Botros 13 - Educazione Civica

Botros 13 - Educazione Civica

Merida (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 4 Giugno 2023]

L'unità d'Italia

Cos’è la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera?

Io sono una che piange davvero tanto. Mi commuovo davanti ai film tristi. Frigno quando sento una bella canzone (anche se è leggera, anzi leggerissima…). Mi vengono i singhiozzi di fronte alle ingiustizie (che purtroppo ogni tanto abbiamo raccontato anche qui). E… e se proprio devo dirla tutta, qualche lacrimuccia mi scappa sempre persino quando vedo le frecce tricolori lasciare la scia della nostra bandiera nel cielo o quando sento il nostro inno nazionale cantato dagli atleti prima di un incontro o dopo una vittoria.

I giocatori della nazionale italiana di rugby cantano l'inno con la mano al cuore prima di una partita


Ecco perché oggi sono contenta di parlarvi del 17 marzo: la Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera. Si tratta di una festa (anche se si fa scuola e si lavora) che serve proprio a ricordarci l’importanza di queste cose che vi ho appena elencato. È stata aggiunta al nostro calendario nel 2012, e ritorna tutti gli anni, come un compleanno o il Natale.

È un’iniziativa che dovrebbe aiutarci a conoscere meglio la storia del nostro Paese e di alcuni dei suoi simboli. Possiamo dire che è come un giorno dedicato a fare un ripasso di Educazione Civica. Cogliamo l’occasione per ripensare ai valori che sono alla base della nostra convivenza come cittadini. E approfittiamone anche per riaffermare la nostra identità nazionale, cioè l’idea che facciamo tutti parte dello stesso Paese, che ha cominciato a riunirsi proprio in un lontano 17 marzo, quello del 1861.

Scopriamo insieme che cosa avvenne in quella data e come sono nate le tre cose che si festeggiano: la Costituzione, l’Inno e la Bandiera.

  • Dall’Unità d’Italia al Tricolore, passando per la Costituzione e l’Inno
  • La nascita del Regno d’Italia
  • La legge fondamentale del nostro paese: la Costituzione
  • Il Canto degli italiani: leggiamo insieme il testo
  • I tre colori della libertà


La nascita del Regno d’Italia: un riassunto riassuntissimo

La storia dell’Italia per molti secoli è stata la storia di una penisola divisa in tanti piccoli Stati, governati da re, principi, duchi o granduchi che regnavano su alcune città o regioni.

Dalla caduta dell’Impero Romano (476 dopo Cristo), infatti, l’Italia non era stata più unita. E nei primi anni dell’800 c’erano contemporaneamente il Regno di Sardegna (in pratica Sardegna e Piemonte), il Regno Lombardo-Veneto (quasi tutte le regioni del nord), lo Stato della Chiesa (il territorio del papa nell’Italia Centrale), il Regno delle Due Sicilie (a sud), i ducati di Modena, di Parma e altri più piccoli, e il Granducato di Toscana.

Cartina dei diversi Regni, Ducati e Granducati in cui era divisa l'Italia


Il Risorgimento

Intorno alla metà dell’Ottocento, però, alcuni patrioti decisero che era arrivato il momento di provare a riunire il Paese: in pratica, se guardi la cartina sopra, invece di uno stivale arlecchino, uno stivale tinta unita, di un solo colore. Iniziò così quel periodo storico che chiamiamo Risorgimento.   

Una statua del generale Giuseppe Garibaldi a cavallo


L’Italia conquistò l’autonomia dagli stranieri che dominavano i suoi territori dopo tre guerre d’Indipendenza. La prima scoppiò nel 1848, ma il re di Sardegna Carlo Alberto di Savoia fu sconfitto dagli austriaci e dovette lasciare il regno al figlio Vittorio Emanuele II. La seconda guerra iniziò nel 1859 e terminò con la liberazione della Lombardia, che venne annessa al Regno di Sardegna insieme a Toscana, Parma, Modena e parte della Romagna governata dal papa.

Le tappe dell'Unità d'Italia


Nel 1860 poi ci fu la famosissima spedizione dei Mille. Il generale Giuseppe Garibaldi si imbarcò da Genova e raggiunse la Sicilia, da dove insieme a mille uomini conquistò tutto il sud risalendo verso Roma. Nello stesso periodo Vittorio Emanuele prese le Marche e l’Umbria e scese fino in Campania, dove si incontrò con Garibaldi.

Vittorio Emanuele II


Il 17 marzo 1861 avvenne la proclamazione del Regno d’Italia, con capitale Torino. Ecco spiegato perché questa data è così importante. Perché segna la nascita della nostra nazione. Per vederla davvero unita, però, furono necessarie la terza guerra d’Indipendenza (del 1866), con cui fu liberato il Veneto, e l’entrata dei bersaglieri a Roma (la celebre breccia di Porta Pia) nel 1870.



La legge fondamentale del nostro paese: la Costituzione

La storia di come la nostra nazione (che era una monarchia) a partire da quel 17 marzo 1861 è diventata un paese democratico in cui tutti i cittadini sono uguali è ancora molto lunga. Passa attraverso due Guerre Mondiali e una dittatura e raggiunge il suo obiettivo solo l’1 gennaio 1948. È in questa data infatti che entra in vigore (cioè inizia a essere valida) la Costituzione della Repubblica Italiana. Approvata pochi giorni prima dall’assemblea costituente, cioè da una specie di parlamento provvisorio eletto dopo la guerra, la Costituzione è la legge fondamentale dell’Italia. Contiene i principali diritti e doveri di ogni cittadino e di fronte a essa siamo tutti uguali, “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (articolo 3).

Una vecchia copia della nostra Costituzione


Il popolo si autogoverna grazie alle elezioni

In altre parole, la Costituzione è un insieme di regole che ci siamo dati per vivere in armonia in una Repubblica democratica. In pratica, non abbiamo più un re o un dittatore che ci governa, ma siamo noi cittadini che tramite le elezioni stabiliamo ogni cinque anni chi forma la maggioranza del Parlamento, diviso in Camera e Senato. Queste due assemblee si riuniscono ogni giorno a Roma per votare le decisioni del Governo, il gruppo di persone incaricato di mandare avanti il Paese. Come puoi intuire, si tratta di un sistema complesso che, dopo un certo periodo, viene rinnovato perché nessuno acquisisca troppo potere e cerchi di avere ragione sugli altri. È solo così che anche chi è in minoranza può sentirsi rappresentato e partecipare alla vita della nazione.

Un elettore infila la scheda per votare nell'urna dove vengono raccolte


La divisione dei poteri e il presidente della Repubblica

L’altra cosa fondamentale che è contenuta nella Costituzione e garantisce il rispetto della democrazia è la divisione dei tre poteri dello Stato:

  • il potere legislativo (cioè il potere di fare le leggi) è attribuito al Parlamento
  • il potere esecutivo (cioè quello di mettere in pratica le leggi) è attribuito al Governo
  • il potere giudiziario (cioè quello di controllare che le leggi siano rispettate) è attribuito alla magistratura, ossia ai giudizi nei tribunali.

Sopra a tutti, come controllore e arbitro (tipo quello delle partite di calcio), c’è il Presidente della Repubblica. È la figura più importante del paese, che resta in carica per un periodo di sette anni. Di certo sai che a ricoprire questo incarico fondamentale adesso è Sergio Mattarella, il nostro dodicesimo presidente dall’inizio della storia repubblicana, eletto nel 2015 da Camera e Senato riunite. Anche lui è diventato, soprattutto in questi difficili anni di pandemia, un simbolo del nostro paese, proprio come lo sono il nostro inno e la nostra bandiera.

L'emblema della Repubblica Italiana


Il Canto degli Italiani

Inno Nazionale


Tutti quanti lo conosciamo come Fratelli d’Italia o l’Inno di Mameli, ma in realtà il titolo vero è Canto degli Italiani. La musica è stata composta da Michele Novaro, mentre le parole sono state scritte nel 1847 dal giovanissimo Goffredo Mameli. Questo ragazzo era un patriota italiano che morì a soli 21 anni durante i moti rivoluzionari del 1848.


Alla fine della Seconda guerra mondiale, quando l’Italia divenne una Repubblica, Fratelli d’Italia divenne il nostro inno, anche se per essere nominato ufficialmente ha dovuto aspettare una legge del 2017.

Leggiamo insieme l’inno di Mameli

Scommetto che anche a voi, come a me, piace cantarlo, ma sapete cosa significano le sue parole? Proviamo a capirlo insieme.

PRIMA STROFA

Fratelli d’Italia / L’Italia s’è desta / Dell’elmo di Scipio / S’è cinta la testa. / Dov’è la Vittoria? / Le porga la chioma / Ché schiava di Roma / Iddio la creò.

Più o meno il significato dell’inizio è questo qui:

Cari fratelli italiani, la nostra nazione si è svegliata e si è messa sulla testa l’elmo di Scipione l’Africano. E chi è? È un famoso condottiero romano che nel 202 avanti Cristo sconfisse il cartaginese Annibale. Uno proprio forte, insomma!

Poi l’inno prosegue chiedendosi:

Dov’è la vittoria? E per capire questo passaggio devi sapere che nell’antica Roma alle schiave venivano tagliati i capelli. Perciò la Vittoria, come una schiava, deve porgere la sua chioma a Roma, che Dio ha destinato a vincere.

Ed ecco che arriva il famoso ritornello.


RITORNELLO

Stringiamci a coorte / Siam pronti alla morte / L’Italia chiamò.

Il senso di queste celebri parole è:

uniamoci come un esercito in battaglia (la coorte era una parte dell’esercito romano), perché siamo pronti a morire per il nostro Paese quando ci chiama a raccolta.


SECONDA STROFA

Noi siamo da secoli / Calpesti, derisi, / Perché non siam popolo, / Perché siam divisi. / Raccolgaci un’unica / Bandiera, una speme: / Di fonderci insieme / Già l’ora suonò.

Il significato di questa strofa sembra un po’ più facile, no? Noi siamo stati calpestati e presi in giro per secoli perché non siamo un popolo unito, ma sempre diviso. Raccogliamoci allora sotto un’unica bandiera, un’unica speranza, quella di fonderci insieme, perché è arrivata l’ora di farlo.

All’epoca di Mameli l’Italia era ancora divisa in diversi Stati, spesso in conflitto tra loro. E a dire la verità, un po’ di quell’antipatia tra vicini ci è rimasta ancora oggi, per cui ogni tanto ci farebbe proprio bene ricordarci queste parole dell’inno.


TERZA STROFA

Uniamoci, amiamoci, / L’unione e l’amore / Rivelano ai popoli / le vie del Signore: / giuriamo far libero / il suolo natìo: / Uniti per Dio / Chi vincer ci può?

Uniamoci e cerchiamo di volerci bene, dice Mameli, perché solo così il Signore ci darà la sua benedizione e ci indicherà la strada da percorrere. Come saprai, la religione principale nella nostra nazione era ed è ancora quella cattolica. Quindi non c’è da stupirsi che nell’inno si faccia riferimento a Dio. Davanti a lui giuriamo di liberare il nostro paese perché uniti sotto il suo nome nessuno potrà sconfiggerci.


QUARTA STROFA

Dall’Alpi a Sicilia / Ovunque è Legnano, / Ogn’uom di Ferruccio / Ha il core, ha la mano, / I bimbi d’Italia / Si chiaman Balilla, / Il suon d’ogni squilla / I Vespri sonò.

In questa strofa Mameli ricorda diverse occasioni in cui, dalle Alpi alla Sicilia, gli italiani si sono ribellati all’invasione straniera. In ordine vengono ricordati:

  • la battaglia di Legnano del 1176 in cui i lombardi hanno sconfitto l’imperatore tedesco Federico Barbarossa
  • il condottiero Francesco Ferrucci che nel 1530 perse la vita difendendo Firenze dall’imperatore Carlo V
  • i bambini italiani che hanno lo stesso coraggio di Giambattista Perasso, conosciuto come Balilla, un ragazzino che nel 1746 incitò i genovesi a ribellarsi agli austriaci
  • il suono di ogni campana che ricorda quelle che suonarono a Palermo nel 1282 per incoraggiare i siciliani alla rivolta contro i francesi.


QUINTA STROFA

Son giunchi che piegano / Le spade vendute: / Già l’Aquila d’Austria / Le penne ha perdute: / Il sangue d’Italia, / Il sangue polacco / Bevè col cosacco / ma il cor le bruciò.

Ed eccoci ai versi che precedono la ripetizione del ritornello e della prima strofa quasi uguale. Forse è la parte più complicata da capire. Le spade di chi combatte per l’Impero austriaco facendosi pagare (le “spade vendute“) sono deboli come piante che si piegano al vento. L’aquila, che è il simbolo sullo stemma dell’impero austriaco, ha già perso le penne, cioè è meno forte. L’imperatore austriaco ha attaccato Polonia e Italia con l’appoggio del zar di Russia, ma gli oppressi si ribelleranno. L’Italia dunque è pronta ad unirsi per combattere per la libertà!



I tre colori della libertà

Frecce tricolore


E che cosa sventolavano i nostri patrioti sul campo di battaglia mentre combattevano per conquistare la libertà? Sì, esatto, c’era sempre qualcuno che portava il nostro Tricolore.

La bandiera italiana con le tre fasce rossa, bianca e verde si ispira alla bandiera della Rivoluzione francese. Nel 1789, infatti, i cittadini francesi quando fecero la famosa presa della Bastiglia (l’attacco alla fortezza che era il simbolo della monarchia) avevano scelto una bandiera con tre fasce di colore blu, bianco e rosso. Per loro il blu e il rosso erano i colori di Parigi, mentre il bianco rappresentava i colori dei Borboni, la famiglia del re.

Nel tricolore italiano, invece, bianco e rosso erano i colori che comparivano già nell’antichissimo stemma del Comune di Milano. E il verde rappresenta la natura e i diritti di uguaglianza e libertà.

Le bandiere dell'Italia e della Francia


L’origine della bandiera italiana risale a un periodo compreso tra il 1796 e il 1799, poi è stata abbandonata e ripresa più volte nel corso della nostra storia, finché non è stata stabilita la sua forma definitiva nell’articolo 12 della Costituzione.

Cos’è che vi ricorda il tricolore ed è buonissima da mangiare? Ma sì, è la pizza margherita!


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