati come “sogni” hanno indirizzato le società verso forme di grandissimo mutamento sociale (Gandhi, M.L. King, Mandela, etc. etc.). In quest’ottica i sogni hanno una valenza sociale, poiché rompono gli argini privati, intimi, individuali, per divenire dei veri e propri progetti di vita ad impatto collettivo.


I sogni sotto questo aspetto aiutano a crescere, a identificarsi in modo collettivo con una volontà di cambiamento sociale, non di sospensione dalla vita reale si tratta, di sosta/pausa di scarso contatto con la realtà, di una vita virtuale o solo immaginaria, ma potremmo dire che le cose si muovono proprio perché si sogna, non osare è già di per se una sconfitta un non voler andare oltre.

Forse il sogno in sociologia si potrebbe identificare con una società multiculturale, tollerante, garantista e pienamente rispettosa delle diversità, dell’altro..,, inteso come un tassello di un mosaico di culture diverse. Alla base però devono poggiare i pilastri dell’umanità, quelli maturati nel tempo, costati sangue e sofferenze immani che purtroppo tristemente si ripetono.

La storia stessa tra l’altro riporta come una costante temporale la mescolanza delle culture (guerre, invasioni, movimenti di colonizzazione, migrazioni, hanno rappresentato un meccanismo di attivazione del processo), gli esempi possono essere tanti e infiniti. Infatti, ci accorgiamo di questa contaminazione semplicemente osservando chi ci circonda, persone con tratti somatici, lingue, religioni, usanze differenti.

L’Europa stessa da terra di emigrazione è diventata terra di immigrazione e alla base di questi processi vi sono motivazioni economiche, sociali, politiche. Appare scontato che il discorso sulla multiculturalità e sui flussi che la determinano non è semplice, e tende a suscitare interpretazioni e opinioni non solo tra gli addetti ai lavori ma anche nella gente comune diametralmente opposte, mischiando istanze emotive spesso non controllabili (paura, sospetto, o al contrario pietà, commiserazione).


Il sogno come artefatto sociale non è quell’aspetto onirico in cui si naviga, i cd onironauti[4] rimangono nell’immaginario collettivo come coloro che si dissociano dal reale, intraprendendo un viaggio in un “oltre”, in una dimensione fluida, nella quale tutto è possibile. Socialmente l’uomo del sogno è un simbolo, cosi è sempre stato anche nelle società tribali.

Le rappresentazioni del sogno possono essere cristallizzate a seconda della cultura, del periodo storico, del significato attribuito ad esso come strumento, non come significato intrinseco (chiave di lettura psicoanalitica), bensì come valore/ideale[5]. In questa veste collettiva i sogni hanno un senso sociale, perché mediante essi si possono tracciare dei mutamenti sociali piccoli o grandi, infondo anche le riforme normative su temi molto complessi e delicati hanno avuto inizio dai sogni di pochi, che con le loro idee hanno fatto si che un sogno potesse diventare realtà.

In quest’ottica, è stato un sogno debellare l’analfabetismo e consentire l’istruzione pubblica obbligatoria e massiva nei primi del dopoguerra con vari interventi normativi di innalzamento dell’obbligo scolastico. E’ stato un sogno quello della sanità pubblica (pochi decenni addietro emulata e invidiata all’estero, oggi ridotta a brandelli da scelte politiche scellerate, miopi e corporative nonché affaristiche)[6]. Ed è stato un sogno la legge n. 300 del 1970 (conosciuta come lo statuto dei lavoratori)[7] costantemente attaccata con molteplici tentativi legislativi per ridurne la portata in termini di tutele.

Sono sogni sociali quelli dei giovani che sperano di concludere i percorsi universitari o di poter entrare nel mondo del lavoro per poter raggiungere quell’autonomia necessaria al proprio progetto di vita, di esistenza, di viaggio[8]. Poter frequentare un corso universitario in una città diversa dal posto in cui si è nati rappresenta un sogno che si scontra con quella iniquità economica che caratterizza la società stratificata e capitalistica (poche oligarchie e lobby che detengono la maggior parte della ricchezza).

Ha sicuramente un impatto sociale la protesta (cd delle tende) innanzi le università italiane in queste settimane di tanti studenti fuori sede. I costi degli affitti di un mercato drogato rendono proibitiva la permanenza nelle sedi, e gli alloggi universitari sono in un numero ridicolo (47.000 posti letto a fronte di circa 500.000 studenti fuori sede) rispetto al reale fabbisogno e per giunta in gestione a privati[9] che hanno fiutato subito l’affare “dell’affitto agli studenti”.


Oggi questi sogni si infrangono persino sulle differenze generazionali, tra giovani che non riescono a entrare nel mondo lavoro e middle age worker che faticano a rientrare nel mondo del lavoro una volta espulsi dal sistema produttivo[10], sono infatti troppo giovani per accedere alla pensione da un lato, e troppo anagraficamente in avanti con l’età per essere accettati e assorbiti dal mercato del lavoro ( un mercato del lavoro quello italiano asfittico, non omogeneo e punitivo); come dire…, metaforicamente il cd sogno americano è diventato un incubo anche in Italia.

Si parla di mobilità intergenerazionale quando si osservano cambiamenti in termini di curve retributive, occupazione, salute o istruzione di un individuo rispetto ai propri genitori. La persistenza generazionale[11] indica la stretta correlazione tra genitori e figli in termini di status, di storia di vita.

E’ sicuramente un sogno quello dello “stato sociale”, inteso come ordinamento non solo giuridico ma anche socio economico. Le politiche liberiste hanno eroso il sistema devastando quei servizi essenziali a cui tutti i cittadini di ogni classe sociale, collocazione geografica, etnia dovrebbero poter accedere (l’esempio della sanità è sicuramente quello più adatto per rendere meglio il quadro della situazione attuale).

L’escamotage per limitare le risorse umane e finanziarie verso il settore pubblico è quello tipico aziendalista, che vede rapportare costi e profitti, ad indicare che anche su questi settori occorre sempre la quadratura dei conti in una visione privatistica e aziendalistica. Ci si dimentica però, che gli stessi economisti pubblici utilizzano un altro rapporto, che è quello dell’analisi costi/benefici per la collettività, infatti nelle politiche pubbliche il rapporto centrale riguarda proprio il fattore “beneficio” per l’erogazione del servizio pubblico a favore dei cittadini.

Ed è cosi, che volutamente depotenziando la parte pubblica sia sotto il profilo organizzativo che finanziario e allo stesso tempo politicizzando le nomine si è ottenuta la versione nostrana che vede il motto che il privato funziona, mentre il pubblico spreca. Equazione letterale ammiccante questa, che garantisce ad oligarchie ben note di potersi gestire a proprio piacimento le risorse pubbliche (spostando UOC, delegando a cliniche private la gestione di importantissimi servizi sanitari) con il motto il settore pubblico va snellito, peccato però che poi ci si ritrova con reparti senza posti letto, pronto soccorsi inadeguati, ambulanze fatiscenti, etc etc, la lista purtroppo è infinita[12], la sindemia del COVID 19 ha infatti dimostrato, provato e certificato la totale scelleratezza delle scelte politiche poste in essere.

La situazione paradossalmente riguarda tutti i settori dei servizi pubblici, basta semplicemente vedere cosa è accaduto nel TPL (trasporto pubblico locale), treni regionali fatiscenti, stazioni chiuse, e allo stesso tempo spinte verso il gommato privato[13] con impatti ambientali enormi.

Per quanta riduttiva possa essere questa fotografia della visione sociale dello stato come erogatore di servizi pubblici, non si può fare altro che rimandare alle note per i dovuti approfondimenti, constatando ad oggi che le politiche pubbliche orientate ai principi di uguaglianza ed equità rappresentano effettivamente un “sogno sociale”[14]. Solo “l’agire sociale” inteso come spinta verso valori condivisi basati sull’equità sociale, può determinare l’attivazione di processi di evoluzione di una società che appare sempre più disomogenea, liquida e senza umanità.


“Infine resta la vita, e il sapere lo strumento per esprimerla”.
 Umberto Galimberti

[1] Z. Bauman – La bellezza è un sogno – La Feltrinelli 2022 - https://www.feltrinellieditore.it/news/2002/09/19/zygmunt-bauman-la-bellezza-e-un-sogno-396/

[2] Italo Piccoli – I bisogni, i desideri, i sogni. Un’analisi sociologica dei consumi – EDUCATT 2008

[3] Fabio Mostaccio – L’economia solidale come autodifesa della società – Franco Angeli  Riv. Sociologia del lavoro 142/2016 - https://www.francoangeli.it/riviste/Scheda_rivista.aspx?IDArticolo=56778

[4] Onironauti - https://it.wikipedia.org/wiki/Sogno -

[5] Max Weber – L’uomo classico a cura di Antonio De Simone – Mimesis 2020

[6] https://www.assidai.it/sanita-pubblica-8-tappe-grande-storia/

[7] Gino Giugni – Diritto Sindacale – Cacucci 2014 

[8] Cleto Corposanto – In viaggio. Una vita da flaneur – Rubettino 2020

[9] https://ilmanifesto.it/la-protesta-studentesca-delle-tende-tra-catasto-e-pnrr

[10] Luciano Gallino – Il lavoro non è una merce – Laterza 2009

[11] https://ilbolive.unipd.it/it/news/sogno-americano-diventato-incubo-anche-italia

[12] Nerina Dirindin – E’ tutta salute – in difesa della sanità pubblica – Abele edizioni 2018- https://www.google.it/books/edition/%C3%88_tutta_salute/oZaADwAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=le+politiche+sanitarie+libro&printsec=frontcover

[13] De Porta Armando – Gitto Antonio – La riforma del trasporto pubblico locale in Italia nella prospettiva aziendale – il difficile compromesso tra economicità aziendale ed efficacia sociale – Franco Angeli 2013

[14] Borzaga – Fazi- Manuale di politica sociale – Franco Angeli 2012



Il tuo parere...

Clicca qui per scrivere le tue osservazioni

https://forms.gle/q22oKkLC2bS2D1766

Report Page