Botros 11 - Emigrazione dei popoli nella storia 

Botros 11 - Emigrazione dei popoli nella storia 

Angelins (https://t.me/BotrosGiornale) [Art. 2 Aprile 2023]

La storia dell’emigrazione dei popoli nel tempo 


Definizione:
L'emigrazione è il fenomeno sociale, che porta un singolo individuo o un gruppo di persone a spostarsi dal proprio luogo originario verso un altro luogo. Tale fenomeno può essere legato a cause ambientali, religiose, economiche e sociali, spesso tra loro intrecciate.

In effetti tutti siamo stati emigranti; fin dai tempi più remoti i popoli si sono spostati da un luogo ad un altro, per cercare condizioni migliori di vita.
Lo sono stati anche quei popoli, che nel corso della storia si sono sentiti superiori agli altri ed hanno assunto atteggiamenti razzisti.

La conquista del West, l’apartheid, il colonialismo, sono tutti esempi di spostamenti di popoli e di conquiste di terre addirittura a danno dei nativi.

Il Mediterraneo, poi, fin dall’antichità è stato sempre percorso da navi ed eserciti, che si spostavano da una parte all’altra delle sue coste, per motivi mercantili e per occupare terre e accorparle ai loro regni.

Nel tempo l’emigrazione, conseguenza sempre di crisi economiche o di guerre e sfruttamento di popoli, continua a verificarsi in ogni epoca fino ai nostri giorni.

Già nel 600 si registrano flussi migratori di 50.55 milioni di persone, che si spostano dall’Europa nelle Americhe e nei paesi asiatici, in Africa .

Il fenomeno diventa sempre più vasto a causa del colonialismo territoriale, che provoca un vero e proprio cambiamento territoriale mondiale.

I popoli conquistati spesso erano deportati come manodopera.


Le cause principali dell’emigrazione

  • Motivazioni economiche (per sfuggire alla povertà, per cercare migliori condizioni di vita);
  • Lavoro (per trovare un impiego, per migliorare il proprio posto di lavoro);
  • Motivazioni politiche (dittature, persecuzioni, oppressioni, guerre, genocidi, pulizia etnica);
  • Motivazioni di tipo religioso (impossibilità di praticare il proprio culto religioso);
  • Disastri naturali (tsunami, alluvioni, terremoti, carestie);
  • Motivazioni personali (scelta ideologica, fidanzamento con un partner residente in un altro paese);
  • Riunificazione familiare);
  • Motivazioni di tipo criminale (per sfuggire alla giustizia del proprio paese, per evitare un arresto)
  • Per istruzione (per frequentare una scuola e conseguire un titolo di studio).

La grande crisi mondiale in campo agricolo ed industriale fu determinata dall’ esportazione di merci americane a prezzi concorrenziali, produzioni di tipo capitalistico e utilizzo di macchinari, che misero in ginocchio l’economia europea, causando bassi salari • crisi delle vendite • disoccupazione • deflazione.

Dal secondo Novecento si verificò una fase di oltre cinque secoli durante la quale dai paesi africani ed asiatici “si giunse in Occidente soltanto in catene”.

Tra il 1820 e il 1940, emigrarono circa 60 milioni di europei negli Stati Uniti e altri emigrarono in Canada, nell’America del sud, in Australia e, in percentuale molto minore, in Africa.

Tra il 1876 e il 1900 l'esodo interessò soprattutto l’Italia settentrionale e soprattutto tre regioni: Veneto Friuli, Venezia Giulia, Piemonte.

Negli anni successivi il fenomeno migratorio interessò soprattutto le regioni meridionali, con quasi tre milioni di persone emigrate soltanto dalla Calabria, Campania e Sicilia, e quasi nove milioni da tutta l’Italia.

La questione meridionale fu un grave problema nazionale dell'Italia unita: le condizioni sociali, economiche e politiche del Mezzogiorno, non più Regno delle Due Sicilie, divennero un grattacapo maldigerito dello Stato italiano. Le tasse, la coscrizione obbligatoria e il regime di occupazione militare con i carabinieri e i bersaglieri, creò nel sud una situazione di forte malcontento. Da questo malcontento nacquero fuori il brigantaggio, la mafia e l'emigrazione al nord Italia o all'estero.



Gli emigrati italiani, 14 milioni dal 1876 al 1915, con solo una valigia di cartone, lasciarono tutto, per cercare fortuna altrove. In un primo momento la destinazione preferita fu l'Europa, ma a partire dal 1886 gli italiani cominciarono a imbarcarsi, per raggiungere l'America: si stima che quasi 8 milioni di italiani attraversarono l'Atlantico diretti inizialmente in Argentina e poi anche in Brasile e Stati Uniti.

Anche allora il viaggio si svolgeva in condizioni pessime, peggiori di quelle che oggi si riscontrano quotidianamente sulle barchette su cui s’imbracano gli immigrati.

Per il trasporto degli emigranti venivano utilizzati le cosiddette “carrette del mare”, con moltissimi anni di navigazione. Si trattava di piroscafi in disarmo, chiamati “vascelli della morte”, che non potevano contenere più di 700 persone, ma ne caricavano più di 1.000, e partivano, proprio come ai nostri giorni, senza la certezza di arrivare a destinazione.

Novecento

Dopo la prima guerra mondiale i flussi di emigrazione dall’Europa, diminuirono ma fino alla fine degli anni cinquanta, gli europei continuarono ad emigrare verso l’America e l’Australia.

Nell’Europa degli anni sessanta si verificò una forte mancanza di manodopera nei paesi del centro nord Europa e quelli del sud si resero disponibili a fornirla.

Italiani, spagnoli, portoghesi, greci migrarono all’interno del continente europeo, sempre e ancora per cercare fortuna.

Non furono certo trattati con benevolenza: sui muri tedeschi, svizzeri e americani apparivano cartelli offensivi, che sono rimasti famosi nella storia e che, a volte, hanno determinato rapporti non proprio cordiali fra Italia e alcuni paesi europei.




Nuovi tipi di emigrazione

La seconda guerra mondiale provocò la nascita una nuova figura di migrante: il profugo, che fugge da guerre e persecuzioni e, soprattutto il profugo ebreo che fugge dal delirio nazista.

La Convenzione di Ginevra del 1951, parla della figura giuridica del rifugiato, come colui che

nel giustificato timore d’essere perseguitato per la sua razza, la sua religione, la sua cittadinanza, la sua appartenenza a un determinato gruppo sociale o le sue opinioni politiche, si trova fuori dello Stato di cui possiede la cittadinanza e non può o, per tale timore, non vuole domandare la protezione di detto Stato”.

Ai rifugiati cominciarono ad aggiungersi anche lavoratori migranti che arrivarono da fuori Europa: turchi, marocchini, tunisini, algerini.

Nel 1973 si registrò un altro cambiamento: la crisi economica mondiale che seguì allo shock petrolifero (6 ottobre 1973: prezzi altissimi, limiti del consumo energetico, ristrutturazione degli impianti industriali))provocò una riduzione sensibile dei flussi di migranti sull’asse sud-nord.


La crisi energetica costrinse a non usare molto le automobili.

A partire dalla fine degli anni ottanta si disegnò un nuovo asse migratorio: quello est-ovest. Con la caduta dei regimi comunisti, molti cittadini dell’est si trovarono le porte aperte e la miseria in casa. L’Europa occidentale fu per loro un’attrattiva troppo forte, soprattutto per la libertà di pensiero.


1,2 milioni di persone emigrarono dai paesi dell’Est nel solo 1989
e il fenomeno proseguirà per tutti gli anni novanta. Milioni di polacchi, romeni, albanesi, moldavi, ucraini, russi si spostarono verso ovest, per non parlare dei profughi di guerra causati dal conflitto che sconvolge la ex Jugoslavia.

La traiettoria est-ovest proseguirà fino ai giorni nostri: con l’ingresso nell’Unione Europea di otto paesi nel 2004 (Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria), e poi di altri due, Romania e Bulgaria, nel 2007, gli spostamenti sono agevolati.

Flussi sempre più grandi di migranti arrivano ancora oggi, da paesi extra-europei: Africa, Asia e Sud America in particolare.       

I dati Eurostat, registrano che la popolazione straniera residente in Europa si è quasi raddoppiata negli ultimi venti anni, passando dai circa 20 milioni del 1998 ai circa 40 milioni del 2018.

Si è creato un quadro dove si mescolano profughi, migranti forzati, migranti economici, familiari che si ricongiungono e nuovi cittadini europei.


Negli anni settanta l’Italia raggiunse un livello economico di benessere e lo mantenne fino agli anni sessanta.

Diventò una meta attraente per l’altra sponda del Mediterraneo: i cosiddetti extracomunitari.

Iniziarono ad arrivare persone che credevano di poter trovare miglioramento della propria situazione economica: donne somale, eritree, etiopi e filippine (faranno le collaboratrici domestiche), giovani tunisini (faranno i pescatori in Sicilia) e marocchini (diventeranno lavavetri e venditori ambulanti), jugoslavi (verranno impiegati nell’edilizia) a cui si aggiunsero i primi rifugiati politici dal Cile e dall’Iran.

Questi migranti partivano soli e mandavano poi parte dei soldi guadagnati alle famiglie rimaste nel paese di origine.


Negli anni ottanta, aumentò sempre di più la presenza straniera in Italia.

Arrivarono anche persone più giovani, istruite e provenienti da ambienti urbani: si spostavano perché i cambiamenti nell’economia mondiale avevano messo parzialmente in crisi i loro settori di occupazione e non trovavano lavoro nei paesi d’origine.

In Italia venivano impiegati nell’agricoltura e nell’edilizia, oppure come assistenti domestici.

Col passare del tempo molti di loro, ad esempio i senegalesi, aprirono esercizi commerciali, come faranno i cinesi più avanti negli anni, occupando un posto di una certa importanza nel panorama dell’imprenditoria italiana.


In seguito alla caduta del Muro e alla frantumazione politica dell’Urss, durante gli anni novanta iniziarono gli sbarchi albanesi in Puglia e gli ingressi dall’Est Europa, mentre si stabilizzavano i ricongiungimenti familiari.

L’immigrazione verso l’Europa diventò sempre più vasta. Negli anni duemila si cominciano a registrare molte problematiche legate all’immigrazione: permessi scaduti e non rinnovati, transito dei migranti verso altre terre europee o il ritorno a casa, immigrati senza lavoro.

Negli ultimi anni si nota una tendenza un crescente numero di acquisizione di cittadinanza italiana da parte degli stranieri.

Diverso, anche se strettamente collegato, il discorso dei flussi in ingresso di richiedenti asilo, che arrivano via mare sulle nostre coste: circa 500 mila ingressi tra il 2014 e il 2017, ma in drastica riduzione da metà 2017.

Oggi vivono da noi circa 4 milioni di stranieri, di cui almeno mezzo milione clandestini.

Non tutti gli emigrati o immigrati hanno la stessa configurazione:

  • Apolide una persona che non ha la cittadinanza di nessun paese
  • Migrante/immigrato Chi decide di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e condizioni di vita migliori.
  • L’immigrato regolare risiede in uno stato con un permesso di soggiorno rilasciato dall’autorità competente. Il migrante irregolare è una persona che: • è entrato in un paese evitando i controlli di frontiera; • è entrato regolarmente in un paese.
  • Clandestino In Italia si è clandestini quando pur avendo ricevuto un ordine di espulsione si rimane nel paese.
  • Profugo/profugo interno Profugo è un termine generico che indica chi lascia il proprio paese a causa di guerre, invasioni, rivolte o catastrofi naturali. Un profugo interno non oltrepassa il confine nazionale, restando all’interno del proprio paese.
  • Rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità.
  • Richiedente asilo Un richiedente asilo è una persona che, avendo lasciato il proprio paese, chiede il riconoscimento dello status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale.
  • Beneficiario di protezione umanitaria Chi beneficia della protezione umanitaria non è riconosciuto come rifugiato, perché non è vittima di persecuzione individuale nel suo paese, ma che ha comunque bisogno di protezione e/o assistenza sotto il profilo medico, psichico o sociale o perché se fosse rimpatriato, potrebbe subire violenze o maltrattamenti. Le norme europee definiscono questo tipo di protezione “sussidiaria”.

I centri di accoglienza

  • I cittadini stranieri entrati in modo irregolare in Italia sono accolti nei centri per l'immigrazione dove ricevono assistenza, vengono identificati e trattenuti in vista dell'espulsione oppure, nel caso di richiedenti protezione internazionale, per le procedure di accertamento dei relativi requisiti. Queste strutture si dividono in: centri di primo soccorso e accoglienza (Cpsa), centri di accoglienza (Cda), centri di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) e centri di identificazione ed espulsione (Cie).
  • Oggi la maggioranza dei migranti affrontano il mare in condizioni disumane e quotidianamente si verificano naufragi e morti, che pesano molto sulle coscienze .


La problematica migranti è molto dibattuta, ma oggi si stenta a trovare soluzioni rispettose della persona umana, perchè i migranti, di solito, sono malvisti.

E’ vero che sono numerosissimi, ma non si possono abbandonare al loro destino.
Fa bene a tutti rinfrescare la memoria e ricordare le sofferenze che i nostri nonni e genitori hanno patito, quando gli emigranti eravamo noi.

Per questo proponiamo un breve reportage di immagini, che possono far riflettere.

Altro che La Merica! Altro che sogno Americano!


Questo documento presenta la satira contro gli italiani emigrati in America:

Ci definivano Topi di fogna

Questa vignetta intitolata “The Unrestricted Dumping Ground” mostra l’America, rappresentata da Uncle Sam, che accoglie gli italiani. Questi ultimi vengono raffigurati come topi e osservando attentamente il disegno si può notare che indossano dei cappelli aventi diverse scritte offensive nei loro confronti, quali Mafia, Socialismo, Anarchia e Assassini. La vignetta fa quindi vedere che gli italiani non sono affidabili, ma persone disposte a tutto, pur di ottenere ciò che vogliono.

Derisione ed offese

Negli Stati Uniti era molto diffusa la satira contro gli immigrati irlandesi, cinesi, italiani ed ebrei. Cenciosi, malavitosi, disonesti: così spesso vengono rappresentati i nostri connazionali che a milioni migrarono verso la terra promessa. La grande parte degli italiani emigrò per lavorare e in condizioni sempre difficili.

Essi tennero alto il nome dell’Italia e, in molti casi, ottennero per sé e per le proprie famiglie migliori civili condizioni di vita. E’ vero che una parte certamente minoritaria degli emigranti italiani divenne veicolo di esportazione della mafia e delle altre organizzazioni criminali. Negli Stati Uniti ma non solo.

Ma assolutizzare questa colpa ed attribuirla a tutti diventa razzismo. Esattamente come si rischia di fare oggi con gli immigrati.

Ecco come ci rappresentavano:


Musicanti da strapazzo


Musicanti da strapazzo



Girovaghi Molesti


Girovaghi Molesti



Assassini


Imbroglioni


Guappi


Mafiosi- Mano nera
Mafiosi- Mano nera


I bambini trattati come animali ed impiegati nelle miniere


Lavoratori contro.
Ancora The Wasp sull’immigrazione il 12 maggio 1888 a firma di Walter.

L’argomento è quello del “Pauper labor” ovvero dei bassi salari percepiti dai lavoratori stranieri che penalizzano i lavoratori autoctoni. Nel titolo lo Zio Sam si rivolge a Grover Cleveland: “Signor Presidente avete perso tutto il carico che bisognava salvare”.

Cleveland, intento a guidare un carro stracolmo di lavoratori stranieri, anche italiani, non si accorge che a cadere è proprio l’operaio americano. Il presidente americano era notoriamente favorevole alla politica dell’immigrazione ed aveva persino opposto il veto presidenziale ad una proposta di legge, già approvata da Camera e Senato, che introduceva criteri molto restrittivi. (da.democraziapura.it)




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