Botros 11 - Sport e storie di migranti

Botros 11 - Sport e storie di migranti

Alessandro Celentano (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 2 Aprile 2023]

Nel mondo dello sport frequentemente troviamo storie di personaggi famosi che sono riusciti ad avere successo dopo aver fatto lunghi viaggi e oltrepassato degli ostacoli, che come ben sappiamo, sono da sempre stati innumerevoli per coloro che scelgono di partite per andare alla ricerca di una vita diversa e migliore. Parlando di immigrazione, è possibile fare una menzione anche ai vari sportivi ed ai familiari di essi che cambiano città molto spesso alla ricerca di una sistemazione soddisfacente.



Negli ultimi anni è sempre più ricorrente il fenomeno di calciatori, pallavolisti, cestisti e atleti vari che scelgono di giocare per una nazionale piuttosto che per un’altra, si ritrovano a scegliere tra la terra d’origine e quella in cui sono effettivamente cresciuti. 

Questa decisione, purtroppo, non sempre è comandata dal cuore o dalla vera volontà di rappresentare il paese di cui ci si sente cittadini, tuttavia altre volte ci sono storie di sportivi che hanno preferito i colori della loro vera bandiera piuttosto che quelli che avrebbero portato loro più successo e più vittorie.

La nazionale italiana è solita convocare per le proprie partite giocatori provenienti da altre nazioni, spesso quelle del Sudamerica; Essi vengono chiamati “Oriundi” e scelgono di accettare la chiamata del nostro commissario tecnico con la volontà di ottenere convocazioni e trofei o anche di poter rappresentare la nazione di un parente. Fortunatamente le storie degli Oriundi che hanno vestito la maglia azzurra sono perlopiú positive e le loro presenze hanno giovato sia le carriere che la nostra nazionale, quelli più noti e più vincenti sono Mauro Camoranesi e Jorginho, nati e cresciuti rispettivamente in Argentina e in Brasile, ma giunti in Italia da giovani, con parenti italiani e volenterosi di voler rappresentare il paese di cui si sentono appartenenti.

Camoranesi è stato protagonista del Mondiale vinto nel 2006, mentre Jorginho un giocatore cruciale del trionfo agli Europei 2021. Un giocatore ammirevole per aver deciso di voler indossare la maglia del paese che sentiva suo più degli altri è Pierre-Emerick Aubameyang, nato da madre spagnola e padre del Gabon, è cresciuto a Milano e, nonostante avrebbe potuto scegliere di giocare per la Spagna o per l’Italia avendo la chance di giocare molto e vincere altrettanto, ha voluto rappresentare la nazionale paterna, divenendone un idolo assoluto.



Accade a volte che gli Oriundi subiscano delle polemiche ed è ciò che è successo recentemente nel nostro paese. Il nostro CT Roberto Mancini ha scelto di convocare in vista delle partite per la qualificazione ad Euro 2024 un attaccante di nome Mateo Retegui, il quale è nato e cresciuto in Argentina e non era mai stato in Italia fino a poco tempo fa; Lo lega alla nostra nazione soltanto un trisavolo e il fatto che un argentino a tutti gli effetti rappresenti i nostri colori ha suscitato non poche polemiche.

Capiamo che l’Italia è sportivamente blasonata, quando anche atleti di sport non rilevanti ai livelli del calcio decidono di voler essere rappresentanti del tricolore nonostante potrebbero scegliere altre nazionali. È l’esempio di questa osservazione il pallavolista Ivan Zaytsev, figlio di genitori Russi, è nato in Umbria, per poi allontanarsene fino al ritorno quando aveva 10 anni. Rimase nella nostra nazione ininterrottamente fino a prestare giuramento per ottenere la cittadinanza italiana nel 2008 all’età di 20 anni. Soprannominato Lo Zar e famoso mondialmente, è considerato uno dei migliori pallavolisti che l’Italia abbia mai avuto, seppur non sia mai riuscito a vincere delle competizioni, ma solamente ad andarci vicino. Nel suo palmares vanta diverse coppe vinte con le squadre di club in cui ha militato, figurano lo Scudetto e la Coppa Italia del 2018.

Danilo Gallinari, al contrario di Zaytsev, ha scelto di migrare negli USA affinché potesse ottenere più successo nel suo sport, ovvero il Basket.

Egli è il miglior giocatore italiano di pallacanestro di sempre e la sua fama è dovuta soprattutto alla sua intraprendenza, che nel 2008, quando aveva soltanto 20 anni, lo ha portato a muoversi verso New York per giocare nei Knicks. Negli anni a seguire ha continuato a giocare nelle grandi squadre dell’NBA americano e ad oggi milita nei Boston Celtics.




Nello sport troviamo anche storie di immigrazione più rude, avvenute con barconi o partendo da campi profughi fino ad ottenere fama e successo e dunque un grande riscatto. 

La storia da menzionare principalmente è quella di Mamadou Coulibaly, giocatore senegalese fuggito dal suo paese nel 2015, all’età di soli 16 anni. La sua più grande passione era il calcio, ma il padre sognava per lui un futuro da studente universitario. Per via del disaccordo tra i due, Coulibaly scelse di spostarsi in Europa con solamente uno zaino e per farlo dovette affrontare un viaggio pieno di angherie e difficoltà. Arrivó in pullman fino in Marocco e dalle coste di quest’ultima partí con un barcone alla volta della Spagna prima e della Francia poi, per passare infine in Italia, più precisamente nella provincia di Teramo. 

Trascorse qualche giorno dormendo su una panchina e dopodiché fu sistemato in una casa famiglia fino ad arrivare nel 2017, quando entró nelle giovanili del Pescara, che lo portò ad esordire in Serie A.

Alphonso Davies è uno dei migliori terzini sinistri della sua generazione, ma per giungere a questo traguardo la strada per lui e per la sua famiglia non è stata semplice. Il suo luogo di nascita è ciò che crea scalpore più di tutto e che fa capire quanto la sua infanzia sia stata tortuosa. Il suo luogo natale è il campo profughi di Buduburam, in Ghana, dove i genitori Liberiani erano fuggiti per via della guerra civile in corso nel loro paese. All’età di 5 anni salpò verso il Canada, nazione per la quale oggi gioca e nella quale è visto come un idolo.



Dopotutto, ognuno è libero di voler sentirsi di una nazionalità, che essa sia originaria, natale o luogo in cui si è cresciuti. L’immigrazione porta sempre ad affrontare difficoltà enormi e un paese per una persona e quindi, anche per un atleta, può rappresentare una fonte di salvezza e di conseguenza ci si sente parte di esso.




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